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Di
Alexandre Dumas
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Ferdinado IV° o I°. CAPITOLO IV.
Il grande avvenimento dell'anno 1767 durante il quale il re giunse alla sua maggiorità fu l'espulsione dei Gesuiti.
Ci si permetta una parola su
questo soggetto per quanto conosciuto esso sia.
Ignazio di Loyola nobile
Spagnuolo nato nel 1491, attaccato da grave malattia fece voto nel 1534, cioè a
dire in età di 43 anni, se Dio avessegli resa la salute di rinunciare a tutti i
beni della terra e di adoperarsi alla conversione degl'infedeli. Dio lo esaudì,
la salute gli fu resa, egli fondò a Parigi il suo ordine, andò a Roma, lo fece
approvare da Paolo III nel 1540 e ne fu eletto generale nel 1541.
La società si sparse rapidamente
non solo in Francia ed in Italia, ma in tutta l'Europa, nell'Asia,
particolarmente nelle Indie e nel restante del mondo. Stabilita in Francia nel
1551 sotto il re Enrico Il l'educazione della gioventù era stata confidata ai
Gesuiti. Banditi nel 1596 eranvi stati richiamati nel 1603 e da chi? da Enrico
IV. Da quel tempo confessò dei re; si sa quale influenza essi avevano sopra
Luigi XIII, Luigi XIV e Luigi XV.
Sotto Luigi XV nel 1754,
essi avevano avuto il potere di fare scacciare d'Argenson e Machault loro
nemici personali ed in quella occasione si potè vedere quanto sapevano servirsi
di qualunque mezzo.
Bisognò trovar il modo
d'annullare l'influenza della Pompadour protettrice palese dei Novatori, madama
Adelaide figlia del re, e di cui il re era innamorato, fu spinta dal suo
confessore a sagrificarsi per la santa causa, ella lo fece ed i gesuiti
trionfarono. Solamente a grande scandalo della corte non solo, ma della città
tutta, questo sagrificio avea avuto una conseguenza vivente. Il conte Luigi di
Narbonne amante di Madama di Stael nel 1790, ministro nel 1791, messo sotto
processo al 10 Agosto, aiutante di campo di Napoleone nel 1809, ambasciatore a
Vienna nel 1813, era debitore della sua fortuna politica e militare alla voce
ch'erasi sparsa, dì esser figlio e nipote insieme di Luigi XV.
Quando Choiseul, l'uomo di
fiducia di Maria Teresa, giunse al potere, comprese dover egli scegliere fra il
Delfino e madama Pompadour, fra i gesuiti ed i parlamenti. Egli preferì la
Pompadour ed i parlamenti.
Madama di Pompadour in
fatti, abbandonata un istante a causa dell'incestuoso sagrificio di Madama
Adelaide, avea ripreso un posto che la figlia del re non poteva disputarle., ed
era diventata più che mai possente.
Lasciando vivere il Delfino
e regnare i Gesuiti, Madama di Pompadour ed il Signor di Choiseul eran sicuri
della loro rovina alla morte del re. Con l'annientare la Compagnia, non solo
diventavano popolari, ma toglievano al futuro re, figlio o nipote di Luigi XV
uno dei mezzi ch'egli avea di nuocer loro ‑ Voltaire, anche educato da un
gesuita, D'Alembert Diderot, ed il filosofo coronato, che ajutò a scacciarli
dagli Stati altrui, conservandoli nel proprio, li perseguitava da lunga pezza.
I Parlamenti li odiavano
quando odiavanli i filosofi poichè la compagnia di Gesù menò la sua influenza,
era sempre riuscita a sfuggire alla giurisdizione parlamentare, ottenendo dai
re, le cui coscienze erano dirette dai suoi membri, che i suoi affari fossero
giudicati dal gran consiglio dell'Ordine.
Il popolo intanto attribuiva
ai gesuiti il regicidio di Enrico IV ed il tentativo d'assassinio su Luigi XV,
Il re Luigi XV non avea idea
fissa per rapporto alla compagnia di Gesù, solamente temevala.
Una volta decisi, il sig.
Choiseul e madama di Pompadour, si tennero pronti a profittare della prima
occasione che si offrirebbe loro per attaccar l'ordine apertamente.
Da lungo tempo sapevasi che
i Gesuiti facevano nelle Indie un commercio scandaloso, ma era tale il credito
della società che rendeva vane le lagnanze ed i ricorsi. Il padre La Valette ed
il padre Sacì gesuiti erano statì giudicati quai falliti fraudolenti, per la
somma di 3 milioni nel 1759, ma il processo non avea potuto andare innanzi. Il
Signor di Choiseul lo richiamò in vita e con sentenza dell'otto maggio 1762, rese
le Case di Francia ed il generale responsabili solidariamente dei Padri La
Valette e Saci. I creditori diedero fragorose grida dì gioia, ed allora si potè
vedere quanti nemici avessero in Francia i Gesuiti.
Però il re sentiva per
istinto, che distruggere i gesuiti odiati dal parlamento, dai filosofi, e dai
cortigiani, mentre erano protetti dal Delfino, era portare un colpo terribile
alla Religione e forse alla Monarchia. Quando. dopo averli attaccati nel loro
commercio il Signor di Choiseul volle attaccarli nelle loro costituzioni, e
domandò ch'esse fossero pubblicamente rivedute, Luigi XV esitò. Egli non sapea
rendersi conto di quel sentimento che ispiravagli la resistenza, e, spirito
debole, si appigliò ad un mezzo termine. Fece scrivere a Roma facendo chiedere
al generale se avrebbe acconsentito ad alcune modifiche nell'ordine, ma quegli
con la rassegnazione e la fermezza degli antichi martiri rispose.
--Sint quod sunt, aut non sint.
--Siano ciò che sono, o non
siano.
Il generale preferiva veder
diroccato l'intero edificio piuttosto che vederne cadere una sola pietra.
L'edificio rovesciò.
Il 6 Agosto 1762 il
parlamento decretò che la società venisse sciolta, proibendo ai gesuiti,
d'indossar l'abito dell'ordine, di vivere sotto l'obbedienza del generale o di
qualunque altro superiore della società, dì aver corrispondenza con essi
direttamente od indirettamente, ordinando loro di lasciar vuoti i casamenti che
occupavano, di vivere separati, riservandosi di accordare a ciascun di essi,
dietro loro domanda, le pensioni alimentari necessarie, e vietando loro di
possedere canonicati, benefizi, cattedre o impieghi.
Una decisione del 9 Marzo
1764 esiliò dalla Francia coloro fra i gesuiti che rifiutaronsi a dare il
giuramento prescritto.
Finalmente un editto del re,
fatto il mese di Novembre 1764 pronunciava la dissoluzione della società.
Il Portogallo però avea
preceduto la Francia.
Nel 1758 il re di quello
stato, Giuseppe I rientrando al palagio da un'orgia notturna fatta in città, fu
leggermente ferito da un colpo di fuoco. Fu quel colpo di pistolettata che
spaventò tanto Ferdinando VI.
Si cercarono gli autori di
questo assassinio con incredibile cura, poichè il Marchese di Pombal, nemico
dichiarato dei gesuiti, sperava trovar fra essi qualche membro dell'ordine.
Infatti due gesuiti furono implicati nel processo, mentre che un terzo, il
Padre Malagrida. accusato di sedizione popolare, veniva bruciato a Lisbona,
come falso profeta.
Tutti i membri della
Compagnia di Gesù che trovavansi in Portogallo vennero arrestati nel medesimo
giorno e furono imbarcati per Civita Vecchia.
Nel 1767 Carlo III seguì
l'esempio del Portogallo e della Francia. Poche parole sull'antico re di
Napoli, divenuto re di Spagna, che noi‑abbiamo accompagnato fin sulla
flotta che riconducevalo nella sua patria reale. togliendolo alla sua patria
adottiva.
All'arrivo di Carlo III in Ispagna, aveasi voluto manifestare la gioia cagionata dalla sua presenza, ricevendolo al rumor del cannone. Ma eransi accorti che qual che cosa mancava per rendergli quest'onore; nient'altro che la polvere.
Quand'egli giunse a Madrid
dovettesi impiegare la polvere da caccia per le salve che si fecero. Dal 1762
al 1763 Carlo III che non aveva ancora avuto il tempo di riconoscere a qual
grado di decadenza era caduta la Spagna, dopo la sua partenza nel 1734,
dichiarò la guerra al Portogallo e fece avanzare un'armata per invadere le
frontiere ‑ Quando si fu al punto di venirne alle mani si vide che
mancava una cosa dippiù di quel che mancasse all'arrivo del re; allora mancava
la polvere, ora mancavano polvere e proiettili. Il principe di Beauveau. il
quale comandava il corpo ausiliario francese. che marciava insieme agli
Spagnuoli spedì immediatamente un corriere al Signor di S. Amand, comandante di
Baiona, per ordinargli sotto la sua responsabilità di vuotare tutti i magazzini
di polvere esistenti nella piazza e nei forti vicini, per mandargliene il
contenuto. Il nostro ingegnere Signor di Flobert, messo a disposizione del re
Carlo III dal Signor di Choiseul, chiese pria di
partire al ministero della guerra, qualche carta del Portogallo : appena si
potè dargliene delle provincie Spagnuole che egli dovea traversare. Egli
scrisse in Francia che avea trovato il Portogallo mercè la bussola[*1].
Carlo III che avea regnato a Napoli, o presso a poco. volle estendere le sue riforme a Madrid. Egli intraprese di ripulire la sua capitale, ma a far ciò, dovette far precedere da soldati i suoi spazzatori, e farli penetrare per forza nelle case. Il corpo dei medici scrisse una memoria, nella quale esso stabiliva che l'aria di Madrid era sempre stata salubre onde credeva pericoloso modificarne gli elementi.
Dovette egli sostenere una
lotta eguale, per far mettere lanterne nelle strade, per raccorciare i mantelli
che nascondevano le spade, e per proibire di calcar sugli occhi i capelli che
nascondevano i visi.
Queste proibizioni
cagionarono una sommossa, ma Carlo III non cedette. Madrid fu spazzata e
illuminata, i mantelli vennero raccorciati ed i capelli rialzati. In questa
occasione Carlo III disse questo motto tanto espressivo :
« I popoli sono come i
fanciulli, quando si vogliono lavare piangono ». Poi venne la volta
dell'inquisizione. Si sa che Carlo III non fu molto affezionato ad essa.
Dopo il concordato conchiuso
fra la Spagna e la Santa Sede, eravi interdizione di pubblicare bolla veruna
senza la sanzione del gabinetto di Madrid. Il nunzio avendone ricevuta una, di
cui erasegli rifiutata la pubblicazione, guadagnò il grande inquisitore, il
quale credette poter fare in quella circostanza, uso della sua antica
indipendenza in materia religiosa.
Un bel mattino seppesi che
il grande inquisitore era stato arrestato, mentre era ancora a letto, da un
reggimento di dragoni, e condotto in una fortezza.
Come ciascuno può
immaginare, questo avvenimento diede occasioni innumerevoli di parlare a S.
Ildelfonso; ma il disprezzo col quale i cortigiani raccontavano questo fatto,
la soddisfazione con la quale il popolo ne vide l'effettuazione, potettero dare
fin dal primo momento al governo la certezza ch'era arrivato il tempo nel quale
potevansi azzardare simili colpi di stato, per quanto inauditi fossero, senza
nemmen correre il rischio al quale sarebbesi esposto cinquanta anni prima.
Gli inquisitori compresero
che il loro regno era passato, e che dovean essi piegar la fronte innanzi al
potere temporale. Lo fecero infatti, e chiesero la grazia del loro capo, la
quale venne loro accordata a condizione che la sola censura ch'essi
eserciterebbero per l'avvenire, sarebbe quella dei libri, e che due funzionari
dell'ordine civile assisterebbero quind'innanzi, in nome del re, alle loro
deliberazioni, e che nessun individuo potesse esser tradotto davanti al loro
tribunale, ed essere da esso con. dannato senza il consenso del governo.
Qualche tempo dopo
quest'atto di vigore, che fecegli vedere l'estensione della sua forza. Carlo
III emanò lo editto che ordinava l'espulsione dei Gesuiti dai suoi Stati, ed invitò
il Duca di Parma ed il re di Napoli a seguirne l'esempio.
Dietro questo invito, il 3
Novembre 1767 verso la mezzanotte tutte le case, monasteri, e collegi dei
gesuiti esistenti nel regno di Napoli, furono investiti dagli ufficiali del re
e dalla forza armata, le porte infrante e le celle occupate militarmente. I
padri, i novizi, e gli allievi furono riuniti in un medesimo appartamento.
Tutto ciò compissi con tanto
ordine e sollecitudine che i primi albori del giorno 4 novembre rischiaravano
la nave che trasportava i gesuiti della capitale verso gli stati Romani, dove
dovevano esser lasciati.
Nel medesimo giorno, affissi
apposti per tutta la città, pubblicavano l'editto seguente.
« Noi, il Re, usando della
suprema possanza indipendente che abbiamo ricevuto direttamente da Dio,
inseparabilmente da esso unita alla nostra sovranità, pel governo per la
condotta dei nostri sudditi, vogliamo ed ordiniamo che la compagnia detta di
Gesù sia abolita per sempre ed espulsa a perpetuità dal regno delle Due Sicilie.
Un illustre cospiratore,
condannato dai tribunali di Luigi Filippo alla prigionia perpetua, domandò ai
giudici « Signori, mi fareste la grazia di dirmi quanto dura la perpetuità in
Francia?
La durata dell'esilio dei Gesuiti pel regno di Napoli fu dal 1767 al 1804 cioè di 37 anni.
Ferdinando che aveali
banditi li richiamò e l'infallibile Pio VII ristabilì la compagnia abolita
dall'infallibile Clemente XIV.
E vero che. se bisogna
prestar fede non del tutto alla storia ma alla tradizione, Clemente XIV pagò
con la vita il breve, strappatogli, dopo cinque anni d'indecisioni, dallo
spirito filosofico dell'epoca.
Questa soppressione mi darà
la morte, diss'egli, deponendo, il 21 luglio 1773, sul suo scrittoio, la penna,
con la quale avea firmato il breve di abolizione.
L'anno seguente il re
Ferdinando, essendo giunto al suo diciassettesimo anno, si pensò, secondo l'uso
adottato dai Borboni di ammogliarsi appena entrati nella pubertà, di dargli
moglie.
La scelta cadde sulla Arciduchessa
Maria Giuseppa figlia dell'Imperatore Francesco I., ma il ritratto ed i
presenti di nozze scambiati, le feste preparate sulla strada che la giovine
principessa doveva percorrere, il giorno della partenza fissato, l'Arciduchessa
infermò e morì.
Allora, invece di colei che
sì tristemente e subitamente avea lasciato il mondo, fu scelta un'altra
principessa, Maria Carolina. sorella della prima, figlia di Maria Teresa.
Oltre la principessa morta,
ella avea per fratelli e per sorelle: Giuseppe Il coronato nel 1767, ed il
quale regnava insieme a sua madre ‑Leopoldo Il gran duca di Toscana, che
dovea regnare dopo il suo fratello Giuseppe, Massimiliano ch'era elettore di
Colonia ‑ Maria Cristina governatrice dei Paesi bassi, Maria Elisabetta
la quale dovea morire badessa d'Inspruck, Maria Amalia la quale dovea diventare
duchessa di Parma, e finalmente Maria Antonietta, la quale dal trono di Francia
doveva passare alla prigione della Conciergerie, e da questa al patibolo.
Maria Teresa era nata nel
1717, ella aveva per conseguenza 51 anni, e se non era più in tutta la forza
dell'età, ella era ancora in tutta la forza del volere.
Maria Antonietta
all'occidente. e Maria Carolina al sud erano incaricate di impiantare questa
volontà, la prima presso il debole Luigi XVI, e la seconda presso l'ignorante
Ferdinando I.
Noi vedremo Maria Carolina all'opera.
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