I  BORBONI  DI  NAPOLI

 

Di Alexandre Dumas

 

Libro II 

 

 

 

CAPITOLO XI.

 

 

 

Si può comprendere la soddisfazione che una simile nuova produsse alla corte di Napoli.

Questa gioia è espressa dalla seguente lettera che il vincitore scriveva a Lady Nelson:

Il giorno 18 settembre 1798.

 

Il regno delle Due Sicilie è pazzo per la gioia.

Dal trono ai contadini tutti sono così; da quanto mi dice Lady Hamilton con la sua lettera, la situazione della regina faceva veramente pietà ‑lo spero solamente non esser più mai testimonio della rinnovazione d'una simile cosa ‑ lo vi ripeto le parole di Lady Hamilton.

« Come posso trascrivervi i trasporti della regina? ciò mi è impossibile: essa pianse, abbracciò suo marito, i suoi figli, corse come una forsennata per la camera, sempre piangendo, dando baci alle persone che eranle dattorno, e stringendole nelle sue braccia, esclamando: Oh! bravo Nelson, Dio possa benedire e proteggere il nostro bravo liberatore, oh! Nelson, Nelson quanto vi devo! oh! conquistatore, salvatore dell'Italia, perchè il mio cuore commosso non può dirvi da vicino quanto io vi devo ».

  Voi potete, cara Fanny giudicare del resto, ma la mia testa non vuol permettermi di dirvene la metà.

            Vostro ORAZIO NELSON.

 

Nel momento in cui Nelson scriveva questa lettera, cioè 20 giorni quasi, dopo la battaglia di Aboukir, egli aveva ancora la testa gonfia e spaccata da una enorme cicatrice.

Non si sarà dimenticato ch'egli avea lasciato Napoli abbagliato dalla bellezza di Lady Hamilton. Senza che egli si rendesse conto del sentimento che riconducevalo a Napoli, in questo sentimento l'amore aveva gran parte.

Noi vedremo questo amore rivelarsi nelle lettere stesse di Nelson. Ne seguiremo lo sviluppo, e con questo mezzo giungeremo a comprendere la sua follia.

Ma diamo prima uno sguardo al golfo di Napoli nel mattino del 22 settembre 1798.

Settembre è uno dei belli mesi di Napoli. Il 22 settembre era una delle belle giornate del mese. Un cielo d'un azzurro color di turchino serviva di volta ad un mare limpido leggermente increspato dalla brezza che veniva da Portici e dal ponte della Maddalena. A Mergellina tutto il popolo vestito a festa copriva la spiaggia, divorando con gli occhi lo spettacolo che davagli il re e la regina.

« Forca, Farina, Feste, diceva Ferdinando, con tre F, e nel 1815 egli ne aggiungeva una quarta) con la forca, la farina e le feste io governo Napoli.

Con le feste soprattutto ‑ Il piacere degli occhi è il gran piacere dei napoletani ‑ La forca, di cui parlava il degno re delle Due Sicilie, fa maggior piacere al napoletano che guarda impiccare, di quel che faccia dolore al napoletano che è impiccato.

Ma quel giorno era festa nell'estensione maggiore della parola.

Una flottiglia condotta dall'ammiraglio Francesco Caracciolo, uno dei migliori ufficiali della Marina Napoletana appartenente alla illustre famiglia dei Caracciolo, usciva dal porto, e sulla Capitana, come dicesi oggi ancora, in memoria degli Spagnuoli, ornata di bandiere con le armi di Napoli e d'Inghilterra, tutta piena di fiori, tutta profumata, come la galera che conduceva Cleopatra ad Antonio, egli conduceva incontro a Nelson, il quale tornava da Aboukir, il re, la regina, il principe reale, la bella e melanconica principessa Clementina, pallido fiore del nord, arso dall'ardente sole del mezzogiorno, e finalmente sir Guglielmo Hamilton e quella Circe inglese, alle parole della quale, meno prudente di Ulisse, il vincitore di Aboukir doveva prestar l'orecchio.

Il ponte della galera era coperto di cortigiani, e come il mare  ch'essa solcava, risplendeva d'atomi d'oro.

Tutte le campane suonavano nelle chiese, tutti i cannoni facevano sentir la loro voce sui forti.

L'ambasciadore di Francia Garat, chiuso nel suo palazzo ascoltava col volto abbuiato l'allegro rumore, e preparavasi a domandarne un severo conto alla corte di Napoli.

Giunta all'altezza del tetro scoglio di Tiberio, la piccola squadra vide comparir da lungi le bianche vele delle navi inglesi, e tre o quattro miglia più innanzi di tutte le altre si riconobbe il Vanguard che navigava a piene vele.

Immediatamente vennero fatti i segnali, il cannone rimbombò, e Nelson poté riconoscere qual glorioso corteggio venivagli incontro.

I suonatori, che accompagnavano nelle barche la galera reale, cominciarono allora a suonare la musica di Paesiello e di quel povero Cimarosa, che doveva scontare con una prigionia tanto dura la colpa d'aver messo in musica l'ode alla repubblica.

Dovette essere una gloriosa ricompensa per la sua mutilazione, pel figlio del pastore di Barnham‑Thorpes, per l'uomo che doveva il suo innalzamento unicamente al proprio coraggio, e la sua fama al proprio genio, ha dovuto essere una gloriosa ricompensa delle ferite sofferte, il vedersi venire incontro, quasi a trionfatore, quel re, quella regina e quella corte e, quasi premio alle sue vittorie, quella magica creatura ch'egli adorava.

Non rechi meraviglia il vederci far qui l"elogio dì Nelson, questo terribile nemico della Francia, che le ha preso dal cuore il suo miglior sangue ad Aboukir e a Trafalgar. Gli uomini come questi sono un prodotto dell'incivilimento universale; la posterità non fa per essi eccezione di nascita o di paesi ; essa li considera come una parte della grandezza della specie umana, che la specie umana intera deve involgere in un largo amore. Una volta scesi nella tomba non vi è più nè compatriotta, nè straniero, vi è Annibale e Scipione, Cesare e Pompeo, cioè a dire opere e gesta, l'immortalità naturalizza i grandi estinti a profitto dell'universo.

Ora nel tempo in cui noi incontriamo Nelson, nessuna colpa aveva macchiato ancora la sua gloriosa vita. Siamo dunque prodighi di elogi verso di lui, fra poco saremo obbligati di prodigargli il biasimo. Ed anche nel prodigarglielo, cercheremo di tener conto della debolezza umana, e di far cadere il sangue e la vergogna su chi spetta.

Ferdinando portava al vincitore di Aboukir il titolo di Duca dì Bronte, con tremila lire sterline, 75,000 franchi di rendita, di cui Nelson non ha mai avuto un grano; e Carolina un anello di gran valore sul quale erano incise queste parole: All'Eroe del Nilo.

Emma Lyonna portavagli un dono più prezioso e più fatale insieme, l'amor suo.

Abbiam detto che avremmo lasciato parlar Nelson stesso.

Io ho letto quasi 500 lettere di Nelson, e son lontano dal fargli una riputazione epistolare, ma a creder nostro per quanto debole sia lo stile della passione, questa vien meglio dipinta da colui che la prova, che da quello che la racconta.

V'è però una cosa bizzarra, la scelta cioè della persona presa da Nelson per sua confidente.

A Lady Nelson.

 

Nella notte del 24 al 25 settembre 1798.

 

Il povero e miserabile Vanguar[*1] d  è giunto qui il 22 settembre.

Io tenterò farvi conoscere qualche cosa di quel ch'è successo, ma se quanto è accaduto ha tanto commosso coloro che mi erano solo affezionati pei legami della amicizia, cosa sarà per la mia carissima moglie, per la mia amica, per tutto ciò che v'ha di più caro per me in questo mondo.

Quando sir Guglielmo e Lady Hamilton furono in mare, erano talmente stivati, che furono seriamente ammalati, prima d'ansietà, quindi di gioia. La cosa era stata raccontata imprudentemente a Lady Hamilton, e l'effetto era stato quello di un fulmine. Per un momento, la si potette credere morta, ed essa non è ancora ristabilita da quest'accidente. Quando i miei degni amici salirono a bordo, la scena sul vascello fu terribilmente commovente. Sua Signoria esclamò: Dio mio, è egli possibile; e cadde nelle mie braccia più morta che viva, ma tosto le lagrime cominciarono a scorrere. Quando il re venne sul vascello, la scena diventò delle più interessanti. Mi prese per la mano chiamandomi suo liberatore e suo protettore, aggiungendo amabili espressioni; in una parola tutto Napoli mi chiama, il nostro liberatore, ed i contrassegni di affezione che mi danno tutte le classi sono veramente tali da fare intenerire.

Io spero avere un giorno il piacere d'introdurre presso voi Lady Hamilton. E’ dessa una delle migliori donne del mondo, l'onore del suo sesso, la sua amabilità e quella di Sir Guglielmo per me vanno al di là d'ogni credere. lo abito in casa loro, e posso ora confessarvi che è mestieri di tutta la tenerezza dei miei amici, per collocarmi tanto in alto, come fanno. Lady Hamilton deve scrivervi.

Che Dio onnipotente vi benedica, e ci dia a suo tempo una felice riunione.

 

0. NELSON.

 

Un'altra lettera diretta come la prima a Lady Nelson segue rapidamente questa, e siccome racchiude particolari riguardanti la nostra storia, che prende l'aspetto di un romanzo, noi la trasciviamo:

 

A Lady Nelson.

 

28 settembre 1798.

 

I preparativi di Lady Hamilton per celebrar domani il giorno della mia nascita mi riempiono di vanità: tutti i nastri, tutti i bottoni, tutte le bandiere portano il nome di Nelson; il servizio ha le cifre 0. N. Glorioso l' Agosto !

Le canzoni ed i sonetti piovono in maggiore abbondanza di quel ch'io credeva meritare. Io vi mando una strofa aggiunta al God save the King che voi canterete con piacere. Quando io esco a piedi o in carrozza, la folla m'impedisce di fare un passo. Ieri la regina che èsempre inferma, mandò il suo figlio prediletto[*2]  per visitarmi, e per rimettermi da parte di lei una lettera nella quale ella mi esprimeva la sua riconoscenza e mi faceva i suoi complimenti.

Tutta la gloria sia rivolta a Dio; più io penso, più io sento dire, maggiormente la mia meraviglia aumenta sull'importanza, e sui risultati di questa vittoria.

 

Vostro O. NELSON.

 

Ecco la strofa aggiunta al God save the King, di cui Nelson parla a sua moglie. Era essa d'un certo M. Davemport editore del Poetical Miscellanous.

Join we in Great Nelson's Name

First on the Rolls of Fame

Him let us sing

Spread we bis fame around

Honour of British ground

Who made Níle's sborers resound

God save the King.

 

 

Ciò voleva dire:

Uniamoci per cantare il gran nome di Nelson, il favorito della gloria, spandiamo nelle lontane regioni la sua fama, che ha risuonato fin sulle rive del Nilo, perchè egli è l'onore della terra Britanica. Dio salvi il re.

Nelson nella sua stessa corrispondenza dà un'idea delle feste che erangli offerte, e dei riguardi che gli si testimoniavano. Lasciamolo parlare. Noi abbiamo bisogno che la sua ebrezza giunga fino al delitto che la storia non gli ha perdonato ancora.

 

A Lady Nelson.

 

Dal 1 al 6 ottobre 1798.

 

Il nostro tempo è così attivamente occupato, tra gli affari, e ciò che si è convenuto di chiamar piaceri; mi resta tanto poca libertà, che io ho appena cinque minuti, di cui posso disporre. Le continue attenzioni che mi prodigano Sir Guglielmo e Lady Hamilton, devono farceli amare per sempre, d'altronde essi si attirano l'ammirazione e l'amore di tutti. Il Sultano deve mandarmi un diamante di gran prezzo. Se il suo valore giungesse ad un milione, il mio desiderio sarebbe di vederlo in vostra mano, il mio orgoglio è di essere vostro marito, di essere il figlio del mio caro padre, e di aver per amici Sir Guglielmo e Lady Hamilton. Finchè essi approveranno la mia condotta, io disprezzerò l'opinione della moltitudine. L'anniversario della mia nascita ottanta persone han pranzato in casa di Sir Guglielmo e Lady Hamilton. Mille ottocento quattordici han preso parte al ballo, e non si contavano meno di ottocento posate alla cena. Lady Hamilton mi ha assicurato che la colonna eretta sotto un superbo baldacchino non sarebbe stata tolta, finch'ella sarà in Napoli. Una circostanza che onora la generosità del re di Napoli, e che mi è piacevole oltremodo, ha avuto anche luogo. Io era andato a visitare la magnifica manifattura di porcellana, e dopo aver ammirato molte cose abbastanza belle, per far sortire dalla mia tasca tutto il danaro che aveva, vidi i busti in porcellana della famiglia reale: ordinai che fossero messi da parte, ma quando volli sapere quanto doveva, mi si disse avere il re ordinato che mi si mandasse a casa, quanto sembrerebbe farmi piacere, senza permettermi ch'io ne pagassi l'importo.

Converrete che ciò è oltremodo gentile da parte del re

 

Vostro NELSON.

 

Come lo si vide le feste succedeansi senza interruzione. L'ambasciatore di Francia Garat testimonio dello scandaloso trionfo di Nelson, quando un trattato legava Napoli alla repubblica, e permetteva solo a quattro vascelli d'una potenza in guerra con essa, l'entrata nei porti di Napoli, fece qualche rimostranza a proposito di queste feste.

Il Governo gli rispose che Nelson aveva minacciato di bombardar la città se non si permetteva l'ingresso nel porto di Napoli alla sua flotta, e che a questa minaccia egli doveva la sua ammissione.

L'ammiraglio Marteen sotto Carlo III, e l'ammiraglio Lautouche Treville cinque anni prima erano stati effettivamente ricevuti nel porto di Napoli in grazia della stessa minaccia, ma le medesime feste non erano state fatte loro.

Si è visto l'inebriamento di Nelson in mezzo a queste feste, or desso non dovea conoscere più limiti, quando egli vide tutti i doni, di cui, in seguito alla battaglia di Aboukir, ricolmavanlo i sovrani d'Europa tremanti sul loro trono, al nome della Francia, e divenuti pazzi per la gioja vedendola abbassata per la disfatta di Aboukir.

Facciamone l'enumerazione, essa ci sarà facile; Nelson medesimo ce la fornisce in una nota scritta di suo pugno.

Doni ricevuti pei miei servigi nel Mediterraneo dal I° ottobre 1798 al l' ottobre 1799.

Da'miei graziosi sovrani.

La dignità di Pari della Gran Bretagna, ed una medaglia d'oro.

Dalla Camera dei Comuni, dietro un messaggio del Re del 22 novembre 1798 per me ed i miei due più prossimi eredi, il titolo di Barone del Nilo e di Bornham Thorpes, con una rendita di 2,000 lire sterline, 50,000 franchi, cominciando a decorrere dal l' agosto 1798, giorno della battaglia di Aboukir.

Dal Parlamento inglese per me ed i miei due più prossimi eredi una rendita di 2000 lire sterline 50000 fr. per anno.

Dal parlamento d'Irlanda una pensione di 1000 lire sterline, 25,000 fr. per anno[*3] .

Dalla Compagnia delle Indie Orientali 10,000 Lire sterline 250000 fr. per una volta.

Dalla Compagnia turca un servizio di vasellame liscio.

Dalla città di Londra una spada.

Dal Gran Signore una fibbia di diamanti con la penna di trionfo valutata 2000 lire sterline 50,000 fr. ed una ricca pelliccia valutata 1000 lire 25,000 fr.

Dalla madre del Sultano, la Sultana Validé una scatola ornata di diamanti valutata 1000 lire sterline 25,000 fr.

Dall'imperatore di Russia una scatola arricchita di diamanti del valore di 2000 lire 5000 fr. ed una lettera di felicitazione[*4] .

Dal re delle Due Sicilie una spada riccamente ornata di diamanti del valore di 5000 lire 125,000 fr. e dippiù il Ducato di Bronte al quale è annessa una rendita di 3000 lire, 75,000 fr[*5] .  (2).

Dal re di Sardegna una scatola di diamanti valutata 1200 lire cioè 31,000 fr. ed una lettera di felicitazione[*6] .

Dall'isola di Zante una spada con l'elsa d'oro, ed un bastone a pomo d'oro, con una dichiarazione che senza la battaglia del Nilo, quell’isola non sarebbe stata mai liberata dalla crudeltà dei Francesi.

Dalla città di Palermo una scatola ed una catena di oro presentata sopra un piatto d'argento.

In doni 550,000 fr. in rendita 200,000.

 

Ma un dono, di cui Nelson non fa menzione, e che merita però di esser notato è quello che fecegli il suo amico Ben Hallowell capitano del Sweffsure. Il vascello francese L'Orient essendo saltato in aria, Hallowell pervenne a salvarne i due alberi che fece porre a bordo del proprio legno.

 Nel mese di maggio 1799, temendo senza dubbio che le adulazioni di cui Nelson era l'oggetto, non gli facessero dimenticare ch'egli era mortale, fece eseguire un feretro col legno e col ferro di quei due alberi, poi vi mise un etichetta contenente questo certificato di origine.

« Certifico qui che questo feretro è intieramente costruito col legno e col ferro del Vascello L'Orient, di cui il vascello di S. M. sotto i miei ordini salvò gran parte nella baja di Aboukir.

Il 23 maggio 1799.

 

BEN HALLOWELL.

 

Questo singolare dono era accompagnato dalla seguente lettera.

 

All'onorevolissimo Lord Nelson. R. B.

 

Mio Signore,

 

« Vi mando insieme a questa bara costruita col legno dell'albero maestro del vascello Francese L'Orient, affinchè quando lascerete questa vita, possiate ancor riposare nei vostri propri trofei. La speranza che questo giorno è ancor lontano è il desiderio sincero del vostro obbediente ed affezionatissimo servo.

 

Swiffsure 23 Maggio 1799,

 

BEN HALLOWELL.

 

Nelson accolse questo dono con marcata soddisfazione. Per qualche tempo lo conservò dritto nella sua camera di bordo, appoggiato all'assito col coverchio, e precisamente dietro alla sedia ove egli sedevasi per pranzare. Un vecchio domestico, ai cui occhi quel mobile faceva male, ottenne finalmente da lui di porlo altrove, e lo si fece trasportare nel falso ponte.

Quando Nelson lasciò il Vanguard orribilmente mutilato, il feretro passò con esso a bordo del Fulminante dove restò molti giorni sul cassero, finchè non si trovò ove collocarlo. Un giorno che gli ufficiali del vascello ammiravano il dono di Hallowell, Nelson gridò loro dal suo camerino: Potete ammirarlo quanto volete, signori, ma niuno di voi lo avrà.

E' inutile dire che Nelson fu sepolto nella bara del capitano Ben Hallowell.

 

I nostri lettori ricorderanno che Nelson prometteva a sua moglie una lettera di Lady Hamilton. Questa lettera fu probabilmente scritta nei primi giorni di novembre, ma pare che andasse smarrita. Emma Lyonna gliene scrisse un'altra il 2 dicembre, e questa lettera deve prender posto qui a causa dei particolari ch'essa contiene intorno al ricevimento fatto a Nelson dal re e dalla regina di Napoli.

 

Eccola.

 

Napoli 2 dicembre 1790.

 

Io sperava, Madama, che la mia prima lettera, contenente la narrazione dell'arrivo di Lord Nelson in Na­poli, del suo ricevimento dalle LL. MM. Siciliane, delle felicitazioni e dei complimenti che l'adorabile regina vi mandava incaricandomi espressamente di scrivervi all'oggetto. Io tanto feci ora è un mese, e la mia lettera avrebbe dovuto giungervi, ma siccome le poste sono un mezzo poco sicuro di corrispondenza, è facile che voi non l'abbiate ricevuta. Lord Nelson è in questo momento a Livorno con le soldatesche del re di Napoli, e noi lo attendiamo qui da un istante all'altro, perchè il re il quale è partito per Roma con un'armata, lo ha pregato di vegliar sopra Napoli, tanto all'interno quanto allo esterno, non solamente per consultarsi con Sua Maestà la reggente sul bene della causa comune, ma ancora per prender una di essa e della sua famiglia in caso di accidenti.

Lord Nelson è adorato qui, e lo si considera come il Salvatore del Paese. Nel momento del suo arrivo egli non sentivasi troppo bene, ma, a forza di cure e mercè il latte di asina, egli ha potuto venire a Napoli completamente ristabilito. Il re e la regina lo amano alla follia, e s'egli fosse loro fratello non gli dimostrerebbero maggiore rispetto ed attenzione. E’ inutile madama che io vi dica qual sia la gioja di Sir Guglielmo e la mia di vedere il nostro caro, rispettabile e bravo amico fra noi con tanti onori per esso, e tanta gloria pel paese. Noi però desidereremmo anche voi completamente felice. Lord Nelson è completamente ristabilito delle sue ferite. Josuah [*7]  è talmente affezionato su tutto che noi lo amiamo sinceramente. Egli è un eccellente ufficiale, molto premuroso ed il miglior cuore del mondo. Io lo amo molto e malgrado che noi disputiamo qualche volta anch'egli mi ama. Egli cammina sulla via della fortuna, perchè anch'egli ha fatto bellissime prese. E' infaticabile al suo posto e dorme sempre a bordo. Io son sicura che diventerà un gran marino.

Sir Guglielmo vi presenta i suoi complimenti, come pure al vostro caro e rispettabile padre Lord Nelson. Il re fa fare il suo ritratto circondato di diamanti per farne dono a vostro marito, e la regina ha ordinato un magnifico servizio di porcellana, con tutte le battaglie che egli ha guadagnate ed il suo ritratto. Iosuah vi presenta i suoi rispetti e dice che vi scriverà appena ne avrà il tempo, essendo stato continuamente occupato fin ora.

Che il Signore vi benedica insieme coi vostri, mia cara signora, e la signoria vostra mi consideri come la sua sincerissima ed umilissima serva.

 

EMMA HAMILTON

 

Sir Guglielmo è furioso contro i ministri che non han voluto dare il titolo di Visconte a Lord Nelson. Certo questa grande azione ch'egli ha compiuta, più grande di ogni altra deve essere debitamente ricompensata. Essi non vogliono? gli dico io impiccateli!

Seguitiamo a mostrare mercè le lettere di Nelson i danni che faceva in lui la sua crescente passione.

 

A Lord San Vincenzo.

 

4 ottobre 1798.

 

Io non son capace e non posso raccontarvi nulla di quanto vorrei, questo paese è perduto a causa del suo sistema di temporizzazione, la regina lo ha ben compreso e cerca di sapere cosa potrebbesi fare per rimediare al danno. I ministri, eccettuandone Acton cercano stor­dirsi sull'avvicinamento del giorno in cui la completa distruzione dello stato avrà luogo. La guerra solamente può ora salvare il regno. Io sono totalmente opposto a Gallo, il general Mack è atteso qui da Vienna per porlo a capo dell'esercito Napolitano. Acton dice che questo è pronto ad avanzarsi. Io ho detto le mille volte che la violenza e l'entusiasmo erano necessari. Voi non potrete credere ch'io abbia fatto ciò senza l'approvazione di Sir Guglielmo Hamilton.

Sua Eccellenza è troppo buona per essi, ed il franco linguaggio di un ammiraglio inglese che dice la verità sopra un miserabile sistema, non può esser, a creder mio, se non vantaggioso a tutti...

Noi pranziamo tutti oggi in compagnia del re, a bordo d'un vascello. Sono stato a veder la regina la quale è preoccupatissima.

Ella è ben veramente la degna figlia di Marìa Teresa. A me di rincontro è seduta Lady Hamilton, onde non siate sorpreso della gloriosa confusione che regna in questa lettera. Se la vostra signoria fosse al mio posto, dubito ch'ella potesse scrivere, con tanta calma, come io fò. Il nostro cuore e la nostra mano son sempre in moto, decisamente Napoli è pericoloso, ed è ben ch'io me ne allontani al più presto.

 

Sono ec. ec. ‑ H. NELSON.

 

Questo elogio esagerato che Nelson faceva di Lady Hamilton nelle sue a sua moglie, insieme a qualche prevenzione particolare, avea dato sospetto di quanto accadeva alla povera creatura, che la lettera di Emma Lionna, di cui ella conosceva gli antecedenti aveva ferito senza rassicurarla.

Fu allora che Davison intimo amico di Nelson gli scrisse queste poche linee.

« Io non posso se non ripetervi la espressione del sincero rammarico per la vostra stazione nel Mediterraneo tanto prolungata, però sarei dolente se il vostro partir da costà potesse nuocervi ; voi siete certamente, e dev'esser così, il solo giudice in simile circostanza. Ma bisogna anche prestare ascolto a quanto vi dicono i vostri migliori amici. La vostra brava moglie vi scrive, ella è in buona salute, ma oltremodo inquieta, e dopo quel ch'ella sospetta non c'è da farne le meraviglie. Partirà fra poco per i bagni col buon vecchio. Ella suona in questo momento, perchè è con mia moglie; ella dice che se non tornerete da qui a qualche mese in Inghilterra essa andrà a raggiungere il Vangard a Napoli. Le donne sono ingegnose per tormentarsi, scusate quindi la scusabile tenerezza di Lady Nelson ».

Nelson, che confessava esser necessario ch'egli abbandonasse Napoli, di cui il soggiorno diventava pericoloso per lui, non aveva la forza di prendere una sì dura risoluzione. Egli cercava d'ingannar se medesimo, dicendo che la sua presenza a Napoli era necessaria al re, alla regina ed alla politica dell'Inghilterra. Egli divoravasi coi propri rimorsi, ma la ragione era morta nel cuore di Nelson, la passione sola vi viveva. Quel prisma di bellezza, quella riunione di grazie che chiamavasi Lady Hamilton, avevanlo completamente abbagliato.

Dopo essersi inebriato di gloria, Nelson era diventato pazzo d'amore.

Si è visto che, nella lettera a Lord San Vincenzo, Nelson emetteva l'opinione che la guerra soltanto poteva salvare il regno, vediamo nella sua proprio corrispondenza la parte ch'egli prese alla dichiarazione di quella guerra disastrosa tanto nei suoi risultati per coloro a cui egli consigliavala.

Siccome egli conosceva l'influenza di Lady Hamilton sulla regina, e l'impero di questa sul marito egli s'indirizza a quella.

 

A Lady Hamilton.

 

Napoli 3 ottobre 1798.

 

Mia cara Signora.

 

L'interesse che voi e Sir Guglielmo Hamilton avete sempre addimostrato per le felicità delle LL. MM. Siciliane mi è confirmato da cinque anni, ed io posso veramente dire che in tutte le occasioni che si sono presentate, ed esse sono state numerose, io non ho mai mancato dal canto mio, di manifestare il mio interesse pel bene di questi regni. A causa di questo attaccamento io non posso restare spettatore indifferente di ciò che è successo e di quanto accade nelle Due Sicilie, nè della miseria, che, senza essere uomo politico, io vedo vicina a piombare su questo regno tanto leale, e ciò per la peggior politica che esista, quella del temporeggiamento. Dal mio arrivo in questi mari io mi sono accorto che i Siciliani erano un popolo leale e fedele al proprio sovrano, avendo il più grande orrore dei francesi e dei loro principii. Dal mio arrivo a Napoli ho trovato dal primo all'ultimo tutti pronti alla guerra contro i francesi, i quali come lo si sa generalmente preparano un'armata di ladri per mettere a sacco queste contrade e per distruggere la monarchia. Io ho visto il ministro di questi insolenti francesi tacere la violazione del 50 articolo del trattato, tra Sua Maestà Siciliana e la repubblica francese. Questa strana politica non merita d'esser segnalata, la politica francese non è stata forse sempre quella di addormentare i governi, in una falsa sicurezza, per rovesciarli in seguito? Dopo ciò ch'io ho detto, non san tutti forse che Napoli è lo scopo permanente di tutti i desideri devastatori? Conoscendo ciò, e sapendo che Sua Maestà Siciliana ha un'armata pronta ad entrare in azione, a quanto mi è stato detto, in un paese desideroso di riceverla, col vantaggio di trasportare in lontani luoghi il focolaio della guerra, invece di attendere che essa scoppi in casa, e mi meraviglio che questa armata, non sia da un mese già in cammino.

Io credo che l'arrivo del generale Mack deciderà il governo a non perdere uno dei momenti più favorevoli, che la provvidenza abbia messo a sua disposizione, perchè se vuolsi attendere d'essere aggrediti nel paese invece di trasportar fuori la guerra, non è mestieri esser profeta per dire che questo regno è ruinato e che la monarchia è distrutta. Ma se disgraziatamente si vuol persistere in questo rovinoso sistema di temporeggiamento, io Vi raccomando di star pronta ad imbarcarvi alla prima cattiva nuova con tutto ciò che vi appartiene. Sarà allora mio dovere pensare e provvedere alla vostra salvezza, insieme a quella ‑ mi dispiace credere che ciò abbia ad esser necessario ‑ dell'amabile regina, del suo regno e della sua famiglia.

Ho letto con ammirazione la vostra degna ed incomparabile lettera di settembre 1796 ; possano i consigli di questo regno esser guidati dal medesimo sentimento di onore, di dignità e di giustizia, e possano le parole del gran Guglielmo Pitt conte di Graham esser ben comprese dal ministro di questo paese.

Le misure coraggiose son quelle che salvano, questo il voto di colui che si dice di vostra Signoria

 

H. NELSON.

P.S. Prego vostra Signoria di ricever questa come una lettera preparatoria per Sir Guglielmo Hamilton al quale scrivo, con tutto il rispetto che gli è dovuto, la ferma ed inalterabile opinione d'un ammiraglio che desidera provare egli stesso che è un fedele servitore del suo sovrano, facendo quanto in suo potere per la felicità e per la sicurezza delle LL. MM. Siciliane e del loro regno.

E' facile vedere che questa lettera, la quale prende per giungere al re la via indiretta ma sicura di Lady Hamilton, ha per iscopo di togliere, non diremo gli ultimi scrupoli di Ferdinando, perchè questi non aveva debolezze simili, ma i suoi ultimi timori. Era questo l'appoggio dell'Inghilterra promesso a Napoli e reso diretto ed efficace mercè la presenza del suo ammiraglio e della sua flotta.

Forse arrecherà meraviglia questa maniera adottata da noi di narrare la storia, sostituendo i documenti originali al racconto, al quale essi dovrebbero servir solo di appoggio: ma noi siamo i primi ad avere in mano queste prove originali, esse contraddicono le narrazioni di coloro che non avendole, han dovuto fare sforzi d'intenzione per indovinare fatti che noi abbiamo il solo merito di svolgere agli occhi del lettore. Noi crediamo adunque ch'egli è più semplice, e sopratutto più perentorio, quando contradiciamo coloro che ne han preceduti nell'assunto di servirci delle prove.

D'altronde giudicando gli altri da noi medesimi, parci che si troverà in questi originali un interesse ignoto e nuovo, che manca d'ordinario alla storia, di cui è abitudine rimandare il lettore a documenti giustificativi che niuno legge.

 

 

 

 

 

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 [*1]         Il nome del bastimento di Nelson.

 [*2]         Il principe Leopoldo

 [*3]         La riunione dell'Irlanda all'Inghilterra impedì l'esecuzione di questa misura.

 [*4]         Ecco questa lettera. Signor Tenente Ammiraglio Nelson. Considerando la causa dei miei alleati come la mia propria non posso esprimervi il piacere che mi han fatto i vostri successi, la vittoria completa che avete riportato sul nemico comune, la distruzione della flotta francese sono sicuramente titoli troppo possenti, per non assicurarvi i suffragi della parte sana di Europa. Per darvi un attestato palese della giustizia ch'io rendo a vostri talenti militari io unisco alla presente una scatola col mio ritratto ornata dì diamanti, e desidero che vi sia garante della mia grande benevolenza. Con che prego Dio Signor vice Ammiraglio Nelson che vi abbia nella sua santa e degna custodia.

 [*5]  Era la spada medesima che era stata data da Luigi XIV, a Filippo V, quando questi partì per la Spagna e da Filippo V, a Carlo III al suo partir per Napoli. Nel dargliela, Filippo V aveva detto queste parole a Carlo III: Prendi questa spada che mi fu data da mio avo Luigi XIV per conquistare il regno di Spagna. Ch'essa ti serva a conquistare il regno di Napoli, e se voi lo perdete ch'essa sia data a chi lo riconquisterà per voi.

A questo titolo il Cardinal Buffo e non Nelson aveva diritto a quella spada.

 [*6]  Mio Caro Ammiraglio. Voi non sapreste credere mio caro Ammiraglio con quale soddisfazione ho io letto la vostra lettera del 4 corrente, che ho ricevuto ieri alle cinque ore dopo mezzodì, e l'ho resa ostensiva, immediatamente a tutta la famiglia reale ed ai miei primi ufficiali i quali ne sono stati compiaciutissimi. Senza entrare in particolari io profitto dell'occasione che il cavalier Balli, mio primo scu­diero, si propone di fare un giro in Germania ed in Russia per incaricarlo di passar da Palermo ed istruirvi delle mie intenzioni e delle mie viste nelle circostanze attuali le quali mi lasciano sperare, che il buon Dio vuol finalmente che il brigantaggio finisca e che la buona causa trionfi. Ecco i voti che noi facciamo incessantemente pel bene dell'umanità e sul sostegno della religione. Voi potreste dunque credere a quanto il cavalier Balli vi dirà da parte mia. Egli è un genti. luomo che coi suoi talenti ed i suoi servigi, sia nell'armata sia nella corte ha conquistato dritto alla mia confidenza, onde io mi auguro che voi vorrete accordargli la vostra. lo l'ho incaricato di assicurar quanto vi son riconoscente della vostra attenzione e quanto conto sopra una persona tanto degna e tanto virtuosa quanto voi siete, mio caro Ammiraglio. Vi ringrazio delle lettere della corte di Napoli che mi avete dirette, e vi prego di farle giungere le risposte qui unite. Intanto prego Dio di avervi nella sua degna e santa guardia.

 

Cagliari 8 maggio 1799.

 

Vasto amico

Carlo Emmanuele.

 [*7]  Figlio de] primo matrimonio di Lady Nelson.