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Di Alexandre Dumas |
Libro IV
CAPITOLO IV
Tornato in casa, Ruffo trovò due plichi che gli spiegarono quel poco che gli poteva restare oscuro dopo la conversazione con l'ambasciatore e l'ammiraglio inglesi. Uno era del Re, l'altro della Regina. Ecco quello del Re. Non ha bisogno di commenti.
« Palermo 20 giugno 1799.
« Eminentissimo mio……………….
rispondetemi sopra un altro punto che mi pesa veramente al cuore ma che io non credo possibile. Si vocifera, che nel rendersi i castelli si permetterà a tutti i Ribelli che vi ci sono rinchiusi di uscirne sani, e salvi anche Caracciolo, Manthonè ecc., e di andarsene in Francia, questo replico non lo credo possibile perchè Dio ce ne libberi ci potrebbe fare il massimo danno il lasciare in vita queste vipere arrabbiate specialmente Caracciolo che conosce tutti i buchi delle nostre coste. Avendo rilevato dai rapporti ricevuti della penuria che vi era nella capitale de' generi di prima necessità già da qualche tempo ho fatto dare le dovute provvidenze per tener pronto grano oglio, vino, sale, e formaggio e tutti questi generi ora o sono andati o in viaggio o caricandosi, per mandarsi immediatamente, ve lo prevengo acciò lo facciate noto a tutti perchè veggano che non ho mancato di qui pensare a loro e se manchi altra cosa che da qui si possi provvedere, fatemelo subbito sapere per mandare; così potessi venir io con i 12 mila Russi, che ci erano stati promessi, e che quel birbante di Thugut, giurato nemico nostro ci ha coi suoi intrighi tolti facendoli unire alla sua armata; perchè allora faressimo quel che vorressimo, ma la gloria è riservata a voi, ed agli onesti paesani senza altro ajuto che quello vero e unico del signore, e della sua infinita Misericordia.
« FERDINANDO B.
Ecco il dispaccio della Regina; si riconoscerà sempre lo stesso genio perseverante e ippocrita.
E' in data del giorno in cui Nelson tornò a Palermo, per prendervi sir William Hamilton e Emma Lyonna, cioè il mandatario di vendetta, incaricato di fare tutto ciò che essa non osa dire.
« Non scrivo ogni giorno a Vostra Eminenza siccome il mio cuore mi deterebbe rispettando le sue multiplicate e penose operazione e risentendo la più viva gratitudine per tutto quello che fa le proclami di clemenza di promessa di essortazione alle quali le ostinati patriotti non anno volsuto nepure rendersi mi fa vera pena per li mali che cio produce ma provo sempre magiormente che con simile gente non vi ed Speranza di Emenda ne corezione Contemporanea a questa mia o forse prima arrivera Nelso con tutta la sua squadra la Spagnuola e la francese avendo ognuno la sua squadra Inglese che ed per guardarle Nelson intimera la resa volontaria e se no le forzera essendo oramai lostinazione soverchia e nociva mi rincresce molto la fuga di Caracciolo credendo che un simile forban per mare possi essere pericoloso per la sagra persona dell Re ed perciò desidererei questo traditore inabilitato di fare malle, tutte le orrori che in grosso Vostra Eminenza annunzia nella lettera del Re del 17 di questo mese sento bene quando debbono afligerla a me mi pare che abbiamo fatto il ‑nostro possibile di Clemenza con Simile Ribelli e tratterei di più sarebbe niente ricavarne ed avilirci Si puole trattare con S. Elmo che ed in mano dei francesi ma le altre due vanno se non si rendono imediatamente e senza condizione all intimazione dell amiraglio Nelson ‑vanno presi di viva forza e tratati come si meritano una delle prime e necessarissime operazione da fare e dismettere e rinchiudere il Cardinale Arcivescovo in un convento a Montevergine o altra parte fuori la sua diocesa per scimunito mentre solo sotto di questo titolo si puo diminuire la sua grave reita e come reo e come scimunito non deve essere più il Pastore di una Grege che ha cercato colle sue pastorale indurre in errore ne dispensatore di sagramenti di cui ha ordinato un abusivo uso in somma ed impossibile che sia pure Arcivesco esercitando di Napoli uno che ha così indegnamente parlato e abusato della sua carica vi sono molti altri Vescovi nello stesso caso la Torre, Natale di Vico Equenze, Rossini malgrado il tedeum ma vi ed pure la sua Pastorale stampata Taranto e molti altri che provati Ribelli non ponno restare a Governare le loro chiese parimente quei tre Vescovi che dissacrarono quel infelice Sacerdote per il semplice dellitto di aver gridato Viva il Re parlo di questi come de' scelerati monaci preti che hanno scandalezati fino li francesi medesimi delli Parochi da torsi ad altri che ho letto impiegati nella scelerata Repubblica parlo di ciò che tocha la Religione lopinione publicha quale fiducia avrano nei loro preti Pastori li popoli se le vedono Rebelli rei e quale pernicioso effetto il continuare a vederle esercitare deve ciò avere su le di loro opinioni non parlo ancora di entro Napoli non essendo ancora nostro Tutte quelle che da li vengono contono orrori a tutte una voce un principio una classe gridano ed accusano. Cio mi fa una vera pena ma così succede Ora vivo anziosissima di sentire presto Napoli ripreso sentirei ristabilito il buon ordine ed allora li parlero delle mie idee sottomettendole sempre a suoi lumi conoscenze talenti che ogni giorno più amiro Vostra Eminenza ha fatto la gloriosa impresa di riacquistarci senza un soldato un Regno ora tocca a lei la più gloriosa ancora di riordinarlo con base di vera felicita e futura tranquilita e con quelli sentimenti di Equita e riconoscenza che al fedele popolo dobbiamo lascio al suo cuore, mentre e giudizio a riflettere a quello che ed successo in questi sei mesi ed a decidersi contando molto sulla sua penetrazione ‑ li due Hamilton hanno accompagnato Lord Nelson nel suo viaggio ho visto ieri la sorella di Vostra Eminenza come pure suo fratello Pepo Antonio che sta bene mi creda pure che la mia Riconoscenza e così grande che si estende su tutti quelli che le partengono e che io sono con vero e grato cuore
« Li 21 Giugno 1799.
« Sua Vera Eterna Amica
CAROLINA
Queste due lettere davano una gravità ancora maggiore alla situazione del Cardinale. Egli era perfettamente risoluto a non cedere ed a mantenere l'onore della sua firma anche contro Nelson, e, se il Re e la Regina, come sembrano indicarlo le loro lettere, prendevano parte per Nelson contro di lui ‑ a dare, traendo da ciò motivo, la sua dimissione da Vicario generale.
Fu dietro tal risoluzione che fece venire al suo quartier generale il ministro Micheroux, il comandante Baillie ed il capitano Achmet. Si rammenta che Foote era stato mandato a Palermo sopra il Sea‑Horse. Mostrò loro la lettera di Hamilton e l'ultimatum di Nelson; dipoi raccontò loro la conversazione avuta con l'Ammiraglio e dimandò se veramente avrebbero il vergognoso coraggio di acconsentire alla violazione di un trattato in cui erano solennemente intervenuti in nome dei loro sovrani.
I tre rappresentanti, uno del Re di Sicilia, Micheroux ‑ l'altro di Paolo I, Baillie ‑ l'altro di Selim, Achmet ‑ mostrarono tutti e tre a questa proposta una indignazione eguale.
Allora, il Cardinale chiamò il suo segretario e fu redatta la rimostranza seguente.
Ci serviamo della parola di cui si servirono i rappresentanti stessi, atteso che niuna altra esprimerebbe così bene il nostro pensiero.
La rimostranza era concepita in questi termini:
« Il trattato della capitolazione de'castelli di Napoli è utile, necessaria ed onorevole alle armi del Re delle Due Sicilie e de' suoi potenti Alleati, il Re della Gran Brettagna, l'Imperatore di tutte le Russie, e la Sublime Porta Ottomana; poichè, senza altro spargimento di sangue è finita, con quel trattato, la micidiale guerra civile e nazionale, e vien facilitato l'espulsione del comune nemico esterno dal Regno.
« Essendo stato quindi tal trattato solennemente conchiuso dai rappresentanti di dette Potenze, si commetterebbe una abominevole attentato contro la fede pubblica, se non si eseguisse esattamente o si violasse e pregando Lord Nelson a volerlo riconoscere, essi rappresentanti protestano di essere definitivamente determinati ad eseguirlo religiosamente, e chiamano risponsabile innanzi a Dio ed al mondo chiunque ardisse l'impedirne l'esecuzione. »
Tutti e tre firmarono e Ruffo dopo di loro.
Inoltre, Micheroux che temeva con ragione rappresaglie sopra gli ostaggi, e che fra questi aveva un parente ‑ il maresciallo Micheroux volle portare egli stesso questa rimostranza a bordo del Foudroyant. Vi andò, ma tutto ciò che potè fare fu inutile, non avendo giammai Nelson detto a viva voce, e a più forte ragione, non avendo giammai voluto scrivere, che il Re delle Due Sicilie non approvava la suddetta capitolazione e non poteva in fatto dirlo, essendo appena pervenuta a Palermo la notizia di siffatta capitolazione.
Ma per Ruffo l'affare era chiaro, e le lettere che aveva ricevuto dal Re e dalla Regina erano positive a questo riguardo. D'altronde per lui, la muta ma inflessibile Emma Lyonna rappresentava l'odio e la vendetta di Carolina.
Il giorno 25 giugno passò in continui andirivieni dal quartiere generale al Foudroyant, e da questo al quartier generale: Troubridge e Ball, da parte di Nelson, Micheroux da parte di Ruffo, furono gli ambasciatori inutili di questa lunga conferenza. Diciamo inutili, dappoicchè Nelson e Hamilton, ispirati tutti e due dallo stesso spirito, si mostrarono sempre più ostinati a non riconoscere il trattato ed a voler ricominciare le ostilità, mentre il Cardinale si ostinava invece a sostenerlo ed a farlo eseguire.
Allora il Cardinale non volendo essere confuso dai patriotti con i violatori del trattato, scrisse al general Massa, comandante del castello Nuovo, un biglietto di proprio pugno in cui gli diceva che:
« Sebbene egli ed i rappresentanti degli Alleati, tenessero per sacro ed inviolabile il trattato della capitolazione dei castelli, nulladimeno il contro ammiraglio della squadra Inglese non voleva riconoscerlo; e siccome era in libertà delle guarnigioni di avvalersi dell'articolo V della capitolazione, come avevano fatto i patriotti della collina di San Martino, ch'erano tutti partiti per terra, così gli faceva questa partecipazione, affinchè sulla considerazione che in mare comandavano gl'Inglesi, le guarnigioni potessero prendere quella risoluzione che meglio loro piacessero. »
Il Cardinale sperava in tal modo salvare i repubblicani, ma, per sventura, costoro ritenevano Ruffo per loro più crudo nemico, e credettero che la proposizione fattali nascondesse qualche inganno, cosicchè, invece di accettare tale offerta, Massa rispose la seguente lettera:
«LIBERTA, EGUAGLIANZA
« Il generale Massa, Comandante
di Artiglieria e del castel Nuovo. Napoli... messidoro, anno settimo
repubblicano.
« Alla vostra lettera noi abbiamo dato quella interpetazione che si meritava. Fermi però nei nostri doveri, osserveremo religiosamente gli articoli del trattato convenuto, persuasi che un eguale impegno debba tenersi da tutti i contraenti che vi sono solennemente intervenuti. Del resto, noi non sappiamo essere nè sorpresi, ne intimoriti, e riprenderemo l'attitudine ostile quando avvenga che voi ci costringerete violentemente. Intanto, essendosi la nostra capitolazione dettata dal comandante di S. Elmo, voi disporrete nel momento una scorta, che accompagni il nostro incaricato fino a quel forte, per conferire con quel comandante Francese, e darvi quindi una risposta più precisa.
« MASSA
Ruffo fece quanto chiedeva Massa; ma, non volendo ad ogni modo entrar per niente nella violazione del trattato, risolvette d'operare in pieno giorno e scrisse a Nelson questa lettera, o piuttosto gli significò quanto segue [*1] :
« Se lord Nelson non vuole riconoscere il trattato della capitolazione de' castelli di Napoli, al quale, fra gli altri contraenti, intervenne solennemente un uffiziale inglese a nome del Re della Gran Brettagna, resta a lui solo tutta la responsabilità; se va impedita l'esecuzione di tal trattato, il Cardinale F. Ruffo rimetterà il nemico nello stato in cui si trovava prima del trattato medesimo; finalmente ritirerà le sue truppe dalle posizioni posteriormente occupate, e si trincererà con tutta la sua armata, lasciando che l'Inglesi colle proprie forze, vincano il nemico ».
Quest' ultimatum pose Nelson in un
gran imbarazzo. Non aveva che poca truppa da sbarco. Ritirandosi il Cardinale,
ei non poteva dunque far nulla. Fu quindi tenuto un consiglio tra lui, sir W.
Hamilton e Emma Lvonna, in cui si risolvette di sorprendere la sua buona fede
con un equivoco.
Lasciamo alla posterità la cura di trovare la parola per giudicare l'ammiraglio il ministro e la donna che non temettero, sia per servire la loro vendetta particolare, sia per saziare gli odi reali, di far uso di un simile sotterfugio.
Ecco parola per parola, la lettera di sir William Hamilton al Cardinale Ruffo. Non c'è da ingannarsi: essa è in francese.
«A bordo del Foudroyant; nel
golfo di Napoli, 26 giugno 1799
« Eminenza,
« Milord Nelson mi prega di assicurare all'Eminenza Vostra ch'è risoluto a non far nulla che potesse rompere l'armistizio che vostra Eminenza ha accordato ai castelli di Napoli.
« Ho l'onore ecc. « W. HAMILTON ».
Ma, aspettate, ecco alcune linee in lingua italiana, che imbrogliano la faccenda anzichè chiarirla.
La lettera fu recata al Cardinale, dai soliti messaggieri di Nelson ‑ i capitani Troubridge e Ball.
Il Cardinale però, chiese loro una dichiarazione personale, tanto in nome dell'ammiraglio che nel loro proprio.
Scrissero allora gli otto versi qui appresso
I Capitani Troubridge e Ball
hanno autorità per la parte di Milord Nelson di dichiarare a S. Eminenza che
Milord non si opporrà all'imbarco dei Ribelli e della gente che compone la
guarnigione dei Castelli Nuovo e dell'Ovo.
Il Cardinale invitò i due deputati a
firmare; ma Troubridge ricusò, adducendo che, con la lettera del 24 giugno, era
autorizzato a trattare per le faccende militari, ma non per gli affari diplomatici.
Or ecco l'equivoco: milord Nelson non si opponeva all'imbarco dei ribelli, ma una volta imbarcati, li prendeva e li consegnava a Sua Maestà il Re delle Due Sicilie.
Veramente la penna cade dalle mani vedendosi costretta a scrivere simili cose!
Disgraziatamente queste cose contestate a Coco, a Colletta, a Botta, i quali si contentavano di raccontare senza pruove, non possono più essere contestate a noi che abbiamo i documenti tra le mani e che possiamo farli autografare con le loro illustre firme.
Il Cardinale volle togliersi qualunque responsabilità. Incaricò quindi Micheroux di accompagnare i due capitani ai castelli, per concertare con i generali repubblicani l'esecuzione degli articoli convenuti.
Due ore dopo, Micheroux tornò e narrò al Cardinale che, grazie al cielo, tutto era stato conchiuso amichevolmente e di comune accordo.
Lo stesso giorno fu posto in esecuzione il trattato. Gl'inglesi fecero sbarcare un centinaio di soldati di marina, e, dopo che i repubblicani si furono imbarcati, presero possesso del castello Nuovo, della Darsena e del Palazzo Reale.
La consegna del castello dell'Uovo fu fatta nello stesso tempo di quella del castello Nuovo, al brigadiere Minichini.
Fu redatto un processo verbale di questa consegna, firmato dal brigadiere Minichini e dal comandante l'Aurora.
Il Cardinale fu così contento di questa soluzione, che credeva seria, che il 27 al mattino si recò nella chiesa del Carmine, con tutta la pompa degna della circostanza e vi cantò un Tedeum.
Dopo di che, scrisse al contro ammiraglio Nelson ed Sir William Hamilton, porgendo loro i più sinceri ringraziamenti per aver voluto rendere l'intera tranquillità alla sua coscienza, circa il trattato.
Hamilton, sempre in francese, rispose la seguente lettera :
« A bordo del Foudroyant, il 27 Giugno 1799.
« EMINENZA
« E’ con gran piacere che ricevo il biglietto di Vostra Eminenza. Siamo tutti egualmente travagliati per il vera servizio di S. M. Siciliana, e della buona causa. Hanvi, secondo i caratteri, vari modi di esprimersi. Grazie a Dio, tutto cammina bene e posso assicurare all'Eminenza Vostra che Milord Nelson si congratula della decisione da lui presa di non interrompere le operazioni dell'Eminenza Vostra, ma di assisterla con tutti i suoi poteri per terminare la faccenda che V. E. ha finora così ben condotta nelle molte critiche circostanze nelle quali Vostra Eminenza s'è trovata.
« Milord e me saremo troppo felici se avrem potuto contribuire un tampoco al servizio delle LL. MM. Siciliane, ed alla tranquillità dell'Eminenza Vostra.
« Milord mi prega ringraziare V. E. del suo biglietto e dirle che prenderà le dovute provvidenze al proposito.
« Ho l'onore ecc. ecc.
« Umilissimo ecc.
« W. HAMILTON ».
I nostri lettori hanno avuto sotto gli occhi le lettere della Regina Carolina e del Re Ferdinando al Cardinale. Hanno veduto quali ardenti proteste di eterna riconoscenza contengono queste lettere.
Vogliono essi conoscere in qual modo traducevasi questa riconoscenza ?
La seguente lettera di sir William Hamilton, in data del medesimo giorno, ne darà loro un idea.
« A bordo del Foudroyant, Baja di Napoli, 27 giugno 1799 »
« Caro Mio Signore,
« Vostra Eccellenza avrà veduto dall'ultima mia lettera che le opinioni tra il Cardinale e lord Nelson non vanno mica d'accordo. Però, dopo buone riflessioni, lord Nelson mi autorizzò a scrivere a Sua Eminenza, ieri mattina, presto, per accertargli che non farebbe nulla per rompere l'armistizio che Sua Eminenza avea creduto conveniente conchiudere coi Ribelli racchiusi ne' castelli Nuovo e dell'Uovo ‑ e che la Signoria Sua era pronta a dargli ogni assistenza cui la flotta posta sotto il suo comando, fosse capace, e che Sua Eminenza credesse necessaria per il buon servizio di S. M. Siciliana. Ciò produsse il migliore effetto possibile. Napoli era stata sottossopra nel timore che Lord Nelson rompesse l'armistizio; ora, tutto è calmo. Il Cardinale ha concertato coi capitani Troubridge e Ball che i Ribelli de' castelli Nuovo e dell'Uovo, vengano imbarcati questa sera, mentre 500 marinari saranno fatti scendere a terra per andare a guarnigionare i due castelli, sopra i quali, la Dio mercè, sventola ora, la bandiera di S. M. Siciliana, mentre le bandiere della Repubblica, corta vissuta, stanno nello stanzino del Foudroyant, dove, lo spero, la bandiera francese che sventola ancora sopra Santelmo, andrà a raggiungerle. Eravamo nella lancia di lord Nelson allorchè i marinai sono sbarcati all'uffizio della Sanità. La gioia del popolo era eccessiva. I colori napolitani ed inglesi erano inalberati alle finestre, ed allorchè prendemmo possesso de' castelli, fu in tutto Napoli, un immenso feu de joie, e quando sopravvenne la notte, una immensa illuminazione, come la prima notte. Finalmente, ho grande speranza che la venuta qui di lord Nelson, tornerà di molto utile alle LL. MM. Siciliane. E’ stato necessario che io m'interponessi tra il Cardinale e lord Nelson, se non tutto sarebbe andato perduto sin dal primo giorno, ed il Cardinale mi ha scritto per ringraziare a me siccome a sir Hamilton[*2]. L'albero dell'abominio, di rimpetto il Palazzo reale, è stato gettato a terra ed il berretto rosso strappato dalla testa del Gigante. Il capitano Troubridge è andato a terminar questa faccenda ed i ribelli che sono a bordo delle polacche, non possono muoversi senza un passaporto di lord Nelson. Caracciolo e dodici altri di quegl'infami ribelli saranno fra breve dati in mano a lord Nelson. Se non m'inganno, saranno spediti cautamente in Procida onde essere colà giudicati, ed a misura che saranno condannati, essi ritorneranno qui, per esservi eseguita la loro sentenza. Caracciolo sarà probabilmente impiccato all'albero di trinchetto della Minerva, dove rimarrà esposto dall'alba fino al tramontar del sole, dappoichè un tale esempio è necessario per il servizio futuro della marina di S. M. Siciliana, in seno alla quale il giacobinismo ha già fatto sì grandi progressi.
« Santelmo, in tutta la notte ha sparato da sette ad otto cannonate. Ci è stato detto che quelle cannonate eran dirette sopra calabresi che avean fatto prigionieri alcuni ribelli sotto le mura del castello. Credo che era destinato che cioè, le truppe Russe e le Britanniche riconquistassero Santelmo; però adesso opereremo perfettamente di accordo col Cardinale, abbenchè fossimo, ora sempre dello stesso parere e sentire che eravamo quando arrivammo qui, rispetto al trattato conchiuso da S. Eminenza. Se non si può far esattamente quel che si vuole, si deve agir per lo meglio ; ed è quanto ha fatto lord Nelson; spero quindi che il risultato sarà approvato dalle LL. MM. Siciliane. La condotta di Salandra è tale da convincerci esser desso un uom dabbene, e pien di lealtà, qualunque sieno le sue connessioni.
« W. HAMILTON. »
Il Cardinale era poi accusato dinnanzi alla corte di Palermo ‑ da quegli stessi che erano rimasti tranquilli vicino al Re, che non avevano sofferto niuna fatica, corso niun pericolo, nè in niun modo esposto la loro vita il Cardinale era accusato d'aver lavorato non per Sua Maestà Siciliana, ma per sè stesso, e dicevasi che, per mezzo dell'esercito, tutto a lui devoto, che aveva riunito, voleva far proclamare Re di Napoli suo fratello. D. Francesco Ruffo.
Nelson aveva ricevuto istruzioni al proposito, ed alla prima pruova che confermerebbe i dubbi concepiti da Ferdinando e dalla Regina, Nelson doveva attirarlo a bordo e farlo prigioniero.
E’ ciò incredibile, dopo le proteste di affezione e di riconoscenza colle quali terminano le lettere di Carolina, ma non asseriam nulla senza pruove eccole
Copiamo le due seguenti lettere sopra gli originali di Nelson [*3].
« A bordo del Foudroyant, baja
di Napoli, 28 giugno 1799.
« Mio caro signore,
« Benchè il comune amico Sir William vi scriva pienamente sugli oggetti tutti che ricorrono, non posso trattenermi anch'io dal prendere la penna per dirvi chiaramente che non approvo nessuna delle cose che qui si sono fatte e che vanno tuttavia facendosi; in breve devo dirvi che quando pure il Cardinale fosse un angelo, la voce intera del popolo è contro la di lui condotta; non scorgo altro che piccole e triviali cabale e stolte lagnanze [*4]; le quali nella mia umile opinione, sta che la sola presenza del re, della regina, e del ministero napolitano, può distruggere e sedare in modo da far camminare avanti un Governo regolare, cattivo per non dir pessimo quale è il presente sistema che qui si pone in pratica. Se avessi io seguito la mia inclinazione, la Capitale, sarebbe ancora in uno stato peggiore perchè il Cardinale avrebbe fatto ancor peggio che di non far niente. Pertanto io di nuovo spero ed imploro la presenza delle loro Maestà per la salvezza de' quali io risponderò colla mia testa. Io sarei corso colà col Foudroyant, ma se io lasciassi questo porto, le conseguenze, temo, sarebbero fatali.
« Il Sea‑Horse è egualmente sicuro per le loro Maestà quanto può esserlo questo vascello. Per sempre vostro,
« A Sir John Acton. « NELSON ».
Ecco quella del giorno appresso. E come quella della vigilia, diretta ad Acton; quanto all'ingratitudine vedesi che non lascia nulla a desiderare:
« 29 Giugno 1799
« Mio caro signore,
« Sono impaziente per l'arrivo qui del Re, della Regina e di Vostra Eccellenza. Io le mando un proclama che ho detto al Cardinale di fare pubblicare, avendo Sua Eminenza ricusato di fare stampare alcuna carta.
Il capitano Troubridge sarà questa sera nella città di Napoli con 1300 uomini della flotta, ed io procurerò d'intendermela d'accordo col Cardinale fino aul'arrivo delle Loro Maestà. L'ultimo foglio del Cardinale è che non si arrestasse persona alcuna senza il di lui ordine, che è voler salvare i Ribelli. In somma ieri vi fu un contrasto se il Cardinale debba essere arrestato; suo fratello è gravemente compianto. E invano di tediare Vostra Eminenza, ulteriormente. Procurerò di mantenere le cose passabilmente bene. Risponderò sulla mia testa per la sicurezza delle Loro Maestà. Possa Iddio presto far finire questi disastrosi avvenimenti e mi creda Vostra Eccellenza che sono ecc.
A S.E.
« Sir John Acton « NELSON »
Il Cardinale non fu poco meravigliato, avendo mandato suo fratello a bordo della flotta inglese, di ricevere uno scritto di lui che gli annunciava che l'Ammiraglio lo spediva a Palermo per portarvi la buona notizia della resa di Napoli. Solamente il capitano che ve lo conduceva recava la seguente lettera alla Regina:
« Mando nel tempo stesso a Vostra Maestà, un messo ed un ostaggio ».
Come vedesi, la ricompensa alla sua divozione, non erasi fatta attendere. Ma, per quanto meravigliato fosse della spedizione di suo fratello a Palermo, il Cardinale lo fu ancora di più allorquando ricevette il seguente reclamo:
« All'Eminentissimo Cardinale
Ruffo Vicario Generale
« del Regno di Napoli.
« Tutta quella parte delle guarnigioni che sta in vigore della capitolazione, imbarcata per far vela per Tolone, trovasi nella più grande costernazione. Ella in buona fede, aspettava l'effetto di detta capitolazione, quantunque per precipitazione nell'uscire dal castello non furono gli articoli puntualmente osservati. Ora che il tempo è propizio alla vela, son oggimai due giorni, e non si sono ancora fatti gli approvisionamenti per l'intero viaggio. E con estremo dolore ieri, in sulle ore sette, si videro ricercare dai bordi delle tartane, i generali Manthonnet, Massa, e Bassetti, il presidente della Commissione esecutiva, Ercole e d'Agnese, quello della Commissione legislativa, Domenico Cirillo ed altri individui, come Emmanuele Borga, Piatti e molti altri. Costoro furono condotti sul vascello del comandante Inglese, ove sono stati ritenuti tutta la notte, nè finora che sono le sei del mattino, si veggono ritornare. Dalla vostra lealtà la guarnigione intera attende il rischiaramento di questo fatto e l'adempimento della capitolazione. Dalla rada di Napoli, 29 giugno 1799.
« ALBANESE »
Il Comandante delle truppe inglesi ed il cavaliere Micheroux ricevevano, nel tempo istesso che il Cardinale, una protesta redatta presso appoco negli stessi termini, e firmata con lo stesso nome.
In capo ad un quarto d'ora, Baillie e Micheroux erano presso il Cardinale, ed il Cardinale spediva Micheroux a Nelson supplicandolo di non recare una simile macchia non solo al suo nome, ma alla bandiera inglese.
Esponevagli inoltre che metteva in pericolo la vita dei quattro illustri ostaggi che il comandante del forte Santelmo teneva tra le sue mani.
Ma probabilmente Nelson sapeva come regolarsi col comandante di Santelmo. Fece quindi rispondere al Cardinale che operava secondo la sua coscienza, ed era pronto a render conto delle sue azioni al suo Re ed a Dio.
In f atti, si vedrà che, per parte del Re, aveva carta bianca. Avevagli Iddio dato gli stessi poteri? Ne dubitiamo.
Ecco due lettere di Sir William Hamilton che completano tutte le spiegazioni che si possono desiderare sulla parte che ciascuno ha rappresentato nel terribile dramma. Queste due lettere sono scritte lo stesso giorno. Una, secondo ogni probabilità, verso le ore 10 di mattino, l'altra la sera.
Ambedue sono dirette ad Acton.
« A bordo del Foudroyant, 28 giugno 1799.
« Mio caro signore.
« Ho ricevuto questa mane un plico [*5] del 25 corrente con una lettera di S. M. Siciliana per lord Nelson al quale nell'istante l'ho consegnata. Noi siamo di opinione che senza la presenza di Sua Maestà, la confusione andrà aumentando nè verun governo sarà ristabilito. Desidereremmo che il Re, la Regina e Voi venghiate subito, perchè in pochissimi giorni il punto materiale ed essenziale del Governo potrebbe fondarsi e sedersi. Lord Nelson spedisce il cutter Lord‑St.‑Vincent per informare le Loro Maestà che il Sea‑Horse si porrà alla vela questa sera per Palermo, per essere colà alla disposizione delle LL. MM. e crede Lord Nelson che questa fregata si potrebbe portare qui con sicurezza e speditezza . . . . . . . . . Ma se a ciò si determinano, conformandosi alla nostra richiesta e al nostro desiderio, siamo di ferma opinione che le medesime Maestà loro, si ricollocheranno sul loro trono di Napoli con dignità e speditezza: quando, lasciando le cose nel presente stato di mistero in cui si trovano, sa Dio solo quando e come termineranno.
« Lord Nelson rilevando che S. M. Siciliana ha totalmente disapprovato quanto ha fatto il Cardinal Ruffo in contraddizione alle sue istruzioni, relativamente ai ribelli de' castelli, e quei ribelli avendosi tuttavia a bordo di 12 o 14 polacche ‑ .... lord Nelson s'è creduto sufficientemente autorizzato ad impadronirsi delle polacche ed a farle ancorare in mezzo alla squadra britanica, dove rimarranno a disposizione di S. M.... ».
Lord Nelson, dunque, aveva mantenuto la parola data al Cardinale. Non erasi opposto all'imbarco della guarnigione, ma la guarnigione una volta imbarcata, si vede che cosa ne aveva fatto.
Ciò è qualche cosa che sorpassa di molto la celebre fede punica tanto rimproverata a Cartagine.
Sir William Hamilton continua:
« . . . . . . . . . . . Gli affari non potevano andar peggio per le LL. MM. Siciliane di quel che andavano prima che si fosse venuto a questa risoluzione. Nella nostra mente è questo stato necessarissimo per il decoro delle LL. MM. Ho luogo da credere che avevamo Cirillo e tutti i più rei a bordo delle polacche e che il colpo sarebbe stato totalmente inaspettato e così sarà l'arrivo qui delle loro Maestà e di Vostra Eccellenza, qualora siate voi risoluti come noi ardentemente e sinceramente lo desideriamo. In questa stagione quel viaggio sarà una partita di piacere, potendo le LL. MM. far eseguire ciò che desiderano e conviene alla loro salvezza, importando indi far ritorno a Palermo prima che sia il pubblico informato della loro partenza. Scusate la confusione di questa lettera ; siamo tutti in una fretta ed inquietudine mortale.
« A S.E.
« Sir John Acton
Di Vostra Eccellenza ecc. «W. HAMILTON.
Ora, ecco la lettera della sera.
Spiegherà il consiglio tenuto nella sera del 27 per arrestare il Cardinale.
«A Bordo del Foudroyant, baja
di Napoli, 28 giugno 1799.
« Signore,
« Carpisco l'occasione di un battello che si porta in Palermo per informare l'E. V. che l'essere calati i soldati della marina Brittannica a guarnigionare i castelli Nuovo e dell'Uovo, ha prodotto un ottimo effetto, essendosi calmati gli animi del popolo di Napoli, sola classe che può dirsi realmente e veramente attaccata al suo sovrano; e certamente spargerà il suo sangue in ogni incontro per la buona causa.
« Se io volessi dire ciò che sento della condotta del Cardinale e degli incoraggiamenti dati a coloro che si sono palesemente dimostrati come giacobini ed impiegati e di quelli che attualmente servivano nell'artiglieria coi Repubblicani, non finirei la mia lettera ‑ che Sua Eminenza è governata dal Padre Severino e da altri i di cui principi sono ben noti per essere antimonarchici, che ogni protezione vien data a Napoli alle nobili famiglie distintissime nemiche di S. M. Siciliana, ecc. ecc.
« I Capitani Ball e Troubridge hanno ieri avuto delle conferenze col Cardinale per il metodo da tenersi per attaccare il castello Santelmo, ma tutto fa confusione e differenza di opinioni, cosicchè niente fu stabilito. In breve, Lord Nelson sulle prime non essendo stato interamente dell'opinione del Cardinale, continua a far lo stesso; ma non ricusa qualunque assistenza che creda di poter essere di servizio alla sua Maestà.
« In somma tutto sarà confusione se qualche Governo regolare non si stabilisce prestamente.
« Il battello non si trattiene di più, laonde non posso dirle altro; ma questa sera, quando spedirà lord Nelson, vi scriverò lungamente.
« A S.E.
Il Cav. Acton.
« W. HAMILTON »
Micheroux non trovò dunque Nelson punto disposto a tornare sul già fatto.
L'ammiraglio ricusò qualunque spiegazione riguardo ai difensori dei forti, contentandosi di dire che aveva gli ordini del Re al loro riguardo, e che spettava al Re solo a decidere della loro sorte.
Il Cardinale scrisse la sera stessa a Palermo per dare la sua demissione da Vicario Generale.
Due lettere della Regina che avremo occasione di citare, daranno la pruova non solo che questa demissione fu data il 28 nella sera, ma rinnovata pochi giorni dopo.
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[*1] Abbiamo la fortuna che non ha avuto niuno dei nostri predecessori, di poter camminare guidati da documenti originali. Niun lato del gran dramma napoletano non resterà dunque oscuro agli occhi dei nostri lettori.
[*2] Così nell'originale; però, crediamo che Sir W. Hamilton, accecato, da un odio stupido, abbia inteso parlare di Lady Emma.
[*3] Possediamo alcune lettere di Nelson, le quali mancano alla collezione pubblicata In Inghilterra.
[*4] ) Nelson chiama meschine e triviali cabale l'insistenza del Cardinale per far rispettare il trattato, e folli lagnanze i reclami dei patriotti che, essendo venuti a patti, colle condizioni di avere la vita, le proprietà, e la libertà garentite, non vogliono invece essere impiccati.