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CARLO DE NICOLA DIARIO NAPOLETANO |
GENNAIO
1800
Addí primo del 1800. Son partiti questa mattina i
cinque legni di guerra Moscoviti ch'erano nella nostra rada, non so per quale
destinazione.
Questa sera vi è stato per la città
uno sparo uguale presso a poco a quello della notte di Natale, ma solo nella
prima ora. Ciò dimostra che la popolazione ha dati segni di ringraziamenti
all'Altissimo, per averla salvata da quell'abisso in cui nel terminato anno
avevala gittata la rivoluzione.
Addí 2. I vascelli Moscoviti son
partiti per la volta di Malta, che va ad essere stretta.
Essendo tornata da Palermo la
signora M. Giuseppa Targiani, ha detto, che nel congedarsi da S. M. la Regina,
le domandò che dovesse rispondere a chi le chiedesse notizia del ritorno delle
M. LL. La risposta che n'ebbe fu, direte, che tra altri due mesi sarò in
Napoli.
Si dice che il principe di
Castelcicala vada in Londra per ambasciadore, ed il duca d'Ascoli in Danimarca,
sarebbero i di e segni aduta. Avendo il Re dichiarato suo consigliere di Stato
un fiorentino di cognome Seratti, si scrive da Palermo, che sia questi
designato per successore del generale Acton, quando avessimo la disgrazia di
perdere questo soggetto. Seratti però è pìù vecchio del generale Acton.
Addí 3. Erano molti giorni che non
si sentivano giustizie. Ieri il Consiglio subitaneo condannò a morte due
soldati rei d'insuburdinazione. Quest'oggi son passati in cappella per
eseguirsi domani i seguenti: sacerdote d. Marcello Scotti; d. Giuseppe
Cammarota; d. Nicola Ricciardi e d. Giacomo Antonio Gualzetti, noto per le sue
opere teatrali. Vi è chi crede che martedí vi sarà un'altra esecuzione, dopo la
quale cesseranno; ma io non so vederne l'apparenza.
Il termine a difesa che dovea darsi
ieri per la causa dei Cavalieri di Città, non fu dato perché noli finito ancora
il processo, né i quattro soggetti, cioè de Marco, Spinelli, Corradini e
Simonetti erano stati fino ad ieri interrogati ancora.
Addí 4. Si è eseguita quest'oggi la
condanna dei quattro che ieri notai; ma vi è stato un poco di rumore in mezzo
alla piazza del Mercato, perché dopo terminata la seconda esecuzione, si è
inteso un colpo di pistola, che ha posta la gente in attenzione, e la truppa si
è posta in armi, e si è stretta insieme. Ma come niuno si è mosso, cosí niente
è successo di disordine. Meno di questo, tre o quattr'anni sono, quando la
prima esecuzione fu fatta al largo del Castello di rei di Stato, fece succedere
un disastro terribile colla morte di più persone, perché la truppa cominciò a
far fuoco. Si può dire che questa è stata la prima esecuzione succeduta con
disturbo, giacché tutte le precedenti sono riuscite quietissime, non ostante di
essersi eseguiti soggetti di riguardo.
Il duca di s. Valentino è stato
chiamato dalla Giunta di Stato, ed interrogato dal consigliere Speciale per
Colobrano. Gli domandò Speciale se avesse inteso Colobrano predicare o
proclamare in publico. Valentino rispose non averlo inteso, né aver da altri
inteso dir cosa simile. Speciale soggiunse, avvertite a dire il vero, perché vi
sono le castella. E Valentino replicò, mi fareste un piacere a mandarmici
perché mi riposerei dalle fatiche e cure che soffro in servizio del Re. Disse
cosí, perché ha il detto duca, l'incarico del vestiario di tutto l'esercito che
sì sta formando. Speciale a tal ripigliata disse, so che siete un fedel suddito
del Re, ma non dovete occultare quello che sapete; e Valentino tornò a
replicare, giusto perché sono un fedel servitore del Re, devo manifestare
quello che so, e come sarei parato a palesare se sapessi i traditori suoi, cosí
devo rendere giustizia all'innocenza dei suoi fedeli sudditi. Cosí fu distesa
la sua deposizione, e terminò l'interrogatorio.
Quest'oggi una ragazza di anni
quattordici, essendosi sgravata segretamente, per nascondere la sua debolezza,
ha involto il parto in alcuni panni e lo ha gittato in una loggia vicina, non
ha misurata bene la distanza, e la infelice creatura è caduta al basso e si è
schiacciata sul suolo. La madre sento che sia agli estremi di sua vita. Quale
orrore, ed a che conduce un momento di debolezza.
Il Governo, o per meglio dire, il
direttore di Finanze d. Giuseppe Zurlo, cerca tutte le vie per produrre
malcontento. L'appuntamento delle quattro Ruote avea disposto, che le botteghe
pagato avessero in contanti l'importo della pigione ai padroni di casa. Questa
mattìna con editto si è ordinato che gli affittatori di tali botteghe pagar
debbono per tutto il giorno 15 in contanti, portando il contante al Banco, e
facendo la fede in effettivo con la condizione di non pagarsi al padrone se non
costi di essersi pagata la Regia decima.[*1] Quanti ne disgusta con un tratto
di penna un tale editto, non è chi Don lo vegga.
Addí 5. Non fu altro quello che al
Mercato accadde, se non una botte che sì sfondò, mentre vi era la gente sopra,
che ne aveva formato un palco per sodisfare la barbara curiosità di chi va a
vedere simili spettacoli. Ciò cagionò della mossa per cui la truppa diede l'allarme,
ed uscí dal castello il comandante della Marra, che dovette essere spettatore
della morte sulla forca di suo nipote Ricciardi.
Addí 6. Quest'oggi niuno accidente
di rimarco vi è accorso. Il cambio continua al 55 per %, si aspettano
provvedimenti pei Banchi ma non se ne veggono le opportune disposizioni.
Continuano a sentirsi dei furti per
la città. Questa sera circa le ore due della notte, secondo l'orologio
d'Italia, è stato assalito un galantuomo nel vico al disopra la parrocchia di
s. Liborio, e gli hanno levati due orologi; com'era per tempo e la gente
traficava, i ladri sono fuggiti, e sono stati anche inseguiti.
Addí 7. L pervenuta al principe del
Cassero Real carta in ordine alla causa dei Cavalieri della Città, nella quale
si leggono le seguenti espressioni:
« Essendo questa causa
interessante, e che porterebbe lo sconvolgimento di molte famiglie, crede il Re
che la Giunta di Stato nel decidere si unisca colla Giunta del Governo, però
che diano il voto i soli togati: ma qualunque sia la decisione, non si dia
alcuna esecuzione, riferendosi alla M. del Re, che farà uso della Reale. clemenza ».
Altro dispaccio è anche pervenuto col quale S. M.
aggrazia tutti coloro che sono stati ascritti alla Guardia attiva, anco quei
delle quattro prime compagnie, ai quali bensí ordina che non possono essere
impiegati in qualunque carica. Si riserba col dispaccio med.o S. M. di
publicare altre grazie, decisa che sarà la causa dei Cavalieri di Città.
Addí 8. Novità non abbiamo, ma se
ne aspettano. Si dice che saranno allontanati dalla Corte, Castelcicala che si
manda Ministro a Londra, Ascoli in Danimarca, Belmonte non so dove. Si dice che
il direttore di Giustizia, Emmanuele Parisio, torni in Sicilia, e suo
successore chi designa il vicepresidente del S. C. d. Michele Jorio, e chi il
direttore di Polizia, d. Antonio La Rossa, a cui si dà per successore nella
carica il caporuota criminale d. Matteo La Fragola.
Mi si dice che lettera di S. M. il
Re alla Mesagne, faccia sapere che il suo ritorno in Napoli non sia per ora, e
che sarà forse dopo un viaggio che si pensa fare in Germania.
Alle ore tre di notte è stato
assalito questa sera d. Ignazio Gugliani da tre persone nell'ingresso della
strada che dal pontone di Maddaloni va verso la chiesa delle Pentite. Gli hanno
levato il portafogli, l'ombrella di seta, il cappello, e i fazzoletti, la
scatola per tabacco, ed una boccettina d'argento per odore.
Addí 9. La notizia della promozione
di d. Antonio La Rossa e La Fragola, si va dicendo sicura. Girano biglietti
d'invito della deputazione Regia per Te
Deum da cantarsi in s. Chiara domenica per la nascita del Re, che soleva
cantarsi nella chiesa di s. Lorenzo, quando ivi era il Tribunale di Città.
Girano per lo stesso giorno biglietti pel Te Deum nella Real cappella, con intervento del luogotenente principe
del Cassero.
Si dice eletto Pontefice il Card.
Bellisono già vescovo di Cesena, e che se ne sia scritto all'Impero e alla
Spagna. Questi sarebbe eletto dal partito di Braschi.
Addí 10. Bassetti ha tentato
fuggire dal castello del Carmine, e gli era già riuscito di slegarsi, quando se
ne sono accorti. Il castellano La Marra disse, che se fosse seguita la sua fuga
si sarebbe tirato un colpo di pistola alle tempia.
E' venuto dispaccio da Palermo col
quale il Re dice, che gli uffiziali che nella formazione del nuovo esercito
resteranno disimpiegati per aver servito sotto il Governo rivoluzionarlo,
saranno abilitati a poter andare a servire nell'armata Russa all'impresa di
Malta, purché non abbiano combattuto contro le armi Reali, e non siano dei
principali ribelli. Altro dispaccio è pervenuto al S. C. col quale il Re vuol
sapere per ordine di chi, e con qual autorità siasi unito nelle quattro Ruote
per fare la decisione dei pagamenti in contanti.
Addí 11. Grandi novità si aspettano
nella giornata di domani. L'indulto, la demonetazione delle carte di Banco, la
riforma e promozione dei Tribunali, ed altre grazie. Credo che niente vi sia,
ma intanto moltissimi son corsi a levarsi quest'oggi le fedi di credito, per
timore di non perderle domani.
Si dice sicuramente che siano
partite da Napoli per Palermo persone incaricate per andare a dire al Re, che
la sua persona in Napoli è più che necessaria, se non vuole che accada qualche
disordine. Il cambio sempre gravoso reso ormai gravasissimo, il popolo
malcontento perché in niente sollevato, il Governo inoperoso e diviso, possono
essere tutte le cause di rumori.
Addí 12. Niente di quanto
aspettavasi, d'indulto, grazie, e promozione. La festa solo è stata
allegrissima e brillante pel concorso della gente, ed è durata quasi fino a
giorno. Dalle castella si è fatta la salva ad ore 23.
Addí 13. P stato ammazzato nella
scorsa notte d. Libero Leone verso la strada di s. Giuseppe dei Ruffi con un
colpo di fucile, ma non si è trovato rubato. Egli era ispettore di Polizia, si
vocifera che sia stato ucciso per una inquisizione che stava prendendo. I furti
e gli assassinii per la città sono frequentissimi.
Addí 14. Comincia, per quanto si
dice, a publicarsi l'indulto, essendo andato alla Giunta dei presidenti il
dispaccio col quale S. M. accorda il perdono a tutti coloro che si ascrissero
nelle prime quattro legioni della guardia civica. Il dispaccio che notai esser
venuto per la causa dei Cavalieri di Città, non è nei termini che trascrissi ma
nei seguenti:
« Informato il Re della condotta e
del carattere di coloro che componevano la Città nell'anno 1799, per dare gli
attestati della sua clemenza, vuole ed ordina, che la Giunta di Stato proponga
la di loro causa nella Giunta di Governo. Ben inteso di essere Sua volontà, che
votino decisivamente in detta causa tutti coloro che sono togati; e ben'inteso
altresì che la decisione non si esegua, ma si riferisca a S. M. per sentirsi le
ulteriori Sovrane determinazioni ».
Addí 15. Con esultazione universale
si è questa mattina inteso che la Giunta di Stato nelle decisioni fatte nella
scorsa notte, avea dichiarata l'innocenza del presidente d. Ilario Pirelli,
avendolo posto in libertà con la formola liberetur
et absolvatur. L'uomo da bene è dì tutte le famiglie. Ciascuno ha inteso
piacere come gli appartenesse per parentela la persona di questo degno
ministro. Possa la clemenza del Re reintegrarlo insieme coll'ottimo marchese
Rosa, e conte Paternò.
Ecco le altre decisioni tutte fatte
Della stessa notte. Condannati alla forca i seguenti: Allegro Alò[*2], Mazzola, e P. Ciccone. A vita
deportato, Vincenzo Russo. Per anni sette Nobile e s. Giacomo[*3]. Per anni 10 Giambattista Cupola,
Luigi Cupola, Lorenzina Carlina, Francesco Ferrara. Assoluto e posto in libertà
d. Ilario Pirelli.
Addí 16. Varie storiette si dicono di furti sortiti
anche di giorno, fra le altre si racconta rubata una carrozza coi cavalli ad
ore 19 dinanzi alla chiesa del Purgatorio. Stava là fermata quando si
accostarono due uffiziali, ed uno di essi domandò al cocchiere se quella fosse
la carrozza del tale, nominando il padrone, rispose il cocchiere di si, onde
l'uffiziale disse: « va che il padrone ti aspetta entro la porteria di s.
Nicola a Nido per consegnarti uno scatolo che ha ricevuto >>. Il
cocchiere fece difficoltà di lasciare la carrozza, e l'uffiziale disse al
compagno: « d. Giacomo restate voi un momento avanti i cavalli, quando va e
torna ». Il cocchiere fece nuove difficoltà, dìeendo « che la carrozza poteva
essere afferrata da altra, e i cavalli potevano muoversi. Quel signore non
potrebbe ripararli ». L'uffiziale finse montare in collera ed andarsene,
dicendo «che non gli importava di lui, né
del padrone, e che per fare a
questi un piacere non voleva altercare con lui ». Il cocchiere cosí s'indusse a
scendere, a lasciare la carrozza in custodia all'altro uffiziale, e ad andarne
ove quel primo gli avea detto. Andò, non trovò il padrone, e l'uffiziale gli
disse: << se ne sarà andato, non volendo aspettare >> e licenziò il
cocchiere, che tornato ove avea lasciata la carrozza, non più trovolla. Questo
fatto misi dice con tanta sicurezza quanto nel giorno stesso andò l'informo al
monastero di s. Nicola, per sapere chi fosse stata chiamata la mattina alla
grata. lo non lo credo.
Di sicuro poi avverto che questa
mattina un galantuomo, che fu dirubato ieri sera, passando pel quartiere dei
Realisti che sta all' Ospedaletto, ha riconosciuto uno dei ladri tra quei
Realisti, e l'ha inteso altercare con due soldati di Polizia sul furto a lui
fatto, non l'ha piú perduto di vista, e colta l'opportunità di una pattuglia di
cavalleria, ha fatto arrestarlo; non ha mancato il ladro d'impugnare le armi.
Pel dispaccio venuto pel furto
commesso in persona del sagnatore di Corte, d. Matteo Finelli, molle
carcerazioni si son fatte, avendo premura il giudice del quartiere di non
pagare con la sua borsa, come il dispaccio ordina che si faccia, non trovandosi
i ladri.
Si scrive da Palermo che in Napoli
vi sia stata commozione cosí grande, che il Luogotenente fosse per fuggirsene;
voci tutte per allontanare la venuta del Re.
Il principe ereditario avendo
mandata incombenza al dipintore Celebrano, che gli comprasse alcuni pastori pel
presepe, gli mandò alcune fedi di credito, dicendogli che le cambiasse al 15
per % quanto in Napoli, correva l'aggio, e del ritratto ne comprasse i pastori.
Ciò fa vedere che al Re si occulta che l'aggio è corso e corre al 60 per %.
Sono stati carcerati nuovamente il
principe di Ottaiano, il figlio di Arianiello, ed un tal Gambardella. E’ stato
liberato all'incontro il principe di s. Severo. Si sono posti in cappella due
dei condannati coll'ultima decisione, cioè, Mazzolla e Ciccone. Quel tale di
cognome Alò, sento non esser vero che sia stato fra i condannati.
Addí 18 sabato. Sono stati eseguiti
quest'oggi, Mazzola e Ciccone.
Frammarino è venuto per chiedere
viveri dei quali ci è in Roma scarsezza infinita, e la truppa ne cominciava a
mormorare. E' stato sospeso, e richiamato in Napoli d. Carlo Pedicino,
assessore di Mons. Ludovici, si dice perché imputato di estorsioni. In di lui
luogo si è destinato l'avvocato dei poveri della G. C. d'Ambrosio.
Addí 19, domenica. La giornata di
oggi non ci ha somministrata notizia alcuna.
Addí 20 lunedí. Vi è stato
quest'oggi Consiglio subitaneo nel castel Nuovo, ed è stato condannato a
perdere la testa d. Peppino Ruggiero, giovane di anni 23, che fece da aiutante
a Moliterno, e ricevette i Francesi in s. Elmo. Si è eseguito ad ore cinque di
notte al lume di torchi accesi nella piazza di s. Barbara, entro al detto
castello. Si dice morto incontrito, perché tra lo breve spazio che nei Consigli
subitanei passa tra la condanna e l'esecuzione, egli ha declamato sempre che
dovea morire nel fiore della sua età, lasciar moglie e figli, senza vederli.
Che tremende memorie sono queste per la posterità.
Addí 21. Si dice esser venuto altro
dispaccio che ordini dover essere terminate tutte le cause di Stato per la fine
del mese. Lo credo meno di quello che si dicea per la giornata dei 15.
Il popolo sempre lo stesso, aspetta
come una festa la giornata dei 29, in cui dice che vi saranno esecuzioni per
tutto Napoli. Oggi ricorre l'anniversario dei nostri guai, se vogliono questi
contarsi dall'entrata delle armi francesi entro Napoli.
Nuova briga tra soldati e birri vi
è stata quest'oggi, che si è estesa al solito per tutta la città.
Sono imbarcati questa sera
moltissimi altri rei di Stato, tra i quali d. Tommasino Susanna, ch'era
benemerito della Corte, impiegato nella Nunziatella, ed avea il grado di
capitano.
E' tornato in Regia Camera il
ministro d. Domenico Martucci, ed ha preso il luogo di presidente decano.
Questa novità indica che la Giunta di Governo è inoperosa, altrimenti il
segretario di quella non sarebbe tornato all'antica carica di presidente di
Camera.
Addí 23 giovedí. La briga tra
soldati e birri cominciò con una rissa, e questo è il solito.
Si è veduta trasportare una persona
in mezzo al soldati, si è detto che fosse un reo di Stato trovato non so dove.
Avea l'aria di persona civile; il popolo esultava, gittando le solite grida di
« viva il Re» e gittando i cappelli per aria.
Il Governo non avverte che il
popolo sempre piú insolentisce, cerca le occasioni di cominciare da capo i
saccheggi, guarda da alto in basso i galantuomini, e publicamente dice, che
giamberghe non devono restarne. E arrivato anzi a dire, che devono ora fare un
poco di complimento ai Regalisti, avendone bastantemente fatto ai Giacobini.
Mentre tutto ciò è visibile agli occhi di tutti, si vede il Governo occupato
unicamente al castigo dei rei di Stato, e niente prender cura del Lazzarismo,
il quale si è maggiormente ingigantito nel vedersi assoluto dai saccheggi e da
ogni delitto commesso. Anzi a coloro che hanno seguita l'armata si è fatta
l'assoluzione anche dei delitti precedenti, ecco la lettera del dispaccio:
« Volendo il Re far sempreppiù uso
della sua Real clemenza, si è degnato accordare il perdono dei delitti commessi
da tutti quelli che con lode seguirono le armate Cristiane, e si unirono alle
medesime prima della fine del passato mese di maggio; eccettuando soltanto da
un tal perdono i delitti di lesa Maestà divina ed umana, il parricidio,
venificio, falsa testimonianza in causa di morte, falsificazione di moneta e di
fedi di credito, e finalmente falsificazione in atti publici: con dichiarazione
che coloro i quali godono di questa singolar grazia di S. M. debbono procurare
di vivere con onestà, ed allontanarsi da ogni delitto, mentre saranno in tal
caso giudicati col massimo rigore delle leggi. Nel tempo medesimo la M., S.
dichiara, che avendo accordato a coloro che hanno servito lo Stato la detta
special grazia, comanda che debbansi dimenticare dai suoi buoni sudditi
qualunque offesa abbiano per lo addietro ricevuta da costoro: mentre Del caso
che per tali antiche offese, si ardirà commettere qualche eccesso anche
leggiero, si procederà contro i trasgressori anche col rigore delle leggi.
Palermo Il gennaio 1800 >>.
Essendo arrivato all'orecchio del
Luogotenente, che si era promossa dal giudice di Polizia, d. Ferdinando de
Bonis, la soscrizione per farsi il mobile a S. M. l'ha proibita, come indecente
e ingiuriosa anzi che no alla Al. del Re. Ciò è piaciuto moltissimo a tutta la
popolazione.
Addí 24 venerdí. Sento scoperta una
nuova cospirazione con essersi trovate le patenti firmate da un tal Garzia, che
si dava il nome di generale, ed un altro che firmava da segretario. Le patenti
avevano in cima del foglio le parole Libertà
o Morte. La dicitura autorizzava il patentato a poter assoldare con la
promessa di ducati sei al mese, e pagare per l'ingaggio ducati quindici. Mi si
soggiunge che una dama primaria somministrasse il danaro. Se questo è vero,
meritano tali persone tutto il se i rigore della giustizia, e niuna
compassione, ma temo non sieno voci per allontanare sempreppiú la venuta del
Re.
La Maestà della Regina ha risposto
obligatamente alle dame di città che l'hanno supplicata del suo ritorno. S. M.
dice che nutre lo stesso desiderio di rivederle.
Il Consiglio subitaneo di ieri
condannò ad anni 15 di deportazione un uffiziale di cognome Correa. La Giunta
di Stato fece anche delle decisioni, ma niuna di morte, solo il cattedratico d.
Marino Guarano, autore di un epigramma fatto a Champion, fu condannato a pena
perpetua. Si è ordinato ai notaj un rivelo di tutte le scritture attinenti ai
rei di Stato confiscati.
Sabato 25. Novità di rimarco non se ne hanno. Si
dice Genova caduta dopo un tradimento scoverto. Si dice Prussia dichiarata per
le armi combinate, pronta ad uscire in campagna con un esercito di 300 m.
uomini. Se si avvera, la Republica madre finirà come son finite le Republiche
figlie. Il Re ha ordinato darsi al barone Farina una delle case confiscate che
sono in Napoli, ed a tutti coloro che si sono ugualmente. distinti, ordina che
una casa si dia, o in Napoli o nel Regno. Il merito positivo del Farina nol so.
Sento altro dispaccio ordinante,
che si riveggano in Napoli tutte le cause decise dai Visitatori in provincia, e
che vi abbia dato occasione un tale di cognorne del Re di Atripalda condannato
a morte dall'assessore Pedicini su di false assertive, che la sorella del
condannato ha smentite con autentici attestati presso il principe del Cassero e
Governo di Napoli, per cui Pedicini è stato sospeso e chiamato. Si dice che a
tal processo abbia preso parte il principe di Avellino nemico del condannato.
Domenica 16. Si è affisso dispaccio
ordinante a tutti coloro che ritengono presso di loro, forse per curiosità non
per sinistra intenzione, proclami, sanzioni, manifesti, tanto sciolti che
ligati formati in tempo dall'abbattuta anarchia dall'intruso, sedicente
Governo, da generali e commissarii francesi, dalle varie commissioni, ed altri
che avessero avuto parte nel citato infame sedicente Governo, di esibirli fra
otto giorni alla Giunta, o al direttore di Polizia per darsi alle fiamme per
mezzo del boia ed in publico.
Lunedi 27. La Giunta quest'oggi ha
condannati Annibale Giordano, Carlo Muscari, Giuseppe Pucci, ed Onofrio Grossi,
alla forca: Sabato Mauro ad anni sette di asportazione. Giordano, costui fu il
primo che s'intese arrestato quando cominciò a sentirsi parlare tra noi di
Giacobinismo, e nella sua casa si teneva Glub sotto il nome di Accademia di
chimica. Fuggí dal castello, indi fu causa prima dell'arresto di Medici, ora si
finge matto nel castello. Muscari era un professore legale Calabrese
riscaldatissimo patriota, e capo di legione. Gli altri due sono due giovani
degl'Incurabili. Sabato Mauro, conosciutissimo medico, lettore di Anatomia,
segnato e sospeso di cattedra dalla Giunta di due anni sono, sotto la
Repubblica fu uno dei medici destinati a riconoscere coloro che non volendo
servire nella guardia civica, dicevano essere indisposti.
Martedí 28. Col pacchetto venuto da
Palermo si è intesa la dimissione di d. Filippo generale Spinelli e del
principe di Ripa, ritirati tutti e due con mezzo soldo. In luogo di Spinelli in
Casa Reale è stato eletto per presidente d. Diego Naselli, al presente Governatore
politico e militare in Roma. Ciò fa credere che sarà richiamato; altri credono
che Roma sarà presidiata dagli Austro‑Russi, e l'armata di Napoli si
ritirerà.
Si dice che il Pontefice sia
eletto, ma non si publichi, perché non volendosi che torni in Roma prima della
pace generale, colui ch'è stato eletto Papa, non intende accettare se non sa
dove e come dovrà essere situato e trattato. Nell'ultimo trattato tra
l'Imperatore Russo e l'Austriaco, il primo ha voluto per patto il doversi
restituire al Pontefice Roma con tutte e tre le Legazioni, che forse
l'Austriaco voleva per sè.
Mercoldí 29. Col pacchetto medesimo
è venuta da Palermo una supplica dell'ottima famiglia del marchese de Rosa
colla decretazione che dice: « avendo presa il Re in seria considerazione la
desolazione della famiglia de Rosa, per la sospensione del consigliere d.
Tommaso, vuole che il Vicario (il principe del Cassero) colla Giunta di
Governo, proponga i meriti, onestà, talenti del cav. d. Prospero de Rosa, per
essere promosso >>. La clemenza del Re spero voglia consolare una cosí
benemerita e virtuosa famiglia, e spero pure che voglia sincerarsi a favore
dell'ottimo suo vassallo marchese de Rosa, il quale sicuramente non pretese, né
desiderò la carica se gli volle dare dai ribelli, che credettero rimunerarlo
per essere stato avvocato dei rei di Stato.
Sono ripartiti questa mattina per
Roma Torrebruna e Frammarino.
Giovedí 30. Si è con dispaccio
ordinato, che i magistrati ad ogni richiesta degli avvocati dei rei, debbono
fare i certificati a difesa.
Si unisce la Giunta di Stato
giorno, notte, e mattina, e non mancano continue carcerazioni: non sono queste
certamente foriere dell'indulto che tanto si aspetta, e tanto si è annunziato.
Per la causa dei Cavalieri di Città, i testimoni non vogliono essere esaminati
dal consigliere Speciale e dal fiscale Guidobaldi, perché costoro li obligano a
dire quello che non sanno. Va a decidersi tutta la causa del corpo di Marina.
Venerdí 31. Si è unita questa
mattina la Giunta di Stato per risolvere come debbano sentirsi i testimoni a
difesa per la causa di Città.
Si dicono torbidi pel cav. d.
Gaetano Ferrante amministratore generale dei beni dei rei di Stato, e sento che
siasi eretta una Giunta per vedere i conti, composta del luogotenente di Camera
marchese Vivenzio, del presidente Suarez, e del presidente di cappa corta Vigo.
Sento poi che avrà per assessore il fiscale della R. Camera, marchese Avena.
Bartolomeo Catapano ha avuto il titolo di marchese.
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