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CARLO DE NICOLA DIARIO NAPOLETANO |
FEBBRAIO
1800
Sabato primo febbraio. Si è inteso
l’arresto del marchese Verrusio e del suo primo aiutante di studio, sarà anche
per la causa della Città.
Quest’oggi doveva esservi esecuzione
per due, cioè Giordano ed un altro, giacchè per altri due deve farsi relazione.
Non so se sia seguita.
Domenica 2 febbraio. I giustiziati
ieri furono i due giovani degl’incurabili, Pucci e Grassi. Per Giordano e Muscari pende la relazione. La scorsa
notte si è introdotta la causa della commissione di Marina, che si è parlata
soltanto. Per la causa dei Cavalieri di Città, si è dato il termine a difesa,
che a tre ore per ognuno monta ad ore 48.
Si sente che carichino Pignatelli,
e che abbiano chiesto ed ottenuto di riscontrarsi le carte di Città dai tempi
della rivoluzione popolare del 1647 e 48, cominciata da Masaniello, e poi
sostenuta dal duca di Guisa, che ideò di stabilire la Republica. La Città
allora, si sostiene che avesse prese le redini del Governo, per resistere alla
turbolenza, e che di quest'esempio si fusse avvaluta la Città del 1798 in 1799.
Mi è pervenuta la intera nota degli
ultimi condannati che trascrivo. A 22 gennaro, d. Marino Guarano, d. Michele
Gicca, d. Aniello Annone, deportati in vita ‑ 27 detto, d. Annibale
Giordano, d. Carlo Muscari, forca, relazione: d. Gaspare Pucci e d. Cristoforo
Grassi, forca, eseguiti: d. Michele Giordano, deportato vita durante: d.
Domenico Niscia, d. Egidio Damiani, lo stesso: d. Giambattista Torricelli, d.
Michele Giordano, padre di Annibale, asportati per 10 anni: d. Sabato Mauro per
anni 7.
Lunedí 3. La causa della
commissione di Marina si deciderà quest'oggi, ossia la seguente notte.
La truppa sta tutta senza soldo, e
il cambio in piazza è al 59. Sento che se ne attribuisca la colpa al Ministro
di Finanza Zurlo, che colla sua facilità richiesto da Palermo a mandare il
danaro di sopravanzo, avesse mandato D/. 300 m. senza farsi i conti suoi, onde
poi siasi trovato in impiccio, perché mancatogli come supplire alle paghe della
truppa e degl'impiegati nelle Segreterie.
Martedí 4. Ecco le condanne degli
uffiziali di Marina fatte nella Giunta di Stato ieri ‑ alla forca, Giovan
Battista de Simone, Raffaele Monternaior, Luigi Grandelais, Andrea Mazzitelli ‑
Emmanuele Borgia relazione ‑ a vita durante, Francesco de Simone,
Alessandro Medici, ma col fiat relatio, Francesco Grutter, Antonio Pritò,
Giovan Battista de Rossi, Pietro Ulba, Giovanni Bausan ‑ per 15 anni,
Ignazio Franzii ‑ per anni 10, Giovan Battista Mastellone ‑per anni
7, Gabriele Maurizio.
Mercoledí 5. Non abbiamo alcuna
novità.
Giovedí 6. La notte scorsa vi è
stata una carcerazione fuori Montesanto, essendo state arrestate sedici
persone, compresa una donna ed un giacchetto. Si è detto essere un ridotto di
gioco, ma l'essere stata impiegata una compagnia di 400 soldati, ha fatto
credere che fusse Glub, ed il popolo poi lo crede di sicuro.
Venerdí 7. Quest'oggi son passati
in cappella, de Simone, Montemaior, Grandelais, e Mazzitelli. Questa sera si
son portati alla Giunta gli uffiziali Moscoviti ed Inglesi chiedendo che non si
eseguisse la sentenza per de Simone e Montemaior, perché compresi nella
capitolazione, che veniva garentita dalle loro Nazioni. Si vuole che gli fosse
risposto, che non si era più a tempo per essere statì posti ìn cappella, al che
replicato avessero i detti uffiziali, che se in quel momento sì fosse esibito
un documento che ne palesasse la innocenza dovrebbero essere mandati a casa
loro, lo stesso doveva praticarsi allegandosi la capitolazione.[*1] Per costoro è anco andato a
parlare al principe del Cassero, l'avvocato marchese d. Nicola Puoti.
Sabato 8. Sì è inteso questa
mattina che H principe del Cassero ad ore nove d'Italia ha fatto unire la
Giunta del Governo per risolvere se convenisse o no sospendere la esecuzione, e
si è detto essere calato l'ordine di sospensione. Oggi poi si è intesa fatta la
esecuzione, e mi si è detto che siasi tenuta tutta la truppa regnicola sopra
l'armi, dubitando che i Moscoviti non facessero qualche violenza per impedire
la esecuzione, cosa che non mi piacerebbe affatto se fosse vera. Domani
comincia l'esame dei testimonii a difesa per i Cavalieri di Città.
Domenica 9. Novità alcuna non vi è
stata nel giorno d'oggi, e vi sarebbe per la città bastante allegria, se non
fosse funestata dal sangue che si sparge, e dal terrore da cui ognuno è
dominato, perché pare che tutto faccia ombra.
Lunedí 10. Non vi fu novità nella
giornata di ieri, vi è stata nella notte che l'è seguita.
Circa le ore 6 d'Italia una
carrozza, e si vuole che fosse stata del principe di Gerace, in passando ha
visto A fumo che usciva dai balconi della casa dove abita il duca di
Monteleone, ed ha mandato ad avvisare L'incendio intanto si è manifestato ben
grande, ed i P. P. della Unità maggiore hanno dato l'allarme col suono delle
campane. Questo suono, l'incendio apparso, ha dato occasione al castello di s.
Elmo di tirare un colpo di allerta col cannone, ed a questo ha corrisposto il
castello del Carmine. La truppa si è posta sopra le armi, ed intanto si è
mandata l'artiglieria colle trombe per ismorzare l'incendio, il quale è durato
fino a giorno avanzato. Il danno che hanno sofferto il duca di Monteleone, il
luogotenente della R. Camera d. Nicola Vivenzio, che abita il contiguo
appartamento, ed il cappellano Maggiore, che anche ivi abita, non si sa ancora,
ma forse è stato piú per quello che gli hanno rubato, che per quello che abbia
fatto il fuoco. Vivenzio appena stava riparando il danno fattogli col
saccheggio che ricevette nei giorni della seconda anarchia dei 14 giugno, ed
eccolo inciampato nel secondo.
L'avvocato dei poveri di Vicaria
criminale, d. Vincenzo de Jorio, ha avuta una pensione di due. 3 mila annui
sulli beni dei rei di Stato.
Martedí 11. Sono arrivati da
Palermo ottanta rei di Stato, quelli stessi che dagl'Inglesi furono arrestati
in Sorrento, Procida, Salerno, ed altri luoghi della costiera nel mese di
maggio.
Vengono per essere giudicati dalla
Giunta di Stato, onde si allontana sempreppiù la speranza dell'indulto.
E’ venuto dispaccio da Palermo col
quale S. M. ordina che pei militari e ministri graduati non si ricevono
deposizioni, ma si debbono attendere i loro certificati, e nel caso si trovino
aver fatte deposizioni, che queste si rettifichino in forma di certificati, non
potendo ciò eseguirsi, S. M. dichiara che con tali deposizioni non s'intende in
niente degradato il ministro che l'avrà fatto. A questo dispaccio ha dato causa
la Giunta ad esigere deposizioni dai passati Segretarii e Consiglieri di Stato,
de Marco, Corradini, Simonetti per la causa dei Cavalieri di Città. Mi si dice
che quando al marchese de Marco furono annunziati il consigliere de Fiore e il
fiscale Guidobaldi, egli prese tutto il sussiego di antico Segretario e
Consigliere di Stato, ed avendo voluto il Cons. de Fiore dirgli: <<la
Giunta ha creduto poter sapere di S. E. la verità », egli ripigliò alzando la
voce e gridando :<<la verità? Veritatem dico in cospectu Regum, a me la
verità? E poteva dubitarsene? >>. Tutto ai giorni (nostri) si è veduto.
Un Consigliere di Stato, un vecchio Segretario, che da 60 anni è in carica, che
chiede quanto aveva a S. M. nel cominciare della guerra, perché gli diede prima
ducati 15 m., indi gli argenti, finalmente altri D./25 m., ch’era tutto il suo
peculio ed asse patrimoniale,ora è posto in oblio, ridotto quasi a non aver
come vivere, e dovette vedersi costituito da due che appena avevano ardito
accostarseli per aver l’onore di baciarli la mano.
Mercoldì 12. Nella scorsa notte
anche vi sono state delle carcerazioni, e mi si dice fino a dodici, non so se
di antichi o di nuovi cospiratori. Questa sera per la prima volta S. E. il
Luogotenente si è portato al Teatro Fiorentini. I contemplativi riflettono che
ciò indichi che cominci ad assicurarsi.
Giovedí 13. Anche questa sera S. E.
si è portata a Teatro, essendo andato a quello del Fondo. Per avere questa
libertà, ha tolti i consigli di sera, e li fa la mattina.
Continua l'esame dei testimonii a
difesa pel Cavalieri della Città, e continuerà per piú giorni, perché sono
cento e due articoli a difesa e da circa 1400 sono i testimoni dati in nota.
Il Consigliere Speciale fu chiamato
dal principe del Cassero, il quale gli rimproverò la sua ferocia ed asprezza
nell'interrogare i testimonii, e gli disse che s'ingannava se cosí credeva di
fare il servizio del Re. Il principe di Colobrano anche si dice che abbia
parlato con franchezza al fiscale Guidobaldi, fino a dirli << che S. M.
avrebbe un giorno conosciuto chi fosse Colobrano, chi Guidobaldi>> Si
vuole che gli avesse detto pure, che non era stato esso fiscale il migliore
vassallo del Re, mentre essendo direttore di Polizia, vale a dire Governatore
di Napoli[*2], aveva abbandonato il Governo,
lasciando Napoli in preda all'anarchia popolare, mentre i Cavalieri di Città
all'incontro avevano sostenuto il Governo, cercando al possibile il buon ordine
nello Stato.
Si dice che Cassero abbia chiesta
la sua dimissione.
Sabato 15. Fra marzo ed aprile si
dice sicuramente che la Corte si restituirà in Napoli, effetto degli ufficii
fatti a tal uopo dalle due Corti Imperiali di Vienna e Russia. Vi è chi crede
anco fissato il giorno del 3 aprile per mettersi in viaggio.
Domenica 16. Si susurrano varie
mutazioni e promozioni, cosí nel politico che nel militare.
Il marchese Simonetti è stato
sorpreso da un accidente apoplettico da cui difficilmente si potrà riavere. Il
consigliere d. Crescenzo de Marco, assessore del Visitatore marchese di Valva,
si dice che sia per essere richiamato in Napoli, sottoposto alla Giunta di
Stato, essendosi trovata una sua lettera a d. Melchiorre Delfico, nella quale
lo animava a venire in Napoli sotto la Republica, ove i suoi talenti avrebbero
avuto quel premio che sotto il precedente Governo non avevano ricevuto. E si
vuole che vi fosse qualche più forte espressione.
Lunedí 17. Si è sparsa voce che il
generale Acton nell'età di 66 anni in cui è, abbia sposata la nipote ch'è di
13, ed abbia chiesta licenza per sei mesi ad oggetto di andare in Inghilterra a
vedere i suoi interessi. I contemplativi ci veggono tutto quel che vogliono in
quelle notizie.
Martedí 18. Continua a dirsi che la
Corte si restituirà in Napoli ad aprile, che Acton parta, che Gallo venga primo
Ministro, Seratti Segretario di Giustizia, Fortiguerri alla Guerra.
Dodici carrozze l'Inghilterra ha
regalate al nostro Re.
La Giunta di Stato ha fatte delle
altre decisioni, ma niuna di morte. La causa di Città neanco comincia in questa
settimana a parlarsi.
Mercoldí 19. Vi è chi sparge
qualche notizia allarmante che in Venezia vi sia rumore, che il Conclave sia
sciolto, e i Cardinali fuggiti, e che i Francesi siano di nuovo nel Milanese.
Iddio non voglia.
Giovedí 20. Si è trovato un bambino
di recente nato esposto sulla strada di Toledo: è stato raccolto dalla truppa
Moscovita, ch'è al palazzo d'Angri, e si è portato a battezzare alla chiesa di
s. Liborio. Vi è stato Consiglio subitaneo quest'oggi, ma non so che decisioni
abbiano fatte. In Giunta di Stato vi è stato del rumore questa sera per la
causa della Città, che si è differita per cominciarsi a trattare il giorno 28
del corrente.
Venerdí 21. Son calati da s. Elmo
sei detenuti per causa di Stato, e sono stati trasportati in mezzo alla
cavalleria alle carceri della Vicaria. Il popolo li precedeva con bandiere e
grida solite di «viva il Re, mora Giacobbe >>.
Ieri al giorno essendosi tirato il
lotto, il popolo accorso cominciò ad insultare i carcerati colle stesse voci di
« mora, mora >>. L'uffiziale di guardia accortamente lo allontanò
bastonandone alcuni con colpi di piattonate. Ciò bastò perché cominciassero
quei tali a mormorare di essere l'uffiziale Giacobino, e dicevano volerlo
denunziare come tale. Noto tali accidenti perché si vegga chi sia il popolo.
Sabato 22. Si spargono voci
allarmanti che mi fanno tremare per timore di qualche disastro. Si dice ora che
al Mercato siasi trovato un cartello che dicesse presso a poco « popolo basso, la spasso e lesta, che poco te ne
resta ». Questi voci possono far succedere qualche disordine.
Questa mattina, dopo mezzo giorno,
è stato arrestato il conte di Policastro d. Gerardo Carafa, e ristretto nel
castello del Carmine. Questi arresti fanno vedere, almeno a me, lontana la
venuta della Corte, e la publicazione dell'indulto.
Domenica 23. Altra voce si è sparsa
quest'oggi, ed è che s'era disposta una mascherata che dovea colle canestre
girare per la città spargendo confetti avvelenati, per avvelenare il basso
popolo. Queste voci sono dei Santafede, che ad ogni costo vogliono un nuovo
saccheggio. In mezzo a questi torbidi non mancano feste e divertimenti fra la
Nobiltà e mezzo ceto. Questa sera in casa del conte della Saponara vi è
magnifica festa di ballo, che comincia con un pantomino, concertato dal primo
ballerino Giannini, ed eseguito da giovani dame e cavalieri. E’ questo il
secondo, del primo fui spettatore; questa sera non mi ha dato l'animo di
esserlo; perché non veggo vicina quella tranquillità che tanto desidero, e che
sperava se vere fossero le voci della venuta del Re.
Lunedí 24. L'arresto dal conte di
Policastro è stato seguito da altri, e sarebbe anche il marchese Gagliati in
castello, se non fosse la sua accasciata salute ed avanzata età per cui sta
colle guardie in casa. Il motivo dell'arresto è di essere stati eletti per la
commissione dei Banchi, la quale aveva incarico di appurare la dilapidazione,
come dicevano i ribelli, del Governo.
Si è inteso quest'oggi, che la
causa dei Cavalieri di Città siasi sospesa, con essersi rappresentato a
Palermo: non si sa se sia meglio o peggio pei giudicandi. Per Vaglio in
particolare vi sono dei guai perché un prete di Gaeta, testimonio prodotto in
difesa, si è disdetto, dicendo essere stato prevaricato con danaro.
Martedí 25. Quest'oggi essendo
ultima giornata di Carnevale è stata bastantemente allegra pel popolo, e
moltissimi divertimenti vi sono per le case particolari, cosa che non si vide
affatto nel Carnevale del passato anno, che fu generalmente tetro.
La sospensione a decidersi la causa
di Città, è stata causata dalla scoverta seduzione dei testimonii, per cui si è
rappresentato a Palermo, e si aspetta di là risoluzione per procedersi alla
decisione. Questi erano i rumori che si sentirono in Giunta di Stato, e vi è
chi crede che questa causa possa portare dei rovesci nella Giunta medesima, e
mi si dice che il prete di Gaeta, che si diede per Vaglio, sia stato
prevaricato colla promessa di un Vescovado.
Sento venuto dispaccio ordinante
che la Giunta mandi subito la nota di tutte quelle persone che non possono
meritare l'indulto.
Mercoldí 26. Son mancati i
Predicatori quaresimali al Duomo e Trinità maggiore, e si dice per non aver
potuto passare, ciò indica che l'Italia è infestata anche dai Francesi.
Si è detto quest'oggi che sia
venuto dispaccio da Palermo col quale il Re mostrò non esser rimasto contento
della decisione della Giunta di Stato per Pirelli, e che ingiunga a questo
sventurato l'esilio perpetuo dal Regno. Si decideva quest'oggi la causa del
principe della Rocca e del figlio.
Giovedí 27. Questa mattina si è
intesa la morte del duca di Monteleone accaduta improvisamente la notte scorsa
nel di lui casino alla Barra. Questo infelice cavaliere angustiato per la
inquisizione del figlio, ha nei giorni ultimi sofferto le piú grandi afflizioni
e spaventi. La causa del figlio cangiò di aspetto per essersi disdetto uno dei
testimonii a difesa, dicendo di essere stato prevaricato con danaro. Ciò
allarmar fece il fiscale della Giunta, che immediatamente rigettare volle i
testimonii tutti a difesa, tra i quali quarantotto Camiciotti, che avevano
deposto di essere stati mantenuti a soldo del marchese del Vaglio a favore di
S. M. fin da quando vi erano qui i Francesi. Pretese di piú il fiscale
l'arresto della marchesa di Monteleone e degli avvocati che li avevano
consigliati, specialmente il marchese Puoti. E rappresentò contro l'avvocato
dei poveri della G. C. d. Vincenzo de Jorio[*3], come quello che non solo
consigliato avea la casa di Monteleone, ma che consigliava giornalmente i rei
tutti di Stato. Insomma questo incidente produsse il rovescio della causa del
Vaglio, e non fece del bene a quella dei Cavalieri tutti di Città. Se ciò
avesse disturbato l'animo del duca è facile pensarlo. S'aggiunse lo spavento e
il danno serio, e la perdita irreparabile di una superba quadreria che gli cagionò
l'incendio, e per ultimo vi fu un altro spavento ch'ebbe la scorsa notte per
avere inteso che si era attaccato fuoco ad un camino, per cui si arrestò
all'istante e morí. La di lui morte rovina la casa di Monteleone, perché già si
è ordinato il sequestro generale di tutti i beni della casa.
Venerdí 28. Mi è pervenuto il
seguente dispaccio, venuto da Palermo il 25 del corrente.
« Il Luogotenente e Capitan Generale principe del Cassero, con viglietto dell'andante, ha partecipato a questa Regal Segret. di Stato Grazia e Giustizia, quanto segue: M'incarica S. M. di disporre, com'eseguo, che da cotesta R. Segret. di Giustizia si diano gli ordini, onde dalla Giunta di Stato si formi e si rimetta un borro d'indulto Generale in cui vengano eccettuati nominatamente i rei gravi, e generalmente i profughi, per potersi prendere le convenienti misure e Sovrane risoluzioni, essendo altamente impresso nel Regal animo il desiderio di abolire totalmente la dolorosa memoria dell'inquisizione di Stato. Ben inteso che queste misure intanto non devono rallentare la velocità nel trattarsi le cause gravi di Stato, stimandosi preferibile la terminazione di tali cause ad ogni altro mezzo, nella fiducia che possa ottenersi questa sollecitudine. Palermo 21 febbraio 1800. Parisi ».
Il dispaccio di Parisi è stato
purtroppo vero.
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