CARLO DE NICOLA

DIARIO

NAPOLETANO

 

 

MAGGIO 1800 

 

Giovedí primo maggio. Circa le ore 20 è arrivato il tanto de­siderato pacchetto. E ignoto fino a questa sera che abbia re­-

cato, ma da qualche persona venuta sullo stesso si è inteso che senza meno porta l'indulto

Venerdí 2 maggio. La prima notizia datami di quello che abbia recato il pacchetto di Ieri, è stata l'indulto amplissimo coll'oblio di tutto il passato, menocché per gli eccettuati: l'abolizione in seguito della Giunta di Stato, col destinarsi il monastero di Monteoliveto, ove ora reggesi, per uso della deputazione Regia succeduta alla Città. ed un collegio di Nobili da istituirsi: alcune carte relativamente al piano dei Banchi da doversi maturare: l'abolizione delle Piazze, e demolizione dei Sedili.

Si è poi saputo che il principe del Cassero colla Giunta di Governo era stato unito fino alle ore sei della notte, ed a quell'ora si sono spediti cinque pieghi ai Visitatori del Regno, si crede per avere anche da essi la nota degli eccettuati dall'indulto. Quest'oggi la Giunta di Stato si è unita e continuerà ad unirsi domani e doman l'altro, e si crede per occuparsi sull'indulto.

La grazia di Vaglio è, venuta, ma per la sola vita, essendo destinato all'isola dell'Elba e confiscati i beni. A proposito trascriverò nel margine la lettera di Pio VII, scritta al Re per intercedere la vita del detto Cavaliere[*1] .

Per gli altri Cavalieri ed individui di Città, si è il Re uniformato al deciso, e saranno tutti mandati a consumare il tempo della pena nei forti della Sicilia.

Si è sparsa la voce di essere venuti dalla Sicilia venticinque barili di moneta pel Banchi, ma è sogno.

E’stato arrestato un disertore il quale portava in testa la coppola del regimento, ed il popolo voleva che fosse coppola republicana. Ieri furono arrestate due altre persone che anchesi portavano in mezzo alle grida di «viva il Re » che indicava­no essere quelle sospette allo Stato.

Sabato 3. Vi è chi crede che l'indulto si stia stampando, e chi crede che manco si publichi per ora. La Giunta di Stato non ha fatte piú decisioni di morte; questo è sicuro, anzi essendosi decisa la causa di un certo Arcovito, che dovea essere di morte, è stato condannato ad asportazione a vita.

Quest'oggi ricorrendo la solenne processione del Sangue di s. Gennaro, solito portarsi per turno in uno dei Sedili, come questi non sono piú esistenti, cosí si è portato nella chiesa di s. Chiara, ove ha fatto il consueto miracolo della liquefazione del sangue. L'anno passato fu portato a farlo nella chiesa della Trinità maggiore, ove intervenne il generale Francese. Per questa ragione, credo siasi quest'anno prescelta la chiesa di s. Chiara, e non già la stessa. La processione è stata con nobile accompagnamento di Cavalieri in numero ben copioso.

Si dice che il duca di Cassano abbia avuto l'esilio raccontandosi cosí. La mattina di ieri fu escarcerato con dispaccio, la sera fu chiamato in Segreteria dal Direttore di Giustizia d. Emmanuele Parise, che gli fece sentire essere volontà del Re che fra poche ore, unitamente con suo fratello d. Stanislao Serra, uscisse dai Reali dominii. Si dice che abbia poi dal Vicario del Cassero avuti quattro giorni di tempo. Ed ecco dispersa anco interamente questa numerosa famiglia. Il reato del detto duca è ignoto, e per quello che è al publico lo hanno sacrificato i figli e la moglie.

Domenica 4. Il fatto dell'esilio del duca di Cassano è vero, e quello che cagiona stupore è, lo stesso complimento fatto al di lui fratello Stanislao, il quale mai era stato arrestato, anzi era tenuto in Napoli col merito di aver somministrati ducati seimila di contanti al Card. Ruffo per soccorso della sua spedizione in Napoli, oltre di altri ducati cinquemila spesi nel mantenimento dell'armata dello stesso, mentre stiede nei stati di sua casa[*2] . Anche il cav. Medici ha subito lo stesso, liberato dal castello, è stato economicamente esiliato.

Giorni sono delle partite di soldati si videro circondare alcune case col pretesto di andare in cerca di un reo di Stato nascosto. Se comincia quest'altra Santafede staremo freschi. E l'indulto? E’ venuto, ma non se ne sa niente, né se si publica, e quando. Pel piano dei Banchi è lo stesso. L'aggio sulle carte di Banco è al 63 sino a 66. I Tribunali non ammettono affatto piú né pagamenti, né restituzione di capitali in carta. La Corte restituisce poi tutto giorno carte, e per essersi un particolare opposto ad una restituzione di D/. 5 m. fattagli dal marchese di Montagano, amministratore dei beni dei monasteri soppressi, il direttore Zurlo con dispaccio in data di aprile, in vista di rappresentanza di Montagano ordina che si riceva, e dice meravigliarsi come i magistrati impediscono simili restituzioni, operando cosí il maggior discredito dei Banchi ed il loro fallimento[*3] .

Per gli altri cavalieri e pei deputati di Città, S. Al. si è uniformata alla decisione della due Giunte. Si è ora rappresentato se voglia S. M. che restino detenuti nei castelli di Napoli per ivi consumare il tempo della pena, o se debbono mandarsi nei forti del Regno o di Sicilia.

Lunedí 5. Le lettere di Palermo parlano della prossima partenza della Regina per Vienna colle Principesse sue figlie. I contemplativi opinano che sia per le notizie della pace generale che l'Impero sta trattando colla Francia, e della quale si scrive anco da taluno dei nostri deportati in Marsiglia, il quale scrive che colla prossima pace spera di tornare in famiglia.

Martedí 6. Sí dice essere stato scoverto ed arrestato d. Luigi Serio, conosciutissimo avvocato criminale e poeta estemporaneo, che sotto il passato governo Republicano fu proclamatore in tutte le sale, e creato publico accusatore. Per quanto si dice stava nascosto sopra la villa d'Antignano, e vi fu chi denunciollo, per cui fu la casa sorpresa. Ma egli erasi nascosto in un porcile, in cui non sembrava che potesse star celato. La sua disgrazia volle che uno starnuto lo tradisse, per effetto del quale fu scoverto.

Domani si dice che sarà publicato il piano dei Banchi, ed il nuovo Senato di Nobiltà. Si dicono poi tre nuove imposizioni, due delle quali ne so, e sono, carta bullata, e due per cento in tutti i contratti di negoziato.

Il piano, dei Banchi è publicato, ma mi sono ancora ignoti i dettagli. Si dice venuta una provisione di Tribunale, ma non si è publicata fin'ora.

Vi è notizia che in Corte vi siano dissenzioni, e che sia cambiato quel piano che si disse, anzi si vuole che la Regina colle figlie parte subito per Vienna, il Principe e la Principessa ereditaria vengono subito in Napoli, perché la Principessa ha detto voler qui sgravare, e che il Re venga a Procida. Si dice poi che Acton sarà allontanato, e che altra mutazione in Corte vi debba essere.

Giovedí 8. Questa mattina si sono affissi i due editti, o siano prammatiche relative ai Banchi e Nobiltà date in Palermo sotto il 25 aprile. Quella dei Banchi è firmata dal principe de Luzzi; quella della Nobiltà da Seratti. Pei Banchi si ordina che le polize si contrattino da oggi innanzi secondo il loro valore effettivo ossia quello che danno in piazza; ma che pel loro valore nominale possano tra lo spazio di quattro mesi impiegarsi colla Corte, che ne corrisponderà il tre per cento, ovvero impiegarsi in acquisto dei beni dei rei di Stato confiscati ed allodiali, che si espongono venali alla ragione dell'uno e mezzo per Napoli e territorio Aversano, due per Terra di Lavoro, e due e mezzo per le altre provincie.

Elassi i quattro mesi, si potranno impiegare, ma per quanto vagliono in piazza.

Per la Nobiltà, dopo un lungo esordio, in cui si condanna la condotta degli Eletti e Piazze nella passata rivoluzione, si ordina l'intera abolizione di quelle, e la creazione di un Tribunale conservatore della Nobiltà Napoletana, la formazione di un registro detto del Libro d'oro, in cui saranno notati tutti gli ascritti ai Sedili, e due altri registri pei Cavalieri non di Piazza, ma che abbiano goduti feudi da dugento anni, e passato l'abito di giustizia in Malta; e pei Cavalieri dei Sedili chiusi di Provincia qui domiciliati. Da tutte tali tre classi si eleggerà poi un Senato composto dì otto soggetti, e questo farà la funzione del Tribunale di s. Lorenzo: tanto il Tribunale che il Senato, in corpo, hanno il titolo di Eccellenza. Basti ciò per memoria, perché le prammatiche si troveranno esistenti in ogni tempo.

Quest'oggi sono arrivati alcuni legni Inglesi.

Quello che si disse arrestato per d. Luigi Serio, sento che sia stato d. Luigi Sergio.

Corre una minuta d'indulto molto ristretto. Come parlano le due prammatiche, la venuta del Re è un sogno, e sembra che noi resteremo condannati alla condizione di provincia.

Venerdí 9. Arrivò ieri il duca di Berrí, figlio secondogenito del Conte di Artois, quest'oggi ha veduti gli esercizii della nostra cavalleria, domani sarà a pranzo dal principe del Cassero, e la notte partirà per Palermo Si dice poi che sposerà una delle nostre Principesse e parta per Vienna con la Regina.

Il Brik Inglese arrivato Ieri porta seco un piccolo legno francese predato camin facendo di quei che si dicono sanculotte.

Il Card. Ruffo scrive da Mantova, dice di fare un picciolo viaggio insino a Vienna, e che indi porterebbe S. M. in trionfo a Roma.

Il reassunto dell'indulto è il seguente: l° Ai cospiratori effettivi relegazione e confisca dei beni vita durante[*4]  – 2° Impugnatori d'armi contro le armate di S. M.; relegazione e confisca a tempo – 3° Proclamatori, scrittori, stampatori, abbiano ciò fatto per propria volontà, o per essere stati sedotti, o per timore; restino assoluti, ma non possano vita durante esercitare impieghi publici – 4° Parrochi, rettori ed altre dignità ecclesiastiche, incorsi nel delitto suddetto; restino perdonati, ma privi delle loro cariche, e se gli dia solo per grazia un terzo annuale della rendita – 5° Burò, scrivani, milizie nazionali, e tutti gl'impieghi e cariche significanti che avevano fatto uso di uniforme, restano perdonati, resta ad arbitrio del Re il permettere di esercitare cariche – 6° Tutti quelli che hanno esercitato impieghi senza far uso di uniforme; non solo restano perdonati, ma restar debbono senza macchia alcuna, e possono esercitare qualunque carica.

Si crede però che un tale reassunto sia apocrifo, anzi si dice che gli eccettuati dall'indulto non siano che quattro. Le note dei Visitatori non sono venute ancora, anzi si dice che ricusino mandarle, specialmente Valva col cons. de Marco, per cui il principe del Cassero voleva farli venire in Napoli arrestati.

Sabato 10. Ieri sera fino ad ore sei e mezza di notte fu unita la nuova Giunta della esecuzione dell'editto dei Banchi, e risolvette il dubio promosso dai popolari pel pagamento del terzo di maggio che pretendevano pagare in carta, ma giustamente fu risoluto in contrario. Quest'oggi poi si sono publicate alcune istruzioni concernenti tale piano, e si è fatto sapere essersi situata in s. Pietro a Majella l'officina della Giunta destinata all'esecuzione di tal piano.

Un'altra Giunta poi si tiene in Monteoliveto nella casa del presidente del Commercio Damiani per risolvere privativamente tutte le contese che nascer possono circa i pagamenti di contanti e carte. Si è anco annunziato al publico con altro affisso stampato che lunedí 1‑2 corrente si apre nei Banchi il conto nuovo. Si aprirà pure il pegno e dispegno a contanti.

La Corte, ossia il direttore Zurlo ha mandato al Banco le polize degli arrendamenti a tutto il 7 per mandarle cosí in corso nel conto antico ai consegnatarj.

Il popolo che si risente del piano pel pigione della casa, é quello che niun danno ha risentito della deficienza dei Banchi, e si risente perché faceva l'inonesto guadagno di vendere il contante per comprare la carta per pagare il padrone, e pure sento essere accaduto un omicidio per tal causa, essendo stato ammazzato un padrone di casa da un popolare che gli voleva per forza fare il pagamento del terzo in poliza.

Domenica 11. E’ sparito il contante per Napoli, manco al 70 si trova piú. La popolazione bassa continua a fremere per dover pagare in contante il terzo della pigione. Altra novità non vi è stata il giorno d'oggi.

Lunedí 12. Continua a non esservi contante, ed a stenti si compra al 72. Ciò forma un oggetto di querele universali contro il publicato piano, ed ognuno dice che sarebbe stato meglio annientare a direttura tutte le carte; perché ora un povero benestante si trova nelle circostanze di essere pagato in carta coll'aggio, come l'editto dice, e non aver che mangiare, non trovando a vendere tali carte. Continuano pure i clamori dei popolari pel terzo di maggio, e sebene si fosse risoluto di doversi pagare di contanti o con l'aggio, pure si dice che siasi scritto a Palermo, ed intanto siasi inibito ai Tribunali il poter astringere i debitori per tale causa al pagamento. Ecco un altro mezzo da far morire di fame chi non avesse che rendite di case.

Il direttore Zurlo con dispaccio, ha ordinato al Visitatore economico della provincia di Salerno di stringere la esazione dei pesi fiscali attrassata, avendo il Re dovuto fare dei molti sacrificii pel bene dello Stato. Il Visitatore ha replicato che fuggì egli dal rischio di essere ammazzato, né voleva tornare senza forza. Questo è lo stato del Regno, ove non si può e non si vuol pagare; ed a ciò si aggiunge che le popolazioni mostrano la esenzione da tali pagamenti datale dal card. Ruffo, quando avendo bisognodi esse, cercava cosí cattivarsele.

Si dice che questa notte partano per Procida ed Ischia 400 Moscoviti per custodia di S. M. che si aspetta in quell'isola. Si dice pure che si stia preparando la villa del principe di Belvedere sul Vomero per la M. della Regina, ed insieme dì s. Leucio. Si dice pure che la Regina sia stata quella che per far determinare il Re a venirsene in Napoli, aveva detto volersene andare a Vienna per non piú dimorare in Palermo.

Martedí 13. Il direttore di Finanze Zurlo ha detto ad un ministro del S. C. che l'editto pel pagamento delle pigioni in contanti deve eseguirsi dalla pigione, ossia terzo di maggio, ancorché il popolo lo dovesse nuovamente trascinare come fece nel 1799. Fatto però si è che i pigionanti non lo intendono affatto, soprattutto i popolari.

Mercordí 14. La notte scorsa è stata sorpresa la bottega di un mercante di ritagli di pannini alla strada della Pignasecca, essendosi trovati ritagli di varii colori, si è detto che servivono per fare bandiere republicane. La spia è stata anche arrestata, e si crede sicuramente ribalderia per rovinare quell'infelice. Se l'indulto non si publica e le denuncie non si proibiscono, si seritiranno sempre di questi fatti.

Con altro calzante dispaccio si è ordinato ai Visitatori di rimettere subito le note degli eccettuali dall'indulto, e frattanto non procedere a nuovi arresti. Il Visitatore Ludovici baciò la terra in ricevere tal dispaccio, e regalò otto oncie al corriere. Ciò fa onore al suo umano cuore.

Essendosi publicato il dispaccio col quale si dimettono le compagnie dei Realisti, S. M. si riserba di premiarli entrati che saranno nel regimenti di truppa regolare. Si è sparsa voce tra il popolo che si fossero proibite le monete con impronta republicana, del che non vi è, né vi puol esser cosa per ora.

Giovedí 15. E’ stata entro il Palazzo Reale arrestata una persona che si è mandata in mezzo ad un picchetto dì soldati al direttore di Polizia. Immediatamente è stata accerchiata da folla popolare che andava gridando « viva il Re >> segno di essere quel tale un Giacobino. Per quello però che si dice è stato arrestato perché leggeva le liste dei dispacci col cappello in testa. La sentinella lo ha sgridato, e colui ha risposto con impertinenza. Altri dicono che fosse piuttosto fuori di senno.

Alle paludi fuori porta Capuana quest'oggi è stato assalito un prete da tre persone che lo hanno ferito e volevano spogliarlo, sono accorsi dei cacciatori che coi fucili in faccia hanno arrestato uno dei tre ladri, essendo fuggiti gli altri due.

Venerdí 16. Senza perdita di tempo è stato condannato alla frusta ed in galea per deposito il ladro d'ieri al giorno, mi son trovato accidentalmente a vederlo eseguire, ed ho veduto che stava ben maltrattato il paziente. Questi esempii sono necessarii nel tempi presenti. Seguiva senza frusta il trasporto in galea di quattro altri popolari, uno dei quali scalzo ed in camicia portava appesa alla gola una pistola della grandezza di quelle che si portano avanti i cavalli.

E’ arrivato quest'oggi un legno proveniente da Genova che porta un corriere Turco, e la notizia che Genova stava capitolando, perché stretta in modo e bombardata da non poter più reggere: speriamo si renda subito.

Sabato 17. Quest'oggi si è affissa citazione per editto contro i rei di Stato assenti, fra i quali il principe d'Angri.

Un calabrese per nome Rodio, che venne con le masse da Calabria è stato promosso a Preside di Teramo con tremila ducati di soldo, grado di Tenente colonnello e decorato col titolo di marchese ed ordine Costantiniano. Un chierico di cognome Romano figlio di un carbonaro per essersi anche fatto onore con le masse, è stato con dispaccio dichiarato cappellano della cappella Reale.

Domenica 18. Si è affisso avviso stampato, che domani mattina nell'officina di s. Pietro a Majella si appone in publico il terzo bollo alle fedi di credito ritirate nel corso di questa settimana, e che restano tolte dalla circolazione.

In Apruzzo sono in armi due popolazioni chi dice l'una contro l'altra, chi contro il Governo, andandosi gridando « viva il Re e muoia il mal Governo >> Quello ch'è sicuro parte per reprimerle il colonnello Caltanissetta con due squadroni di cavalleria.

Lunedí 19. Il colonnello d. Guglielmo Moncada di Caltanissetta coi due squadroni di cavalleria è partito questa notte pel motivo che dissi.

Questa notte medesima son fuggiti centotredici presidiati dai Bagnoli, avendo ammazzate due sentinelle. Se n'è mandato a dar parte alla Piazza, e subito si è spedita gente a dargli la caccia, e già se ne sono arrestati parecchi.

Si ha notizia che Genova si stia battendo fin dal dí undeci del corrente, e che sia molto rovinata per cui si crede che di breve si sentirà caduta. Dio faccia sia presto.

L'Imperatore ha fatto sentire al Pontefice che gli farà sapere a suo tempo quali siano le sue intenzioni.

Quest'oggi è seguita la prima operazione in pubblico nel monastero di s. Pietro a Majella del terzo bollo fatto alle fedi di credito che si sono tolte dalla circolazione, coll'intervento di tutto il Tribunale della Regia Camera. Il totale delle carte di Banco ritirate a tutto il giorno 17 è stato in ducati 281665,57.

Martedí 20. Il cambio è cominciato a calare, perché dal 71 per % è bassato al 69 questa mattina, e questa sera poi fino al 67.

Un venditore di frutta non essendo di prezzo con un uffiziale, lo ha chiamato Giacobino, solito vocabolo con cui oggi i popolari attaccano quei del ceto dei galantuomini e cavalieri. L'uffiziale ha tirata la sciabla, e gli ha aperta una grande ferita nel braccio. Immediatamente una folla di popolari è corsa ad arrestarlo, ma egli faceva fronte colla sciabla. Sono arrivati a tempo a salvarlo due uffiziali che se lo hanno preso per consegnato, e lo hanno portato alla Piazza.

Tutte le campagne all'intorno di Napoli sono infestate dai disterrati scappati due giorni sono, dei quali parecchi ne sono stati arrestati, ma non sono mancati dei fatti d'armi con taluni di essi che si sono armati: il male è che sono al numero di 130 i fuggiti.

Mercordí 21. Nella giornata di oggi il cambio è andato sempre calando ed è arrivato fino al 51 per cento, effetto delle grandi somme di contante che sono uscite in vendita per acquisto di fedi di credito.

L'astio tra gli uffiziali di linea e quei di massa dà sempre occasione a rumori. Quest'oggi un capitano di massa è stato incalzato e ferito da un tenente di truppa, ed è stato può dirsi salvato da un popolare ch'è uscito con una mazza da dentro una cantina di vino, ed ha fatto alto in nome del Re.

E' arrivato quest'oggi il pacchetto da Palermo che ha portato il principe di Belmonte, il quale non si sa a che venga.

Si dice che S. M. la Regina il giorno dire giugno partirà per Vienna. Le sono stati liberati dalla Tesoreria ducati seicento mila per le spese del viaggio, che le si pagano a ducati 60m. il mese.

Giovedí 22. Ieri S. E. il principe del Cassero si portò a visitare il principe di Belmonte il quale va ambasciadore estraordinario a Moscovia. Colla Regina va a Vienna il  principe di Luzzi, e si dice anco il principe di Castelcicala, che va poi per ambasciadore in Inghilterra. Il Re col Generale (Acton) circa la fine di giugno verrà ad Ischia. Questa è l'ultima risoluzione per quanto si dice.

Il cav. d. Giordano Dottola, che seguí il Re a Palermo, si sentì allontanato dal Regno con una pensione di ducati 800.

Si dice a causa del duca di Montrone suo nipote, celebre patriotta, conosciuto sotto il nome di Timolcone Bianchi che preso aveva sotto la Republica.

Quest'oggi è partita la fregata ed ha imbarcati per Palermo centosessantaquattro Moscoviti che vanno per la parata del Corpus Domini essendo stata premura del generale Moscovita che ha voluto sostenere di essere venuto colla sua gente per sola guardia dalla persona Reale. Sono partite pure alcune dame per Palermo.

La disgrazia del cav. Giordano Dottola è stata per aver riportato alla Principessa Reale alcune confidenze che relativamente a lei, gli avea fatta la Regina. E' stato perciò pulitamente allontanato dalla Corte, avendogli S. M. fatta accordare una pensione di annui ducati 800, e la gran croce dell'ordine Costantiniano, coll'ordine di ritirarsi in Bari sua patria.

Sabato 24. Un altro miserabile e tragico spettacolo la umana fragilità ha dato al publico questa mattina. Si è trovato esposto in un vicolo detto della Maiorana, ch'è al disotto del largo della chiesa dei Gerolomini, un infante non so di qual sesso di fresco nato coll'umbelico aperto e bocca otturata. Vale a dire che si è voluto assolutamente far morire, perché potevasi esporre in maniera da poter essere raccolto e portato alla casa Santa degli espositi. A che arriva l'uomo quando è in passione, giacché io credo che il timore, la vergogna, il rispetto uinano, più passioni unite assieme hanno nel cuore di qualche sconsigliata donna soffogate le voci della natura.

Si è oggi avvisato il publico perché lunedí vada a S. Pietro a Majella ad assistere alla seconda operazione delle fedi e carte di Banco tolte alla circolazione.

Domenica 25. E' tornata quest'oggi la fregata Russa che portò in Palermo il duca di Berrí.

Colla principessa di Ruffano partí tre giorni sono anche la duchessa vedova di Monteleone per Palermo. Si dice che abbia già sposato d. Giuseppe Diez[*5]  , non ostante l'essere una vedova di Monteleone, ed una donna di sopra 50 anni. Il figlio marchese del Vaglio partí pel suo destino il giorno medesimo.

La liberanza fatta a S. M. la Regina per le spese di viaggio di Vienna fu di ducati 600 m., se le sono pure assegnati altri ducati 100 m. al mese per suo mantenimento. Tutto questo denaro esce fuori del Regno in contante.

Lunedí 26. Da un legno mercantile proveniente da Livorno si è intesa la notizia che Nizza e Villafranca sieno già cadute in mano agli Austriaci. Per nostra quiete ne aspettiamo la conferma, giacché chi sente le voci di taluni, siamo alla vigilia di nuovi guai per l'avvicinamento dei Francesi.

Con dispaccio si è fatto sapere che la giornata 13 giugno dedicata a s. Antonio di Padova, sarà di messa d'obligo preceduta da una tredicena.

i stampatori della stamperia Reale sono stati chiusi in quella per la stampa del Reale indulto, che sarà publicato venerdí prossimo. Nella giornata medesima sarà publicato pure il nuovo Ordine di Cavalleria detto di s. Ferdinando, ossia del Merito, dichiarato però Ordine di secondo grado, restando il primato a quello di s. Gennaro.

Si è incaricato il celebre statuario di marmo Antonio Canova per una statua colossale da ergersi a S. M. nel teatro del nuovo Real Museo di Napoli 2. Anco la deputazione di Città ha risoluto farsi in marmo la statua equestre di Carlo III pel largo dello Spirito Santo, e questa sarà scolpita dal nostro statuario Angiolo de Vivo.

Perché chi legge queste memorie si faccia idea della maniera rapida come si succedono e cambiano alla giornata le notizie, noto quanto segue. La Regina sicuramente sta per partire, la liberanza se l'è fatta, le carrozze sono in viaggio, si dice fissata la sua partenza pel 2 giugno. Ora si dice che non potrà partire per incomodo di salute molto avvanzato. Castelcicala si disse che partiva con lei, indi che passava in Inghilterra, ora si dice che venga in Napoli per primo Ministro. Acton si disse che veniva col Re, e si dice ancora, ma si dice pure che parta per l'Inghilterra.

Martedí 27. La lista delle carte in questa passata settimana è ascesa a ducati 559306,43, ed ieri fu publicata, questa mattina affissa.

Arrivò ieri la notizia di Genova resa, e quest'oggi sento anche arrivata la capitolazione: notizia che dovrebbe tranquillarci, perché non mancano veramente di quei che, o per malcontento, o per genio, sparse hanno fin'ora notizie allarmanti, quasi fossero di nuovo i Francesi a Capua.

La notizia di Genova resa non si è verificata, come quella di Nizza e Villafranca.

Giovedí 29. In una delle più frequentate strade di Napoli, com'è quella della Corsea, due cosí detti uffiziali di Santafede, ossia di massa, si sono duellati per gelosia. Quello che si vedeva perditore ha lasciato un colpo di pistola contro l'altro, che gli ha esflorato il volto. P‑ accorsa una pattuglia di cosí detti Realisti per arrestarli, ma i dire rivali si sono riuniti contro la pattuglia aiutati da due altri dello stesso genere, ed hanno fatto fuoco, per cui la pattuglia ha dovuto fare lo stesso. Cosicché si sono tirate diverse fucilate, ed uno degli uffiziali di massa sento che sia stato ferito ed arrestato. Ciò èaccaduto di giorno, circa le ore 22.

Sono stati liberati, per dir cosí, i stampatori dell'indulto, o per dirla com'è, gli è stato permesso di uscire. Questa notte sarà affisso l'indulto, e domani saranno raddoppiate le pattuglie per tenere gli occhi sul popolo. Amante com'è la nostra Nazione di novità, aspetta domani altre mutazioni nel corpo diplomatico, e dice che il marchese Jorio sarà Segretario di Giustizia, il di rettore Zurlo, Luogotenente di Camera, il caporuota Cianciulli Segretario dell'Ecelesiastico, Vivenzio non so a che lo hanno designato.

 

Venerdí 30. Finalmente si è trovato affisso l'indulto questa mattina, e mi si dice, non avendolo io letto, che sia amplissimo, e che contenga intera dimenticanza della passata rivoluzione. Vi sono bensí annotate le persone che devono esserne escluse, e giudicate cosí dalla Giunta di Stato in Napoli e Giunta dei Generali, come dai Visitatori nelle provincie, anzi per due di queste, cioè per Calabria ultra e Lecce, non visitate ancora si riserba S. M. di publicarlo.

Mi si dice che a porta s. Gennaro leggendosi da molti l'indulto, uno dei nostri Santafede, ha avuto il coraggio dire, che avevano essi fatigato per carcerarli, e che il Re ora gli scarcerava, mostrando cosí il suo malcontento. Un uffiziale che lo ha inteso, si ha prima levato il cappello all'indulto, dicendo «viva il Re », indi ha preso colui pel petto, e dandoli del birbante e del traditore del Re, giacché ardiva condannarne gli ordini, lo ha bene bastonato, ed indi consegnato alla pattuglia, che lo ha portato in Vicaria.

Questo va benissimo fatto, perché non è da credersi quello che si è sofferto da simili birboni e dai popolari tutti, e questi basta che veggono un galantuomo, che guardandolo da l'alto in basso, o intuonano una delle loro canzoni, come quella che comincia «Alla morte, alla morte Giacobbe» o gli dicono sul mostaccio, qualche cosa di simile, senza che possa risentirsi chi cosí è trattato, perché immediatamente si uniscono, e come Giacobino gli mettono le mani addosso[*6] .

Mi si dice che il principe di Belmonte si è veduto questa mattina al circolo da S. E. con la fascia di s. Ferdinando da sopra quella di s. Gennaro, e l'Ordine di s. Ferdinando anco situato in petto al disopra di s. Gennaro. Ciò farebbe vedere che non sia l'Ordine nuovo di secondo grado, ma di primo, e che quello di s. Gennaro sia degradato.

Questa mattina stessa sono state tolte le forche del Mercato e la mannaia. Mi dice un capitano di truppa viva (sic) che ci ha assistito che mostrava il nostro buon popolo dispiacere perché si togliessero.

Sabato 31. La festa sull'appartamento ieri sera riuscí abbondantissima di gente. Il principe di Belmonte fu il solo che vi comparisse decorato col cordone del nuovo Ordine di s. Ferdinando, ch'è di color blò cogli occhi rossi. Tanto il cordone che la placca di argento la portava al di sopra di quello di s. Gennaro. Ma ciò era perché è Ordine istituito dal Regnante Monarca, non perché si considerasse come Ordine superiore a quello di s. Gennaro, avendo il Re dichiarato che sono uguali tra loro per la onorificenza.

Si sente che molte carcerazioni si son fatte di popolari che ardirono sparlare del Reale indulto, e che il direttore di Polizia abbia proibita la canzone: «Alla morte, alla morte Giacobbe >>.

D. Agostino Colonna non ha voluto uscire con l'indulto, domandando che si decida in giustizia la sua inquisizione, giacché gli viene imputato ch'egli dopo l'entrata delle armi del Re assoldasse per la Republica, reato che sarebbe degno di pena capitale. Egli dunque non intende restare con tal macchia venendo liberato col Regio indulto.

Quest'oggi circa le ore 22 sono stati arrestati dentro al caffè al Corpo di Napoli un prete ed un paesano di figura civile, e sono stati portati in mezzo ai birri con popolo che gridava « viva il Re, muoia Giacobbe >> e perciò si è detto essere stati denunziati come rei di Stato nascosti.

 

 

 

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 [*1]   Pius VII carissimo filio salutem ed apostolicam benedictionem. Pieni della più gran fiducia nella bontà e generosità dell'animo della M. V. e nel suo affetto per la nostra persona, ci facciamo coraggio ad essere intercessore presso la M. V. di una grazia che noi imploriamo coi piú caldi voti, e speriamo ottenere dal suo umanissimo cuore. ‑ Il card. Pignatelli, che noi stimiamo ed amiamo teneramente, e che conosciamo pieno non meno di religione e di virtù, che di fedeltà ed attaccamento verso V. M. si trova nella massima desolazione avendo oggi ricevuta la nuova che suo nipote è stato condannato in Napoli all'ultimo supplizio. La dolo­rosa serie delle male avventure e disgrazie di famiglia che hanno trafitto il di lui animo, ricevendo ora l'ultimo contrapeso in questa funesta vicenda che porta il disonore e la desolazione nella famiglia intiera, lo ha indotto ricorrere a noi per indurci a scrivere direttamente alla M. V. e chiedere alla sua clemenza la sola vita al suo nipote, quasi un dono che Ella ne faccia alla nostra persona. Noi speriamo che V. M. non vorrà dimostrare che la fiducia in noi è stata mal collocata, e quindi ci ripromettiamo che la sua generosità e Real clemenza vorrà a nostro riguardo commutare in altra piú mite la pena di morte a cui è stato condannato il reo. Noi non abbiamo bisogno di rammentare alla M. V. che il perdono e la clemenza onorano i Regnanti, ed in certo modo li rassomigliano al sommo Iddio che ci perdona i nostri peccati. Queste prerogative adornano l'animo della M. V. tanto particolarmente che fra le virtù sue sono esse celebrate dalla fama come le piú luminose, ora aggiungendosi a questa sua naturale bontà il desiderio di obbligar noi (del quale siamo sicuri che il suo Real animo è ripieno) non crediamo di dover dubitare di essere esauditi. In ringraziamento di questa Reale beneficenza, noi le preghiamo da Dio ogni più copiosa felicità, e col piú vivo affetto del nostro cuore restiamo, dando alla M. V. ed alla Sua Real Consorte e Famiglia la paterna benedizione. Datim Veneiiis die 3 mens. Aprilis 1800. Poni. nost. an. primo Pius VII.

 

 

 [*2]   Vi è anco la notizia che siasi ingiunto al duca di Cassano di vendersi tra otto anni tutti gli effetti suoi nel Regno.

 

 [*3]   Non capisco come possono fallire i Banchi, mentre non fanno altro giro che di carte.

 

 [*4]   Così sì dice nell'avviso, a vita ed inappellabilmente.

 

 [*5]         D. Giuseppe Scindi figlio del maresciallo è quello che si dice sposo della vedova di Monteleone.

 [*6]   . Stimo al proposito trascrivere un ritratto che del nostro popolo in questa occasione ha fatto il principe di Canosa:

Orda famelica

Di sangue umano

E’  l'empio popolo

Napoletano.

Insaziabile

Si nutre e pasce

Di latrocinii

Fin dalle fasce.

Sempre fu dedito

Alla rapina,

E a stragi a incendii

Or solo inclina.

Il fier cannibale

In parallelo

D'un nostro lazzaro

Sembra un agnello.

La tigre è docile

A paragone

D'un tal carnivoro

Volgo poltrone.

Egli si abbevera

D'umano sangue

Le carni mangiasi

Dell'uomo esangue.

Indi si gloria,

Grida fa festa,

Di sue nequissime

Orride gesta.

E col vocabolo

Di Santa fede,

Infesta gli uomini,

A Dio non crede.

Talchè perfidia,

Ippocrisia,

In esso alternano

E idolatria.

Vorria distruggere

Tutti coloro

Che un po' posseggono

Di roba e d'oro.

Da lui si chiamano

Sol Realisti,

I ladri o perfidi

Monopolisti.

E poi dà il titolo

Di Giacobini,

A quei che han stabili

O han quattrini.

Ond'è che turgido

E baldanzoso

Minaccia il nobile

E il facoltoso.

Ma è vile e timido

Se appena i denti

A lui si mostrano

Aguzzi e ardenti.

Fugge qual lepore

Se vede uniti

Cinque o sei Tartari

O Moscoviti.

Si asconde e chiudesi

Fin sotto terra,

Se appena ascoltasi

Un serra serra.

Il fedelissimo

Ecco e 'l cristiano

Invitto popolo

Napoletano.