CARLO DE NICOLA

DIARIO

NAPOLETANO

 

 

LUGLIO 1800 

 

Martedí primo luglio. Le voci allarmanti continuano, il popolo è smarrito ed atterito insieme, perché vile quanto crudele teme il suo esterminio avverandosi, che Dio non voglia, una nuova invasione. Quest'oggi si è detto che i castelli sieno stati guarniti tutti dalla truppa Moscovita, non volendo, né potendo ragionevolmente aversi fiducia nella Nazionale. Si è detto pure che la Giunta di Stato passi ad unirsi nel Castel Nuovo per sicurezza maggiore. La Regina, si dice, che sia tornata a Palermo.

Mercordí 2 luglio. La prima notizia sul cominciare del giorno è stata che nella vigna di s. Martino vi fossero dugento patriotti riuniti ed armati, per cui eravi andato un corpo di truppa Moscovita. Si è saputo poi che ciò sia nato dall'esservi andato a sorprendere un Glub che forse si univa in quei contorni, e si è detto essersi arrestato l'affittatore della vigna in casa del quale era l'unione. Si è sparsa la voce poi che il Luogotenente del Cassero andasse a chiudersi nel Castel Nuovo.

Il Governo che non fa sapere quale sia il vero stato degli affari d'Italia, non so se si regoli bene.

Lettera che si dice venuta al comandante di Marina conte Le Thur dice che sieno tutte ciarle quanto si è sparso dei svantaggi dell'armata Austriaca, e che la pace sia conchiusa, e sia generale anco con l'Inghilterra.

La Regina si dice che prosegue il suo viaggio, e che sia stata complimentata da Buonaparte. Il Pontefice si aggiunge che vada a Roma anco con una scorta Francese. La voce che Cassero si ritirasse nel castello, nacque dal vedersi che ieri si cacciarono i detenuti tutti per causa di Stato dal detto castello e si trasportarono in s. Elmo.

L'arresto di colui che si è detto, sento sia avvenuto per denunzia fattagli da un suo competitore nell'affitto della vigna di s. Martino: chi sa se non è una vittima dello scellerato interesse di un malvagio che profitta delle infelici circostanze del tempo?

Giovedí 3 luglio. Si sente che altre carcerazioni siensi fatte e si facciano: si parla di nuovi Glub e compagnie di malintenzionati. Quello ch'è certo il numero dei malcontenti e quei che sono del genio democratico è bastantemente vasto. Le voci allarmanti non cessano. Quei che sono usciti con l'indulto esultano, i carcerati giubilano ed insultano al popolo, fino a mostrarli quelle picciole sedie che si vendono per le feste, per farli capire che al loro uscire gli faranno fucilare seduti sulle sedie, come costumavasi da essi sotto il Governo della sedicente Republica. Il popolo intanto freme, e vorrebbe avere un poco l'agio di mettervi nuovamente le mani sopra. Questo è lo stato di Napoli. Questa mattina un altro cartello scritto è stato tro­vato insultante il governo.

Venerdí 4 luglio. Il cartello si vuole che dicesse cosí: « popolo mio se hai da revotarte, recordate che lo primmo a scannare a da essere d. Peppo Zurolo >>.

Si è sparsa la voce che fosse arrivato ieri un commessario Francese ed un altro Austriaco, i quali questa mattina sono partiti per Palermo. Sono stati arrestati molti degli usciti coll'indulto, uno di essi è stato ieri d. Domenico Catalano genero del consigliere sospeso d. Giuseppe Gargano.

Sabato 5 luglio. Si è saputo con certezza che il conte Le Thur fu giorni sono in Procida a preparare i quartieri per la truppa e l'ospedale, e fece anche fortificare i fortini per la custodia dell'isola. Lo stesso fu fatto ad Ischia. Si crede di sicuro che sia per sicurezza della persona del Re, che si vuole venga in questo mese.

Gl'Inglesi che qui sono, sopratutto i negozianti, si erano già disposti a partire, ma il console gli fece nota la lettera di Lord Keit che diceva non esservi pericolo alcuno, mentre se ci fosse stato non avrebbe mancato egli di venire a rilevare i suoi paesani. Si son fatti gli appalti per le livree di S. M.

Domenica 6. La mancanza di sicure notizie degli affari d'Italia fa che ne sorgano alla giornata delle tante, una dalle altre difformi, e talvolta opposte: eccone la prova. Si è detto di sicuro che il Pontefice sia giunto a Roma il giorno 3 del corrente. Su questo dato certo due voci opposte ho sentite. Una persona mi ha detto che lo abbia scortato una colonna francese, la quale in accostandosi avea fatto sentire alle truppe Napoletane che evacuassero Roma. E mi soggiungeva che Naselli avesse risposto, di esser pronto, ma che dovea mandare l'avviso a S. M. per cui si era spedito Belmontino che fu il commessario si disse venuto e partito per Palermo. Altra persona poi mi assicura aver letta lettera venuta colla posta di quest'oggi che faceva sapere essere Sua Santità arrivata colla scorta degli Austriaci, e che 12 miglia fuori Roma, gli era andato incontro il generale de Broccard con ottomila uomini dei nostri[*1] . A me le lettere di Roma son mancate quest'oggi, potrebb'essere mi venissero domani, perché sento che non si daranno se non visitate ed aperte. Questo, se fosse vero, indicherebbe che vi siano cose che non vogliono farsi sapere.

Lunedí 7. Alcune filuche arrivate questa mattina e provenienti da Livorno portano la notizia di essere là arrivati due legni da guerra Inglesi convogliando molte barche da trasporto con truppa che si diceva diretta a Napoli. Recano la notizia pure che in Livorno s'erano affissi manifesti del generale Austriaco che avvertivano a ricevere e ben trattere i Francesi che arrivassero disarmati e forniti di legali passaporti, giacché vi era tra le due Potenze armistizio.

Martedí 8. Come si continua a fortificare l'isola di Procida, cosí dicesi che ciò si faccia per custodirvisi il Governo, nel caso che si accosti il nemico. Si dice pure che si fosse proposto di armare il popolo da Guidobaldi, sostenendo che fosse questo piú attaccato al Re degli altri ceti. Altri del Governo proponeva armarsi la gente del primo e secondo ceto. Si dice che siasi scritto a Palermo. Intanto il comandante della truppa Moscovita fu a protestarsi che se venisse determinazione uniforme al proposto, che voleva essere avvisato, perché intendeva partire colla sua gente, e però si dice che sieno uscite in rada le due fregate Moscovite.

Sentesi che sia venuto il generale Broccard da Roma, e che dopo una conferenza avuta col generale Gambs e principe del Cassero sia partito.

Mercordí 9. Quest'oggi è arrivato corriere che si dice portar notizia del trattato conchiuso. Si dice venuto dispaccio col quale si aggraziano i rei di Stato condannati a pena temporanea di dieci anni in sotto.

Giovedí 10. Grande è stata questa mattina la esultazione per la notizia sparsa di essere arrivati gli articoli della pace generale conchiusa, molto piú perché i palpiti e spaventi erano ormai resi eccessivi per le tante notizie avverse sparse giornalmente: ecco il reassunto degli articoli che speriamo sentir confermati:

« Francia, Re costituzionale a disposizione della Russia e Prussia. Avrà Savona, Nizza, e Rosemburg ‑ Prussia, Schelda, Olanda, Paesi Bassi ‑ Inghilterra, avrà il capo di Buona Speranza ‑ Imperatore, Stato Veneto, le tre Legazioni, Bologna, Ferrara, Ravenna, per la quale pagherà una prestazione al Papa ‑Sardegna avrà il ducato di Milano e Piemonte ‑ Genova, Repubblica disarmata, tributaria dell'Imperatore ‑ Toscana e Prussia garanti della pace ed uniti in lega offensiva e difensiva. >>.

La sera del detto dì. Sento che sia tutta voce vaga quella della pace, sebene sia vero che uscita sia dal direttore d. Antonio La Rossa. Si vuole che siasi fatta uscire per rimediare ad un rumore che fu sul punto di far nascere un'imprudenza del contino de la Thur, il quale trovandosi al basso della marina per far sbarazzare alcuni legnami disse: « figlioli levate quello che potete acciò non lo trovino quei birboni >>. Parole che intese da quei del Molo piccolo, cagionarono fra essi un allarme per lo quale la truppa era stata sotto le armi tutta la notte. Non so se il rimedio sia migliore del male.

Il dispaccio della grazia è un'altra ciarla, ma sento che sia forse un rimprovero alla Giunta di Stato ed ai Visitatori, per non aver ben intesa la mente del Re nel publicare l'indulto.

Venerdí 11. E' svanita interamente la notizia di ieri, che non si sa più onde sia uscita e come publicata. Si è ordinato l'approvisionamento delle piazze e frontiere di Pescara.

Il generale Broccard da Roma è venuto in Napoli. Il principe di Sassonia è partito per Palermo. Tutto ciò indica che si tema una nuova invasione. Le notizie per altro d'Italia portano che i guasti noti siano grandi come si era detto, e che sieno calate forze preponderanti dell'Imperatore da non dover piú temere la colonna francese che ha invaso nuovamente l'Italia.

Intanto l'armistizio continua e continuano le notizie di pace.

Il dispaccio che accennai, avendolo letto, non dice se non che voglia il Re piú ristretto il numero degli eccettuati dall'indulto, chiede note piú esatte e prornette un altro editto che estenda l'indulto medesimo. Sono notabili le parole colle quali comincia che noto in margine[*2] .

E’ arrivato questa mattina corriere da Livorno e si è spedito a Palermo. Quest'oggi è arrivata anche una fregata che ha portata truppa Moscovita, ed il generale ch'era a Palermo[*3] .

Sabato 12. Un corriere Inglese si dice arrivato quest'oggi e ripartito per Palermo. Si crede che S. M. la Regina non passi oltre, e che venga a Procida. Le notizie d'Italia per altro non sono cosí ferali come si dissero, e si crede che si facciano gran passi verso la pace generale. Il principe di Luzzi ed il marchese del Gallo si dicono destinati a partire colla qualità di Ministri plenipotenziaríi del Re delle due Sicilie.

Domenica 13. Non è cosa da registrare.

Siamo di nuovo in mezzo a quantità di notizie. Sì dicono i Francesi battuti sul Reno, l'armistizio d'Italia non approvato dall'Imperatore e Potenze alleate; il generale Melas richiamato, Krai cala in Italia, l'Arciduca Carlo al Reno, sbarco d'Inglesi a Livorno, e tante altre che tralascio.

Un cartello s'è trovato al luogo detto il Mandracchio, il cui sentimento era di allarmare il popolo contro il Governo, dicendogli che vedesse come si facevano uscire i Giacobini, e si carcerassero tutto giorno i popolari perché Realisti.

Martedí 15. Si confermano le ottime nuove dei vantaggi degli Austriaci al Reno ed in Italia, che di nuovo si spera venir debba evacuata dai Francesi. Ogni notte s'imbarcano i detenuti dei forti dì Napoli, e si distribuiscono per le piazze e forti del Regno.

Si dice che siasi proibito il vasto fuoco artificiale che s'era disposto fare al Mercato domenica prossima e ciò per evitare qualche popolare disordine.

Giovedí 17. Un altro cartello questa mattina si è trovato al largo di s. Paolo che diceva cosí: «viva Ferdinando IV ‑ Popolo, Popolo, guardati di Zurolo, di d. Antonio della Rossa (e di un terzo che non so) perché son Giacobini e t'ingannano. Hanno cacciata la notizia della pace che non è vera. Viva il Re e la città ».

A d. Antonio della Rossa è stato proibito il far piú stampare col suo permesso fogli volanti. E’ arrivato un legno Moscovita, e si dice che porti truppa di sbarco.

Quest'oggi vi è stato rumore allo Spirito Santo. A cominciata una briga di Sanfedisti e Realisti, ì Moscoviti si son posti sopra le armi ed hanno puntati i cannoni ed accesa la miccia e mi dicono che hanno bastonato piú d'un Santafede.

Venerdí 18. t: sicuro che sia venuto un ambasciadore Ottomano, che reca l'avvisò della spedizione di 84m. soldati Turchi in Italia. Si ha sicura notizia pure che la Regina prosegua il suo viaggio per terra.

Sabato 19. Grandi preparativi e grande invito pel fuoco artificiale che domani la sera vi sarà al Carmine. Vi è l'intervento di S. E. Luogotenente, ed il permesso è venuto da Palermo, giacché son molti anni che tal fuoco fu proibito a causa dell'incendio che cagionò alla piazza del Mercato, allora tutta di barracche di tavole, e perché si vide l'inconveniente di farsi un fuoco cosí vasto accosto al banco di s. Eligio.

Le nostre masse hanno data un'altra riprova all'Italia del genio deciso pei saccheggi. In Livorno con S. M. la Regina v'è il celebre Pronio colla sua gente. Nel giorno dell'invasione francese di Bonaparte si sparse voce che si approssimava a Livorno una colonna francese, per cui la Regina se n'andò a bordo, immediatamente i nostri bravi compaesani si diedero al saccheggio ed attaccarono quattro o cinque case dei più ricchi negozianti Livornesi; e si dice che saccheggiarono anche gli Ebrei. Il comandante Austriaco accorse con la truppa, li chiuse in mezzo e fece restituire quanto avevano preso.

Essendosi qui in Napoli voluta usare la precauzione di man­darne via tutti coloro che stavano detenuti nei castelli, come desterrati e galeotti, s'incontrò in quest' signori la resistenza,

perché dissero non voler partire, giusto perché nutrivano la speranza di essere aperti dai loro compagni che sono in libertà, e darsi cosí a fare una nuova e terza Santafede. Bisognò che vi accorresse il brigadiere celebre d. Scipione della Marra, il quale con molta presenza di spirito e con la sciabla alla mano, disse che non gli costava che fargli puntare contro quattro cannoni a mitraglia e mandarli tutti all'altro mondo, quando non volevano partire pel loro destino. Cosí cessò la loro resistenza, e partirono. Ecco replicati ritratti del popolo Napoletano.

Domenica 20. L seguito il fuoco artifiziale al Mercato senza rumore alcuno. Vi è intervenuto S. E. Luogotenente, e grande concorso di popolo. Come circa le due vi è stata grande acqua, il fuoco ha patito, per cui sento non essere riuscito gran cosa. S. E. è stato sul Banco di s. Eligio, ove il governatore ha fatti grandi complimenti, avendo ordinate cinquecento fette di melone, cinquecento ricottelle di cioccolatte, ed un migliaio e piú di giarre di sorbetto che dicesi mantecato. A spese di chi converrebbe sapere.

Lunedí 21. Essendo assicurato l'armistizio son cessate tutte le notizie.

Martedí 22. La Regina il giorno 14 era a Firenze, e continua il suo viaggio per Ancona, ove s'imbarca per Trieste. Da Corfù vengono altri sei mila Moscoviti. Quell'ammiraglio si vuole abbia detto al corriere nostro, che Napoli non aveva che temere dei Francesi, finché vi fosse un solo Moscovita. Sembra una rodomontata.

Da S. E. Luogotenente si è spedita circolare ai Vescovi insinuandoli a promuovere la leva per la completazione dei regimenti, a persuadere le popolazioni a soddisfare i pesi fiscali, ed a insinuare la offerta d'un donativo. Tutto però si vuole che segua senza violenza e rumore, chiamandone responsabili i vescovi medesimi.

Giovedí 24. Si è ordinata la carcerazione di un tal Gambardella uscito coll'indulto per un rumore da costui fatto in Posilipo cenando, avendo insultata una compagnia di dame e cavalieri, sino a dire: « che per altro poco tempo sarebbero tali

Ecco i pazzi nostri paesani.

Venerdí 25. Si è publicato un foglio di notizie che dà notizia di pace ed armistizio ma, per quanto si dice, in Italia non ve n'è, sopratutto per Napoli, e che i Francesi si avanzano per la strada di Apruzzo. LA: arrivato quest'oggi il pacchetto da Palermo.

Sabato 26. Col pacchetto è venuto il marchese del Gallo che subito parte per Parigi, o per l'armata Francese, si crede per le trattative di pace. L venuto pure il generale Moscovita, ed il principe di Roccafiorita per la organizzazione del nuovo regimento di guardia per S. M. Sono stati destinati per comandanti dei forti alle frontiere, fra Diavolo, Pronio, e Salomone. Si dice ordinata una leva in massa. Intanto si parla di pace e si vuole che lettere della Regina la rechino ed annunziino.

Domenica 27. Si dice arrivato l'ambasciadore Moscovita proveniente da Palermo, come pure il principe di Butera che viene ad organizzare, o per meglio dire a formare una guardia del corpo composta di Napoletani, Siciliani, e Moscoviti, e si dice che ne sarà egli il capitano colla dipendenza dal generale Moscovita.

Si parla quasi con accerto di pace generale, e non vi ha dubio che parta il marchese del Gallo per quest'oggetto. Del resto corre un motto in due letture, una dice cosí: « Bonaparte sa tutto, qualche cosa ne sa Thugut, tutti gli altri non sanno niente ». L'altra lettura è: << Dominedio sa tutto, Bonaparte molto, qualche cosa Thugut, tutti gli altri niente ». Questo è lo Stato di Europa.

Lunedí 28. La Giunta di Stato si è unita questa mattina ad ore 13 per una causa ad horas di un giovane di anni ventidue, uffiziale del Banco dello Spirito Santo di cognome Sabatini, a cui fu trovato nel cappello un cartello allarmante e rivoluzionario con espressioni molto scellerate contro i Sovrani ed il Governo. P, stata unita fino alle ore sei della notte, e si è sciolta con uno sfinimento sopravvenuto al fiscale Guidobaldi, essendosi cosí differita a domani la decisione che si crede sicuramente sarà capitale.

Martedí 29. La Giunta non ha potuto unirsi questa mattina durando la indisposizione del fiscale, ma si è appuntata per quest'oggi ad ore 22. Si cominciò a dire che vi sia dell'impostura per rovinare quel giovane infelice, che per essersi abusato d'una donzella, in casa di cui conversava, abbiasi tirato addosso questa calunnia. Il processo però è formato in modo che si crede non avrà salva la vita.

Nella parrocchia di Portanova, questa mattina si è trovata una testa sfigurata involta in un panno; la chiesa si è chiusa essendo rimasta interdetta, chi dice che fosse molto fresca, chi che fosse di più giorni.

La decisione fu ieri sera di carcere perpetuo per quell'infelice giudicato dalla Giunta di Stato. Perché resti memoria dello stato e circostanze nostre in questi tempi, dirò quanto mi è stato riferito da persona della Giunta stessa in ordine a questo fatto. Il processo compilato ad horas, non contiene che questo: la deposizione del reo in questa conformità. Egli disse, che stando ritirato in casa, temendo di venir arrestato per aver commesso uno stupro in casa ch'egli come amico frequentava, furono a trovarlo tre suoi amici di questi nostri cosí detti Regalisti, uno dei quali era un tale di cognome Costa, conosciutissimo per la poca buona fede nel mestiere di cambiamonete agiotista. Costoro gli dissero che poteva uscire perché fra di essi non poteva venire arrestato, giacché portavano l'uniforme. Lo indussero cosí ad uscire e a portarlo con essi in galesso. Presero la strada di s. Maria degli Angioli alle Croci, ove smontati entrarono in una cantina o basso sotterraneo, in dove cominciarono quei tre a dire che volevano fare un cartello, e che volevano che lo scrivesse sotto la loro dicitura, indi usciti presero la via di Porta s. Gennaro, ove furono sorpresi dalla sbirraglia, che nel suo cappello, nel cadergli, trovarono il cartello anzidetto. Oltre questa deposizione, non vi è in processo che il detto dei tre che furono i di lui denunzianti, ed una perizia fatta del carattere, anche bastantemente dubitativa. La Giunta non volle tener conto della deposizione del reo, perché il rito Siculo[*4]   non ammette confessioni escusanti, dunque restò il solo detto dei denunzianti, ed il cartello verificato nel modo che ho detto, e con questo processo si procedette ad horas, ed ebbe due voti di morte quell'infelice, uno del consigliere Fiore, l'altro di Speciale, e mi si dice che se non fosse venuto lo svenimento ieri sera al Fiscale, e si fosse in quel bollore decisa la causa, sarebbe andato a morte. Il fatto poi fuori processo è questo. Tre di niuna buona fama andarono a denunziare quel tale come autore dei cartelli che si mettevano per Napoli, e lo denunziarono al direttore di Polizia d. Antonio della Rossa, a cui fecero anche leggere il cartello che dissero doversi da colui mettere per Napoli, e si offrirono di farlo cogliere sul fatto. D. Antonio loro permise di eseguirlo dandogli gente armata che stasse in agguato; ma poi avvertito che il fare affiggere i cartelli poteva oprare un allarme, disse che bastava che se gli trovasse sopra. Quello che questi galantuomini fecero per ottenere l'intento, si è letto nella deposizione del reo, ecco il di piú che accadde sotto l'occhio del publico. A Porta s. Gennaro arrivò un galesso con tre persone, nello smontare sono fermati, e si arresta quel tale che dovea avere il cartello, che nello scendere vacillò, onde gli cadde il cappello, uno della comitiva corre a prendere il cappello, e dice trovarsi dentro il cartello. Ecco il fatto.

Giovedí 31. A Porta s. Gennaro la guardia Salvatore Bruni ha arrestato alcune persone armate che dicevano fuggire da Campobasso, ove arrivati erano i Francesi. Si è fatto del rumore, ma si e saputo ch'erano birboni scappati da una rissa succeduta tra paesani.

E' partito il pacchetto che porta in Palermo d. Luisa Molines Sanfelice per essere ivi esaminata sulla da lei allegata gravidanza. Il marchese del Gallo è partito pure, e si dice per andare a conchiudere la pace.

 

 

 

 

Manda un messaggio

 

 

 

 


 [*1]             In marg. Uscì quattro miglia fuori Roma con qualche centinaio di soldati.

 

 [*2]             In marg. Copia ec. «S. M. apprende che il numero troppo esteso d'eccettuati nell'indulto, e di tutti quelli dei quali resta dubia ancora la accettuazione, Don produca nel publico quella grata sensazione che la sua clemenza dovea attendere. Vede altresì dalle ultime sentenze del Visitatore Ferrante, delle quali l'è stato reso conto, che si trovano eccettuati dall'indulto alcuni dei rei, pei quali si deve in giustizia una lieve pena di un temporaneo esilio, il che può fare nei suoi sudditi quella sinistra impressione che avrebbe desiderato evitare ce. ».

 

 

 [*3]             In marg. Quest'oggi ricorrendo nel calendario greco il nome dì Paolo primo delle Russie, i vascelli Russi che sono in rada hanno fatta replicata salva, e questa sera vi è stata illuminazione al palazzo d'Angri, ove risiede generale.

 

 [*4]             In marg. Questa è un'altra circostanza da riflettere che deve giudicarsi in Napoli coi riti Siciliani.

 

 


 [*1]         Costui fu uno dei primi a fare dei proclama, sopratutto inculcando proibirsi la polvere di cipro, e le frisature dei capelli.

 

 

 [*2]         Mi si è detto che il principe del Cassero colla famiglia si pose in mare, e non scese fino alla mattina seguente.

 

 

 [*3]         Così fu di fatto, non essendo stata che una voce sparsa senz'altro fondamento.

 

 [*4]         Si replica la storia dell'anno passato di questi tempi, giacchè anche si designava la notte di Natale per la rivoluzione.

 

 [*5]         Ecco la parte del dispaccio ‑ [L'autore trasandò d'inserirlo, ma deve essere quello scritto d'altro carattere che trovasi infrapposto nelle pagine precedenti, che si dice trasmesso dal principe del Cassaro a d. Felice Damiani, presidente della Giunta di Stato. Il dispaccio, con data del 10 decembre 1799 da Palermo, ordina che si proceda con tutto il rigore delle leggi contro Vincenzo di Stefano, Pascale Apuzzi, Francesco Buscè, Carlo d'Aprei, Antonio BeIpulsi, Desiderio Malinier, Vincenzo Ferrarese, Luìgi Medici ed altri, denunziati come cospiratori. In ultimo vi si leggono le parole, dì carattere del de Nicola: Questo dispaccio fu apocrifo].

 [*6]         Questa sera è accaduto il seguente fatto del quale sono stato testimonio, perché è succeduto in persona di d. Michelino Maza, che abita al secondo appartamento, al disotto della mia abitazione. Circa o n'ora di notte e forse meno, mentre diluviava è passata imbasciata all'anzidetto de Maza che un offiziale dovea pregarlo di cosa di premura per parte della Giunta di Stato. Egli è uscito ed ha trovato una persona con l'uniforme, la quale gli ha detto, che in Giunta vi era un ricorso contro di lui che lo imputava di essere scritto nelle prime quattro compagnie di truppa civica, di aver vestito l'abito republicano, l'uniforme da ussero, essere indi fuggito in Aversa, e dì là tornato anche fuggendo in Napoli, perché volevano i Realisti arrestarlo. Di ciò parte era vero parte falso. Il Maza si è risoluto dicendo, che di sua condotta ne avrebbe dato conto a S. 31. ed alla Giunta quando fosse occorso, onde lo ringraziava dell'avviso. Colui ha soggiunto che aveva ordine di arrestarlo, e che aveva lasciato a basso la sua gente. Allora il Maza, come in sua casa sitrovava per accidente l'aiutante della Piazza, d. Peppino Poerio, così alzando la voce lo ha chiamato. Al sentire quel tale chiamato Poerio, si è tirato indietro verso la porta di uscita. Il Maza ha voluto arrestarlo pel braccio, dicendo « si trattenga ». Ma colui ha finto tirar mano alla sciabla, si è liberato il braccio, e si è posto a fuggire per le scale, dicendo «adesso vado a prendere i granatieri ». Maza è corso al balcone, gridando che si arrestasse. Ma colui è scappato in maniera che non si è potuto raggiungere. Questo fatto fa vedere a che si stia in Napoli.