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CARLO DE NICOLA DIARIO NAPOLETANO |
LUGLIO 1800
Martedí primo luglio. Le voci allarmanti continuano,
il popolo è smarrito ed atterito insieme, perché vile quanto crudele teme il suo
esterminio avverandosi, che Dio non voglia, una nuova invasione. Quest'oggi si
è detto che i castelli sieno stati guarniti tutti dalla truppa Moscovita, non
volendo, né potendo ragionevolmente aversi fiducia nella Nazionale. Si è detto
pure che la Giunta di Stato passi ad unirsi nel Castel Nuovo per sicurezza
maggiore. La Regina, si dice, che sia tornata a Palermo.
Mercordí 2 luglio. La prima notizia
sul cominciare del giorno è stata che nella vigna di s. Martino vi fossero
dugento patriotti riuniti ed armati, per cui eravi andato un corpo di truppa
Moscovita. Si è saputo poi che ciò sia nato dall'esservi andato a sorprendere
un Glub che forse si univa in quei contorni, e si è detto essersi arrestato
l'affittatore della vigna in casa del quale era l'unione. Si è sparsa la voce
poi che il Luogotenente del Cassero andasse a chiudersi nel Castel Nuovo.
Il Governo che non fa sapere quale
sia il vero stato degli affari d'Italia, non so se si regoli bene.
Lettera che si dice venuta al comandante
di Marina conte Le Thur dice che sieno tutte ciarle quanto si è sparso dei
svantaggi dell'armata Austriaca, e che la pace sia conchiusa, e sia generale
anco con l'Inghilterra.
La Regina si dice che prosegue il
suo viaggio, e che sia stata complimentata da Buonaparte. Il Pontefice si
aggiunge che vada a Roma anco con una scorta Francese. La voce che Cassero si
ritirasse nel castello, nacque dal vedersi che ieri si cacciarono i detenuti
tutti per causa di Stato dal detto castello e si trasportarono in s. Elmo.
L'arresto di colui che si è detto,
sento sia avvenuto per denunzia fattagli da un suo competitore nell'affitto
della vigna di s. Martino: chi sa se non è una vittima dello scellerato
interesse di un malvagio che profitta delle infelici circostanze del tempo?
Giovedí 3 luglio. Si sente che
altre carcerazioni siensi fatte e si facciano: si parla di nuovi Glub e
compagnie di malintenzionati. Quello ch'è certo il numero dei malcontenti e
quei che sono del genio democratico è bastantemente vasto. Le voci allarmanti
non cessano. Quei che sono usciti con l'indulto esultano, i carcerati giubilano
ed insultano al popolo, fino a mostrarli quelle picciole sedie che si vendono
per le feste, per farli capire che al loro uscire gli faranno fucilare seduti sulle
sedie, come costumavasi da essi sotto il Governo della sedicente Republica. Il
popolo intanto freme, e vorrebbe avere un poco l'agio di mettervi nuovamente le
mani sopra. Questo è lo stato di Napoli. Questa mattina un altro cartello
scritto è stato trovato insultante il governo.
Venerdí 4 luglio. Il cartello si
vuole che dicesse cosí: « popolo mio se
hai da revotarte, recordate che lo primmo a scannare a da essere d. Peppo
Zurolo >>.
Si è sparsa la voce che fosse
arrivato ieri un commessario Francese ed un altro Austriaco, i quali questa
mattina sono partiti per Palermo. Sono stati arrestati molti degli usciti
coll'indulto, uno di essi è stato ieri d. Domenico Catalano genero del
consigliere sospeso d. Giuseppe Gargano.
Sabato 5 luglio. Si è saputo con certezza
che il conte Le Thur fu giorni sono in Procida a preparare i quartieri per la
truppa e l'ospedale, e fece anche fortificare i fortini per la custodia
dell'isola. Lo stesso fu fatto ad Ischia. Si crede di sicuro che sia per
sicurezza della persona del Re, che si vuole venga in questo mese.
Gl'Inglesi che qui sono, sopratutto
i negozianti, si erano già disposti a partire, ma il console gli fece nota la
lettera di Lord Keit che diceva non esservi pericolo alcuno, mentre se ci fosse
stato non avrebbe mancato egli di venire a rilevare i suoi paesani. Si son
fatti gli appalti per le livree di S. M.
Domenica 6. La mancanza di sicure
notizie degli affari d'Italia fa che ne sorgano alla giornata delle tante, una
dalle altre difformi, e talvolta opposte: eccone la prova. Si è detto di sicuro
che il Pontefice sia giunto a Roma il giorno 3 del corrente. Su questo dato
certo due voci opposte ho sentite. Una persona mi ha detto che lo abbia
scortato una colonna francese, la quale in accostandosi avea fatto sentire alle
truppe Napoletane che evacuassero Roma. E mi soggiungeva che Naselli avesse
risposto, di esser pronto, ma che dovea mandare l'avviso a S. M. per cui si era
spedito Belmontino che fu il commessario si disse venuto e partito per Palermo.
Altra persona poi mi assicura aver letta lettera venuta colla posta di
quest'oggi che faceva sapere essere Sua Santità arrivata colla scorta degli
Austriaci, e che 12 miglia fuori Roma, gli era andato incontro il generale de
Broccard con ottomila uomini dei nostri[*1]. A me le lettere di Roma son
mancate quest'oggi, potrebb'essere mi venissero domani, perché sento che non si
daranno se non visitate ed aperte. Questo, se fosse vero, indicherebbe che vi
siano cose che non vogliono farsi sapere.
Lunedí 7. Alcune filuche arrivate
questa mattina e provenienti da Livorno portano la notizia di essere là
arrivati due legni da guerra Inglesi convogliando molte barche da trasporto con
truppa che si diceva diretta a Napoli. Recano la notizia pure che in Livorno
s'erano affissi manifesti del generale Austriaco che avvertivano a ricevere e
ben trattere i Francesi che arrivassero disarmati e forniti di legali
passaporti, giacché vi era tra le due Potenze armistizio.
Martedí 8. Come si continua a
fortificare l'isola di Procida, cosí dicesi che ciò si faccia per custodirvisi
il Governo, nel caso che si accosti il nemico. Si dice pure che si fosse
proposto di armare il popolo da Guidobaldi, sostenendo che fosse questo piú
attaccato al Re degli altri ceti. Altri del Governo proponeva armarsi la gente
del primo e secondo ceto. Si dice che siasi scritto a Palermo. Intanto il
comandante della truppa Moscovita fu a protestarsi che se venisse
determinazione uniforme al proposto, che voleva essere avvisato, perché intendeva
partire colla sua gente, e però si dice che sieno uscite in rada le due fregate
Moscovite.
Sentesi che sia venuto il generale
Broccard da Roma, e che dopo una conferenza avuta col generale Gambs e principe
del Cassero sia partito.
Mercordí 9. Quest'oggi è arrivato
corriere che si dice portar notizia del trattato conchiuso. Si dice venuto
dispaccio col quale si aggraziano i rei di Stato condannati a pena temporanea
di dieci anni in sotto.
Giovedí 10. Grande è stata questa
mattina la esultazione per la notizia sparsa di essere arrivati gli articoli
della pace generale conchiusa, molto piú perché i palpiti e spaventi erano
ormai resi eccessivi per le tante notizie avverse sparse giornalmente: ecco il
reassunto degli articoli che speriamo sentir confermati:
« Francia, Re costituzionale a
disposizione della Russia e Prussia. Avrà Savona, Nizza, e Rosemburg ‑
Prussia, Schelda, Olanda, Paesi Bassi ‑ Inghilterra, avrà il capo di
Buona Speranza ‑ Imperatore, Stato Veneto, le tre Legazioni, Bologna,
Ferrara, Ravenna, per la quale pagherà una prestazione al Papa ‑Sardegna
avrà il ducato di Milano e Piemonte ‑ Genova, Repubblica disarmata,
tributaria dell'Imperatore ‑ Toscana e Prussia garanti della pace ed
uniti in lega offensiva e difensiva. >>.
La sera del detto dì. Sento che sia
tutta voce vaga quella della pace, sebene sia vero che uscita sia dal direttore
d. Antonio La Rossa. Si vuole che siasi fatta uscire per rimediare ad un rumore
che fu sul punto di far nascere un'imprudenza del contino de la Thur, il quale
trovandosi al basso della marina per far sbarazzare alcuni legnami disse: «
figlioli levate quello che potete acciò non lo trovino quei birboni >>.
Parole che intese da quei del Molo piccolo, cagionarono fra essi un allarme per
lo quale la truppa era stata sotto le armi tutta la notte. Non so se il rimedio
sia migliore del male.
Il dispaccio della grazia è
un'altra ciarla, ma sento che sia forse un rimprovero alla Giunta di Stato ed
ai Visitatori, per non aver ben intesa la mente del Re nel publicare l'indulto.
Venerdí 11. E' svanita interamente
la notizia di ieri, che non si sa più onde sia uscita e come publicata. Si è
ordinato l'approvisionamento delle piazze e frontiere di Pescara.
Il generale Broccard da Roma è
venuto in Napoli. Il principe di Sassonia è partito per Palermo. Tutto ciò
indica che si tema una nuova invasione. Le notizie per altro d'Italia portano
che i guasti noti siano grandi come si era detto, e che sieno calate forze
preponderanti dell'Imperatore da non dover piú temere la colonna francese che
ha invaso nuovamente l'Italia.
Intanto l'armistizio continua e
continuano le notizie di pace.
Il dispaccio che accennai, avendolo
letto, non dice se non che voglia il Re piú ristretto il numero degli
eccettuati dall'indulto, chiede note piú esatte e prornette un altro editto che
estenda l'indulto medesimo. Sono notabili le parole colle quali comincia che
noto in margine[*2].
E’ arrivato questa mattina corriere
da Livorno e si è spedito a Palermo. Quest'oggi è arrivata anche una fregata
che ha portata truppa Moscovita, ed il generale ch'era a Palermo[*3].
Sabato 12. Un corriere Inglese si
dice arrivato quest'oggi e ripartito per Palermo. Si crede che S. M. la Regina non
passi oltre, e che venga a Procida. Le notizie d'Italia per altro non sono cosí
ferali come si dissero, e si crede che si facciano gran passi verso la pace
generale. Il principe di Luzzi ed il marchese del Gallo si dicono destinati a
partire colla qualità di Ministri plenipotenziaríi del Re delle due Sicilie.
Domenica 13. Non è cosa da
registrare.
Siamo di nuovo in mezzo a quantità
di notizie. Sì dicono i Francesi battuti sul Reno, l'armistizio d'Italia non approvato
dall'Imperatore e Potenze alleate; il generale Melas richiamato, Krai cala in
Italia, l'Arciduca Carlo al Reno, sbarco d'Inglesi a Livorno, e tante altre che
tralascio.
Un cartello s'è trovato al luogo
detto il Mandracchio, il cui sentimento era di allarmare il popolo contro il
Governo, dicendogli che vedesse come si facevano uscire i Giacobini, e si
carcerassero tutto giorno i popolari perché Realisti.
Martedí 15. Si confermano le ottime
nuove dei vantaggi degli Austriaci al Reno ed in Italia, che di nuovo si spera
venir debba evacuata dai Francesi. Ogni notte s'imbarcano i detenuti dei forti
dì Napoli, e si distribuiscono per le piazze e forti del Regno.
Si dice che siasi proibito il vasto
fuoco artificiale che s'era disposto fare al Mercato domenica prossima e ciò
per evitare qualche popolare disordine.
Giovedí 17. Un altro cartello
questa mattina si è trovato al largo di s. Paolo che diceva cosí: «viva
Ferdinando IV ‑ Popolo, Popolo, guardati di Zurolo, di d. Antonio della
Rossa (e di un terzo che non so) perché son Giacobini e t'ingannano. Hanno
cacciata la notizia della pace che non è vera. Viva il Re e la città ».
A d. Antonio della Rossa è stato
proibito il far piú stampare col suo permesso fogli volanti. E’ arrivato un
legno Moscovita, e si dice che porti truppa di sbarco.
Quest'oggi vi è stato rumore allo
Spirito Santo. A cominciata una briga di Sanfedisti e Realisti, ì Moscoviti si
son posti sopra le armi ed hanno puntati i cannoni ed accesa la miccia e mi
dicono che hanno bastonato piú d'un Santafede.
Venerdí 18. t: sicuro che sia
venuto un ambasciadore Ottomano, che reca l'avvisò della spedizione di 84m.
soldati Turchi in Italia. Si ha sicura notizia pure che la Regina prosegua il
suo viaggio per terra.
Sabato 19. Grandi preparativi e
grande invito pel fuoco artificiale che domani la sera vi sarà al Carmine. Vi è
l'intervento di S. E. Luogotenente, ed il permesso è venuto da Palermo, giacché
son molti anni che tal fuoco fu proibito a causa dell'incendio che cagionò alla
piazza del Mercato, allora tutta di barracche di tavole, e perché si vide
l'inconveniente di farsi un fuoco cosí vasto accosto al banco di s. Eligio.
Le nostre masse hanno data un'altra
riprova all'Italia del genio deciso pei saccheggi. In Livorno con S. M. la
Regina v'è il celebre Pronio colla sua gente. Nel giorno dell'invasione
francese di Bonaparte si sparse voce che si approssimava a Livorno una colonna
francese, per cui la Regina se n'andò a bordo, immediatamente i nostri bravi
compaesani si diedero al saccheggio ed attaccarono quattro o cinque case dei
più ricchi negozianti Livornesi; e si dice che saccheggiarono anche gli Ebrei.
Il comandante Austriaco accorse con la truppa, li chiuse in mezzo e fece
restituire quanto avevano preso.
Essendosi qui in Napoli voluta
usare la precauzione di mandarne via tutti coloro che stavano detenuti nei
castelli, come desterrati e galeotti, s'incontrò in quest' signori la
resistenza,
perché dissero non voler partire,
giusto perché nutrivano la speranza di essere aperti dai loro compagni che sono
in libertà, e darsi cosí a fare una nuova e terza Santafede. Bisognò che vi
accorresse il brigadiere celebre d. Scipione della Marra, il quale con molta
presenza di spirito e con la sciabla alla mano, disse che non gli costava che
fargli puntare contro quattro cannoni a mitraglia e mandarli tutti all'altro
mondo, quando non volevano partire pel loro destino. Cosí cessò la loro
resistenza, e partirono. Ecco replicati ritratti del popolo Napoletano.
Domenica 20. L seguito il fuoco
artifiziale al Mercato senza rumore alcuno. Vi è intervenuto S. E.
Luogotenente, e grande concorso di popolo. Come circa le due vi è stata grande
acqua, il fuoco ha patito, per cui sento non essere riuscito gran cosa. S. E. è
stato sul Banco di s. Eligio, ove il governatore ha fatti grandi complimenti,
avendo ordinate cinquecento fette di melone, cinquecento ricottelle di
cioccolatte, ed un migliaio e piú di giarre di sorbetto che dicesi mantecato. A
spese di chi converrebbe sapere.
Lunedí 21. Essendo assicurato
l'armistizio son cessate tutte le notizie.
Martedí 22. La Regina il giorno 14
era a Firenze, e continua il suo viaggio per Ancona, ove s'imbarca per Trieste.
Da Corfù vengono altri sei mila Moscoviti. Quell'ammiraglio si vuole abbia
detto al corriere nostro, che Napoli non aveva che temere dei Francesi, finché
vi fosse un solo Moscovita. Sembra una rodomontata.
Da S. E. Luogotenente si è spedita
circolare ai Vescovi insinuandoli a promuovere la leva per la completazione dei
regimenti, a persuadere le popolazioni a soddisfare i pesi fiscali, ed a
insinuare la offerta d'un donativo. Tutto però si vuole che segua senza
violenza e rumore, chiamandone responsabili i vescovi medesimi.
Giovedí 24. Si è ordinata la
carcerazione di un tal Gambardella uscito coll'indulto per un rumore da costui
fatto in Posilipo cenando, avendo insultata una compagnia di dame e cavalieri,
sino a dire: « che per altro poco tempo sarebbero tali
Ecco i pazzi nostri paesani.
Venerdí 25. Si è publicato un
foglio di notizie che dà notizia di pace ed armistizio ma, per quanto si dice,
in Italia non ve n'è, sopratutto per Napoli, e che i Francesi si avanzano per
la strada di Apruzzo. LA: arrivato quest'oggi il pacchetto da Palermo.
Sabato 26. Col pacchetto è venuto
il marchese del Gallo che subito parte per Parigi, o per l'armata Francese, si
crede per le trattative di pace. L venuto pure il generale Moscovita, ed il
principe di Roccafiorita per la organizzazione del nuovo regimento di guardia
per S. M. Sono stati destinati per comandanti dei forti alle frontiere, fra
Diavolo, Pronio, e Salomone. Si dice ordinata una leva in massa. Intanto si
parla di pace e si vuole che lettere della Regina la rechino ed annunziino.
Domenica 27. Si dice arrivato
l'ambasciadore Moscovita proveniente da Palermo, come pure il principe di
Butera che viene ad organizzare, o per meglio dire a formare una guardia del
corpo composta di Napoletani, Siciliani, e Moscoviti, e si dice che ne sarà
egli il capitano colla dipendenza dal generale Moscovita.
Si parla quasi con accerto di pace
generale, e non vi ha dubio che parta il marchese del Gallo per quest'oggetto.
Del resto corre un motto in due letture, una dice cosí: « Bonaparte sa tutto,
qualche cosa ne sa Thugut, tutti gli altri non sanno niente ». L'altra lettura
è: << Dominedio sa tutto, Bonaparte molto, qualche cosa Thugut, tutti gli
altri niente ». Questo è lo Stato di Europa.
Lunedí 28. La Giunta di Stato si è
unita questa mattina ad ore 13 per una causa ad horas di un giovane di anni ventidue, uffiziale del Banco dello
Spirito Santo di cognome Sabatini, a cui fu trovato nel cappello un cartello
allarmante e rivoluzionario con espressioni molto scellerate contro i Sovrani
ed il Governo. P, stata unita fino alle ore sei della notte, e si è sciolta con
uno sfinimento sopravvenuto al fiscale Guidobaldi, essendosi cosí differita a
domani la decisione che si crede sicuramente sarà capitale.
Martedí 29. La Giunta non ha potuto
unirsi questa mattina durando la indisposizione del fiscale, ma si è appuntata
per quest'oggi ad ore 22. Si cominciò a dire che vi sia dell'impostura per
rovinare quel giovane infelice, che per essersi abusato d'una donzella, in casa
di cui conversava, abbiasi tirato addosso questa calunnia. Il processo però è
formato in modo che si crede non avrà salva la vita.
Nella parrocchia di Portanova,
questa mattina si è trovata una testa sfigurata involta in un panno; la chiesa
si è chiusa essendo rimasta interdetta, chi dice che fosse molto fresca, chi
che fosse di più giorni.
La decisione fu ieri sera di
carcere perpetuo per quell'infelice giudicato dalla Giunta di Stato. Perché
resti memoria dello stato e circostanze nostre in questi tempi, dirò quanto mi
è stato riferito da persona della Giunta stessa in ordine a questo fatto. Il
processo compilato ad horas, non
contiene che questo: la deposizione del reo in questa conformità. Egli disse,
che stando ritirato in casa, temendo di venir arrestato per aver commesso uno
stupro in casa ch'egli come amico frequentava, furono a trovarlo tre suoi amici
di questi nostri cosí detti Regalisti, uno dei quali era un tale di cognome
Costa, conosciutissimo per la poca buona fede nel mestiere di cambiamonete
agiotista. Costoro gli dissero che poteva uscire perché fra di essi non poteva
venire arrestato, giacché portavano l'uniforme. Lo indussero cosí ad uscire e a
portarlo con essi in galesso. Presero la strada di s. Maria degli Angioli alle
Croci, ove smontati entrarono in una cantina o basso sotterraneo, in dove
cominciarono quei tre a dire che volevano fare un cartello, e che volevano che
lo scrivesse sotto la loro dicitura, indi usciti presero la via di Porta s.
Gennaro, ove furono sorpresi dalla sbirraglia, che nel suo cappello, nel
cadergli, trovarono il cartello anzidetto. Oltre questa deposizione, non vi è
in processo che il detto dei tre che furono i di lui denunzianti, ed una
perizia fatta del carattere, anche bastantemente dubitativa. La Giunta non
volle tener conto della deposizione del reo, perché il rito Siculo[*4]
non ammette confessioni escusanti, dunque restò il solo detto dei
denunzianti, ed il cartello verificato nel modo che ho detto, e con questo
processo si procedette ad horas, ed
ebbe due voti di morte quell'infelice, uno del consigliere Fiore, l'altro di
Speciale, e mi si dice che se non fosse venuto lo svenimento ieri sera al
Fiscale, e si fosse in quel bollore decisa la causa, sarebbe andato a morte. Il
fatto poi fuori processo è questo. Tre di niuna buona fama andarono a
denunziare quel tale come autore dei cartelli che si mettevano per Napoli, e lo
denunziarono al direttore di Polizia d. Antonio della Rossa, a cui fecero anche
leggere il cartello che dissero doversi da colui mettere per Napoli, e si
offrirono di farlo cogliere sul fatto. D. Antonio loro permise di eseguirlo
dandogli gente armata che stasse in agguato; ma poi avvertito che il fare
affiggere i cartelli poteva oprare un allarme, disse che bastava che se gli
trovasse sopra. Quello che questi galantuomini fecero per ottenere l'intento,
si è letto nella deposizione del reo, ecco il di piú che accadde sotto l'occhio
del publico. A Porta s. Gennaro arrivò un galesso con tre persone, nello
smontare sono fermati, e si arresta quel tale che dovea avere il cartello, che
nello scendere vacillò, onde gli cadde il cappello, uno della comitiva corre a
prendere il cappello, e dice trovarsi dentro il cartello. Ecco il fatto.
Giovedí 31. A Porta s. Gennaro la
guardia Salvatore Bruni ha arrestato alcune persone armate che dicevano fuggire
da Campobasso, ove arrivati erano i Francesi. Si è fatto del rumore, ma si e
saputo ch'erano birboni scappati da una rissa succeduta tra paesani.
E' partito il pacchetto che porta
in Palermo d. Luisa Molines Sanfelice per essere ivi esaminata sulla da lei allegata
gravidanza. Il marchese del Gallo è partito pure, e si dice per andare a
conchiudere la pace.
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[*2] In marg. Copia ec. «S. M. apprende
che il numero troppo esteso d'eccettuati nell'indulto, e di tutti quelli dei
quali resta dubia ancora la accettuazione, Don produca nel publico quella grata
sensazione che la sua clemenza dovea attendere. Vede altresì dalle ultime sentenze
del Visitatore Ferrante, delle quali l'è stato reso conto, che si trovano
eccettuati dall'indulto alcuni dei rei, pei quali si deve in giustizia una
lieve pena di un temporaneo esilio, il che può fare nei suoi sudditi quella
sinistra impressione che avrebbe desiderato evitare ce. ».
[*3] In marg. Quest'oggi ricorrendo nel calendario greco il nome dì Paolo primo delle
Russie, i vascelli Russi che sono in rada hanno fatta replicata salva, e questa
sera vi è stata illuminazione al palazzo d'Angri, ove risiede generale.
[*4] In marg. Questa è un'altra
circostanza da riflettere che deve giudicarsi in Napoli coi riti Siciliani.