CARLO DE NICOLA

DIARIO

NAPOLETANO

 

 

AGOSTO 1800 

 

Venerdì primo agosto. Un ragazzo di dodici anni circa che andava raccogliendo immondezze per Napoli con un somaro, si è trovato ammazzato e nascosto nella stessa stuora fra le immondezze da un ladro che fu arrestato nell'atto che voleva vuotare per terra le stuore per andarsi a vendere il somaro. Ecco i fatti che accadano in mezzo Napoli.

Sabato due agosto. Si è sparsa voce che i commessarii Francesi siano giunti in Roma ed abbiano ordinato alle nostre truppe di evacuarla. Non mancano alla giornata delle notizie allarmanti.

E' arrivato da Palermo il principe di Sassonia che n'è tornato disgustato col Re e generale Acton, ai quali parlò forte per la condotta impropria di non voler dare situazione agli uffiziali del vecchio esercito. Si dice che sia risoluto di abbandonare il servizio e ritirarsi, e che sia qui venuto ordine dì non darseli il passaporto.

Domenica 3. Le lettere di Roma niente dicono del ritiro di nostre truppe, e pure qui vi è chi sostiene che sono ritirate ai confini. E’ certo che il consigliere Frammarino continua a stare in Roma ed ha da Sua Santità avuto il titolo di duca. Non ci starebbe certamente se le nostre truppe col generale Naselli che le comanda si fossero ritirate.

Si sente che Prussia abbia cominciate le ostilità contro la Francia a causa della violata neutralità. Si è publicata questa mattina la notizia dell'armistizio al Reno, dagli articoli del quale si vede che la situazione dell'Imperatore è poco di buono, essendo i Francesi molto inoltrati. Si spera quasi di sicuro la pace generale con la mediazione della Prussia, sebene si continui a sostenere che vi sia anche quella di Russia.

Nel giorni passati fu qui publicata una lotteria per conto della corte. Si lottano 30Om. ducati di effetti di monasteri soppressi divisi in 50 premi, il piú grande di D/. 52m., il più piccolo di D/. 1800, questi si estraggono fra 600 biglietti ciascuno dei quali si paga D/. 500 contanti. Di questi biglietti ne sono stati assegnati forzosi 120 al celo dei negozianti, dugento agli avvocati a carico dei consegnatarii: settanta ai monti di famiglia, Ciarletta, Monte grande, Monte dei trenta, quello dei ventinove, dei Capeci, dei Carafa, dei Giunti, dei Caraccioli, dei Ruffi. La estrazione dovrà farsi il giorno 15 agosto corrente. Siccome però si lascia la facoltà di poter comprare i fondi medesimi, cosi sento che i negozianti e i Monti abbiano dichiarato, voler comprare non già starne alla sorte. Questa lotteria fa vedere in quale stato di deficienza di contante sia l'erario Regio. Nel proemio del dispaccio si dice che ciò si fa perché S. M. non vuol mettere mano a nuove imposizioni per le urgenze dello Stato, se non esauriti tutti gli altri mezzi.

Lunedì 4. Con dispiacere e malcontento universale si è sentito essere venuta da Palermo la determinazione di doversi mandare ripartiti in Trapani, Ventotene, ed altre isole i Cavalieri di Città a consumare il tempo di loro condanna. Fa compassione il duca di Cantalupo che per sei mesi dovrà essere trasportato non so dove. Si continua lo stesso sistema di gittare il disgusto in ogni ceto, non si puol fare sistema più impolitico nelle attuali circostanze.

Martedì 5. Il duca di Salandra ed il principe di Sassonia si sono protestati di voler servire da volontarj anzicché comandare a truppe di gente in massa senza disciplina.

Mentre si muore per la mancanza di numerarlo, si sente che S. M. la Regina lo profonde nel viaggio.

Le truppe che sono in Roma hanno avuto l'ordine di mandar via le donne e tuttociò che puol ritardare una marcia subitanea.

Ciò fa vedere che si teme di potersi ritirare a rompicollo.

Mercordí 6. E accaduto il seguente fatto che in altri tempi avrebbe richiamata tutta l'attenzione del Governo. Passeggia­vano per s. Lucia a mare due giovani sposi, venne adocchiata la donna da alcuni uffiziali Moscoviti, i quali avvalendosi dell'aiuto di parecchi soldati o marinari dei loro legni stessi, la strapparono dal fianco del marito, e postala per forza fra le braccia dei marinai la trasportarono verso mare per imbarcarla ed averla cosí interamente in loro balia. Tentò opporsi sulle prime il marito, ma soverchiato dal numero dei rattori corse a cercare aiuto alle guardie di Palazzo, che sentendo autori del fatto i Moscoviti, non volle prendersene briga.

La donna intanto facendo strepito e gridando chiamò l'atterizione di qualche Luciano, che vedendo di che trattavasi fece gente, accorsero cori remi e pietre a liberarla, e di fatti gli riuscí, perché svenuta essendo la povera donna, i Moscoviti per mettersi in difesa la posero a terra, ma furono costretti a scappare, perché la folla dei difensori di quella infelice semprepiú crebbe. Cosicché a pietre e mazze furono ben bene battuti. Quali saranno le consegnenze di questo fatto lo vedremo o sentiremo.

Anche giorni sono ebbe una fiera bacchetta un basso uffiziale Moscovita, che fingendo biglietti di alloggio pei luoghi vicini a Napoli, andava commettendo ricatti.

Giovedí 7. Sta in Napoli uno dei comandanti delle truppe di massa, il celebre Pronio. Con carrozza di affitto girava per porta Costantinopoli, che disgraziatamente fu investita dalla carrozza del marchese di Cicerano, per quanto mi si dice, ed all'urto di quella non reggendo ebbe l'asse spezzato, per cui andò per terra. Pronio volle bastonare il cocchiere di Cicerano, il quale si diede col suo legno alla fuga. Intanto che avvenne? Il popolo accorso intese che Pronio colla carrozza era andato per terra, ergo Giacobini coloro che andavano nella carrozza che lo avea investito. Danno dunque seguito alla carrozza di Cicerano, l'arrestano, e cominciano a maltrattare chi vi andava dentro, tanto che fu Pronio stesso nell'obligo di andarli a soccorrere per liberarli dal popolo e fargli andare a casa loro.

Venerdí 8. E stata fatta una carcerazione la notte scorsa in casa di d. Carlo Chiarizia, ed un'altra n'è seguita al Vomero, ove si dice che siasi dalle stesse spie procurata la unione di coloro che si volevano carcerare. Quanto sia ben fatto non lo so. R accaduto quest'oggi sulla strada della Stella un attacco tra birri e soldati della compagnia di Salvatore Bruni, essendovi ivi rimasto morto uno di questi ultimi.

Sabato 9. Sento che la scorsa notte non siano girate ronde di birri per l'accaduto di ieri, ma quest'oggi si è replicato il secondo attacco al largo delle Pigne tra le stesse compagnie nemiche, e sento vi sia morta piú gente. Questo è uno stato bellissimo, perché ciascuno si puol trovare senza avvedersene in mezzo ad un attacco di questi, a rischio di restare ammazzato da una palla che scoppi.

Domenica 10. E’ arrivato quest'oggi il pacchetto che porta la povera duchessa vedova di Monteleone ed altre dame che stavano a Palermo. Sento che sia venuto anche da Palermo dispaccio che tolte dalla R. Camera le cause tutte dei dissequestri dei rei di Stato, fra le quali quella di Monteleone, che restava sola a decidersi, le ha rimesse ad una Giunta economica composta dal caporuota ed avvocato della Corona Cianciulli, dal consigliere della Giunta di Stato Sambuti, e dai due fiscali di Commercio, Avena e Martucci.

Lunedí 11. Questa mattina si sono unite le quattro ruote del S. C. alle quali ha il vico presidente Iorio comunicata la insinuazione di sospendere le decisioni pel peso della decima, circa il vedersi a carico di chi dovesse andare se dei debitori o creditori, e circa le controversie insorte circa gl'impieghi fatti in carta. Due dispacci poi si sono publicati ed affissi, uno dispone che i subalterni dei Tribunali facciano gratis i decreti di describantur, e spediscano i mandati per impiegarsi colla Corte tutti i depositi esistenti nei Tribunali; l'altro, come i cassieri dei Banchi avevano cominciato a non volere più prendere i riscontri di altri Banchi per le fedi del conto vecchio, cosí è servito ad ordinare che si debbono ricevere quando servono per impiegarsi colla R. Corte.

Il concorso delle carte che si esibiscono è cresciuto, ma si crede elle non arriveranno a formare il pieno del vuoto che è in 26 milioni, essendosi appena a nove.

La scorsa notte è 'stata sorpresa la casa di tre onesti gentiluomini di cognome Calà, della casa del duca di Diana, per la denunzia che avessero un mortaio da bombe a cattivo fine. E si è trovato essere un mortaio di legno per uso di fuochi artifiziali che stava lavorando uno dei detti fratelli per poi spararli alla venuta del Re, ed hanno trovato il disegno coi ritratti del Re e della Regina. Intanto quel povero galantuomo ad ore otto di notte ha dovuto andare al quartiere dei Regalisti dell'Ospedaletto per far vedere il mortaio a quel comandante d. Luigi Buonsollazzo, il quale subito ha ordinato che se ne tornasse a casa, e si mandasse a prendere il suo mortaio. Se non finiscono le denunzie non si starà quieti.

Mercordì 13. Per la ricorrenza della nascita di S. M. la Regina questa mattina vi è stato circolo e questa sera cantata e festa a Palazzo. La Regina intanto a quest'ora sta a Vienna.

E’ voce costante che ì Francesi abbiano interamente evacuata l'Italia e si sieno ritirati a Nizza. P tutto stupendo quello che accade in questa guerra. Appena s'intese resa Genova, cosicché non restarono più né piazze, né città forti ai Francesi in Italia, s'intese il rovescio degli Austriaci e l'Italia nuovamente inondata dai Francesi, in modo elle il nostro Governo pensava a fortificare Procida per colà rifugiarsi, temendo una seconda invasione. Si forma un armistizio ed una linea di demarcazione che lascia la maggior parte delle piazze frontiere d'Italia in mano ai Francesi, che fissano il loro quartier generale in Milano, quando sente che i Francesi di nuovo fuggono dall'Italia senza sapersene il perché. E noi? tra i palpiti e la speranza meniamo i nostri giorni, e ci vediamo sempreppiú oppressi dalla miseria, conseguenza funesta e necessaria dei sofferti disastri.

Giovedí 14. Una voce sparsa nell'isola d'Ischia di essere fuggiti alcuni rei di Stato che si trovano là detenuti, fece si che armatasi la gente di quelle campagne corse a metter fuoco a quel forte ove i detenuti erano conchiusi, e non ci volle poco a sedarla; ma non si potè evitare che due o tre infelici stranieri dell'isola, che là si erano portati per l'uso dei bagni e stufe, venissero maltrattati da quella gente.

L'erario Regio sta cosí esausto che ieri si spedirono ventidue dispacci ai Visitatori economici inculcando loro di esiggere a qualunque costo e mandar danaro in Napoli. I soldi dei magistrati sono in cinque mesi di attrasso, ed è in attrasso fino alla truppa ch'è in Capua. Il cambio è all'ottantuno, vale a dire che di ogni D/. cento se ne hanno D/. 19.

Venerdí 15. Non vi è stata grazia pei Cavalieri di Città che partir devono pel di loro destino questa notte o domani, come si dice, solo per tre di essi vi è stata abilitazione per causa di salute, fra i quali il vecchio duca di Cantalupo.

Dovea quest'oggi estrarsi la lotteria, ma tutti coloro che han dovuto prendere i biglietti forzati si son determinati piuttosto a comprare, né tutto l'introito s'è fatto. Il monte Ciarletta per 26 biglietti assegnatigli non ha trovato in piazza a prendere a debito D/. 13m. Sento che anche per Napoli si vada facendo una pulita questua per la truppa.

Il Pontefice ha chiesta a S. M. la grazia di rimettersi i Monasteri soppressi, e gli è stata negata per mezzo del cav. Acton: si dice che abbia replicati gli officii.

Sabato 16. Due dispacci a forma di editti si sono affissi quest'oggi. Con uno per la terza volta si fa sapere, che oltre il giorno 7 settembre non vi sarà proroga alla ricezione delle carte bancali al loro valore nominale, e che per ovviare ogni frode il giorno 7 settembre la intera Giunta col direttore Reale dovrà stare all'officina in s. Pietro a Maiella fino a che vi sarà chi porti carte, chiusa la giornata, dovrà chiudersi il registro colla firma dei ministri tutti della Giunta. Perché poi non si perda un'ora, in questi giorni che restano, si ordina che la officina e i Banchi debbono essere aperti anche i giorni festivi, non escluse le domeniche. Promette S. M. una gratificazione agli officiali dei Banchi terminata tale operazione. L'altro dispaccio è diretto ai governatori dei Banchi per la esecuzione.

Domenica 17. L incominciata questa mattina la esecuzione del dispaccio publicato ieri, essendo stati aperti i Banchi e la officina delle recezioni delle carte. La somma delle carte ritirate nella scorsa settimana è stata in un milione seicento quaranta seimila, ed ottocento.

Lunedí 18. E’ stato quest'oggi comunicato al ministri in quello nominati il seguente dispaccio:

« Il Luogotenente del Regno principe del Cassaro ha comunicato alla R. Segreteria di Stato ed Azienda, quanto siegue con biglietto dai 8 corrente: Dal capitan Generale Cav. Acton con Real carta dei 24 del passato mese di luglio, mi vien partecipato quanto siegue = Eccell.o Sig.e. In veduta di quanto gli avvocati Fiscali Martucci ed Avena han rappresentato in una loro memoria e V. E. riflettuto colla sua relazione dei 9 corrente luglio circa il modo da tenersi nelle proposte transazioni coi sostituti dei majorati e fedicommessi dei rei di Stato, atteso le controversie che sono insorte e possono insorgere: il Re, approvando i sentimenti dell'E. V., ha ordinato che gli avvocati fiscali summentovati con due ministri da destinarsi da V. E. procurino quelle transazioni circa i beni burgensatici, contraendo coi figliuoli dei rei di Stato, in esclusione degli agnati o degli altri costituiti; mentre non deve cader controversia per la confisca dei beni feudali. A tale oggetto S. M. concede agli avvocati fiscali suddetti coi due ministri le necessarie facoltà, dichiarando che accorda ai figliuoli ciocchè sarà accordato per transazione. Ed io lo comunico a cotesta R. Segreteria di Finanze perché disponga quanto conviene per la esecuzione, prevenendola, che in virtù della facoltà accordatami come sopra da S. M. di destinare due ministri; sono venuto ad eleggere il caporuota d. Michelangelo Cianciulli e il consigliere d. Gaetano Sambuto. La nominata R. Segreteria di Stato ed Azienda lo partecipa a V. S. Ill.ma per l'adempimento di sua parte, nella intelligenza che prima di ultimare le transazioni dovrà V. S. Ill.ma unitamente con gli altri ministri farle presenti a S. M. per canale della stessa R. Segretaria, ed attenderne la Sovrana approvazione ‑ Palazzo 18 agosto 1800 ‑ Giuseppe Zurlo Sig, Marchese Avena ».

Giorni sono per la causa particolare della casa di Monteleone vi fu un altro dispaccio con cui anco a petizione dei due fiscali fu ordinato alla R. Camera che seguita la decisione non dovesse publicarsi, ma mandarsi scritto in Palermo il voto di ciascun ministro.

Martedí 19. Essendo cresciuta la folla dell'esibizione delle carte di Banco, si son fatti nuovi stabilimenti per la recettazione, lasciandosi le carte per aver poi riscontro in altra giornata.

Mercordí 20. Per quanto si fossero cooperati i Cavalieri di Città, debbono partire; soli due restano, e sono il cav. Transo, e il d.r d. Gennaro Presti, perché i medici hanno detto non poter resistere al mare. E questa notte partono per Siracusa il duca di Cantalupo, d. Giuseppe Colonna di Stigliano, il duca di Bagnulo[*1] , ed il negoziante Spasiano.

Giovedí 21. L'improvvisa morte del presidente e fiscale di cappacorta cogli onori della toga, d. Nicola d'Ajello, ha fatto parlar Napoli per l'ultimo fatto che ha dato luogo ad una lite in Camera tra il marchese Letizia ed il detto fu fiscale; a causa che avendo questi acquistata la maggior parte dell'ottima quadreria del Letizia saccheggiatali, richiesto a restituirla col rimborso della spesa fattaci, ricusò farlo, onde ci venne dal Tribunale obligato, e pure andava sfuggendone la esecuzione. Ha lasciata una ricchissima eredità che si fa ascendere ad un milione. Ha egli avuto tre mogli, l'ultima delle quali, ch'è rimasta vedova, è molto giovane ancora. Il primo figlio d. Donato ha fatto parlare di lui perché dovette sciogliersi il di lui matrimonio colla figlia di d. Nicola, oggi marchese Salomone, per causa d'impotenza.

E’ arrivato da Roma il generale Broccard, e ciascuno dice la sua, mentre si crede che sia venuto per motivo che i Francesi abbiano tornato a prendere le prime posizioni che avevano abbandonato. P‑ facile che sia una delle solite corse per vedere la moglie.

Venerdí 22. La notte scorsa è succeduta la carcerazione di più persone, e si dice fino al numero di 40. Chiamate tutte da un giovane di cognome del Piano figlio dello scrivano del S. C.

d. Giuseppe, che fu arrestato giorni sono per aver mostrato del disprezzo in vedendo passare il viatico, avendo anco detto, se pur è vero, che dovea finire una tale scenata. Costui stato qualche giorno in criminale, chiese di denunziare, e fu allargato. Tra i chiamati da lui vi è un figlio del caporuota giubilato d. Girolamo Vollaro, ed un altro scrivano di Consiglio per nome Michele Spadetta, fratello di quel Gaetano celebre patriotta, che fu imbarcato per effetto della capitolazione.

Sabato 23. Il vento ha fatto tornare in dietro i Cavalieri di Città che partirono, ma il duca di Bagnulo ha gittato sangue nel corso di questi pochi giorni dì viaggio. Essi erano, il duca di Cantalupo, d. Giuseppe Colonna di Stigliano, ed il duca di Bagnulo. Con loro partí anche il negoziante Spasiano. Si crede che possano restare, se si avvera la notizia dello sgravo della Principessa, come si dice.

Quest'oggi all'estrazione del Lotto è accaduto del rumore, che si racconta cosí. Al sortire del quarto numero, un lazzarone che non ha inteso uscire quello ch'egli aveva giocato, ha cominciato a strepitare, dicendo, che non potevano aver bene se non si levavano i parucconi (i ministri) ch'erano Giacobini. Ha egli avuto del seguito, cosicché la voce è arrivata ai ministri, che hanno avuta della soggezione. Ma tanto si è andato sedando il bisbiglio, ed il direttore di Polizia ha dato l'ordine che terminata la funzione si carcerassero i capi del rumore. La esecuzione di tal ordine è stata un poco affrettata, pei, cui al basso del portone del Tribunale vi è stato un altro rumore, tanto che si sono avvisati i ministri a trattenersi. Tutto poi è finito con un « viva il Re ». Ma cinque dei capi suddetti sono andati arrestati. Il generale Broccard è ripartito.

Domenica 24. E’ arrivato il pacchetto da Palermo, e si dice che porti ottime notizie. Si è saputo che con lettera dell'ambasciadore Russo ch'è in Palermo si è qui partecipata la notizia che siasi ristabilita la lega tra la Russia e l'Impero.

La truppa di Roma si ritira in Regno, e si accantonerà in Sora. Il centro sarà comandato dal generale Naselli, l'ala dritta dal generale Broccard, la sinistra dal generale Damas.

Lunedí 25. Si è publicata colle stampe la notizia della lega ristabilita.

Parte questa notte per Vienna la duchessa vedova di Corigliano Marini col celebre Mons. Saly, borsa segreta di S. M. la Regina. Vi è chi dice che portino a S. M. tutte le gioie, vi e pure chi crede che la Corte non tornerà affatto più in Napoli, per cui la Regina col Principe d. Leopoldo e le tre principesse figlie, abbia presa la risoluzione di andarsene a Vienna. Si dice anco che nel trattato di pace siasi proposto di dare il Regno di Napoli all'Arciduca Giuseppe, fratello dell'Imperatore, ed al Re si darebbe la Polonia, cosa che ha mossa la Regina ad andare a Vienna, o per rompere questa parte del trattato, o per non avere il dispiacere di partirne per effetto del trattato.

Dovevano frustarsi questa mattina quei del rumore al Lotto, ma si dice che il direttore di Polizia abbia avuta soggezione di farlo eseguire.

Martedí 26. Son ripartiti i Cavalieri, essendo solo rimasto Bagnulo a causa del getto di sangue, dopo averlo esaminato il commessario della Giunta Speciale ed il fiscale Guidobaldi coi medici da loro eletti. Partono anche tutti gli altri, cioè quelli che vanno a Trapani, e quelli della Pantelleria; i primi[*2] , come condannati a pena più lieve vanno in Siragusa.

Mercordí 27. E arrivato oggi il dispaccio con cui è stato privato di toga il giudice Giampaolo, il dispaccio si dice essere in questi termini << Informato il Re che abbia V. S. mancato di eseguire un'importante operazione di Stato, è venuto a privarlo dell'impiego ». Il fatto che gli ha dato causa è stato la commissione datagli di andare a Nusco a fare l'arresto di due persone ree di delitto di Stato, e ch'egli, o per cattiva condotta, o per danaro, gli avesse fatte scampare.

E’ partita la duchessa di Corigliano Marini con Mons. Saly per Vienna dalla Regina.

Questa notte vi è stato rumore nel quartiere di Palazzo, perché sono stati assaliti alcuni uffiziali Moscoviti.

Giovedí 28. Quest'oggi si è publicato colle stampe, ma senza affiggersi per Napoli, un editto che porta la data di Palermo 16 luglio firmato dal generale Acton. Ordina la formazione di 68 regimenti di guardia, urbana per Napoli, provinciale per le provincie. Tutti dall'età di 18 a 50 anni inclusivi. Servono a proprie spese per la custodia interna, ma devono anche uscire in caso di bisogno; devono servire per cinque anni. Coloro che si offrono servire a cavallo durante il tempo del servizio, sono reputati come nobili, ancorché nol siano. Gli ascritti saranno anco riguardati nella distribuzione e provista degl'impieghi anco politici. Insomma è sul torno e sistema della guardia civica republicana. Molto male si è inteso e con infinito disprezzo.

E' mancata la carne pei Moscoviti, ed il loro generale ha fatto dello strepito per tale mancanza.

Venerdí 29. E' grande per Napoli la mormorazione contro il dispaccio di ieri che con molta riserva si fa girare; ed il direttore Zurlo ha detto che pur troppo si era resistito agl'impulsi che venivano da Palermo per farlo publicare.

Sabato 30. Vi è notizia dell'arrivo di più corrieri. Si sta con tanta scarsezza di danaro, e sta cosí esausto l'erario Regio, che Zurlo ha detto che un giorno o l'altro si tirerà un colpo di pistola all'orecchio.

Domenica 31. Si sente sospeso il dispaccio della leva forzosa dopo un congresso tenutosi dal Governo.

 

 

 

Manda un messaggio

 

 

 

 


 [*1]             In marg. Questo Cavaliere per portarsi un poco di contante ha venduto D/. 1400 di fedi, e ne ha ritratti ducati 240.

 

 [*2]         In marg. Quelli cioè che son partiti.

 


 [*1]         Costui fu uno dei primi a fare dei proclama, sopratutto inculcando proibirsi la polvere di cipro, e le frisature dei capelli.

 

 

 [*2]         Mi si è detto che il principe del Cassero colla famiglia si pose in mare, e non scese fino alla mattina seguente.

 

 

 [*3]         Così fu di fatto, non essendo stata che una voce sparsa senz'altro fondamento.

 

 [*4]         Si replica la storia dell'anno passato di questi tempi, giacchè anche si designava la notte di Natale per la rivoluzione.

 

 [*5]         Ecco la parte del dispaccio ‑ [L'autore trasandò d'inserirlo, ma deve essere quello scritto d'altro carattere che trovasi infrapposto nelle pagine precedenti, che si dice trasmesso dal principe del Cassaro a d. Felice Damiani, presidente della Giunta di Stato. Il dispaccio, con data del 10 decembre 1799 da Palermo, ordina che si proceda con tutto il rigore delle leggi contro Vincenzo di Stefano, Pascale Apuzzi, Francesco Buscè, Carlo d'Aprei, Antonio BeIpulsi, Desiderio Malinier, Vincenzo Ferrarese, Luìgi Medici ed altri, denunziati come cospiratori. In ultimo vi si leggono le parole, dì carattere del de Nicola: Questo dispaccio fu apocrifo].

 [*6]         Questa sera è accaduto il seguente fatto del quale sono stato testimonio, perché è succeduto in persona di d. Michelino Maza, che abita al secondo appartamento, al disotto della mia abitazione. Circa o n'ora di notte e forse meno, mentre diluviava è passata imbasciata all'anzidetto de Maza che un offiziale dovea pregarlo di cosa di premura per parte della Giunta di Stato. Egli è uscito ed ha trovato una persona con l'uniforme, la quale gli ha detto, che in Giunta vi era un ricorso contro di lui che lo imputava di essere scritto nelle prime quattro compagnie di truppa civica, di aver vestito l'abito republicano, l'uniforme da ussero, essere indi fuggito in Aversa, e dì là tornato anche fuggendo in Napoli, perché volevano i Realisti arrestarlo. Di ciò parte era vero parte falso. Il Maza si è risoluto dicendo, che di sua condotta ne avrebbe dato conto a S. 31. ed alla Giunta quando fosse occorso, onde lo ringraziava dell'avviso. Colui ha soggiunto che aveva ordine di arrestarlo, e che aveva lasciato a basso la sua gente. Allora il Maza, come in sua casa sitrovava per accidente l'aiutante della Piazza, d. Peppino Poerio, così alzando la voce lo ha chiamato. Al sentire quel tale chiamato Poerio, si è tirato indietro verso la porta di uscita. Il Maza ha voluto arrestarlo pel braccio, dicendo « si trattenga ». Ma colui ha finto tirar mano alla sciabla, si è liberato il braccio, e si è posto a fuggire per le scale, dicendo «adesso vado a prendere i granatieri ». Maza è corso al balcone, gridando che si arrestasse. Ma colui è scappato in maniera che non si è potuto raggiungere. Questo fatto fa vedere a che si stia in Napoli.