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CARLO DE NICOLA DIARIO NAPOLETANO |
SETTEMBRE
1800
Lunedí primo settembre. Questa
mattina si è con editto fatto sapere essersi mandate al Banco le rate maturate
per le carte impiegate con la R. Corte sulla decima, volendo il Re far vedere
con quanta religiosità manteneva le promesse. Il ritiro delle carte è arrivato
a tutta la giornata di sabato a quindici milioni e mezzo. Non vi è che un'altra
settimana, e la folla è immensa.
Sotto le ore 24 è arrivato il pacchetto colla
notizia di essersi la Real Principessa sgravata in Palermo di un maschio. Anche
questo è rincresciuto a Napoli, cioè che sia nato in Sicilia il primogenito di
Sua Altezza.
Si ha notizia che la pace è
conchiusa, ma non mancano notizie allarmanti. Si è arrivato fino a dire che
Bonaparte abbia chiesto il passaggio al Pontefice per entrare nel Regno di
Napoli, e che vi sia decreto della Convenzione Francese di non darsi affatto
orecchio ai trattati di pace con Napoli.
Martedí 2 settembre. Si è inteso
con orrore generale che collo stesso pacchetto che ha portata la fausta notizia
dello sgravo della Principessa, sia tornata d. Luisa Molines Sanfelice ferrata
di mani e piedi per eseguirsi la sentenza di morte contro di lei pronunziata un
anno circa fa, giacché visitata a Palermo si è trovata non esser gravida. Tutto
il reato di costei è di aver fatto scovrire la controrivoluzione che tentar
voleva la compagnia di Baccher, che se fosse scoppiata sarebbe servita a farci
essere tutti massacrati.
Domani è feria di Corte pel
circolo, e Te Deum a Palazzo. Giovedí
Te Deum a s. Chiara con intervento
del Ministero, e la sera festa di ballo a Palazzo: tre sere di lumi, cominciando
da questa, che sarà inutile pel gran vento che spira.
Mercordí 3. Vi è stata una lunga
promozione d'ispettori di Polizia, ma si susurra la privazione di toga di tre
altri giudici di Polizia, cioè de Bonis, Santucci, e Colabattista.
Si aspetta da Roma il consigliere
Frammarino, del quale si dice che sia anche vacillante la grazia a causa del
titolo di duca e degli onori procuratisi in Roma con farsi ascrivere in
Campidoglio. Dicesi pure che se gl'imputi di non aver saputo mettere
un'imposizione per non fare che tutta la spesa del mantenimento della truppa
restasse a carico di Napoli.
Giovedí 4. Numerosissimo è stato il
concorso al Te Deum in s. Chiara questa mattina. La festa poi di questa sera a
Palazzo è stata molto scarsa di gente sopratutto di Nobiltà, essendovisi veduto
grande miscuglio. La principessa di Ruffano si dice aver detto al segretario di
S. E. che lo pregava di non mandarle altra volta il biglietto d'invito, perché
a lei rincresceva trovarsi in mezzo a tanta gente, e non si fidava di non
andare ricevendo il biglietto, gli disse però questo, non per la quantità, ma
per la qualità della gente. Mi si dice pure che per avere l'invito v'era stata
una tariffa di D/. cinquanta.
Venerdí 4. E’ arrivato da Roma il
consigliere Frammarino. Ancora non si sa se la Molina Sanfelice debba o no
morire. Tutto il publico la vorrebbe salva, e qualche persona che ha piacere di
far rilevare la crudeltà di una tale azione se questa donna infelice si fa
morire, dice che la Real Principessa, dopo sgravata avesse implorata la grazia
per lei, dicendo essere la prima grazia che domandava nelle circostanze di aver
assicurata la successione del Regno, e gli fosse stata negata. Io
replico, credo ciò un'invenzione di chi ami far rilevare la crudeltà di tal
caso, se mai segue.
Sabato 6. Si continua a dire che la
pace generale sia vicina a conchiudersi, e si è anco stampata la notizia su di
un foglietto volante dell'estensore della nostra Gazzetta, ma non si lascia di temere
che Napoli ne sia escluso. Si parla di lettera scritta da Verona dal marchese
del Gallo, e l'ho intesa riferire, in due letture: una è che avesse scritto di
non essergli costato poco il far comprendere Napoli nella pace: l'altra, che i
Francesi avessero chiesto tutto quello che avevano occupato del Regno di
Napoli, o un equivalente compenso. Altri vogliono che avremo la pace, ma (ti
costerà cara.
Domenica 7. E’ stata quest'oggi
l'ultima giornata della recezione delle carte al valore nominale, e sono le
ore cinque della notte vicine, ed i Banchi e la officina della recezione in s.
Pietro a Majella sono ancora aperti. Si è cambiato, ossia si son vendute le
carte sino a questa sera. Da due o tre giorni l'agio era bassato al 78 0%,
perché molto contante era in vendita. Quest'oggi ha variato ad ora, essendosi
cambiato al 78 sino all'81 e quest'oggi al tardi anche al 75. Tutto dipendeva
dall'esservi più o meno venditori di contante o compratori di carte.
Lunedí 8. Le carte ritirate per
tutta la giornata di ieri sono arrivate a ventiquattro milioni, e stiede aperta
la recezione fino a mezzanotte. Circa mezz'ora dopo arrivarono alcune carte da
provincia, ma il direttore non volle riceverle essendo spirato il termine
prefisso.
Collo stesso editto i patti
espressi di farsi i pagamenti in carta, si rimettono alla decisione dei
Tribunali per la riduzione del debito a causa del minor valore che avevano le
carte. Coll'altro editto si prescrive una nuova forma delle fedi di credito e
notate fedi del conto nuovo, dovendo tutte avere un fregio impresso a nero che
termina nella prima faccia da ogni lato, l'emblema distintivo colla figura del
tutelatore, o allusivo al titolo del Banco e la impressione della parola contante.
Le notate fedi avranno anco impresso il tit. del Banco e la parola contante.
Martedí 9. E’ accaduto quello che
si supponeva, le fedi di credito del vecchio conto non hanno alcun corso in
piazza, ed in conseguenza non si è aperta la seconda recezione, e si aspetta
nuova risoluzione, che vi è chi la vuole per la totale abolizione delle
rimanenti carte, chi crede che si aprirà la relazione alla ragione del 77 per
cento. Altro dispaccio fu anche ieri comunicato ai Banchi col quale S. M., dopo
un lungo proemio, viene ad ordinare che tutte le carte le quali non saranno
esibite, come costituenti tanti crediti adeposti, vacanti, derelitti,
s'intendono incorporati senza niuna eccezione al Regio Fisco, il quale debba
essere riguardato come particolare successore degli antichi ed incerti
proprietarii, e come creditore dei Banchi di tanta somma a quanto sarà per
ascendere il valor nominale delle carte non esibite, aggiunta la plus valenza
di quelle che forse si esibiranno al valore del corso dopo i quattro mesi, la qual
somma sarà conteggiata coi Banchi stessi. Per la qual cosa vuole S. M. che da
ora si debba intendere tal somma impiegata per ministerio di dritto al valor
nominale, giusta l'editto degli 8 maggio per essere rappresentata dal Fisco
sui beni dei Banchi. Tal disposizione è data dall'Azienda il di 4 aprile
corrente anno. Ieri sotto la grotta di Pozzuoli vi fu un fatto d'armi in cui vi
morirono tre persone oltre i feriti.
Mercordí 10. Quest'oggi uno che per
le sue birbonate non avendo più che fare erasi arruolato nella squadra dì
Polizia ove il degno direttore della Rossa raccoglie tutta la schiuma dei birbanti di Napoli, in una rissa sopra
Capodimonte ammazzò una persona e ne ferì un'altra. Indi calando in Napoli intrepidamente
perché per questa gente vi è tutta l'impunità, al largo delle Pigne attaccò
briga con altri, e ne ferí anche mortalmente uno e mentre lo inseguiva per
finirlo, un camiciotto ch'era di sentinella innanzi ai Studi, fece alto in nome
del Re, al che colui insolentemente rispose: « che alto e basso, che Re ecc. »
prorompendo in quelle solite indecenti parole espressioni del volgo Napoletano.
E non contento di cosí rispondere, impugnò lo schioppo e tirò sul camiciotto,
ma non prese fuoco. Il camiciotto però fece la sua obligazione, perché con una
fucilata lo lasciò morto a terra; lo disarmò trovandoli sopra pistole,
scannatoio, e pietre e tornò al suo posto fra gli evviva di tutti i
circostanti, che si consolarono per la morte di quel conosciuto birbone. Ecco
quello che tutto giorno accade in mezzo Napoli, sotto la cura di un Tribunale
di Polizia, composto da un direttore e dodici giudici, trentasei ispettori, e
settantadue subispettori.
Giovedí 11. Si è posto il suggello
alla barbarie e crudeltà colla esecuzione della Molina Sanfelice ch'è stata
decollata al Mercato circa le ore quindici questa mattina. Un fucile che
casualmente si è lasciato mentre stavasi preparando sul palco, ha fatto
affrettare l'esecuzione, perché il boia sentendo il colpo, ha fatto cadere la
scure come trovavasi la paziente. Vi è stato un poco di emozione e non si è
mancato dire dai Santafede che il colpo si è sparato dai Giacobini per far
nascere rumore.
Una improvvisa partenza di truppa
per gli Apruzzi e Calabrie fa temere di qualche sinistro, ma forse sarà
destinata al disarmo di quelle provincie, che purtroppo è necessario. Sento
però che la truppa parte senza aver avuta la paga di agosto.
L'erario sta sempre piú esausto,
tanto che avendo l'arrendamento del grano a rotolo mandato al Banco il mandato
di ducati 23 m., pei consegnatari, il direttore Zurlo la mattina mandò a
prenderseli.
Quest'oggi il principe di S. Nicandro ha dato un pranzo
al generale Moscovita ed il nostro vice presidente del S. C. d. Michele de
Iorio, per andarci, ha spuntata la Camera Reale.
Venerdí 12. Questa mattina si è
trovato affisso alle rnura del monastero dei PP. dell'Oratorio detto dei
Gerolomini un cartello che diceva « viva la libertà, morte al tiranno », e vi è
come sottoscritto il nome di uno dei PP., cioè Giulio Colangelo col titolo di
cittadino. A questo povero Padre da piú mesi è stata dichiarata una
persecuzione con lettere cieche ai superiori piene d'imputazioni, forse sarà
una continuazione di quelle per cosí ruinarlo. Mi si dice che l'affisso era al
disotto delle finestre di Mons. Torrusio che là dimora, ed in parecchi altri
siti del circondario.
Proveniente da Roma è venuto il
principe di Ventirniglia col maggiore d. Ottavio Ciccone, e si dice abbiano
portata la notizia che nel giorno dieci spirò l'armistizio al Reno, ed ai 13,
vale a dire domani, spira quello d'Italia, per cui sono essi venuti a chiedere
la quota di truppa che il Re di Napoli manda sotto il comando del generale
Austriaco Barone Melas, onde partiranno seimila uomini subitamente
Si è affisso questa mattina un
invito del brigadiere d. Luigi Adolfo de Roshti, per la formazione dei
regimenti di milizia urbana. A leggerlo mi è sembrato lo stile di cui facevano
uso i patriotti Bassetti e Schipani quando invitavano per la guardia civica.
Questa sera circa le ore quattro
della notte, ritirandomi a casa, nel vicoletto di S. Giovanni in Porta, ho
trovato sentinelle di cavalleria che impedivano il passaggio. Sentiremo qualche
cattura.
Sabato 13. Vi è della costernazione
per Napoli a causa della notizia dell'armistizio terminato e delle ostilità
vicine a cominciare. Anco la formazione della milizia urbana è cosa che mette
in agitazione.
Le truppe che partir dovevano
questa notte, hanno avuto ordine di differimento.
Domenica 14 Questa notte partono
due squadroni di cavalleria. Sono rientrati nel porto i legni Moscoviti che
stavano per mettersi alla vela con mille e cinquecento uomini che sono tornati
a terra.
Corrono ad arrolarsi alla milizia
urbana, ma si ha l'avvertenza di non ascrivere se non dal ceto deglì artieri in
sopra. E’ formato già l'uniforme rosso e bianco sul modello Inglese, e simile a
quello dei cavalieri di Malta, il cappello è tondo con una faldina alzata con
due penne una bianca, l'altra rossa.
Lunedí 15. La cavalleria che
venerdí a sera trovai nell'imboccatura di' S. Giovanni in Porta, stava per la
sorpresa che andò a farsi d'una casa ove la spia aveva detto che doveva esservi
un Glub, appuntato sotto figura di cena. Ma sbagliata forse l'ora non si trovò
alcuno, e tutto fu sogno. Sento bensí arrestate due donne vecchie che si
trovavano in quella casa, e ciò per prender lume.
Le notizie son migliorate perché si
sente che i Francesi si ritirano piuttosto che si avanzano in Italia.
Questa mattina la guarnigione del
Palazzo è stata tutta coverta da truppa moscovita.
Martedì 16. La truppa di Salvatore
Bruni ha questa mattina arrestata una persona perché sospetta, e qualche
persona perché per curiosità si è arrestata ed ha fatto veder premura è stata
anco arrestata. Se va innanzi di questo modo, tornerò da capo, ed il popolo sta
proprio anelante per fare la terza volta la Santafede.
Corre voce della rotta data dagli
Austriaci sotto Fano ad una colonna di patriotti Italiani che avanzavasi.
Mercordí 17. La scorsa notte è
arrivata una speronara da Palermo e la notizia della resa di Malta seguita il
giorno otto del corrente, essendovi entrata la guarnigione Inglese e
Napoletana, ne avremo piú precisi dettagli. Corrono altre notizie dì sbarco
d'Inglesi a Livorno, e di azioni cominciate al Reno, con svantaggio dei
Francesi.
S. M. a Palermo si diverte con
corse di barberi. Si dice venuto il dispaccio pel disarmo di Napoli ma si è
detto più volte lo stesso.
Si è publicata colle stampe la
notizia della resa di Malta.
Sento che sia proibita la nostra Gazzetta, non saprei indovinare. perché,
mentre non dà notizie se non di cose risaputissime e favorevoli.
Continua l'arrollamento alla
guardia urbana, e mi si dice che i parrochi abbiano avuto l'incarico di fare la
nota di tutti gli atti alle armi dai 18 anni ai 50; ed eccoci alla republica.
Parte tutto giorno o treno o truppa.
Il direttore Zurlo durante la
guerra ha rinunziato a S. M. i suoi soldi. I ministri, offiziali di Segreteria,
e tutta casa Reale son mesi che non l'hanno.
Quest'oggi un uffiziale della Posta
è andato all'osteria dei Bagnoli, e si ha tirata una pistola all'orecchio. Si
dice che abbia lasciato sopra di sè tre biglietti scritti, ma s'ignora fin'ora
quale sia stato il motivo.
Venerdí 19. Due foglietti furono
trovati addosso a quell'infelice che si ammazzò ieri. Egli chiamavasi d.
Gioacchino Baldari, e si ammazzò nell'osteria detta taverna delle carcioffole alle paduli al ponte della Maddalena. I
due biglietti erano diretti uno al cav. Ribera, direttore della Posta, l'altro
a d. Gaetano
Solonna affittatore del Procaccio.
Dicea in quelle ch'egli era un antico uffiziale che si ve deva attrassato col soldo di D/. nove al
mese, mentre il direttore Zurlo ed il fiscale d. Davide Vinspeare, che tratta
da Giacobini, avevano situati tanti loro aderenti con soldi generosi, e che
però si ammazzava per disperazione.
Aboliti i Sedili di Città che
avevano il privilegio di fare la elezione dei Tavolarj del S. C., si fecero i
concorsi dalla Deputazione Regia succeduta all'abolita Città; ed era già stato
eletto per Tavolarlo l'ingegnere d. Michelangelo Schioppa tra quattro concorrenti,
ma avendo il vicepresidente del S. C. rappresentato che abolito il privilegio
delle Piazze, il dritto di fare l'elezione del Tavolario doveva ricadere al S.
C. per non essere da meno degli altri Tribunali che si eliggono particolari
Ingegneri, è venuto il Re ad ordinare che si riserbava di dare le disposizioni
per la elezione del Tavolario, ma che per ora laelezione si facesse dal S. C.
Per cui quanto si è fatto dalla Regia Deputazione è tutto inutile rimasto, e si
apriranno i concorsi in S. C.
Sabato 20. Si procede con fervore
alla coscrizione urbana, e dai parrochi si fanno le note. Si è ordinata una
tassa di ducati mille a capo di famiglia nobile da pagarli a ducati 200 al
mese, e si va in giro per le firme. I monasteri ricchi che vi sono rimasti,
anche hanno avuto una tassa.
Domenica 21. Questa sera ad un'ora
e mezza di notte vi è stato un turbine di vento cosí impetuoso ed istantaneo
che ha spaventata tutta la città, e dovranno sentirsi dei disastri accaduti.
Lunedí 22. Il turbine di ieri
cagionò la morte di cinque persone, fra le quali due donne gravide, che vennero
con le famiglie da Capua dove si erano portate a vedere i loro mariti uffiziali
che partir dovevano per l'armata. Alla calata di Capodichino il temporale
spaventò i cavalli e rovesciar fece la carrozza in un fosso, ove restarono
all'istante morte le due donne e poco dopo morirono gli altri.
Si dice scoperta un 'unione di
rivoluzionari molto numerosa di nobili e plebei, e sentesi che siano stati la
scorsa notte arrestati qualche centinaio. Siamo sempre da capo.
Si è publicata quest'oggi la
promozione di tutti coloro che si son fatti merito sul ritiro delle carte
bancali, cioè, il consigliere Navarro, promosso a caporuota soprannumerario, il
consigliere della Real Camera, d. Luca Savarese, da giudice dell'Ammiragliato a
consigliere del Commercio, i due avvocati d. Giovanni Transi, e d. Giuseppe
Sanseverino a giudici di Vicaria. Il principe di Bisignano è stato decorato
colla fascia di s. Gennaro, il marchese di Montagano con la chiave d'oro[*1].
Altro editto si è publicato
ordinante che tutti gl'impieghi di carte bancali debbono nelle restituzioni
considerarsi pel valore nominale, cosicché non possono i debitori, né chiedere
riduzione del debito, né attaccarli di lesione, giacché le carte impiegate
prima del di 8 maggio non avevano perduto il loro valore.
Martedí 23. Si è publicato questa
mattina proclama fatto in Apruzzo dal generale Boucard, che trascrivo dopo
averne accennata l'occasione. I visitatori economici di quella provincia
volendo usar del soverchio rigore nell'esazione della decima e pesi fiscali su
individui che forse più degli altri hanno inteso il grave peso della guerra e
della invasione Francese, fecero si che la popolazione disgustata prese le
armi, resistette, diede poi a' saccheggi. Boucard avvisato vi si portò cori 400
uomini di linea, ma la popolazione armata prese le alture, per cui credette
quel comandante spedire in Napoli una rimostranza di fuoco contro i Visitatori,
ed indi stimò sano consiglio disarmar quella gente col perdono e minacce
publicando il seguente proclama:
« Lo strepito tumultuario delle
rapine, delle manomissioni, dei furti del vilipendio della giustizia, dei
delitti insomma, dell'anarchia, è giunto al trono del nostro Re, o Sanniti.
Penetrato l'animo suo da tante sventure che vi ricoprono di vergogna e di
dolore, apre i fonti della clemenza e del perdono a quei traviati che
rientreranno nei loro doveri, e giusto ed inesorabile scaglia i fulmini della
vendetta contro i pertinaci. E’ mente pertanto Sovrana che qualsivoglia
individuo il quale fino ad ora abbia attentato alla publica tranquillità torni
alla sua casa, al suo lavoro nel termine di giorni due, adempia alle leggi, e
non leda sotto qualsivoglia pretesto alcuno, né in fatti, né in parole. Essendo
poi disertore, ovvero di massa, si presenti nello stesso spazio di giorni due
ai comandanti militari Presidi, o uffiziali civili, per essere arrolato alle
Regie falangi, rivestendo il prisco onore di questi valorosi popoli, lo renda
formidabile ai nemici. Sono eccettuati coloro che rei d'infami delitti,
meritano la escerazione universale. Non vi sarà pretesto che giustifichi
trasgressione. Chiunque osasse di non obbedire, sarà arrestato e punito
all'istante colla morte militarmente. Quando sarà inviolabile il perdono per il
passato, altrettanto sarà pronta ed inevitabile la pena dell'avvenire >>.
Mercordí 24. Si son veduti tornare
da Capua quest'oggi quantità di carri, carretti, bagagli, ed altro appartenenti
alla truppa, se ne ignora il motivo, essendo quei stessi partiti pochi giorni
sono.
Si inette in dubio la resa di
Malta, ed è sicuro che non è venuta né la capitolazione né la conferma, che
pure dovrebbe essere venuta.
Giovedí 26. Marciano tutto giorno
le nostre truppe, ed è affrettata la formazione della milizia urbana.
Il direttore Zurlo portò di persona
il biglietto di consigliere del Commercio a d. Luca Savarese; il publico che sa
la corte stretta che fa alla sua cognata, ha notata questa. caricatura.
Venerdí 26. Altra carcerazione e
numerosa si dice, si vuole fra gli altri arrestato un corriere che portava
lettere di Moliterno, che si crede abbia delle intelligenze in Napoli. Il Regno
è, tutto in anarchia, ed io veggo imminente un'altra crisi, che Dio non voglia
succede, sarà più luttuosa delle due sofferte in gennaio del 1799 ed in giugno
dell'anno stesso.
Sabato 27. Questa sera ritirandomi
circa le ore quattro ho trovati al pontone di Maddaloni i posti avanzati di
truppa Moscovita che davano il chi viva a chiunque passava a piedi ed in'
carrozza, col lume o senza. Sento che continuano le carcerazioni, e ne sarà
un'altra questa notte. Fu proposto dal fiscale Guidobaldi di arrestare tutti
gli usciti coll'indulto, e vi è chi dice anco i parenti.
Domenica 28. Questo mio giornale va
cangiando forma, perché lo cominciai con l'idea di notare gli accidenti del
giorno, indi tratto tratto vi andai spargendo le notizie che vi avevano
influenza; ora noto in esso le memorie tutte di questo infelice tempo almeno
per quanto ne arrivano a mia notizia. E' sul tavolino una legge restrittiva
delle doti di famiglia, secondo taluni sarà per incorporare al Regio erario i
Monti tutti di famiglia specialmente quello di Ciarletta Caracciolo che dà
settantacinquemila ducati di dote alle donne delle famiglie godenti. La verità
è che il sistema di Governo è d'impoverire i ceti tutti, e fare quello stesso
che aveva immaginato il governo democratico. Secondo le apparenze non avremo
piú in Napoli la Corte, se sono vere, o per dir meglio se si avverassero le
disposizioni che si dicono, resterà Napoli uno scheletro, privo di lustro, di
decoro, di Nobiltà.
Si dice scoverta una grande
congiura, in cui sono involti molti Nobili. Il Governo deve essere in
agitazione, perché da per tutto sono guardie raddoppiate e posti avanzati.
Arrendamenti non si pagano, mesate
a ministri, offiziali di Segreteria, di Casa Reale ecc. non si pagano ed ora si
susurra che le carte impiegate colla Regia Corte, durante le circostanze e i
bisogni dello Stato, non daranno rendita alcuna a coloro che le hanno esibite.
Il fiscale Guidobaldi disse, che fu
uno scandalo nell'appartamento tenuto dal Vicerè per lo sgravo della
Principessa, il vedere nel ministri soprattutto sfoggio di brillanti. I
patriotti dicevano che per stabilirsi la democrazia ed uguaglianza i ceti
dovevano tutti impoverirsi; che differenza fra questo sentimento e quello del
fiscale della Giunta di Stato?
Lunedí 29. E' arrivato questa
mattina il pacchetto col quale è venuto il duca della Regina, che per quanto si
dice porta la prammatica del Libro
d'oro, e la riduzione delle doti.
Quest'oggi circa le ore 23 con sorpresa universale è stato arrestato d. Gaetano Ferrante, amministratore generale dei beni dei rei di Stato, che ha dominato in Napoli dal momento che arrivò il Re a Napoli, che aveva un carteggio continuo colla Regina e col Re, che fu col Re sempre a bordo quando fu in rada, e che andò anche a Palermo per conferire. Quello che ha fatto maggior senso è stato l'essere andato ad arrestarlo il consigliere Speciale, e si dice col fiscale Guidobaldi, val quanto dire che l'arresto è per materia di Stato.
Martedí 30. Non si parla che
dell'arresto del cav. Ferrante. Il consigliere della Giunta d. Vincenzo
Speciale fu in casa sua ad ore 20 con molta truppa Moscovita, dalla quale
circondar fece la casa e chiudere i portoni, giacché ne ha due. Si ricevette la
consegna delle carte che suggellò, e terminò circa le ore sei della notte. A
quell'ora stessa fu imbarcato per Palermo il cav. Ferrante su di una speronara.
Contemporaneamente fu sorpreso il suo casino sull'Infrascata, e l'officina che
teneva colle Razionalie nel Salvatore, al Gesù vecchio. Questo è quanto
accadde, molte cose poi si dicono circa tale arresto, che chi lo vuole per solo
carico di amministrazione frodata, chi per carico di Stato, che dovrà portare
altre conseguenze.
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[*1] In marg. Anche dei razionali ed uffiziali di Banco sono stati decorati cogli onori
di presidenti e razionali di Camera ed un uffiziale del Banco di S. Giacomo
cogli onori di uffiziale di Segreteria.