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CARLO DE NICOLA DIARIO NAPOLETANO |
NOVEMBRE
1800
Sabato primo novembre. Si è sparsa
la voce che siansi veduti per Napoli in canestra sei uffiziali Francesi. lo la
credo una ciarla ma non lascia d'inquietarci se nel popolo si dissemina ed
estende.
Tutte le lettere par che assicurino niente esservi
di nuovo, né di quanto si è detto; questa sera però mi si dice che una lettera
di Genova dica che i Francesi di Livorno abbiano detto esser diretti a Napoli.
Domenica due novembre. Quel che si
dissero Francesi, sento che siano stati disertori Tedeschi arrivati Ieri a
Napoli. Si dice arrivato ieri sera il pacchetto, e se ne aspettano le notizie.
Si susurra la dimissione di d. Diego Naselli dal comando di Roma, e la
giubilazione del consigliere Frammarino, al quale si sta qui contrastando il
titolo di duca, perché avendo egli chiesto di essere registrato nei
Quinternioni della Regia Camera, vi si è opposto il fiscale. Si dicono pure
richiamati il direttore della Segreteria a di Giustizia, d. Emmanuele Parise, il
presidente del Commercio Damiani, e il consigliere Sambuti, tutti Siciliani; ma
sin'ora son tutte ciarle.
Lunedí 3 novembre. Si parla molto
della cospirazione ultima scoverta, e si dice che ne saranno fatte publiche le
notizie. La cassiera si dice che fosse la figlia di d. Carlo Chiarizia, d.
Carmela, moglie del patriota Domenico Moscati.
Martedí 4. Per la ricorrenza del
nome di S. M. la Regina, vi è stato un circolo questa mattina e cantata e festa
questa sera a Palazzo ove si è entrato con l'esibizione del biglietto del cav. Macedonio
per evitare che vi entrassero persone immeritevoli, ed anche indecenti, come
accade le altre volte.
E’ publica per Napoli quest'oggi la
voce che viene il principe ereditario col cav. Acton, e che parta il vascello
Moscovita questa notte per andarlo a prendere. Son tante volte che si è detto,
ora di venire il Re, ora il Principe stesso, ch'io non vi credo niente.
Mercordí 5. La festa di ieri sera
riuscí con miglior ordine e minore confusione del solito. Tanto al circolo la
mattina, che la sera alla festa, si diè per sicura la venuta del Principe
ereditario col duca di Gravina e duca di Ascoli, anche Cassaro lo disse, sebene
non per avviso ministeriale ricevuto.
Giovedí 6. E' partita la fregata
Moscovita che si dice andata a prendere il Principe ereditario. Non manca però
chi dice, che sia questa una diceria spacciata per addormentare il popolo
mentre partivano i Moscoviti.
Venerdí 7. La fregata Moscovita, a
causa del vento contrario, non partì nella giornata di ieri, non manca chi dice
che sia stata sospesa la sua partenza per contr'ordine ricevuto. Sono entrati
questa sera una fregata ed un brick Inglesi,
che hanno convogliati dei legni mercantili, ed hanno portati in Napoli il
Principe e la Principessa d'Aosta ossia il figlio del Re di Sardegna con la
consorte gravida di otto mesi. Si dice che siano fuggiti dal Piemonte per
l'invasione francese, e che prima di entrare nel porto di Napoli, abbiano
mandata una speronara a vedere se mai Napoli fosse nuovamente invasa dal
Francesi, anzi si soggiunge che la fregata Inglese fino a che non si assicuro,
portasse il padiglione francese. Intanto era per essi fondato il dubio di
trovare nuovamente Napoli in mano ai Francesi.
Sabato 8. Non è possibile stare a
Napoli senza perdere la testa per la varietà delle notizie una contraria
all'altra: eccone un saggio. Questa mattina a prim'ora ho inteso che vi era
quasi certezza di un armistizio anco cogl'Inglesi, tanto che si erano dai
Francesi ritirate tutte le patenti ai loro corsari ed armatori. Piú tardi ho
sentito che Magdonald, quel generale francese che fu in Napoli dopo
Championnet, col suo esercito di riserva di 40 m. uomini, ch'era nella
Svizzera, era entrato in Italia e marciava ad occupare Ancona, per cui da
Portoferraio erano fuggiti i Principi Reali di Aosta. Immantinenti da altri mi
si è detto, che ciò non era verosimile, mentre le truppe Napoletane continuano
a stanziare in Marino e Civitavecchia nella massima tranquillità. Ma non è
mancato chi ha detto, che avevano già ricevuto l'ordine di ritirarsi ai confini
del Regno.
Non era terminata la mattina, ed ho
saputo che il Principe ereditario avesse ieri scritto perché se gli mandassero
a Palermo tutte le robe di sua pertinenza che sono in Napoli, e ciò mentre che
altri si sostiene che venga indubitatamente in Napoli, e che si stia
acconciando il di lui appartamento, il quale verrà lasciato dal principe del
Cassero, che passerà in quello delle principesse, o nel palazzo del fu principe
di Francavilla a Chiaja. Uno mi assicura che il viceconsole Inglese abbia
assicurati i negozianti suoi nazionali a continuare il commercio con Livorno,
ove erano state dai Francesi rispettate le proprietà degl'Inglesi e dei
Napoletani. Un altro mi dice che gl'Inglesi siano tutti scappati da Livorno,
brugiando quei legni che non avevano potuto trasportarsi. Vi è chi sostiene che
in Toscana Don più che ottomila Francesi abbiano disperse e massacrate le masse
tutte degli Aretini e Toscani, brugiata Arezzo, e fugati gli avanzi di quelli.
Altri dice che le masse intolleranti delle concussioni e requisizioni imposte
dai Francesi, abbiano fatta man bassa sopra quelli, rinnovando la memoria del
Vespro Siciliano. Per l'ultimo, e per notizia di Segreteria, ho saputo che il
progetto politico della nostra Corte sia questo. Il Re resta in Palermo, ove
intende stabilire sua sede, avendosi ivi forniate le sue delizie, stante l'avversione
concepita contro i Napoletani, dei quali crede non potersi piú fidare dopo
tutto l'accaduto. Il Principe e Principessa ereditarj verranno a stabilirsi in
Napoli, restandovi il principe colla qualità di Vicario, come un tempo vi fu
Carlo duca di Calabria. La Regina che mal soffre la stanza di Palermo, per cui
se ne assentò col restante della Real famiglia per vincere l'animo del Re, ha
fatto dall'Imperatore chiamarlo a Vienna, per cosí vedere di farlo staccare da
Palermo ed indurlo a venirsene a Napoli. Per un foriere della gita del Re a
Vienna, mi si diceva questa mattina, che fosse già in Segreteria da questa
mattina fatto lo stabilimento di non mandare più i pieghi a Palermo, ma di fare
i fogli a tre colonne situando in una il reassunto, nella seconda il parere del
direttore, nella terza quello del Vicerè, perché il Re poi possa uniformarsi o
risolvere come meglio gli sembri. Sistema tenutosi allorché fece altra volta il
viaggio in Toscana e Vienna pei matrimonii delle due Reali figlie.
Quest'oggi si è cominciata la
requisizione dei cavalli. Essendoci stato circa a un'ora di notte questa sera
sparo a mare, è segno che piú legni sono arrivati: sentiremo domani.
Domenica 9. Lo sparo d'ieri sera fu
di un legno che uscendo salutò il porto. Questa mattina viene detto che il
Principe ereditario abbia mandato a prendere in Napoli l'ingegnere solito a
fare il suo presepe, avvicinandosi la festività del s. Natale: ciò esclude la
sua venuta.
E costante voce che sia svanita la
venuta del Principe ereditario. Le notizie che corrono sono niente felici,; ma
in effetto niente sappiamo di che vi sia per noi. Siamo al solito nelle mani di
Dio.
Martedí 11. Il legno che partì fu
una nostra fregata con due altri legni Inglesi. L'arrivo di una parte del
regimento di Leporano, ha fatto nascere nuovo allarme per Napoli, essendosi detto
che fossero i nostri stati battuti a Civita Castellana, ma la verità sento
essere che se ne sia venuto perché stava inutile e non organizzato.
Mercordí 12. Altri dice svanita all'intutto la
venuta del Principio ereditario, altri vogliono che venga per pochi giorni. I
presidii di Toscana si vogliono invasi dai Francesi.
Giovedí 13. Continuano le notizie
dei Presidíi invasi dai Francesi, e si fanno correre delle altre voci
allarmanti, che ci tengono sempre in timore di nuova prossima invasione.
Venerdí 14. Si vanno calmando le
tante voci allarmanti, ed e surta quella che siano per venire in Napoli 24 m.
Inglesi, dei quali 12 m. restar devono in Napoli, 12 m. vanno in Salerno. Si
dice che siano già sulla spiaggia Romana, e che venuto era un legno corriere a
vedere quale bandiera vi fosse sui castelli di Napoli.
Sabato 15. La notte passata sento
che siano seguite delle altre carcerazioni in conseguenza d'una nuova
cospirazione scoverta: mi si dice che siano tutte cabale per tenere lontana la
Corte. Era disposta questa mattina la partenza del solito pacchetto per
Palermo, e molta gente che dovea su quella partire avea imbarcata la sua roba,
quando è avvenuta una novità, che serve a farei perdere sempreppiù la testa.
Arrivò ieri sera un corriere, e dicesi dalla Germania, appena lettisi dal
Vicerè i dispacci, chiamò i direttori, indi si ordinò all'istante la partenza
del pacchetto e di una speronara, cosicché la gente che dovea imbarcarsi questa
mattina è rimasta a terra. Non si capisce come dovesse spedirsi per Palermo il
pacchetto e la speronara, per cui sí crede che siano spediti uno per Palermo,
l'altra per diverso destino coi dispacci venuti da Vienna.
Domenica 16. Questa mattina per la
prima volta è montata a Palazzo la nuova guardia Palatina a piedi, e fra giorni
sarà in ordine anche quella a cavallo. La verità è che non si vedono se non
comparse da Teatro pei tanti capricciosi uniformi nuovi che si son fatti, senza
che vi sia ancora un intero reggimento bene organizzato. La milizia urbana a
piedi ha un vago uniforme rosso, coi pettini bianchi, cappelletto con una
faldina sola alzata con due penne, una rossa, l'altra bianca inclinata su
quella. La guardia urbana a cavallo, ha l'uniforme turchino, cioè giacca e
calzone lungo, rivolti e collaretti arancio, fascia rossa, e berrettone a guisa
di quelli che portavano le guide francesi e la guardia civica republicana a
cavallo. La guardia Palatina non l'ho veduta ancora, ma sento che anco bizzarro
sia il suo uniforme. La compagnia di Salvatore Bruni veste giacca e calzone
lungo verde, e rivolte bianche, l'ufficialità tutt'al contrario. La cavalleria
di linea giacca e calzone bianco. L'infanteria veste a tre colori, e qualche
regimento anche a quattro.
Si discorre variamente della
subitanea partenza, ossia spedizione del pacchetto, e i piú dicono, che come
venne l'avviso dell'arrivo di 15m. Inglesi i quali vogliono il comando dei
forti, si mandò a Palermo per sapersi come si dovessero regolare coi Moscoviti
che hanno essi i forti in mano; si aggiunge che questa truppa inglese veniva
nella certezza di trovar Napoli invasa dai Francesi e di attaccarli, e perciò
si erano date precedentemente le disposizioni di disarmare il cratere. lo non
crederò mai che gl'Inglesi possono mandare in Napoli tanta truppa da sbarco, perché
questa Nazione non vale per terra, né ha tanta gente per truppe di terra,
essendo la sua forza per mare.
Sono surte oggi di nuovo notizie
allarmanti di truppa Francese partita da Livorno per la volta di Napoli.
Lunedí 17. 2 resa nota la venuta
del corriere e la partenza del pacchetto. Il corriere venne da Roma con
dispacci del generale Naselli, che facevano sapere l'arrivo in Roma di due
commissarii Francesi e le loro richieste. Questo accidente pose in moto il
Luogotenente, e fece spedire all'istante il pacchetto per Palermo. Per lettere
poi da Roma si sa che arrivarono questi due commissarii, il popolo si pose in
gran moto, e corsero alla locanda ove quelli smontarono, ma fu loro negato
l'ingresso.
La sera essendo andati a Teatro, un
patriotta cosí fu ardito che si presentò loro nel palco, per cui fu arrestato,
ed il giorno seguente fu esposto alla berlina. Varie poi sono le supposizioni.
Altri crede che siano venuti a domandare che non si permettesse agl'Inglesi lo
sbarco nel Regno e città di Napoli. Altri che le truppe Napoletane si
ritirassero nei confini; altri che cedessero il luogo alla guarnigione
Francese, che vogliono debba guernire Roma. Altri che siano venuti a chiedere
il cambio dei prigionieri. Quello ch'è certo non è cosa buona l'arrivo di
costoro in Roma
Venerdí al giorno un giovane di mia
conoscenza per nome d. Andrea Maresca, avendo chieste sue lettere alla posta
fuori Regno, fu fatto entrare in Tenenza, ove trovò un congresso di preti
accigliati che gli domandarono che corrispondenze straniere avesse, e ciò dopo
avergli domandato chi era. Egli disse il suo nome, disse che aveva
corrispondenza in Oneglia con suo zio Ludovico Maresca ed altri suoi parenti
per causa d'interessi. Gli domandarono che famiglia avesse, quali fossero i
suoi parenti. Rispose che aveva madre e tre sorelle nubili, e nominò i suoi
parenti, tra i quali il duca di Serra Capriola, suo zio patruele ambasciadore
in Moscovia, col quale anche si carteggiava. Dopo un ben lungo interrogatorio,
gli dissero che vi erano lettere a lui dirette, che si trovavano presso la
Giunta di Stato, cosa che lo atterrí, com'è naturale, e chiese vederle, onde
gli fu detto di trattenersi. Restò là dalle ore 21 e 1/2 fino a mezz'ora di
notte, quando arrivò il piego dalla Giunta di Stato con tre lettere, che furono
prese dal Sinedrio, ed a lui mostrate, ma in maniera da non poter vedere la
data. Vide che erano dell'avvocato d. Giuseppe Raffaele, che fu asportato a
Marsiglia, e non altro contenevano se non che il chiedergli notizia di suo
cognato e di qualche altro suo congiunto, e conchiudeva coi complimenti alla
madre e sorelle di esso Andrea, cercandoli qualche notizia del mondo. Nel
presentarcele gli dissero: << voi siete quello che avete detto non aver
carteggio con altre persone fuori Regno? e queste lettere non vengono a voi?
». Indi gli domandarono come lo conoscesse, al che rispose il Maresca, ch'era
stato avvocato di sua casa durante la sua minorità, ma ch'egli niente aveva più
saputo di lui, né ci aveva piú avuto commercio da che erasi trovato uno dei
ribelli di S. M. ‑ Soggiunse che quelle lettere facevano vedere che colui
gli aveva scritto come a persona non sospetta, e da cui poteva aver notizia dei
suoi, e niente piú. Passarono indi altre proposte e risposte, e finalmente lo
licenziarono; ma non senza lasciarci qualche cosa, perché i portieri della
Giunta di Stato vollero essere regalati. Intanto quel povero giovane dovette
ritirarsi sul Vomero, ov'era la sua famiglia ad ora tardi della sera, ed il
Cielo sa con quale spavento per l'accadutoli.
Ho notato quest'accaduto, perché si
sappia che noi stiamo in continui cimenti e pericoli che ci possono venire
all'impensata senza nostra menoma colpa, dipendendo da una lettera che possa
venire in pensiero di qualche asportato di scrivere. La lettera del Raffaele
era scritta colle formole republicane.
E’ venuto da Palermo la promozione
del giovane cav. d. Prospero de Rosa a giudice dell'Ammiragliato, e questa sera
ne ha ricevuto biglietto. Questi è figlio secondogenito del marchese d.
Tommaso, che trovasi privato della carica di consigliere, perché dal Governo
dei ribelli fu eletto a ministro del Tribunale di Cassazione. La clemenza del
Re si è ricordata di questa benemerita famiglia che si è trovata involta nella
cennata disavventura senza sua colpa; mentre intanto fu cosí rimunerato il
marchese dai ribelli, perché da avvocato dei rei Stati li aveva difesi
nell'inquisizione di tre anni sono.
Martedí 18. Per notizia quasi
sicura si è saputo che i commissarii Francesi portarono plichi al generale
Damas, e pel Governo di Napoli, e chiesero a Damas il passaporto per Napoli, ma
Damas gli disse che lo avrebbe loro dato, ma non li assicurava, né garentiva
dal popolo, per cui non voleva che in niente restasse né egli, né la sua Corte
responsabile. Per cui si risolvettero a restare in Roma, e mandare i pieghi a Napoli
per aspettarne le risposte. Cosa contenessero è ignoto, anco è certo però che
il Governo si pose in agitazione, per cui fece spedire e partire all'istante il
pacchetto, e fece seguire immediatamente dopo la spedizione di una speronara,
che andasse a sollecitare la venuta della flotta Inglese. Si son perdute nella
giornata due galeotte Napoletane nel golfo di Salerno a causa della tempesta.
Mercordí 19. Sono arrivati alcuni
legni mercantili, scortati da legni da guerra. Si va dicendo che la richiesta
dei commissarii Francesi altra non sia stata se non che d'aver restituiti
alcuni prigionieri, fra i quali due loro generali che sono in Messina. Se
questo è vero puol esser segno di trattativa di pace.
Giovedí 20. Altri legni Inglesi
sono entrati quest'oggi anco mercantili, ciò indica che non possa temersi
d'invasione, perché non cimenterebbero sicuramente gl'Inglesi i loro interessi.
Le voci ciò non ostante sono e continuano ad essere cosí allarmanti, che
arrivarono fino ai d. legni fuori Capri, per cui trattennero d'entrare fino a
che non vennero assicurati dai corrispondenti di Napoli, che non vi era da
temere. Pel Regno poi è cosí grande e generale l'allarme che nulla piú. Mi dice
persona di mia conoscenza arrivata ieri da Bari, che pel camino lo sconsigliavano
dal continuare il suo viaggio per Napoli; tanto che l'ho veduto determinato a
restituirsi in provincia con tutta la famiglia. Continua la notizia d'ieri
circa la richiesta dei commissarii Francesi.
Questa mattina ho veduta la guardia
Palatina, ch'era di guarnigione al Real Palazzo. Ella è vaga ma teatrale al
solito. L'uniforme è di un rosso allegro e vivace, con pettini, rivolte, e
collo, turchino chiaro, ed asola a bottoni gialli, giamberga bianca, e
calzabraca turchino orlato di giallo, coi coturni. Sulla testa portano una
specie di caschetto di sola guernito d'ottone, che s'innalza sulla fronte in
una forma di cono rovesciato, ma che descrive una quasi ellissi. Il giro di
mezzo è di velluto con impresa ma è di ottone, il giro esteriore è composto di
sempreviva bianco, formato a tortiglione.
Venerdí 21. Si sente che domani o
domenica sarà in Napoli il Re di Sardegna, e si dice che venga col Card.
Ruffo. La venuta di costui fa credere
che non sia sicura la stanza in Roma, e che vengano qui per essere a portata
d'imbarcarsi per Palermo Ciò non ostante corrono notizie piuttosto buone,
perché si dice che i Russi al numero di 90m. siano già nella Germania per
calare in Italia a garentire la pace generale, che l'Imperatore delle Russie
abbia assicurato il Re a non temere, e che finalmente 9m. Russi sono in marcia
per Napoli.
Sabato 22. Essendo io stato
quest'oggi in Aversa, ho veduto il grande trasporto di munizione da guerra che
facevasi o per Capua, o per le frontiere. Cosicché non è sicuramente indizio di
pace. Lettere particolari da Palermo parlano nuovamente della venuta del
Principe ereditario, e qualche lettera delle frontiere assicura che si prepari
a Sulmona il monastero dei Celestini per d. Principe, che venendo in Napoli,
visiterà le frontiere. Qui in Napoli si aspettano senza meno le truppe Inglesi,
per le quali sento destinati i quartieri nel monastero di Monteoliveto e nella
Darsena. Sento pure dato ordine che sia sbarazzato il Molo dai legni mercantili
delle costiere per dar luogo ai legni Inglesi di trasporto.
Domenica 23. Si dice da per tutto
che il generale Moscovita, ch'è qui in Napoli, abbia resa publica una lettera,
che gli dà avviso che l'armata Russa destinata ad agire sia di 30Om. uomini. Il
Re di Sardegna intanto che si diceva di non venire, sento che sia a Calma,
indizio certo che non si crede sicuro a Roma
Lunedí 24. Mi viene confermata la
notizia che Roma tenie vicina invasione. Un P. Pio Operario che partì da Napoli
coll'armata Cristiana, ed andò a prendere Roma, scrive al superiore della sua
Congregazione, che le circostanze critiche in cui si trova l'obligano a venire
in Napoli, ove anco si tratterrà poco tempo. Ciò vuol dir molto[*1]. Persona che mi vuol mitigare
l'orrore di tal notizia, mi dice che sia quella scritta in conseguenza della
richiesta fatta dai Francesi di poter prendere in Roma il quartiere d'inverno,
a quale richiesta Sua Santità aveva fatto sentire ai nostri generali Naselli e
Damas, ch'egli non aveva forza per impedircelo, e però avessero essi data la
risposta. E che perciò si era scritto a Napoli, e da qui si spedirono corrieri
a Palermo, ed a sollecitare l'arrivo degl'Inglesi, avendo intanto S. E.
Luogotenente, ed il generale de Gambs approntati i loro bagagli per partirsene,
e lasciare noi al solito in mano alla Providenza. Or questa determinazione dei
Francesi erasi cangiata atteso l'avviso arrivato loro della marcia dei Russi
che al Danubio ed in Italia aveva spinto Paolo primo, e però mi si soggiungeva,
dovea quella lettera aversi come scritta nell'ignoranza di notizie ulteriori.
In quanto a me questa venuta dei Bussi è un anno e più che la sento, e non la
veggo seguita, e tutta la notizia dipende da una lettera del principe di
Belmonte scritta da Pietroburgo in data dei primi giorni di settembre colla
quale dà conto di essere stato bene accolto da S. M. Russa, che aveva ben
ricevuti gli Ordini mandatigli dal nostro Re, aveva detto che avrebbe spedito
un suo ambasciadore straordinario a ringraziarlo ed a portarli i suoi, e che
avrebbe considerato il Regno di Napoli come uno dei suoi, promettendone la
difesa e la protezione. La lettera stessa diceva elle quell'Imperatore avea
posto in piedi un esercito di 300m. uomini per dare la pace all'Europa. Sia
vero o no dunque quanto in quella lettera si scrive, e certo che son cose
lontane, ed i Francesi sono in mezzo all'Italia. Una riflessione ho fatta sulla
lettera del P. Palma, ed è che eseguirà la risoluzione presa di venire in
Napoli, quando le critiche circostanze continuassero, speriamo dunque che
scriva di sentirle mutate.
Martedí 25. Questa mattina sotto
mezzo giorno è in Napoli entrato con grande seguito il Re di Sardegna, che
sento essere andato a smontare alla locanda del Chiatamone.
Mercordí 26. Si è questa sera detta una rilevante
notizia, se fosse vera, cioè la presa di Genova fatta dagl'Inglesi con quella
squadra che si diceva dover qui venire, e che impensatamente piombò sopra
Genova, essendo aiutata dal partito interno. Se fosse vero gli affari d'Italia
cangerebbero di faccia, e noi staressimo più quieti. Si è detta pure una
cospirazione scoverta in Roma, che diede occasione alla venuta del Re di
Sardegna.
Giovedí 27. D. Scipione della Marra
andò ad arrestare nel suo feudo il duca Mazzacara coi figli, ed incontrò la
loro resistenza, tanto che dovette far fuoco, e questi furono gli otto che
portò ligati in Napoli. Fu il d. Duca scoverto da una lettera intercettata alla
posta che scriveva al fratello d. Francesco Mazzaccara qui in Napoli. La
lettera era scritta a righe larghe, e nello spazio intermedio si vedeva il
segno di altra lineatura[*2] onde posta sul fuoco apparve altro
scritto che diceva al fratello di far gente perché venivano i Francesi. Questa
lettera operò l'arresto di d. Francesco Mazzaccara ed indi quello del duca, e
con essi son arrestati i rispettivi figli.
Venerdí
28. Generalmente si dice che sia svanita
ogni speranza di pace, che l'armistizio sia
terminato, e che siano già, calate in Italia le truppe Ungaresi per cui vadano
le Francesi riconcentrandosi. Lettera di Livorno scritta ad un mercante
Napoletano diceva cosí: « i Francesi ci avevano già fatte quattro tasse, e
stavano facendo la quinta, ed avrebbero fatto a quest'ora costa lo stesso, se la
calata degli Ungari non avesse fatto cangiar la scena ». Forse non sarebbe loro
riuscito cosí facile d'invadere nuovamente il Regno di Napoli.
Sabato 29. Anco la nostra Gazzetta
dice: « l'orizzonte politico è intorbidato ». Corre voce che Buonaparte abbia dato
nuovo governo alla Francia.
Sento che si è ordinata la
procedura ad horas per il duca
Mazzaccara e fratello.
Domenica 30. Le lettere di
Civitavecchia che nella settimana scorsa mi scoraggiavano, mi hanno quest'oggi
incoraggiato, perché il comandante di quella Piazza, che in data dei 19
novembre scriveva: «non so qual sia, o sarà il mio destino, ma con somma pena
del core la mia duchessina va a partire per Messina », mi scrive in data del
24: « per adesso non parte mia moglie, la ragione la potete rilevare voi
stesso; i Cannibali evacuano la Toscana, i Russi sono in Boemia, a quest'ora
saran ripigliate le ostilità al Danubio e in Italia, il principe Carlo comanda
in Italia, i Russi al Danubio >>. Corre poi voce di essere stati i
Francesi discacciati da Milano, dopo aver fatto essi saltare in aria quel
castello.
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