CARLO DE NICOLA

DIARIO

NAPOLETANO

 

 

NOVEMBRE 1800 

 

Sabato primo novembre. Si è sparsa la voce che siansi veduti per Napoli in canestra sei uffiziali Francesi. lo la credo una ciarla ma non lascia d'inquietarci se nel popolo si dissemina ed estende.

Tutte le lettere par che assicurino niente esservi di nuovo, né di quanto si è detto; questa sera però mi si dice che una lettera di Genova dica che i Francesi di Livorno abbiano detto esser diretti a Napoli.

Domenica due novembre. Quel che si dissero Francesi, sento che siano stati disertori Tedeschi arrivati Ieri a Napoli. Si dice arrivato ieri sera il pacchetto, e se ne aspettano le notizie. Si susurra la dimissione di d. Diego Naselli dal comando di Roma, e la giubilazione del consigliere Frammarino, al quale si sta qui contrastando il titolo di duca, perché avendo egli chiesto di essere registrato nei Quinternioni della Regia Camera, vi si è opposto il fiscale. Si dicono pure richiamati il direttore della Segreteria a di Giustizia, d. Emmanuele Parise, il presidente del Commercio Damiani, e il consigliere Sambuti, tutti Siciliani; ma sin'ora son tutte ciarle.

Lunedí 3 novembre. Si parla molto della cospirazione ultima scoverta, e si dice che ne saranno fatte publiche le notizie. La cassiera si dice che fosse la figlia di d. Carlo Chiarizia, d. Carmela, moglie del patriota Domenico Moscati.

Martedí 4. Per la ricorrenza del nome di S. M. la Regina, vi è stato un circolo questa mattina e cantata e festa questa sera a Palazzo ove si è entrato con l'esibizione del biglietto del cav. Macedonio per evitare che vi entrassero persone immeritevoli, ed anche indecenti, come accade le altre volte.

E’ publica per Napoli quest'oggi la voce che viene il principe ereditario col cav. Acton, e che parta il vascello Moscovita questa notte per andarlo a prendere. Son tante volte che si è detto, ora di venire il Re, ora il Principe stesso, ch'io non vi credo niente.

Mercordí 5. La festa di ieri sera riuscí con miglior ordine e minore confusione del solito. Tanto al circolo la mattina, che la sera alla festa, si diè per sicura la venuta del Principe ereditario col duca di Gravina e duca di Ascoli, anche Cassaro lo disse, sebene non per avviso ministeriale ricevuto.

Giovedí 6. E' partita la fregata Moscovita che si dice andata a prendere il Principe ereditario. Non manca però chi dice, che sia questa una diceria spacciata per addormentare il popolo mentre partivano i Moscoviti.

Venerdí 7. La fregata Moscovita, a causa del vento contrario, non partì nella giornata di ieri, non manca chi dice che sia stata sospesa la sua partenza per contr'ordine ricevuto. Sono entrati questa sera una fregata ed un brick Inglesi, che hanno convogliati dei legni mercantili, ed hanno portati in Napoli il Principe e la Principessa d'Aosta ossia il figlio del Re di Sardegna con la consorte gravida di otto mesi. Si dice che siano fuggiti dal Piemonte per l'invasione francese, e che prima di entrare nel porto di Napoli, abbiano mandata una speronara a vedere se mai Napoli fosse nuovamente invasa dal Francesi, anzi si soggiunge che la fregata Inglese fino a che non si assicuro, portasse il padiglione francese. Intanto era per essi fondato il dubio di trovare nuovamente Napoli in mano ai Francesi.

Sabato 8. Non è possibile stare a Napoli senza perdere la testa per la varietà delle notizie una contraria all'altra: eccone un saggio. Questa mattina a prim'ora ho inteso che vi era quasi certezza di un armistizio anco cogl'Inglesi, tanto che si erano dai Francesi ritirate tutte le patenti ai loro corsari ed armatori. Piú tardi ho sentito che Magdonald, quel generale francese che fu in Napoli dopo Championnet, col suo esercito di riserva di 40 m. uomini, ch'era nella Svizzera, era entrato in Italia e marciava ad occupare Ancona, per cui da Portoferraio erano fuggiti i Principi Reali di Aosta. Immantinenti da altri mi si è detto, che ciò non era verosimile, mentre le truppe Napoletane continuano a stanziare in Marino e Civitavecchia nella massima tranquillità. Ma non è mancato chi ha detto, che avevano già ricevuto l'ordine di ritirarsi ai confini del Regno.

Non era terminata la mattina, ed ho saputo che il Principe ereditario avesse ieri scritto perché se gli mandassero a Palermo tutte le robe di sua pertinenza che sono in Napoli, e ciò mentre che altri si sostiene che venga indubitatamente in Napoli, e che si stia acconciando il di lui appartamento, il quale verrà lasciato dal principe del Cassero, che passerà in quello delle principesse, o nel palazzo del fu principe di Francavilla a Chiaja. Uno mi assicura che il viceconsole Inglese abbia assicurati i negozianti suoi nazionali a continuare il commercio con Livorno, ove erano state dai Francesi rispettate le proprietà degl'Inglesi e dei Napoletani. Un altro mi dice che gl'Inglesi siano tutti scappati da Livorno, brugiando quei legni che non avevano potuto trasportarsi. Vi è chi sostiene che in Toscana Don più che ottomila Francesi abbiano disperse e massacrate le masse tutte degli Aretini e Toscani, brugiata Arezzo, e fugati gli avanzi di quelli. Altri dice che le masse intolleranti delle concussioni e requisizioni imposte dai Francesi, abbiano fatta man bassa sopra quelli, rinnovando la memoria del Vespro Siciliano. Per l'ultimo, e per notizia di Segreteria, ho saputo che il progetto politico della nostra Corte sia questo. Il Re resta in Palermo, ove intende stabilire sua sede, avendosi ivi forniate le sue delizie, stante l'avversione concepita contro i Napoletani, dei quali crede non potersi piú fidare dopo tutto l'accaduto. Il Principe e Principessa ereditarj verranno a stabilirsi in Napoli, restandovi il principe colla qualità di Vicario, come un tempo vi fu Carlo duca di Calabria. La Regina che mal soffre la stanza di Palermo, per cui se ne assentò col restante della Real famiglia per vincere l'animo del Re, ha fatto dall'Imperatore chiamarlo a Vienna, per cosí vedere di farlo staccare da Palermo ed indurlo a venirsene a Napoli. Per un foriere della gita del Re a Vienna, mi si diceva questa mattina, che fosse già in Segreteria da questa mattina fatto lo stabilimento di non mandare più i pieghi a Palermo, ma di fare i fogli a tre colonne situando in una il reassunto, nella seconda il parere del direttore, nella terza quello del Vicerè, perché il Re poi possa uniformarsi o risolvere come meglio gli sembri. Sistema tenutosi allorché fece altra volta il viaggio in Toscana e Vienna pei matrimonii delle due Reali figlie.

Quest'oggi si è cominciata la requisizione dei cavalli. Essendoci stato circa a un'ora di notte questa sera sparo a mare, è segno che piú legni sono arrivati: sentiremo domani.

Domenica 9. Lo sparo d'ieri sera fu di un legno che uscendo salutò il porto. Questa mattina viene detto che il Principe ereditario abbia mandato a prendere in Napoli l'ingegnere solito a fare il suo presepe, avvicinandosi la festività del s. Natale: ciò esclude la sua venuta.

E costante voce che sia svanita la venuta del Principe ereditario. Le notizie che corrono sono niente felici,; ma in effetto niente sappiamo di che vi sia per noi. Siamo al solito nelle mani di Dio.

Martedí 11. Il legno che partì fu una nostra fregata con due altri legni Inglesi. L'arrivo di una parte del regimento di Leporano, ha fatto nascere nuovo allarme per Napoli, essendosi detto che fossero i nostri stati battuti a Civita Castellana, ma la verità sento essere che se ne sia venuto perché stava inutile e non organizzato.

Mercordí 12. Altri dice svanita all'intutto la venuta del Principio ereditario, altri vogliono che venga per pochi giorni. I presidii di Toscana si vogliono invasi dai Francesi.

Giovedí 13. Continuano le notizie dei Presidíi invasi dai Francesi, e si fanno correre delle altre voci allarmanti, che ci tengono sempre in timore di nuova prossima invasione.

Venerdí 14. Si vanno calmando le tante voci allarmanti, ed e surta quella che siano per venire in Napoli 24 m. Inglesi, dei quali 12 m. restar devono in Napoli, 12 m. vanno in Salerno. Si dice che siano già sulla spiaggia Romana, e che venuto era un legno corriere a vedere quale bandiera vi fosse sui castelli di Napoli.

Sabato 15. La notte passata sento che siano seguite delle altre carcerazioni in conseguenza d'una nuova cospirazione scoverta: mi si dice che siano tutte cabale per tenere lontana la Corte. Era disposta questa mattina la partenza del solito pacchetto per Palermo, e molta gente che dovea su quella partire avea imbarcata la sua roba, quando è avvenuta una novità, che serve a farei perdere sempreppiù la testa. Arrivò ieri sera un corriere, e dicesi dalla Germania, appena lettisi dal Vicerè i dispacci, chiamò i direttori, indi si ordinò all'istante la partenza del pacchetto e di una speronara, cosicché la gente che dovea imbarcarsi questa mattina è rimasta a terra. Non si capisce come dovesse spedirsi per Palermo il pacchetto e la speronara, per cui sí crede che siano spediti uno per Palermo, l'altra per diverso destino coi dispacci venuti da Vienna.

Domenica 16. Questa mattina per la prima volta è montata a Palazzo la nuova guardia Palatina a piedi, e fra giorni sarà in ordine anche quella a cavallo. La verità è che non si vedono se non comparse da Teatro pei tanti capricciosi uniformi nuovi che si son fatti, senza che vi sia ancora un intero reggimento bene organizzato. La milizia urbana a piedi ha un vago uniforme rosso, coi pettini bianchi, cappelletto con una faldina sola alzata con due penne, una rossa, l'altra bianca inclinata su quella. La guardia urbana a cavallo, ha l'uniforme turchino, cioè giacca e calzone lungo, rivolti e collaretti arancio, fascia rossa, e berrettone a guisa di quelli che portavano le guide francesi e la guardia civica republicana a cavallo. La guardia Palatina non l'ho veduta ancora, ma sento che anco bizzarro sia il suo uniforme. La compagnia di Salvatore Bruni veste giacca e calzone lungo verde, e rivolte bianche, l'ufficialità tutt'al contrario. La cavalleria di linea giacca e calzone bianco. L'infanteria veste a tre colori, e qualche regimento anche a quattro.

Si discorre variamente della subitanea partenza, ossia spedizione del pacchetto, e i piú dicono, che come venne l'avviso dell'arrivo di 15m. Inglesi i quali vogliono il comando dei forti, si mandò a Palermo per sapersi come si dovessero regolare coi Moscoviti che hanno essi i forti in mano; si aggiunge che questa truppa inglese veniva nella certezza di trovar Napoli invasa dai Francesi e di attaccarli, e perciò si erano date precedentemente le disposizioni di disarmare il cratere. lo non crederò mai che gl'Inglesi possono mandare in Napoli tanta truppa da sbarco, perché questa Nazione non vale per terra, né ha tanta gente per truppe di terra, essendo la sua forza per mare.

Sono surte oggi di nuovo notizie allarmanti di truppa Francese partita da Livorno per la volta di Napoli.

Lunedí 17. 2 resa nota la venuta del corriere e la partenza del pacchetto. Il corriere venne da Roma con dispacci del generale Naselli, che facevano sapere l'arrivo in Roma di due commissarii Francesi e le loro richieste. Questo accidente pose in moto il Luogotenente, e fece spedire all'istante il pacchetto per Palermo. Per lettere poi da Roma si sa che arrivarono questi due commissarii, il popolo si pose in gran moto, e corsero alla locanda ove quelli smontarono, ma fu loro negato l'ingresso.

La sera essendo andati a Teatro, un patriotta cosí fu ardito che si presentò loro nel palco, per cui fu arrestato, ed il giorno seguente fu esposto alla berlina. Varie poi sono le supposizioni. Altri crede che siano venuti a domandare che non si permettesse agl'Inglesi lo sbarco nel Regno e città di Napoli. Altri che le truppe Napoletane si ritirassero nei confini; altri che cedessero il luogo alla guarnigione Francese, che vogliono debba guernire Roma. Altri che siano venuti a chiedere il cambio dei prigionieri. Quello ch'è certo non è cosa buona l'arrivo di costoro in Roma

Venerdí al giorno un giovane di mia conoscenza per nome d. Andrea Maresca, avendo chieste sue lettere alla posta fuori Regno, fu fatto entrare in Tenenza, ove trovò un congresso di preti accigliati che gli domandarono che corrispondenze straniere avesse, e ciò dopo avergli domandato chi era. Egli disse il suo nome, disse che aveva corrispondenza in Oneglia con suo zio Ludovico Maresca ed altri suoi parenti per causa d'interessi. Gli domandarono che famiglia avesse, quali fossero i suoi parenti. Rispose che aveva madre e tre sorelle nubili, e nominò i suoi parenti, tra i quali il duca di Serra Capriola, suo zio patruele ambasciadore in Moscovia, col quale anche si carteggiava. Dopo un ben lungo interrogatorio, gli dissero che vi erano lettere a lui dirette, che si trovavano presso la Giunta di Stato, cosa che lo atterrí, com'è naturale, e chiese vederle, onde gli fu detto di trattenersi. Restò là dalle ore 21 e 1/2 fino a mezz'ora di notte, quando arrivò il piego dalla Giunta di Stato con tre lettere, che furono prese dal Sinedrio, ed a lui mostrate, ma in maniera da non poter vedere la data. Vide che erano dell'avvocato d. Giuseppe Raffaele, che fu asportato a Marsiglia, e non altro contenevano se non che il chiedergli notizia di suo cognato e di qualche altro suo congiunto, e conchiudeva coi complimenti alla madre e sorelle di esso Andrea, cercandoli qualche notizia del mondo. Nel presentarcele gli dissero: << voi siete quello che avete detto non aver carteggio con altre persone fuori Regno? e que­ste lettere non vengono a voi? ». Indi gli domandarono come lo conoscesse, al che rispose il Maresca, ch'era stato avvocato di sua casa durante la sua minorità, ma ch'egli niente aveva più saputo di lui, né ci aveva piú avuto commercio da che erasi trovato uno dei ribelli di S. M. ‑ Soggiunse che quelle lettere facevano vedere che colui gli aveva scritto come a persona non sospetta, e da cui poteva aver notizia dei suoi, e niente piú. Passarono indi altre proposte e risposte, e finalmente lo licenziarono; ma non senza lasciarci qualche cosa, perché i portieri della Giunta di Stato vollero essere regalati. Intanto quel povero giovane dovette ritirarsi sul Vomero, ov'era la sua famiglia ad ora tardi della sera, ed il Cielo sa con quale spavento per l'accadutoli.

Ho notato quest'accaduto, perché si sappia che noi stiamo in continui cimenti e pericoli che ci possono venire all'impensata senza nostra menoma colpa, dipendendo da una lettera che possa venire in pensiero di qualche asportato di scrivere. La lettera del Raffaele era scritta colle formole republicane.

E’ venuto da Palermo la promozione del giovane cav. d. Prospero de Rosa a giudice dell'Ammiragliato, e questa sera ne ha ricevuto biglietto. Questi è figlio secondogenito del marchese d. Tommaso, che trovasi privato della carica di consigliere, perché dal Governo dei ribelli fu eletto a ministro del Tribunale di Cassazione. La clemenza del Re si è ricordata di questa benemerita famiglia che si è trovata involta nella cennata disavventura senza sua colpa; mentre intanto fu cosí rimunerato il marchese dai ribelli, perché da avvocato dei rei Stati li aveva difesi nell'inquisizione di tre anni sono.

Martedí 18. Per notizia quasi sicura si è saputo che i commissarii Francesi portarono plichi al generale Damas, e pel Governo di Napoli, e chiesero a Damas il passaporto per Napoli, ma Damas gli disse che lo avrebbe loro dato, ma non li assicurava, né garentiva dal popolo, per cui non voleva che in niente restasse né egli, né la sua Corte responsabile. Per cui si risol­vettero a restare in Roma, e mandare i pieghi a Napoli per aspettarne le risposte. Cosa contenessero è ignoto, anco è certo però che il Governo si pose in agitazione, per cui fece spedire e partire all'istante il pacchetto, e fece seguire immediatamente dopo la spedizione di una speronara, che andasse a sollecitare la venuta della flotta Inglese. Si son perdute nella giornata due galeotte Napoletane nel golfo di Salerno a causa della tempesta.

Mercordí 19. Sono arrivati alcuni legni mercantili, scortati da legni da guerra. Si va dicendo che la richiesta dei commissarii Francesi altra non sia stata se non che d'aver restituiti alcuni prigionieri, fra i quali due loro generali che sono in Messina. Se questo è vero puol esser segno di trattativa di pace.

Giovedí 20. Altri legni Inglesi sono entrati quest'oggi anco mercantili, ciò indica che non possa temersi d'invasione, perché non cimenterebbero sicuramente gl'Inglesi i loro interessi. Le voci ciò non ostante sono e continuano ad essere cosí allarmanti, che arrivarono fino ai d. legni fuori Capri, per cui trattennero d'entrare fino a che non vennero assicurati dai corrispondenti di Napoli, che non vi era da temere. Pel Regno poi è cosí grande e generale l'allarme che nulla piú. Mi dice persona di mia conoscenza arrivata ieri da Bari, che pel camino lo sconsigliavano dal continuare il suo viaggio per Napoli; tanto che l'ho veduto determinato a restituirsi in provincia con tutta la famiglia. Continua la notizia d'ieri circa la richiesta dei commissarii Francesi.

Questa mattina ho veduta la guardia Palatina, ch'era di guarnigione al Real Palazzo. Ella è vaga ma teatrale al solito. L'uniforme è di un rosso allegro e vivace, con pettini, rivolte, e collo, turchino chiaro, ed asola a bottoni gialli, giamberga bianca, e calzabraca turchino orlato di giallo, coi coturni. Sulla testa portano una specie di caschetto di sola guernito d'ottone, che s'innalza sulla fronte in una forma di cono rovesciato, ma che descrive una quasi ellissi. Il giro di mezzo è di velluto con impresa ma è di ottone, il giro esteriore è composto di sempreviva bianco, formato a tortiglione.

Venerdí 21. Si sente che domani o domenica sarà in Napoli il Re di Sardegna, e si dice che venga col Card. Ruffo.  La venuta di costui fa credere che non sia sicura la stanza in Roma, e che vengano qui per essere a portata d'imbarcarsi per Palermo Ciò non ostante corrono notizie piuttosto buone, perché si dice che i Russi al numero di 90m. siano già nella Germania per calare in Italia a garentire la pace generale, che l'Imperatore delle Russie abbia assicurato il Re a non temere, e che finalmente 9m. Russi sono in marcia per Napoli.

Sabato 22. Essendo io stato quest'oggi in Aversa, ho veduto il grande trasporto di munizione da guerra che facevasi o per Capua, o per le frontiere. Cosicché non è sicuramente indizio di pace. Lettere particolari da Palermo parlano nuovamente della venuta del Principe ereditario, e qualche lettera delle frontiere assicura che si prepari a Sulmona il monastero dei Celestini per d. Principe, che venendo in Napoli, visiterà le frontiere. Qui in Napoli si aspettano senza meno le truppe Inglesi, per le quali sento destinati i quartieri nel monastero di Monteoliveto e nella Darsena. Sento pure dato ordine che sia sbarazzato il Molo dai legni mercantili delle costiere per dar luogo ai legni Inglesi di trasporto.

Domenica 23. Si dice da per tutto che il generale Moscovita, ch'è qui in Napoli, abbia resa publica una lettera, che gli dà avviso che l'armata Russa destinata ad agire sia di 30Om. uomini. Il Re di Sardegna intanto che si diceva di non venire, sento che sia a Calma, indizio certo che non si crede sicuro a Roma

Lunedí 24. Mi viene confermata la notizia che Roma tenie vicina invasione. Un P. Pio Operario che partì da Napoli coll'armata Cristiana, ed andò a prendere Roma, scrive al superiore della sua Congregazione, che le circostanze critiche in cui si trova l'obligano a venire in Napoli, ove anco si tratterrà poco tempo. Ciò vuol dir molto[*1] . Persona che mi vuol mitigare l'orrore di tal notizia, mi dice che sia quella scritta in conseguenza della richiesta fatta dai Francesi di poter prendere in Roma il quartiere d'inverno, a quale richiesta Sua Santità aveva fatto sentire ai nostri generali Naselli e Damas, ch'egli non aveva forza per impedircelo, e però avessero essi data la risposta. E che perciò si era scritto a Napoli, e da qui si spedirono corrieri a Palermo, ed a sollecitare l'arrivo degl'Inglesi, avendo intanto S. E. Luogotenente, ed il generale de Gambs approntati i loro bagagli per partirsene, e lasciare noi al solito in mano alla Providenza. Or questa determinazione dei Francesi erasi cangiata atteso l'avviso arrivato loro della marcia dei Russi che al Danubio ed in Italia aveva spinto Paolo primo, e però mi si soggiungeva, dovea quella lettera aversi come scritta nell'ignoranza di notizie ulteriori. In quanto a me questa venuta dei Bussi è un anno e più che la sento, e non la veggo seguita, e tutta la notizia dipende da una lettera del principe di Belmonte scritta da Pietroburgo in data dei primi giorni di settembre colla quale dà conto di essere stato bene accolto da S. M. Russa, che aveva ben ricevuti gli Ordini mandatigli dal nostro Re, aveva detto che avrebbe spedito un suo ambasciadore straordinario a ringraziarlo ed a portarli i suoi, e che avrebbe considerato il Regno di Napoli come uno dei suoi, promettendone la difesa e la protezione. La lettera stessa diceva elle quell'Imperatore avea posto in piedi un esercito di 300m. uomini per dare la pace all'Europa. Sia vero o no dunque quanto in quella lettera si scrive, e certo che son cose lontane, ed i Francesi sono in mezzo all'Italia. Una riflessione ho fatta sulla lettera del P. Palma, ed è che eseguirà la risoluzione presa di venire in Napoli, quando le critiche circostanze continuassero, speriamo dunque che scriva di sentirle mutate.

Martedí 25. Questa mattina sotto mezzo giorno è in Napoli entrato con grande seguito il Re di Sardegna, che sento essere andato a smontare alla locanda del Chiatamone.

Mercordí 26. Si è questa sera detta una rilevante notizia, se fosse vera, cioè la presa di Genova fatta dagl'Inglesi con quella squadra che si diceva dover qui venire, e che impensatamente piombò sopra Genova, essendo aiutata dal partito interno. Se fosse vero gli affari d'Italia cangerebbero di faccia, e noi staressimo più quieti. Si è detta pure una cospirazione scoverta in Roma, che diede occasione alla venuta del Re di Sardegna.

Giovedí 27. D. Scipione della Marra andò ad arrestare nel suo feudo il duca Mazzacara coi figli, ed incontrò la loro resistenza, tanto che dovette far fuoco, e questi furono gli otto che portò ligati in Napoli. Fu il d. Duca scoverto da una lettera intercettata alla posta che scriveva al fratello d. Francesco Mazzaccara qui in Napoli. La lettera era scritta a righe larghe, e nello spazio intermedio si vedeva il segno di altra lineatura[*2]  onde posta sul fuoco apparve altro scritto che diceva al fratello di far gente perché venivano i Francesi. Questa lettera operò l'arresto di d. Francesco Mazzaccara ed indi quello del duca, e con essi son arrestati i rispettivi figli.

Venerdí 28. Generalmente si dice che sia svanita ogni speranza di pace, che l'armistizio sia terminato, e che siano già, calate in Italia le truppe Ungaresi per cui vadano le Francesi riconcentrandosi. Lettera di Livorno scritta ad un mercante Napoletano diceva cosí: « i Francesi ci avevano già fatte quattro tasse, e stavano facendo la quinta, ed avrebbero fatto a quest'ora costa lo stesso, se la calata degli Ungari non avesse fatto cangiar la scena ». Forse non sarebbe loro riuscito cosí facile d'invadere nuovamente il Regno di Napoli.

Sabato 29. Anco la nostra Gazzetta dice: « l'orizzonte politico è intorbidato ». Corre voce che Buonaparte abbia dato nuovo governo alla Francia.

Sento che si è ordinata la procedura ad horas per il duca Mazzaccara e fratello.

Domenica 30. Le lettere di Civitavecchia che nella settimana scorsa mi scoraggiavano, mi hanno quest'oggi incoraggiato, perché il comandante di quella Piazza, che in data dei 19 novembre scriveva: «non so qual sia, o sarà il mio destino, ma con somma pena del core la mia duchessina va a partire per Messina », mi scrive in data del 24: « per adesso non parte mia moglie, la ragione la potete rilevare voi stesso; i Cannibali evacuano la Toscana, i Russi sono in Boemia, a quest'ora saran ripigliate le ostilità al Danubio e in Italia, il principe Carlo comanda in Italia, i Russi al Danubio >>. Corre poi voce di essere stati i Francesi discacciati da Milano, dopo aver fatto essi saltare in aria quel castello.

 

 

 

 

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 [*1]             In marg. Questa lettera porta la data dei 21 del corrente, ed io so da chi l'ha ricevuta.

 

 [*2]             In marg. La lettera era scritta per quanto ho saputo coi latte, e si crede con latte di donna, ed apparve lo scritto collo strofinarsi sopra il carbone di carta brugiata.

 

 


 [*1]         Costui fu uno dei primi a fare dei proclama, sopratutto inculcando proibirsi la polvere di cipro, e le frisature dei capelli.

 

 

 [*2]         Mi si è detto che il principe del Cassero colla famiglia si pose in mare, e non scese fino alla mattina seguente.

 

 

 [*3]         Così fu di fatto, non essendo stata che una voce sparsa senz'altro fondamento.

 

 [*4]         Si replica la storia dell'anno passato di questi tempi, giacchè anche si designava la notte di Natale per la rivoluzione.

 

 [*5]         Ecco la parte del dispaccio ‑ [L'autore trasandò d'inserirlo, ma deve essere quello scritto d'altro carattere che trovasi infrapposto nelle pagine precedenti, che si dice trasmesso dal principe del Cassaro a d. Felice Damiani, presidente della Giunta di Stato. Il dispaccio, con data del 10 decembre 1799 da Palermo, ordina che si proceda con tutto il rigore delle leggi contro Vincenzo di Stefano, Pascale Apuzzi, Francesco Buscè, Carlo d'Aprei, Antonio BeIpulsi, Desiderio Malinier, Vincenzo Ferrarese, Luìgi Medici ed altri, denunziati come cospiratori. In ultimo vi si leggono le parole, dì carattere del de Nicola: Questo dispaccio fu apocrifo].

 [*6]         Questa sera è accaduto il seguente fatto del quale sono stato testimonio, perché è succeduto in persona di d. Michelino Maza, che abita al secondo appartamento, al disotto della mia abitazione. Circa o n'ora di notte e forse meno, mentre diluviava è passata imbasciata all'anzidetto de Maza che un offiziale dovea pregarlo di cosa di premura per parte della Giunta di Stato. Egli è uscito ed ha trovato una persona con l'uniforme, la quale gli ha detto, che in Giunta vi era un ricorso contro di lui che lo imputava di essere scritto nelle prime quattro compagnie di truppa civica, di aver vestito l'abito republicano, l'uniforme da ussero, essere indi fuggito in Aversa, e dì là tornato anche fuggendo in Napoli, perché volevano i Realisti arrestarlo. Di ciò parte era vero parte falso. Il Maza si è risoluto dicendo, che di sua condotta ne avrebbe dato conto a S. 31. ed alla Giunta quando fosse occorso, onde lo ringraziava dell'avviso. Colui ha soggiunto che aveva ordine di arrestarlo, e che aveva lasciato a basso la sua gente. Allora il Maza, come in sua casa sitrovava per accidente l'aiutante della Piazza, d. Peppino Poerio, così alzando la voce lo ha chiamato. Al sentire quel tale chiamato Poerio, si è tirato indietro verso la porta di uscita. Il Maza ha voluto arrestarlo pel braccio, dicendo « si trattenga ». Ma colui ha finto tirar mano alla sciabla, si è liberato il braccio, e si è posto a fuggire per le scale, dicendo «adesso vado a prendere i granatieri ». Maza è corso al balcone, gridando che si arrestasse. Ma colui è scappato in maniera che non si è potuto raggiungere. Questo fatto fa vedere a che si stia in Napoli.