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CARLO DE NICOLA DIARIO NAPOLETANO |
GIUGNO 1799
Sabato primo giugno. Son riaperti i Tribunali antichi, ma
non vi è stata che una sola Ruota del Consiglio occupata per una sola causa di
relazione di Vicaria. Le altre tre Ruote, come sono saliti, così immediatamente
se ne sono calati i pochi ministri. La Vicaria, ossia la G. C. Civile, per
reggersi è stato bisogno che il Presidente
avesse dato il voto ordinario a due soppannumeri, Patrizi e Caracciolo, giacchè
dei giudici ordinarii non vi erano
che due, cioè Parisi e Giovannelli, mentre Lotti chiese ed ottenne la sua
dimissione, Terracciani anco si era
dimesso, e questa notte è passato a miglior vita de Bellis. Si è licenziato per
la sua salute Dentice, Massarenghi
ha presa licenza, e Crescenzio e de Marco ugualmente. Pel Tribunale di
Cassazione, in luogo di Mascaro, sento eletto Targiani, e la parità di Drago
netti fu decisa in suo favore. In memoria noterò tutti coloro che erano stati
designati ministri dei Tribunali republicani, riserbandomi di rettificare la
nota, quando saranno organizzati, se arriveranno ad esserlo per quello che
noterò in seguito.
Tribunale di Cassazione. Emmanuele Mastelloni, Flavio Pirelli, Vincenzo Paternò,
Tommaso de Rosa, Giacinto Dragonetti, Geronimo Mascaro, che fu sbussolato, ed
in sua vece fu designato Diodato Targiani, Francesco Antonio Astorre, Angiolo
Masci segretario.
Tribunale Criminale Nicola Giannotti, Paolo Melchiorre, Michele Pierri, Luigi Serio publico
Accusatore
Tribunale Civile Salvatore Spiavia, Antonio della Rossa, Ora zio Grimaldi, Giacinto Bellitti,
Carlo Clarizia, Domenico Bianco Vincenzo Lupo, Costantino Melillo, Pascale
Villa. In luogo
di non so chi fu eletto Felice
Saponara, prima destinato per uno dei tre secretarii. Gli altri due, Casimiro
de Altariis, Vincenzo Starace.
Tribunale di Commercio. Francesco Manes, Elia Serrao, Saverio Giovino[*1], Francesco Altobelli, Aniello
d'Auria, Mauro Borsella secretario.
Giudici di Pace. Paolo Tambelli, Raffaele Stabile, Giuseppe de Rogatis, Francesco Tropea,
Alessandro Bucci, Stefano Albanese, Raffaele Franco, Gregorio Cantore, Gaetano
Sabino, Giuseppe Emma, Gaetano Gagliardi, Vito Netti, Francesco Reale, Gerardo
Mazziotti, Mauro Coccoli, Giustino Fortunato.
Tre leggi si sono publicate
quest'oggi. Una perché i Baroni ed ex nobili siano responsabili di quanto
accade nel loro ex feudi, o per causa dei loro agenti. Un'altra per gli
emigrati colla Corte, che si dichiarano nemici della Patria, se ne confiscano i
beni, e se gli minaccia la pena di morte tornando. Per gli usciti con
passaporto, per quel che trovansi impiegati in Sicilia e per quei che fossero
in altri luoghi dell'Italla, se gli ordina di ritornare fra tre mesi sotto la
stessa pena della confiscazione. La terza è per i beni degl'insorgenti, metà dei
quali si aggiudicano a coloro che li combattono, metà ad indennizzare quei che
avessero patito saccheggio dagl'insorgenti medesimi.
Si è publicata la notizia di una
disfatta data agli Austro-Russi i giorni 22 e 23 fiorile, ossia 11 e 12 maggio,
nel voler passare il Po. Si parla della perdita di circa 2m. Russi fra morti,
feriti, prigionieri, ed annegati nel Po. Questa mattina poi nel Legislativo
sono arrivate varie altre notizie di anteriori rotte date ai Tedeschi. Ed una
portava la prigionia dell'Arciduca, e di 17 o 20m. Austro‑Russi. Per
queste segnalate vittorie, si è dal Ministro di Polizia Pigliacelli ordinata la
illuminazione per la città di due sere, cioè questa e quella di domani. Fra le
sciocchezze del Governo si può e deve mettersi questa illuminazione ad olio,
mentre olio non ve n'è, e dispensasi a picciola quantità, e non sempre. Al
Teatro del Fondo per domani la sera, cantata, Inno patriottico, e ballo
analogo: a s. Carlo gran festa da ballo.
Si crederebbe? mentre si annunziano
tali feste, e si fa illuminazione, Napoli è stretta dagl'insorgenti, è vicina
ad una rivoluzione, e se non altro, ad essere affamata. Piú oggi stesso è
venuto fuggendo il residuo di una colonna di truppa partita ieri. Questo non
sarà creduto, e pure sta accadendo, ed eccone dettagli. Mantonè fece partire la
sua vanguardia con otto pezzi di artiglieria. Questa arrivata a Marigliano,
gittò quattro bombe, e si diede a saccheggiarlo. Calarono quei che diconsi
insorgenti, gli strinsero, battettero, presero l'artiglieria, posero in fuga il
restante, che quest'oggi a picciole partite, consumati, disarmati, feriti si
son veduti ritornare. Ed il bello si è che sono arrestati come disertori, come
è accaduto a Gennaro Stile, uno dei piú decisi patriotti e capitano. Persona
ch'è stata sulla strada di Poggioreale, mi ha detto, che il popolo era in folla
per vedere arrivare la colonna degl'insorgenti, ed additavano la bandiera che
vedevasi sventolare in lontananza a Pomigliano d'Arco. Questa sera si è mandato
quel vecchio settuagenario di Pacifico a postarsi con una sessantina di ragazzi
sol ponte a Poggioreale. Questo è per la via di Puglia; per le altre poi, la
strada di Salerno è chiusa; e si dice arrivata la insurrezione a Portici.
Pozzuoli è quasi nelle mani degl'Inglesi, essendone ieri fuggita la guarnigione
civica. Benevento, Montesarchio, e tutto il circondario, è ugualmente in
sommossa. Napoli è stretta da tutti i lati, ed a momenti per sentirsi scoppiare
la insurrezione anco in Napoli; ed il Governo fa fare illuminazione e feste di
ballo.
Per corona dell'opera comincia il
disgusto nella truppa civica, volendosi obligare a partire una colonna di essi
l'altro ieri, questa ricusò, e molti uffiziali presentarono la rinunzia. Uno di
essi, che è Gaetano Lanzetta, tenente, quest'oggi è stato degradato, dichiarato
infame, e decretato di portarsi in castello a disposizione del Governo. Sarà lo
stesso degli altri, questo mancava, e poi vi era di tutto, perché non vi
restasse ceto disgustato. Se la nostra Republica va innanzi, io dirò che il giorno
è notte.
Le vele che si videro ieri e che si
battezzarono per Gallispane, si son trovate Inglesi. Questa mattina son dodeci
sotto Procida, 6 vascelli, quattro fregate, e due corvette; dominano talmente
Pozzuoli, che essendosi incaminata ieri una spedizione per colà, dovette
tornare indietro, perché fulminata lungo la strada dai cannoni dei legni non
potè passare innanti.
Domenica 2 Giugno. Ieri sera vi fu
un rumore per la strada di s. Carlo all'Arena causato dalla solita imprudenza
delle pattuglie civiche. Inseguirono un ladro, per quanto dissero, non potendo
raggiungerlo, fecero fuoco, tirando prima cinque e poi tre colpi di fucile. Un
volante ed un giovane di cantina rimasero ammazzati, tutto il quartiere si
allarmò. Dove si è inteso mai che in mezzo alla città, e ad una città cosí
popolosa, si fa fuoco cosí alla bestiale. Mentre pattugliavano i Francesi, non
si sentivano tali disordini.
La degradazione di Gaetano Lanzetta
e cinque altri, fu fatta alla rivista di ieri al giorno al largo del Castello.
La notte scorsa sono stati
arrestati l'ex marchese di Fuscaldo e tutta la famiglia, l'ex duca di
Calabritto, l'ex duca di Miranda, Onorato Gaetani, ed altri; si crede per
ostaggi. L'ebanista Ensel, conosciuto per una spia e delatore del passato
Governo, e quello che fu primo a denunziare Medici, fu arrestato, non ostante
l'essersi nascosto sotto alcuni materazzi di un letto, ov'era una persona
appostatamente coricata. Ma mentre calava per le scala, ebbe maniera di
salvarsi per una scaletta secreta, non avvertita da chi lo conduceva. Il
cognato, la moglie e sorella furono portati al corpo di Guardia.
Fu mandata ieri stessa una
pattuglia a situarsi sopra Poggioreale per riconoscere tutti quei che
ritornavano dal campo. I feriti si lasciavano entrare, gli altri si obligavano
a ripartire. Il capitano Stile con la sua compagnia fu battuto all'Ercolano da
una colonna d'insorgenti che gli piombò sopra, e gli chiuse in maniera che
dovettero cercare la vita, gli fu lasciata a condizione che deponessero le
armi, come fecero; furono in seguito spogliati e mandati via.
Questa mattina si è fatto cantare
il Te Deum nella Chiesa di s. Lorenzo
per le vittorie dei Francesi in Italia, sarebbe meglio che si facesse pregare
per la nostra salvezza.
Vi sono stati altri arresti, fra questi
l'ex duca della Regina Capece Galeota, e sento anco l'ex principe di Colle di
Somma, e qualche altro dei primi degli ex Baroni.
Si è tornato a publicare a suono di
tromba l'avviso della ritirata al terzo colpo di cannone, e come si è data la
combinazione, che verso le ore 21 vi è stato un colpo di cannone, ed un altro
verso le ore 22, tirati da castello Nuovo, o dalle cannoniere che sono uscite
quest'oggi per andarsi a postare sotto Castellammare, cosí si è anco qualche
poco allarmata la città. Per domani si è intimata la partenza di nuovo della
spedizione di Matera per le Puglie.
Gl'insorgenti continuano a tenere i
loro posti, e si vede sventolare la bandiera Regia dalla parte di s. Anastasia
e Madonna dell'Arco. Mi si dice che il castello di Baia sia in mano
agl'Inglesi, e che i nostri Rappresentanti, avendo chiesto di ritirarsi in s.
Elmo, gli era stato negato; anzi vi è chi crede che i Francesi si abbiano anco
ripigliato il castello del Carmine, ch'era in mano ai patriotti.
Una brigata di circa 250 uomini di
truppa francese si è veduta girare per la città quest'oggi, e si crede che sia
calata da s. Elmo ed indi là ritornata. Alcuni credono che parta con la
spedizione di Mantoné, il quale per altro è certo che si vide partire ieri
verso le ore 21 e tornare verso le ore 24. Non manca finalmente chi crede che
Rusca sia in Regno con 3m. Francesi per la via degli Apruzzi per indi passare
in Puglia, e che la flotta Gallispana si aspetti a momenti, altri credono che
la nostra Republica, ristretta effettivamente nel Circondario di Napoli sia già
spirante, e che non passi la settimana oggi cominciata e sia finita. lo non
desidero se non vedere restituita alla mia patria la quiete; questi sono i voti
miei.
Si hanno notizie che gl'insorgenti,
nei luoghi che hanno occupati, abbiano solo dato il saccheggio alle case di
coloro che si erano spiegati patriotti, e si crede che abbiano la nota di tutti
coloro che sono in Napoli; Iddio ci liberi da un secondo flagello d'anarchia, o
di massacro interno.
Anco questa sera vi è stata
illuminazione, ma bastantemente scarsa, anco per la strada di Toledo. Ieri sera
entrando alcuni soldati che fuggivano dagl'insorgenti, domandarono se quella
illuminazione facevasi per le mazzate che avevano ricevute, o per la loro fuga.
La festa di ballo a s. Carlo vi è anche questa sera, ed al Fondo la cantata
porta il titolo di Vero patriottismo, ed il soggetto non è altro che un giovane
il quale vuole allontanarsi dalla sua amante per andarsi a battere con
degl'insorgenti, arriva a tempo la notizia che son quelli battuti, ed egli
resta a piedi della sua bella. Molto poco sa la storia greca e romana l'autore,
se riduce a questo esempio solo il vero patriottismo.
Lunedí 3 Giugno. Altri arresti son
seguiti, e si crede che seguiteranno, mentre si crede che cosí cesseranno le
insurrezioni che si vogliono fomentate dagli ex Baroni ed ex nobili. Dunque si
sono arrestati l'ex conte delle Cerra, l'ex duca di Valentino, d. Gerardo
Loffredo di Migliano, la famiglia di Trajetto, e molti altri con molte dame,
anco il consigliere Giacinto Troisi fu arrestato ieri sera; sento che si
arrestano tutti coloro che si presentano per visitarli.
Verso le ore 23 e mezza si è
cominciato a vedersi del moto per la città. lo mi trovavo fuori casa, e propriamente in
casa d'un mio amico accosto alla chiesa di s. Lorenzo maggiore, Là tutto fu
quieto fino alle ore 24, quando si è inteso un primo tiro di cannone, seguito
immediatamente da un altro. La gente subito si è allarmata, e si è data a
fuggire ed a chiudere porte e portoni e botteghe. Essendo uscito al balcone, ho
veduto che il baleno del cannone partiva da s. Elmo, era esitante se fosse o no
la ritirata intimata ieri, giacché l'intima di quella dovea farsi dalle altre
tre castella, non già da s. Elmo. Persona, che pochi momenti prima era venuta
nella casa stessa, aveva data la notizia che in un istante si era sciolta
integralmente la Sala patriottica a s. Lucia, e cominciava a dirsi che s'erano
veduti dei lancioni. Dubitavo che s. Elmo avesse dato qualche segno, a cui avessero
corrisposto le castella. Si è cominciato intanto a vedere la truppa civica in
moto, un'ordinanza francese a cavallo scorrendo la strada diceva alle botteghe
che aprissero, ma essendo continuati i colpi del cannone, fattasi già circa
un'ora di notte, tutti chiudevano e ritiravansi. L'ordinanza è ripassata
replicando lo stesso, ma immediatamente una pattuglia di cavalleria ha ordinato
che tutti chiudessero; ed ho inteso che diceva, se niuno deve girare le strade,
a che far stare le botteghe aperte. In un momento dunque una strada
popolatissima è rimasta vuota in tutto, ed oscurità perfetta regnava per la
medesima lo mi son rimasto ove mi trovavo, ed ho mandato il mio domestico a
casa mia acciò non stessero in agitazione; ed era in attenzione di sentir crescere
l'allarme, mentre dubitavo che non si fosse andato a sorprendere s. Elmo. Da
quel punto in poi il cannone non piú si è inteso, cosicché credo che sia stata
effettivamente la ritirata, dico cosí, perché si è detto che fosse stato
l'avvicinamento della squadra Inglese che avesse obligato s. Elmo a dare il
segno, perché le batterie facessero il loro dovere, non essendo mancato chi
avesse anche detto seguito uno sbarco di truppa a Pozzuoli che aveva presa la
strada del Vomero per battere s. Elmo, che
faceva fuoco sopra di quella. Ma niente di tuttocciò ha dovuto essere perché il
cannone è cessato.
Scrivo questo dettaglio a ore due e
mezza, mentre regna altissimo silenzio. Aveva dimenticato di notare che, dopo intimato
anco a voce che si chiudessero porte e botteghe, è passata una pattuglia che
gridava « cittadini chiudete finestre e balconi >> per cui tutto è
diventato silenzio, per la strada sono i lumi tutti smorzati, a riserbo di
alcuni lumi che il corpo di guardia di s. Lorenzo ha fatto restare in mezzo a
quel largo su di una panca di acquaiuolo. Da tempo in tempo passano delle
pattuglie a cavallo ed a piedi che vanno e vengono, arrivando ad una certa
distanza dal corpo di guardia, la sentinella dà la voce del chi viva, e la
pattuglia risponde «la Republica » o « Libertà ». La sentinella replica alto,
la pattuglia a questo si arresta e dice « avanti il capo posto »: questi si
avanza, riconosce la pattuglia, il cui comandante che si è avanzato per dare a
ricevere il Santo, dice poi « avanzate » e passa oltre dandosi a vicenda la
buona notte. Verso le ore 3 una pattuglia più
numerosa , richiesta chi era, ha risposto « comandante della Piazza » e
fatta la solita ricognizione, il comandante, ho inteso che diceva alle
sentinelle «vigilate cittadini » e gli si è risposto « non dubitate ». Dopo
mezz'ora una è ripassata. Essendo tutto oscuro, di tempo in tempo, io e qualche
altro della compagnia ci facevamo alla finestra, ma una volta è avvenuto che la
pattuglia ha detto << là è aperto » ed immediatamente ha gridato,
<< serrate, serrate ». Ma forse lo ha detto a qualche altra finestra dove
si vedeva lume. Secondo vi saranno degli accidenti in questa notte li noterò.
Essendo andato a letto verso le ore
6, non ho inteso che fosse accaduto altro, se non lo stesso moto delle
pattuglie. Una volta sola un calpestio di cavalli si è creduto che fosse
pattuglia; ma i cavalli si son fermati, ed uno ha detto << non siamo
pattuglia, avvertite » ed hanno soggiunto essere due uffiziali. Gli hanno
riconosciuti e fatti passare. Molto prima passando una persona della plebe a
piedi con lume in mano, lo hanno visitato e gli hanno ingiunto che si ritirasse
con sollecitudine. Alle ore 9 si è inteso un primo colpo di cannone seguito da
altri quattro, ed immediatamente ho inteso la voce delle guardie che dicevano
«aprite ».
Pochi momenti prima avevano
impedito ad una donna che uscisse di casa per sue faccende, e forse per
procacciarsi da vivere. Sono uscito ad una finestra, ed ho veduto che cominciava
la gente a girare. Verso le undici e mezza io sono uscito ed ho trovato tutto
quieto, ma la gente andava provedendosi di pane.
Martedí 4. Verso le ore 14, è
cominciato a susurrarsi di nuovo che si sarebbe replicata la ritirata, e si
fissava l'ora 15 della stessa mattina; sono andato a prendere gli amici in casa
dei quali aveva passata la notte, e gli ho portati a casa mia in un quartiere
piú quieto.
Per le notizie avute la ritirata
della sera precedente fu una prova di sicurezza praticata dal comandante la
piazza di Capua Gerardon venuto in Napoli appositamente. Gli serviva per vedere
come fosse vigilante la guardia civica, e come il popolo, si prestasse. Di
fatti si è formata nota distinta di tutti gli ascritti che essendo di guardia
si erano assentati, e di quei che non lo essendo si erano portati ai quartieri.
Il popolo si è riso di quanto riguardavalo.
Molta truppa civica si è vista
marciare e con quella 300 francesi calati da s. Elmo.
Verso mezzogiorno si è detto che la
seconda ritirata sarebbe domani al far del giorno.
Quest'oggi verso le ore 21 è
cominciato a sentirsi un cannoneggiamento continuato, ed ora che sono le 23 e
mezza continua ancora. Se non m'inganno è lungo la strada che dalla Torre
dell'Annunciata porta a Nocera, Sarno, Salerno. Alle ore 22 in punto un fortino
di quei che sono verso il Granatello ha tirato un colpo di cannone che ha
allarmata la città, credendo che fosse ritirata, già le botteghe erano mezze
chiuse e poca gente girava, cosicché si è finito a chiudere, e la gente si è
posta in fuga. Ma le pattuglie sono andate facendo aprire. La spedizione
partita questa mattina è tornata battuta quest'oggi, e si dice che un terzo dei
Francesi vi sia rimasto. Feriti ne sono tornati una quantità, l'azione si dice
seguita a Casoria e alla taverna della Storta lungo la strada di Poggioreale.
Bisogna pregare Iddio che il popolo di Napoli non si muova, altrimenti saranno
guai.
Gli arresti sono stati anche in
quantità, e dipendono non dal Governo ma dalla volontà della guardia civica.
Per quanto si dice, fra gli arrestati vi sono degli avvocati, e sento anche
l'ex duca e consigliere Vargas. Tutti gli ex uffiziali delle truppe già Regie
indistintamente si arrestano, forse per sicurezza dubitando che non si mettano
alla testa degl'insorgenti, e si dice che siasi formato un nuovo tribunale
militare controrivoluzionario, il quale giudicherà tutti gli arrestati, e si
teme qualche spettacolo domani.
Il pane quest'oggi è mancato alla
piazza per la ragione che tutti si son proveduti per piú giorni temendo di star
chiusi. Anco al fiore e farina vi è stata folla, e l'olio si è dispensato con
folla. Alle ore 24 pare che vadi a
cessare il cannoneggiamento. Vi è chi dice che la squadra Inglese forte di 30
vele fu veduta ieri in faccia a Procida illuminata. Mi diceva persona impiegata
presso il Governo, che questo serba la massima indifferenza, e aspetta a momenti V arrivo della colonna
francese per deprimere le insorgenze. Siamo pieni di terrore e in mano alla
Providenza.
Mercordí 5. Gli arresti continuano,
la notte scorsa è stato arrestato l'ex duca di Atri d. Carlo Acquaviva,
Domenico Sansone, già uffiziale di Segreteria ed altri. Questa mattina si è
publicata la legge che promette premio a chi denunzia cospirazione o attentati,
ed ai cafettieri, locandieri ordina che debbono avvertire il Governo dei
discorsi che si facciano nel loro caffè, e locande. Un'altra legge poi ordina
la formazione di una commissione composta di cinque membri la quale dovrà giudicarne
all'istante a pluralità di voti, e militarmente senz‘appello né gravame tutti i
rei di Stato, cospiratori, o corrispondenti d'insorgenti, ed autorizzata pure
a procedere senz'alcuna forma di processo, avendo riguardo alla sola verità del
fatto.
Oggi si è publicato un proclama del
Legislativo che anima i cittadini a prendere le armi ed a salvare la patria
minacciata dagl'Insorgenti arrivati sino alle porte di questa centrale, come
dice il proclama. Per le notizie avute ieri alla Torre vi fu un gran massacro
d'insorgenti; ma è dubio ancora se questi siano
stati disfatti, o se le truppe
civiche siano state respinte. Quello che so di certo è che verso le ore 21 sono
uscite dal porto tre galeote cariche di gente ed hanno presa quella direzione.
Alle ore 22 si è inteso il primo tiro di cannone verso quella parte, e di tempo
in tempo se n'è inteso qualche altro, ma molto di rado. Si dice che siano
venuti prigionieri 16 insorgenti presi e fra essi il loro capo, che dicono
essere un parrucchiere.
Persona venuta da Aversa mi dice,
che ieri una comitiva d'insorgenti andò girando quei luoghi, facendo tagliare
gli albori, ed obligando tutti a porsi la coccarda rossa, furono contro Aversa,
ove assalirono la casa dell'ex duca di Frignano per arrestare il figlio, ed a
forza di danaro se n'andarono. Un altro giovane di mia conoscenza per nome
Michele Maza anco sento che fosse stato arrestato dagli insorgenti. Andata però
la truppa di Napoli composta circa di 300 Francesi, furono gl'Insorgenti
respinti fino vicino a Casoria, non avendo voluto la truppa inoltrarsi non
conoscendo il locale.
La giornata poi è stata quieta, ma
sempre in sospensione, perché questa mattina è cominciato a dirsi che dovea
intimarsi la ritirata, voce ch'è cominciata dal vedersi andar raccogliendo
colla generale tutti gli ascritti per unirli e farli partire; tanto che il
Tribunale s'era riunito, ma immediatamente si è sciolto per tal voce ivi
giunta. Si è detto poi che si sarebbe intimata quest'oggi, e finalmente questa
sera alle ore 24. Ma poi ho saputo che si era levato l'ordine, il quale
veramente vi era stato, perché dubitavasi che gl'insorgenti non si
accostassero. Si dicono scoverte delle cospirazioni, e si crede che vi fosse
l'influenza dei parrochi, i quali perciò saranno sospesi. Alle ore due della
notte si è inteso il cannone verso la Torre dell'Annunciata, e si son vedute in
aria tre bombarde. Vi è notizia che gl'Insorgenti abbiano deviata l'aqua del
Sarno.
Giovedí 6. Se è vero quello che si
dice, la ritirata intimata cosí all'improssivo l'altra sera, fu per la notizia
arrivata al Governo che sul momento dovea scoppiare una controrivoluzione
cooperata da molti ex patrizii e capi. Si dicono, l'ex duca di Atri, ed ex duca
della Regina. Il regolamento dovea essere, che si sarebbero accostati
gl'insorgenti da tutti i lati per terra, e' i legni Inglesi per mare, che
avevano intelligenza con alcuni cannonieri addetti alle nostre batterie,
sarebbe allora scoppiata la insurrezione che si dice numerosa di 20m.
cospiranti. Dovevano massacrare i patriotti ed il Governo, e facilitare lo
sbarco degl'Inglesi. Si dice che il consigliere Troisi ci avesse consigliato, e
che il consigliere del Commercio, Antonio La Rossa, si fosse fatto capo d'un
corpo d'insorgenti all'Afragola. Non credo né l'uno, né l'altro; ma quando
fosse vero, sarebbe maggiore meraviglia per La Rossa, come quello che si
trovava essere impiegato da questo Governo. Si dice pure, e con sicurezza, che
l'ex duca di Roccaromana fosse anco alla testa d'insorgenti, tanto che si fosse
posto il taglione sulla sua persona per averlo fuorgiudicato.
Un proclama del comandante del
forte s. Elmo si è publicato questa mattina, egli assicura i cittadini a non
temere gl'insorgenti, e gli dice che continuino ad essere in calma ed
obbedienti alle leggi, promettendogli ogni assistenza, anco col soccorso della
colonna francese, che dice aspettarsi a momenti, minaccia rovina, se mai si
facessero ad eccitare tumulti.
Si susurra che ci sarà numerosa
fucilazione e di persone di riguardo, per cui s'intimerà nuova ritirata. Il d.o
comandante nel proclama testè mentovato anco dice che i capi e promotori della
cospirazione pagheranno colle loro teste il fio dell'attentato. Schipani ha
dato conto di aver battuti gl'insorgenti della Torre, e Basset quest'oggi quei
della Barra. Nuova Commissione per cominciare da capo la coscrizione militare
Da Aversa ho avuta notizia che non
piú di trenta persone di fuori paese si portarono a far violenza alla truppa
civica, obbligandola a deporre le armi, mostrando un dispaccio dell'ex Re,
falso naturalmente. Indi fecero abbattere l'albore, e mettere a tutti la
coccarda rossa, andarono commettendo dei ricatti, cercando armi e Giacobini.
Arrivò la sera la colonna dei 300 Francesi, essi si nascosero dietro le mura
d'onde fecero fuoco; finirono le munizioni e fuggirono. La municipalità di
Aversa aveva la mattina, che fu martedí prossimo passato, mandati corrieri a
Napoli ed a Capua a dar parte dell'accaduto, e,ciò gli serví ad evitare il
sacco ed il fuoco. Ma non evitarono una contribuzione di ducati settecento
contanti che mandò sul momento ai comandanti.
Che fossero i colpi di cannone
tirati ieri sera alla Torre, e quelli che si tirarono in alto, creduti da qui
bombe, che poi hanno detto essere stati folgori tirati per segnali, non si è
saputo. Come non si è saputo ancora quali segnali fatti avesse s. Elmo ieri al
giorno con la bandiera, che fu veduta levata e posta, cambiata e giocata con
mano. Le galeotte che uscirono ieri al giorno erano comandate da Caracciolo che
andò a battere da mare gl'insorgenti, mentre la truppa li stringeva da terra,
per cui Schipani dice nel suo rapporto di averli fugati nelle montagne.
Venerdí 7. Rigorose disposizioni si
son date per la coscrizione alla guardia Nazionale, dalla quale si vuole che
niuno possa esentarsi, per cui si è ordinato cominciarsi da capo, si è formata
nuova Commissione, e si sono invitati i contribuenti ad esibire fra due giorni
nelle rispettive municipalità i loro biglietti che si ritirano e si consegna
l'altro di attivo. Questo serve per mettere in agitazione i cittadini
tranquilli che vorrebbero starsene quieti alle loro case, e neanco possono.
La Commissione Legislativa ha posti
alla disposizione della Esecutiva cinque milioni, pei quali ha ordinata la
vendita dei seguenti beni: dei Martiniani di Napoli e di Capri, dell'abolito
monastero di s. Gaudioso di Capodimonte, la Vaccheria di Caserta, e quelli
dell'ex Re in Portici. Le vendite si dovranno fare con apprezzo al 5 per %, e
per le case franche di decima, senza subasta, ma in contante coll'abilitazione
ione di pagarsi tre quarti in polize al corso della piazza, vale a dire
pagandosi l'agio, che oggi corre al 68 per %.
Si è publicata la provista dei
nuovi Ministri pei Tribunali republicani, presso a poco quella che notai, solo
vi è la inclusione di Dragonetti fatta posteriormente, la esclusione di Nicola
Giannotti, la rinunzia di Antonio la Rossa, la esclusione di Pasquale Videa, ed
inclusione in sua vece di Felice Saponara, la esclusione di Manes e di Giovino
dal Commercio. Con altra legge anche quest'oggi publicata si è abolita la
gabella sul pesce.
Le notizie delle insurgenze
sembrano minorate, ma non mancano. Afragola si vuole che quest'oggi sia stata
saccheggiata ed incendiata, non si sa se da insorgenti o dalla truppa. La Rossa
si dice fuggito nelle navi inglesi. Queste sono scomparse, e si crede sia per
la flotta Gallispana che s'accosta, e che altri crede siano andate ad
incontrare, unendosi al restante della squadra che sta in Sicilia. Vi è chi
crede pure che Leporano con un corpo di 4m. uomini sia in Nola; Michereu si
dice che venga pure con altra truppa; e lo stesso Roccaromana. All'incontro si
aspetta la colonna francese, e taluni dicono che non venga altro che un corpo
di 1500 Cisalpini, pagati dal Governo 30m. ducati. Ieri si disse essere venuta
altra novella della seconda disfatta data agli Austro‑Russi in Italia, ed
intanto non manca chi mette in dubio anco la prima, della quale veramente i
fogli publici non fanno menzione. Si
aspetta ogni giorno una seconda generale, che si dice essersi sospesa nella
giornata di ieri. Carcerazioni ed escarcerazioni anche si sentono, ma parecchi
che si dissero non lo furono, come Filippo Spinelli di Fuscaldo, ed altri. Oggi
si diceva escarcerato Atri, che ieri si dicea stare per la testa, e Regina l'ex
duca anche sento che tra breve uscirà. Si è detto pure arrestato il fratello
dell'ex principe Dentice, ex conte Massarenghi giudice della G. C.
Altra rinnovazione di ordine per la
cancellazione delle imprese vi è stata quest'oggi colla soggiunta di doversi
togliere senza lasciarvene alcun segno.
Questa sera verso un'ora di notte o
poco prima si è inteso un allarme per la strada di Toledo, si è detto essere
stato causato dall'essersi vedute comparire alcune truppe che marciavano col
cannone avanti e miccio acceso. Ma è cessato subito, essendosi conosciuta per
truppa francese che portava alcuni insorgenti fatti prigionieri non si sa
ancora dove, ma dicono dalla Torre, ed essere da circa dugento.
Gli acquedotti di Carmignano e
della Bolla che portano acque in Napoli si dicono tagliati, anche questo ci
vorrebbe, perché formandosi nel circondario di Napoli un ristagno, ne venisse
un poco d'infezione come accadde nel 1528 nell'occasione dell'assedio di
Lautrech.
Sabato S. A riserba di qualche colpo
di cannone inteso di volta in volta, quest'oggi verso Torre, altro di positivo
non vi è stato. La squadra Inglese che ieri scomparve, quest'oggi è comparsa
nuovamente ed un vascello bordeggiava all'imboccatura di Capri. Altri 18 legni,
dicono, che sieno alla solita posizione sotto Procida.
Alle ore 23 doveva trovarsi al
fortino di Vigliena sotto Portici la legione civica comandata da Giuseppe
Piatti, forse perché temevasi che non venisse attaccato.
Continuano intanto le nostre
agitazioni per le notizie d'insorgenze alle porte di Napoli, fino alla Torre vi
è chi ha fatto arrivare quattromila Calabresi compresevi 2 m. Micheletti comandati
da Scipione La Marra. Poco piú in là di Poggioreale si vuole che vi sia altro
corpo, ed a Nola sin da ieri si disse Leporano, e forse anco Roccaromana.
Al contrario vi è chi dice, che
tuttociò sia falso, che la colonna francese sia per venire, e di breve tutto
sarà quieto, anco perché in Italia gli Austro-Russi sono stati battuti con la
perdita di 14 mila, rimasti sul campo e 20 m. prigionieri. Fatto è che la
colonna francese si disse arrivata fin da due giorni e non s'è veduta, e questa
vittoria è stata annunziata ma né fogli publici, né notizie offiziali fino a
questo punto la danno[*2]. Non manca chi crede che
gl'insorgenti portati in trionfo ieri sera furono una comparsa da Teatro, anche
perché gli fu data immediata la libertà sotto l'albore al largo di Palazzo.
Gli acquedotti non vi ha dubio che
sono tagliati, ed in città comincia a sentirsi la penuria della farina, che
questa mattina vendevasi con le sentinelle, dell'olio che si distribuisce a
stento, della carne che non si trova a grana 28 al rotolo: ecco il nostro stato
infelicissimo, a cui si aggiunge il cambio al 69 per % arrivato quest'oggi. Al
Mercato quel popolari si custodiscono l'albore facendo essi la guardia, per
timore che non si trovasse reciso, e dovesse nascervi rumore. Ogni giorno ci
fanno aspettare la generale per una seconda ritirata; e vi è stato oggi chi la
fissava alle due di questa sera: sono le quattro è tutto quieto.
Quest'oggi un razionale della
Camera, Gio. d'Urso si è ammazzato con un colpo di pistola, dopo aver scritte
cinque lettere a varie persone. La disperazione di non aver come vivere, dopo
aver vissuto con commodo, lo ha portato a questo passo disperato: quanti si
trovano nelle stesse infelici circostanze!
Domenica 9. Per la coscrizione si
continua con premura a far inviti, ma con molta contradizione un cantone non
ammette contribuenti e ritira i biglietti che vi erano, come il cantone Sebeto[*3]; un altro, ed è quello detto di
Masaniello, invita tutti alla coscrizione per vedersi chi debba essere ascritto
come attivo, e chi come contribuente, promettendo di non usar violenza, ma
tutto farsi di concorde sentimento. Un terzo, come quello di Sannazaro ha fatte
delle deputazioni per ricevere le note delle persone che vogliono ascriversi.
Insomma è confusione non ordine quello che si sta facendo.
Finalmente si sono accorti, che
quell'andarsi togliendo a capriccio di ogni riscaldato patriotta i stemma ed
iscrizioni per Napoli, era un errore, onde si è affisso un ordine del Ministro
di Polizia, il quale dice alla Commissione di ciò incaricata che proibisca ad
ogni altro di poter ciò fare.
Ben per tempo questa mattina si è
mandata vendendo la lettera venuta da Roma, ma non è stata che una copia di
altra ch'è girata ora quindici giorni sono, e niente conteneva di positivo.
Verso le ore 3 pomeridiane si è
veduto incendio verso la Barra, e si è inteso un lungo cannoneggiamento. Piú
tardi è corsa voce che a Capodichino vi fosse la truppa Regia di cinque in
settemila uomini, e che si battesse. Si è detto pure che sarebbesi intesa la
generale, e che forse si sarebbe inteso andar gridando per Napoli « viva il Re
» volendo ciò fare i patriotti per conoscere il partito Regio. Sono le ore
quattro e tutto è quiete; vedremo domani, giacché si dice che pensano le truppe
venute di occupare le alture. Questa sera si è anco veduto dell'incendio verso
Portici.
Lunedí 10. Questa mattina non vi è
stata novità alcuna per la città. Quest'oggi verso le ore 20 si sono veduti
accostare alcuni Legni da guerra seguiti da una decina di legni minori, fin
sotto il capo di Sorrento, e si è veduto che portavano la bandiera Regia.
Si sono allontanati verso le ore
21, e son rimasti all'imboccatura di Capri, verso le ore 22 si è cominciato a
vedersi il fuoco del cannone al fortino Vigliena, poco piú avanti le tre torri,
passato il ponte della Maddalena si sono veduti tirar piú colpi di cannone, e
lanciar una granata. Alla Torre dell'Annunciata, anco si è veduto giocare il
cannone fino a notte. E questa sera si veggono dei lumi in quel sito, che
sembrano segnali, se ne veggono pure in altri siti.
Si sono mandate vendendo alcune
notizie officiali relative alla squadra uscita da Brest ed arrivata a Tolone,
ed una lettera del Commissario Abrial al Governo che gli assicura del soccorso
per terra subito che gli affari d'Italia lo permetteranno.
Qui sempre piú si sente la mancanza
di generi di prima necessità, sopratutto della carne che manca assolutamente, e
quella poca che ve n'è, vendesi a grana 30 il rotolo, mentre il contante non si
trova al 69 per %. Quel contante però che ai Banchi è introitato, il Governo
immediatamente manda a pigliarselo, per cui non vi è neanco piú quella tassa di
cinque carlini a persona che facevasi una volta la settimana prima, poi ogni 15
giorni. Vi è chi assicura che si facciano anche degl'introiti vuoti.
Si è alzato un fortino avanti
Palazzo, e propriamente alle spalle del Gigante, volendo calarsi alla darsena,
si dice che serve a proteggere il Palazzo Nazionale. Questa sera è arrivata la
notizia che Aversa sia stata occupata, dagl'insorgenti Calabresi, i quali hanno
arrestata tutta quella guardia civica che hanno potuto avere fra le mani:
domani si sentirà il dippiú.
Martedí 11. Questa mattina verso le
undeci di Francia ci è stato attacco per mare e per terra al fortino Vigliena.
Si è saputo che tentarono ieri prenderlo gl'insorgenti, ma non gli riuscí, e si
crede che siano tornati questa mattina ad attaccarlo, l'esito è ignoto. Questa
mattina stessa si son veduti partire per la volta di Capodichino e civici e
Francesi a cavallo ed a piedi, e dopo meno di un'ora son tornati battuti e
feriti. Dal Serraglio in poi si vede andare con la coccarda rossa, e persone
che vi sono state assicurano che vi sia truppa a piedi ed a cavallo, la quale
assicura tutti che tra giorni saranno in Napoli.
Il dopo pranzo si son veduti al
solito i legni Inglesi bordeggiare fin sotto il piano di Sorrento. S. Elmo ha
fatti molti segni con la bandiera, calandola, alzandola, cambiandola quando in
rossa e quando in nera. Verso le ore 22 è cominciato l'attacco verso la Torre,
ed è continuato il fuoco del cannone vivissimo fino alle ore 24. Caracciolo, si
dice, che non abbia voluto uscire fingendosi ammalato. Fra i feriti di questa
notte vi è stato Strongoli.
Per la città si vedeva quest'oggi
la gente tutta costernata e perplessa, e quello che faceva maggiore spavento,
era di vedere l'affollamento della gente ai posti di pane e farina che
distribuivasi colle sentinelle. Cosa che mostra la imminente carestia di tal
genere, non tanto per la mancanza del genere, quanto perché manca come
macinarlo, giacché per l'acqua tagliata, le molina fuori la città non macinano,
per cui si supplisce coi centimoli, ossia molini a cavallo dei luoghi pii.
Gli affissi di quest'oggi indicano
la costernazione ed agitazione del Governo, mentre con uno si dice affidato ai
giovani degli Incurabili il castello dell'Ovo, con l'altro s'invitano tutti i
decisi patriotti ad unirsi nel castello medesimo per formare un corpo solo e
marciare contro gl'insorgenti uniti e non separati in corpi volanti. Si temeva
questa sera la ritirata, e forse vi sarà se gl'Insorgenti continuano ad
accostarsi. Ora si trema per la giornata di domani che si crede decisiva. E'
certo che si avvicina l'altra crisi, che Dio sa come sarà per riuscire. Si
crede che per domani a notte la città sarà occupata, e s. Elmo dopo pochi tiri
di cannone capitolerà. Il popolo è quieto, ma tutti son proveduti di coccarde
rosse. I patriotti sono in agitazione, e minacciano di operare da disperati;
molti hanno cercato di chiudersi in s. Elmo, fra gli altri mi si dice l'ex
Principe della Rocca, il di cui figlio fu ferito nella spedizione di giorni
sono.
Gl'insorgenti che sono a
Capodichino sono arrivati a smontare le sentinelle che sono all'Ottocalli,
luogo cosí chiamato al cominciare la salita di Capodichino. Quest'oggi per
altro si è affissa la legge per la formazione dei Tribunali republicani.
La coscrizione militare continua
col massimo fervore promossa e voluta, dalla Sala patriottica, sostenuta
dall'Esecutivo contro il sentimento e le determinazioni del Legislativo, col
quale è in urto. La Sala volle la coscrizione generale quando giunsero qui le
notizie delle spedizioni battute, tutte andate a vuoto, di Matera, Belpussi,
Schipani, Mantonè, ed altri con la morte del fiore della gioventù republicana,
come dice il Monitore, scritto dalla
patriotta riscaldatissima Eleonora Pimentel. il Governo legislativo non la
voleva né cosí estesa, né coattiva, ma l'Esecutivo la volle. Ora si lascia
all'arbitrio dei commissarii dei Cantoni che fanno le ascrizioni a tassare la
contribuzione da carlini sei fino a ducati sei il mese, secondo le facoltà e il
capriccio loro. La Republica che ha bisogno di far uso della forza per obligare
i suoi figli a difenderla, non puol sussistere in politica; e, nello stato di
disgusto, l'accrescerlo non so quanto sia buona condotta.
Si è strepitato nella Sala
patriottica contro la Commissione rivoluzionaria perché non ha condannati
ancora a perdere la vita gli arrestati per sospetto di opinioni politiche, e
fece su tale argomento una mozione Gregorio Mancini, che fa di tutto per essere
impiegato, come fanno tutti coloro che si mostrano zelanti patriotti. L'amor
della patria dice Voltaire, è composto di amor proprio e pregiudizio.
Il cambio è al 70 per %, e tutto il
contante va al Governo: taluno dei rappresentanti incetta oro, come Mario
Pagano, Cirillo si dice che da ieri non si vegga, e vi è chi lo crede posto in
salvo a Capua; d'Agnese è in Aversa.
Mercordí 12 Giugno. Questa mattina
sono stati smontati gli antichi Tribunali, cioè, Sacro Consiglio, Regia Camera[*4], G. Corte della Vicaria Civile e
Criminale, Guerra, cui andava annessa Casa Reale, Commercio, sebene questo
Tribunale sia rimasto differentemente organizzato, Ammiragliato, ed in uno con
essi, anco la Camera Regale, Tribunale supremo e consultivo. Quest'oggi
s'istallarono i Tribunali nuovi, e subito che saranno riuniti, gli descriverò
per futura memoria, secondo i siti ove si reggeranno[*5].
Gli affissi di questa giornata
indicano lo stato di violenza in cui si vive, ed il Governo, schiavo dei
patriotti, mostra non potersi sostenere se non colla violenza. Si vogliono
tutti ascritti alla guardia attiva, dai 20 ai 30 anni si vogliono obligare ad
uscire. La città manca di pane, e si dice negli affissi essere ciò difetto dei
venditori di farina, si proibiscono quindi i posti dei particolari, e si ordina
che si venda tal genere dai soli posti publici. Si fa l'invito a chiunque vuol
partire per una spedizione grandissima, e si permette che vi si uniscano quel
del Lavinaio, Mercato, ed altri luoghi, armati alla meglio di spuntoni e
simili. Si gravano quei che non possono assolutamente servire da attivi con
contribuzioni maggiori; si prendono i cavalli per mezzo le strade, si obligano
i cittadini a scendere dalle loro carrozze e * dare i cavalli; si vanno
pigliando gli altri che vi erano rimasti; * tutto questo è effetto della
libertà che abbiamo conquistata, e che si vuol sostenere a dispetto della
intera Nazione che ci rinunzia per godere un poco di quiete e di tranquillità.
Gl'insorgenti sono già alle porte
di Napoli, e fino alla Croce del Serraglio vi sono sentinelle avanzate dei
medesimi. Chi ci ha parlato dice, che assicurano di essere per entrare dentro
Napoli domani, o doman l'altro. La spedizione che si è fatta quest'oggi per
quella strada, ha sofferta la stessa disgrazia di tutte le altre, per quanto si
dice.
Verso le ore 22 si sono vedute
uscire dal porto le due galeotte con tre cannoniere, arrivate sotto la Torre
dell'Annunciata, hanno cominciato a far fuoco, da terra, ossia dai fortini si
faceva fuoco egualmente, ma da Napoli non si è potuto distinguere, se i fortini
ed i legni battessero di concorso gl'insorgenti, o se si battessero fra loro,
essendosi detto che quel fortino era stato occupato dai Calabresi. Quello che si
è veduto si è che il fuoco è stato vivissimo, ed è durato sino alle ore 24. Da
quest'ora sino alle due, si è veduta illuminare tutta la costiera da Portici
alla Torre, e pareva che vi fossero fuochi artifiziali, essendosi veduti
innalzare dei fulgori da tempo in tempo; sentiremo domani cosa sia stato.
I vascelli, sieno Inglesi o Regii,
serbano la loro posizione, e non si sa capire a quale oggetto. Vi è chi crede
che di concerto con gl'insorgenti ci attaccaranno quando sarà loro dato avviso
che Napoli è stato già attaccato per terra. Ciò sicuramente accadrà da qui a
non molti giorni secondo le apparenze.
Si è veduto andar vendendo per
Napoli un proclama diretto al Legislativo da un cittadino, il quale declama
contro la mozione fatta da Pagano di decimarsi quel rei di Stato che verrebbero
condannati dalla Commissione rivoluzionaria, ad oggetto di non spargere tanto
sangue. L'autore del proclama insorge contro tal mozione, che dice essersi
intesa con orrore, e vuole che Napoli nuoti anzi nel sangue, acciò le insurgenze
si estinguano, ecco gli eroi Republicani. Il Governo poi ha resa publica una
lettera di Magdonald della data del 14 Pratile (2 Giugno) colla quale si
felicita dei successi ottenuti sopra gli Inglesi (cioè dell'infelice spedizione
fatta da Caracciolo), si augura di annunziarcene altri ben presto sugli
Austro-Russi; e ci fa sapere di essersi unito coll'armata d'Italia, insinua
finalmente perseveranza. e fermezza. Delle brillanti vittorie dell'armata
d'Italia niente ce ne dice.
Giovedí 13 Giugno. E’ piú tempo che
si annunziava il giorno di s. Antonio[*6], come epoca fissata a battere
Napoli; pare che vada a verificarsi. Questa mattina fin dalla prima ora, si A
veduto che i fortini della Torre facevano fuoco, e che a vele gonfie si
accostavano i legni Inglesi, o Regii che fossero. Erano due piú vicini, uno piú
in distanza, coi due vicini vi erano ancora due cannoniere. Dal nostro porto
sono uscite le due galeotte che sono andate a postarsi in faccia al fortino di
Rivigliano, ed hanno cominciato a far fuoco a terra. I legni intanto si sono
accostati con la massima franchezza, passando in faccia alle nostre batterie
senza che si facesse fuoco né dall'una, né dall'altra parte. Arrivati sotto la
Torre, hanno cominciato prima le lancie cannoniere a far fuoco, poi i due legni
grandi, avendo formata una lirica con una specie di corvetta, che gli ha
raggiunti. Mentre facevano un fuoco non interrotto, e che veniva corrisposto
dai fortini di terra, da Torre sono uscite alcune cannoniere nostre, ed essendo
già le ore 15, il castello dell'Ovo ha fatto fuoco, il castello del Carmine e
Nuovo hanno anche tirati dei colpi di cannone, per cui si è creduto la
ritirata.
Ora sono le 15 e mezza, non piú
sentesi il cannone, la città è quieta, e la gente continua a girare; i legni
pare che allarghino per andarsene; staremo a vedere.
Alle ore 16, come la gente non
avvertendo la ritirata continuava a girare, la guardia Nazionale a cavallo è
andata scorrendo le strade, perseguitando con la sciabla alla mano, ed
obligando tutti a ritirarsi.
I legni hanno presa una posizione
in faccia a Castellammare, ma per quanto pare, sono ad ugual distanza da quel
forte e dai nostri castelli e fortini, ed hanno formato un fronte, o sia una
linea insieme alle loro cannoniere. Alle ore 18 legni sono sotto le montagne di Castellammare e Vico; le galeotte
Nazionali sono in faccia al fortino di Vigliena, e da tempo in tempo, tirano
qualche colpo di cannone verso terra, ove niente si scovre di gente attruppata,
per quanto vede il mio cannocchiale. Gli astrachi sono pieni di gente che coi
parasole sta guardando. Le pattuglie civiche girano per la città, ma pei vicoli
la gente ch'è in mezzo la strada si ritira al passare delle pattuglie.
Verso le ore 20 e mezza la fregata
a vele gonfie, seguita dalla corvetta, si è accostata fin sotto le batterie del
Molo. Le galeotte, i fortini del Molo, il torrione del Carmine, il castel
Nuovo, e quello dell'Ovo, hanno tirato contro la stessa, che ha fatte
ugualmente delle scariche contro le galeotte ed i fortini medesimi, e si è
sostenuta quasi per una mezz'ora girando di bordo, ora da una parte ed ora
dall'altra; ma forse conoscendo non potersi piú a lungo mantenere in quel
posto, è andata allargando sempre, salutata dal fortino con qualche tiro di
cannone.
Verso le ore 22 si è veduto la
fregata che tornava ad accostarsi, e le galeotte della Republica, mentre
tiravano contro la stessa, pare che siano state obligate dal cannone del
fortino di Vigliena a ritirarsi sotto le batterie della città, essendosi
distintamente veduto che il fortino faceva fuoco contro di loro, vale a dire
che dev'essere occupato dalla truppa insorgente, la quale si crede che abbia
occupata tutta la costiera dalla Torre fino a Pietra Bianca, tanto che
l'illuminazione che si vedeva ieri sera era fatta da essi insorgenti per la
occupazione riuscitagli, e per onore di s. Gennaro e s. Antonio, di cui era la
vigilia.
Ad ore 22 ed un quarto vi è stato
fuoco vivissimo fra le due galeotte ed il fortino di terra passate le tre Torri,
e si veggono uscire tre altre galeotte, che uscendo di sotto la lanterna del
Molo, hanno cominciato a far fuoco. Sul ponte della Maddalena vi è attacco, ed
in questo punto passa per Toledo, andando alla volta dello Spirito Santo, un
corpo di civici in ordine di battaglia con tamburro battente e bandiere
spiegate.
Sono le ore 23, e Napoli è in mezzo
ad un'azione assai viva, dalla parte del ponte vi è fuoco continuato, ed ora si
sente il cannone del castel Nuovo che fulmina senza sapersi dove, essendovi chi
dice, che vi sia fatto d'arme innanzi al palazzo Nazionale, cosa ch'è da
credersi.
I colpi di cannoni tirati dai
castelli, si dice sieno stati per lo permesso di uscire, difatti gira tutta la
gente, ed i venditori i hanno aperte le loro botteghe.
Mi rincrescerebbe se fosse vera la
notizia di essersi intimata la ritirata per la fucilazione fatta eseguire
avanti Palazzo di tutti gli arrestati per causa di Stato[*7]; ed ora che vi rifletto chi sa se
la truppa civica passata in parata or ora non fosse venuta da tale esecuzione.
Oh Dio e chi sa quanto sangue innocente si
sarà versato, chi sa che ne sarà di noi.
Continua il fuoco vivissimo a mare
ed a terra verso il ponte della Maddalena, ove si vede tutta la salita del
ponte ingombrata di truppe che lanciano delle granate verso la parte di là del
ponte, da mare le galeotte tirano sopra terra, i legni Inglesi sono passati in
faccia alle nostre batterie di terra e non fanno azione alcuna. Mentre scrivo
sono le ore 24 meno un quarto, e l'azione è nel massimo fervore sul ponte, e
sul momento passa una colonna di civici che dallo Spirito Santo va verso
Palazzo.
Il fuoco del cannone è durato fin
dopo le ore 24, battendosi sul ponte. Verso mezz'ora di notte s'è veduto
innalzare una granata , poco piú in là del ponte, ch'è sparata in aria.
Nel forte dall'azione, facendosi
fuoco dal fortino di Vigliena tanto a terra quanto contro le galeotte, si è
veduto piú volte retrocedere la truppa civica tanto a cavallo che a piedi.
Fatto notte si è veduto illuminato tutto quel tratto del ponte che tira per
lungo i Granai, e continuamente si vedevono le fucilate che tiravansi da una
parte e dall'altra. Per le notizie avute il fortino di Vigliena è in mano
agl'insorgenti, quello della Torre no, per cui i legni Inglesi non hanno potuto
accostarsi.
La fucilazione, si dice, seguita
nel castello Nuovo in persona di sette della comitiva di Baccher, che fu
arrestato come motrice d'insurrezione, o di partito. Al Mercato, come passando
la truppa civica, molte persone hanno gridato: ben venga lu Rre nuosto, mi si dice, che la cavalleria le ha poste
in mezzo, ed ha tirato sopra, fucilandone sedici. Ora che sono le due della
notte veggonsi dei lumi ancora, e qualche fucilata di tempo in tempo. Cosí è
terminata la ferale giornata di oggi. Iddio ci aiuti domani.
Verso le ore due si sono intesi de'
colpi di cannone e delle fucilate che sembrava fossero dalla parte di
Capodichino. In mezzo al Mercato da tempo in tempo veggonsi i baleni dei
fucili, e verso le ore tre si sono intese delle voci confuse in mezzo alla
Carità di Toledo seguite da quattro o cinque fucilate, forse occasionate dal chi
viva [*8]. Poco dopo si è inteso un altro colpo di cannone, ma non si è distinto da
qual parte venisse.
Venerdí 14. A impossibile che possa
con ordine descrivere la giornata di oggi. La grande controrivoluzione è
seguita; dettaglio quel che posso. Verso le ore nove d'Italia, ai gridi di «
viva il Re » mi sono svegliato, aperto il balcone, ho veduto che i gridi erano
generali per tutta la città. Cominciavano a vedersi dei popolani armati.
Essendo salito sull'astrico, ivi si sentivano da per tutto le stesse grida. La
prima persona ch'è venuta ha detto che l'armata Calabrese era dentro Napoli,
che le truppe civiche avevano abbandonati i corpi di guardia, e che colle loro
armi il popolo armato andava in traccia dei Giacobini, ed aveva rotti i fanali
che si erano posti in strada Toledo e Forcella per l'illuminazione delle strade
che si era cominciata a fare. Dopo pochi momenti, da altra persona, ho saputo
che l'armata era per la strada di Capodichino[*9]. Intanto è cominciato l'orrore del
saccheggio; molte partite di popolani si sono portate per le case dei piú noti
Giacobini e patriotti, ove trovavano costoro, li cacciavano alla strada e
fucilavano; indi saccheggiavano la casa. Ove non gli trovavano davano il sacco
e passavano innanti, senza offendere gli altri appartamenti. Nei contorni della
mia abitazione hanno saccheggiata la casa del rappresentante Pagano, di del
Giudice, prima commissario della commissione militare, di Vincenzo Lupo, del
Segretario delle polizze Patini, e quello che mi ha dato dispiacere è stata la
casa di un particolare, che forse si è preso in iscambio del precedente
inquilino, monaco Carmelitano, Francesco Sav. Granata, e fratello Tommaso
impiegato alle Finanze. Sento poi saccheggiato il palazzo del principe della Rocca
Filomarino, uno dei piú decisi patriotti, di Stigliano, di altri che sentiremo.
Tra gli orrori di questa popolare
anarchia, che per necessità faceva palpitare e tremare i cittadini tranquilli,
si sentiva il fragore del castello s. Elmo, del Nuovo, e del Carmine, quando
verso le ore 14 si è veduto calare la bandiera tricolore ed innalzare una
bianca con l'arme Regia, ed un'altra interamente rossa. Poco dopo si è
cominciata a vedere della truppa calabrese che scorreva le strade gridando «
viva il Re » ed ha dato segno che tutti cacciassero i panni bianchi al balcone,
per cui si è immediatamente veduto un parato universalmente bianco. E nel
momento in cui scrivo, è passata una colonna tra gli evviva del popolo, e
gridando pure « viva il Re >> giocando i fazzoletti, e facendosi lo
stesso da tutti i balconi.
Mentre però eravamo ancora
palpitanti, si è veduto arrivare una partita di truppe fra gli stessi evviva
che si è introdotta appunto nel nostro palazzo, cosa che ci ha posti in
agitazione. Ma ci siamo all'istante tranquillizzati, essendosi saputo che
venivano a custodire il palazzo, mandati al padrone di casa medesimo d. Gennaro
Maza. Da questi soldati, e dall'uffiziale venuto con loro si è saputo che sia
la colonna di 16 m. uomini comandata dal Card. Ruffo, e da un Inglese che hanno
chiamato Sua Altezza Cesare. Hanno detto, che dovevano entrare da ieri al
giorno, ma la gran resistenza incontrata glielo ha impedito fino a questa
mattina; che avevano preso per assalto il castello del Carmine, e che oggi avrebbero
assaltato quello dell'Ovo. Per quello di s. Elmo assicurano di essere
d'accordo, infatti la notizia preveduta da piú giorni era che s. Elmo avrebbe
tirati pochi colpi di cannone, e si sarebbe reso. Pare che sin'ora cosí si sia
condotto; ora è mezzo giorno e già si vocifera che il castello dell'Ovo è
preso. Avanti Palazzo si è detto ch'eransi trincerati i patriotti piú decisi, e
coi cannoni si sostenevano. Al largo di Montesanto anco si è trovata resistenza
grandissima, ma dal quartiere situato entro quel Convento. S. Elmo ha tirato
una cannonata.
Per l'intera giornata s. Elmo ha
tirati di volta in volta de' colpi di cannone, ma nelle ore pomeridiane vi è
stato un fuoco vivissimo tra il Carmine, castel Nuovo e s. Elmo, che si è detto
dirigere i colpi sopra il castel Nuovo medesimo, giacché sicuramente si vuole
che vadi di concerto. Intanto ha fin'ora la bandiera francese; ma ciò non fa al
caso, perché sta in mano di quella guarnigione. Sono le ore 23 e mezza, e
continua il cannoneggiamento. Per tutta la giornata è continuato il saccheggio.
La casa di Stigliano è stata saccheggiata dopo aver fatta una ostinata
resistenza: la casa di S. Severo, di Angri i monasteri di Monteoliveto, s.
Pietro a Majella, s. Severino, gli ospedali, sento pure, di s. Giacomo ed Incurabili,
a causa dei giovani che sono stati dei piú decisi patriotti: case dei
particolari senza numero, quelle sopratutto dei Rappresentanti e dei conosciuti
patriotti. Per la strade di Napoli, molti di essi se ne sono veduti morti,
altri erano trascinati al ponte (della
Maddalena), ed ammazzati con sfregi e strazio.
La mia casa è stata esente,
principalmente per divina misericordia, poi perché niuna parte mai né io, né
alcuno dei miei, presa avea nell'accaduta rivoluzione; in ultimo per la guardia
venuta. Ma se questa non ci fosse stata, almeno uno spavento di piú avessimo
avuto, perché quest'oggi sono venuti alcuni popolari a dire, che volevano
saccheggiare il primo appartamento, dicendo esservi Giacobini, perché vi son
molti della guardia civica attiva; cosa che neanche io ho voluto fare, non
ostante gli ordini severissimi dei passati giorni.
Intanto è un'ora di notte, la città
è tutta illuminata, le campane hanno suonato a gloria la intera giornata, e
suonano ancora; ma il cannone dei castelli continua a fulminare, sentiamo le
palle che strisciano per l'aria. Abbiamo avuta un'altra agitazione, le due
guardie ch'erano avanti al nostro palazzo hanno detto poco fa che volevano
andare al ponte a pigliare piú gente, non volendo restar sole durante la notte,
perché vi era notizia che quattromila patriotti calati sarebbero da s. Elmo per
dar sopra ai posti avanzati ed attaccar fuoco alle case di Napoli. Di fatti si
son poste a cavallo e son partite lasciandoci (ecco un'altra cannonata) in
timore. Ma dopo un quarto d'ora son tornate col loro sergente, il quale ha
detto, che non si dubitasse di niente, perché i patriotti non si sarebbero
certamente cimentati a calare (altra cannonata, è seguita, spesseggiano bene, e
si fa fuoco da tutte le castella). Torno a ripigliare il racconto del sergente,
diceva dunque, che i patriotti non si sarebbero cimentati, ma quando anco lo
avessero fatto, vi era tanta truppa da covrire tutta Napoli; che si era
accampata da sotto al castel Nuovo, ed avea occupato Toledo fino a Palazzo,
che, dice, aver preso dopo un'ostinata difesa. Cosicché calando i patriotti
avrebbero trovata la loro morte in mezzo alle strade di Napoli. Bisogna pregare
Iddio che ci liberi da questo flagello della guerra ostinata entro la città.
L stato detto che siasi publicato
editto in nome di S. M. che proibisce il sacco e la carneficina dei patriotti.
Quello che credeva cannone, ho veduto posteriormente essere bombe tirate da s.
Elmo, nel basso della città, e due che ne ho vedute cadere, mi è sembrato che
lo fossero verso l'Annunciata. Domani sentiremo il danno che avranno cagionato
agli edifici della città. Queste bombe tirate da s. Elmo, fanno vedere chiaro
non esser vero che s. Elmo fosse di concerto. Il fuoco di s. Elmo continuò fino
alle ore tre circa, alle quattro vi fu un altro tiro.
Sabato 15. Verso le ore dieci
d'Italia si è inteso il cannone di s. Elmo nuovamente, faceva fuoco egualmente
il castello del Carmine e quello dell'Ovo, la cui mitraglia mi si dice arrivi
sino alla strada dei Guantai. Persona venuta dal Molo, mi ha detto che un
trombetta avea intimata la resa al castel Nuovo, dal cui comandante si era
chiesto di parlamentare.
Un editto Regio accorda il perdono
ai Giacobini tutti con legge che uscir debbano dal Regno. Con altro editto ieri
fu proibito il saccheggio, ma in punto si sta saccheggiando la casa di d.
Giovanni Torre in mezzo la strada della Carità, casa del monastero di Donna
Regina. Si vuole però che sia perché abbiano fatto fuoco dalle finestre,
giacché per Napoli da molte case particolari si fa disperatamente fuoco dalle
finestre e balconi.
Il già fatto Capo di Legione dai
Giacobini, Michele detto il Pazzo, fu fatto in pezzi ieri mattina, dopo averlo
prima sfregiato e mutilato[*10]. Molti Giacobini stanno nudi,
ristretti al ponte nel serraglio delle vacche.
Ora non si sente far fuoco, e sono
circa le ore undeci. Sono le ore tredici, s. Elmo fa fuoco strepitosissimo; si
sente il cannone del castello dell'Ovo e Nuovo, non distinguendolo a dovere, e
delle scariche di fucilate. Sono stati, sarà un'ora circa, trasportati i
fratelli di Giuseppe Cestari ligati nudi, in mezzo al popolo ed a soldati. Ieri
fu veduto trasportare nel modo stesso, ma colla camicia e calzonetto, quel
vecchio rimbambito del sacerdote Nicola Pacifico, che serviva da capitano nella
truppa civica essendo vecchio di 72 anni. Il già rappresentante Pagano con una
figlia mi si dice che fu trucidato ieri.
Questa mattina sono andati a dare
il sacco al palazzo di Colobrano, ma sento che sia stato salvato per gli ordini
proibitivi del sacco, e che ora abbia due sentinelle innanzi. Il saccheggio
continua da per tutto, ed è uno spettacolo che interessa ogni cuore che ha
sentimenti di umanità, il vedere gittare la roba per le finestre, trasportarsi
per le strade, e dilaniarsi da per tutto. In punto che sono le ore sedici e
mezza, a suon di tromba, si è publicato in editto che mi si dice contener la
minaccia di fucilazione contro chiunque dia il sacco, e che ordini agli
uffiziali tutti delle truppe di S. M. di presentarsi, accordandosi anche il
perdono a coloro che avevano, per cosí dire, disertato: come non ho letto tal
editto, ne accenno sulla fede volgare. Quello ch'è sicuro, il cannoneggiamento
che non soffre interruzione, e si sente nelle vicinanze di s. Lucia del Monte
un continuo fracasso di scariche di fucilate. Cinque legni si son veduti'
postati sotto Castellammare.
Il parroco d. Aniello de Luise,
della parrocchia di s. Maria di Ogni Bene, è stato arrestato co' suoi nipoti.
Questi erano impiegati della passata pseudo Republica, ed il zio avea dei serii
incarichi come quello della compilazione del catechismo republicano, e simili.
Mi si dice che il zio sia stato rilasciato, i nipoti no. Costoro, si era saputo
che questa mattina facevano fuoco dalle finestre, come lo stesso facevano i
figli di d. Antonio Colletta, operazioni di matti disperati.
Alle ore 18 circa è cominciato un
attacco calorosissimo sopra s. Lucia del Monte, tralli Giacobini patriotti,
chiusi entro il monastero e nella vigna di s. Martino, per quanto si dice, ed i
Calabresi, che li hanno attaccati di fuori da tutti i lati. 2 impossibile poter
descrivere il fuoco che si è fatto. Basti dire, che per due ore continue è
stato un fragore continuato di scariche di fucili, frammezzato da qualche colpo
di arma da fuoco piú grande. Ed è stato impossibile agli assalitori di superare
e forzare gli assalti, non ostante i continui rinforzi ricevuti di gente a
cavallo ed a piedi. Per cui si crede
che abbiano desistito per ricominciare in altra forma l'attacco. E dicesi che
Angiolo di Cosenza, conosciuto fuoruscito di questi contorni, abbia preso
l'incarico di andarli a forzare. Sono le ore 22, continuano il fuoco e le
scariche, e ci si unisce il cannone di s. Elmo che fulmina sulla città, senza
sapersi ove precisamente sieno i loro colpi diretti.
Quello che vorrei sapere con
accerto, sarebbe se il Cardinale Ruffo sia effettivamente in Napoli alla testa
dell'armata, e vi sia con lui il secondogenito d'Inghilterra, come si disse,
perché fin'ora non si veggono che orde, per
cosí dire, d'insorgenti, i quali marciano alla rinfusa, senz'ordine, senza
tamburro, senza forma di truppa regolata, all'opposto' si dicono gli editti
publicati, ma io non ne ho letto alcuno per vedere da chi siano firmati[*11].
Non si crederà la storia di questi
nostri tempi. Fra lo spazio di sei mesi, due anarchie popolari, due incursioni,
per cosí dire, una di Francesi, l'altra d'insorgenti, doppio saccheggio, due
guerre vive nell'interno della città. La prima durò quasi tre giorni, e fu
sostenuta dai soli popolari contro un esercito Francese ben ordinato ed
agguerrito, sostenuto al di dentro dal partito Giacobino, poi detto
patriottico; la seconda, è questo il terzo giorno che dura vigorosissima. Il primo
veramente fuori le porte, dirò cosí, perché sul ponte ed a Capodichino, gli
altri due nell'interno della città, sostenuta questa guerra viva e risoluta dal
solo partito patriottico contro torme d'insorgenti, i quali sostengono il
fuoco, giacché il popolo Napoletano ha prese le armi solo per unirsi al
saccheggio delle case Giacobine; e tra queste Dio sa quanti cittadini
tranquilli hanno sofferto la stessa sorte. Ecco una cannonata tremenda di s.
Elmo che ha scossa la casa ove scrivo, ch'è sotto la parabola del suo cannone.
Le fucilate si odono vivissime, e posso dire senza interruzione, e sono le ore
22 e mezza. Iddio lo perdoni a chi ci ha posti in cosí crudeli e lacrimevoli
circostanze.
Mi giunge notizia di altro editto
affisso il quale avverte il popolo a non costernarsi se mai vegga bandiera
bianca sui castelli perché sarà segno di armistizio per parlamentare coi
comandanti di quelli. Il fuoco è intermesso verso le ore 23, si sente qualche
colpo di fucile da volta in volta, e qualche tiro di cannone. Dopo le ore 24,
si sono intesi quattro o cinque altri tiri di cannone, ma non di s. Elmo,
pareva piuttosto che fossero del castello dell'Ovo, o almeno del Nuovo, dalla
parte di mare.
Verso le ore 24 e tre quarti,
essendo passata della truppa per Toledo, che hanno detto essere a cavallo, il
popolo andava gridando «Viva il Re », a queste voci (ora ad un'ora di notte ha
tirato un colpo s. Elmo con gran fragore) hanno corrisposto i patriotti che
sono entro la vigna s. Martino, gridando << viva la Republica, la Libertà
». E poi quasi rimproverando il popolo, gridavano << schiavi vili » e
soggiungevano delle improperie.
Quest'oggi è stata saccheggiata la
casa del negoziante Giusti. Questa fu esentata ieri a stenti, oggi è accaduto
che salendo la cavalleria per attaccare i patriotti sotto s. Martino, come la
casa di Giusti è sulla salita della Trinità delle Monache, da sull'astrico di
quella si è fatto fuoco sopra la detta cavalleria. Si è creduto che fosse stata
la famiglia Giusti, perché sospetta, e si sono portati ad arrestarla e a
saccheggiare la casa. Hanno arrestati il padre e il figlio, che hanno trovati
nascosti sull'astrico, ed anche le donne, cioè madre e figlie.
Fra le case saccheggiate ieri, vi
fu quella di Piatti ai Guantari; tre appartamenti interi. Questi Piatti, padre
e figlio, sono stati i Tesorieri, e sa il Cielo quali violenze fecero per la
riscossione della contribuzione militare. Il figlio poi era uno dei piú decisi
patriotti e capo di Legione. In mezzo Toledo è stata arrestata una persona,
perché tirandole il piccolo codino, è questo rimasto fra le mani di chi lo ha
tirato. Conviene sapersi che molti, che s'avevano fatte le zazzere, per timore
poi si attaccano i codini posticci, e fin da piú giorni correva per Napoli
questo detto:
E tu tirali il codino,
Se la coda ti viene in mano
Questo è vero Republicano.
Ecco come la disgrazia è avvenuta a
quel tale per Toledo[*12]. Questa sera verso le ore tre della
notte, si è veduto del molto chiaro, e si è creduto incendio nel contorni della
pedamentina di s. Martino. Dopo pochi momenti si è inteso andar gridando « chi
ha le legna le gitti a basso ». E si è veduto che per tutti i capo strada,
cominciando da Toledo a salir sopra s. Martino, si faceva del fuoco a vampa che
facesse chiaro; e molti posti avanzati e corpi di pattuglie. Si è detto che ciò si faceva per tenere la
gente vigilante, perché vi era dubio di qualche aggressione. Di fatti verso le
ore 3 e mezza, è venuta un'ordinanza a cavallo a domandare al posto nelle
Chianche della Carità, se vi era cosa di nuovo, atteso che no, se n'è tornata
indietro. Indi a poco è venuto altro che ha imposto che si dasse il chi viva, e
che alla voce « all'erta guardia » si rispondesse « all'erta sto ».
Si continuava intanto a chiedere
legna, e la gente a gittarle dalle finestre.
Ora è mezza notte, si sentono
suonare le campane, e tutti son vigilanti; ma vi è quiete, né si sente il
cannone dei castelli, meno che quei pochi tiri che ho detto, e qualche altro
verso le ore quattro se n'è inteso che pareva partisse pure dal castello
dell'Ovo.
Sono le ore quattro e mezza e si
sentono suonare a gloria tutte le campane della città[*13], e ciò per ordine, avendo lo
inteso che che si andava gridando alle case religiose che suonassero le
campane. I Francesi intimavano ritirate e proibivano assolutamente il suono
delle campane, e questo perché temevano del popolo; ora si fa tutto il
contrario perché del popolo si è sicuri.
Domenica 16. La costernazione
dell'animo non mi ha fatto notare in ciascun'ora gli avvenimenti di questa
giornata. Gli descriverò dunque d'un fiato ora tra il fragore del cannone di s.
Elmo, che alle ore 23 è cominciato con un calore grandissimo, accompagnato dal
cannone dei due castelli Nuovo e dell'Ovo. Alle ore 10 e mezza mi sono io
levato dal letto dopo aver passata la notte quieta; non essendovi stato altro
all'infuori di quello che notai nella giornata precedente. Alle ore Il mi è
stato detto che una compagnia di soldati saliva le nostre scale, mi sono
affacciato, ed ho veduto entrarli nel secondo appartamento, immediatamente ho
aperta la porta, acciò vedessero che non avea dubio alcuno ch'entrassero in
casa, sono uscito loro incontro, e mi hanno detto, che avevano da far diligenza
perché gli era stato riferito esservi un Giacobino in questo palazzo.
Si è saputo dopo, che colto il
momento che le due sentinelle non erano avanti al portone, un popolare
malintenzionato contro d. Michele Maza, è andato a chiamare la detta partita di
soldati per portarli al saccheggio. Entrati in casa mia, hanno voluto visitarla
tutta. Le genti mie dormivano ancora, ed era chiuso l'appartamento. E'
impossibile il descrivere l'agitazione che ha cagionato a tutti svegliandosi
dal sonno, e vedendosi in mezzo a fucilieri e soldati. Hanno visitato tutto, e
cogliendo il controtempo, hanno chiesto qualche danaro, che m'è convenuto
darcelo. Visitando però la casa si hanno preso quello di minuto che gli è capitato
sotto le mani, come due paia di fibie, un paio di stivali, una scatola di
tartuca girata d'oro, ed alcune biancherie. Al secondo appartamento si hanno
preso dal padrone di casa ducati quaranta di contante ed alcuni pezzi di
argento, e sono andati via. Lo spavento mio è stato maggiore, a causa del d.o
Michele Maza, che fuggito da casa sua con un compagno, scavalcando un muro
interno, si era gittato dentro un passetto dell'appartamento nostro, ed è stato
un miracolo che non sieno passati i soldati di là, altrimenti sarebbe stato
guaio per loro e per noi che niente sapevamo di questo fatto. Quest'accidente
mi ha costernato in maniera che non mi son ripigliato ancora.
Per la città ecco quello che ci è
stato. Si son publicati gli editti[*14] del Cardinal Ruffo dati dal
quartier generale del ponte della Maddalena il 15 giugno. Con uno di essi
proibisce il sacco e gli arresti per via di fatto dei Giacobini senz'ordine
precedente, o suo o dei Ministri, meno il caso quando prendessero le armi. Ciò
però non ostante la gente che vuol profittare va inquietando col pretesto della
ricerca dei Giacobini, come a noi è accaduto. Un altro dice, che vedendosi
girare bandiera Regia per la città ed entrare nei castelli, debbono cessare le
ostilità, essendo segno di armistizio. Questa mattina in effetto è girato per
Toledo, e si è veduto unito agli uffiziali Regii anche il comandante del
castello Nuovo, che ne andavano al ponte a stabilire i patti, e si è sperato
che si combinasse l'armistizio.
Ma si è perduta la speranza,
giacchè dal momento che ho cominciato a scrivere i castelli fulminano
terribilmente.
Verso le ore 20 vi è stato nel
circondario di s. Lucia del Monte un allarme grandissimo, perché i patriotti
che sono nella vigna di s. Martino, sono calati sino a s. Lucia del Monte, ove
si sono battuti coi Calabresi, e si è sparsa voce che questi retrocedessero.
Temendosi perciò di scorrerie, sono fuggiti tutti coloro che avevano abitazione
in quel circondario. Non è mancato chi ha detto che di sopra i lastrici delle
vicinanze vi fossero dei segni d'invito ai patriotti, acciò si avvicinassero,
ed hanno indicato anche il nostro, il che è una solenne impostura.
Si dice che i legni Inglesi battano
il castello dell'Ovo[*15]. I patriotti di Palazzo continuano
a star trincerati nell'interno di quello avendolo guernito di cannoni, coi
quali battono la strada. Ai balconi hanno fatto dei parapetti di tavole per
poter tirare al coverto. La notte scorsa l'allarme fu formato, o per dir meglio
causato da quei di s. Martino, i quali, mancando di viveri, calarono per piú
parti scorrendo; e mi si dice che abbiano attaccato fuoco a qualche casa dalla
parte del quartier di Moritagna. Anche quel di Palazzo attaccarono fuoco alla
casa del barone Rossi a s. Ferdinando.
Quest'oggi oggi quei di s. Lucia
hanno tagliato l’ arbore e portatolo trascinando per qualche parte di Napoli.
Il battersi dei castelli continua, ed è mezz'ora di notte. Si sono situati come
ieri sera i posti avanzati col fuoco acceso e colla città illuminata.
Pacifico, che dissi arrestato, ho
avuta notizia che fu straziato e morto; anche Eleonora Pimentel, compilatrice
del Monitore, si dice fucilata, e sicuramente arrestata. Fino alle ore due e
mezza di notte si son gittate quantità di bombe dal castello Nuovo
specialmente, che tirava nel quartiere del Carmine, nel Mercato, e verso Foria.
Il Carmine poi tirava sul Nuovo, s. Elmo tirava sopra Napoli, e si sentiva anco
il fuoco del castello dell'Ovo.
Sulle ore due e tre quarti si, è dato l'allarme tra i posti avanzati di s. Lucia del Monte, per cui è corso rinforzo di gente a cavallo da Toledo. Si è creduto che fosse qualche sortita di patriotti, che tutta la sera hanno gridato i loro evviva da sulla vigna di s. Martino, ove sono imboscati. Alle ore tre si è ricominciato il fuoco dal castello Nuovo, che ha tirati più colpi di cannone di seguito e qualche bomba. Il castello del Carmine ha corrisposto; continua ancora, ma son più rari i colpi.
Lunedí 17. I castelli hanno
cominciato verso le ore dieci colla stessa ferocia che lasciarono ieri sera
dopo mezzanotte; cosicché ci siamo svegliati al fragore del cannone di s. Elmo.
Iddio ci salvi. Per la città par che ci sia fin'ora della quiete, almeno non vi
è ancora il tumulto dei giorni passati, speriamo che voglia continuare cosí.
Sono le ore 15, i due castelli del
Carmine e Nuovo si sono acerbamente battuti dalla punta del giorno, e vi è
notizia che il Castel Nuovo abbia molto patito, e quello del Carmine niente. A
detta ora il castel Nuovo ha dati alcuni segni, ha bassata la bandiera grande
tricolore, e ne ha innalzata una picciola, sottile, anche tricolore; ha bassata
questa e ha innalzata nuovamente la grande, dopo un momento ha ribassata
questa, ne ha alzata una picciola tutta bianca. Per la città vi è un'allegria
indicibile, sperando la resa del d.o castello; ma tanto il fuoco continua, s.
Elmo fa gli stessi segni. Sono vicine le ore 16, continuano i stessi segni,
alzando ed abbassando, ora la bianca, ora la tricolore, ed il fuoco continua.
Nel castel Nuovo, si dice che vi
sia quell'altra testa riscaldata di Francesco Caracciolo. S. Elmo avendo
innalzato bandiera bianca, si sente l'applauso universale di tutta la città che
grida « viva il Re ». Faccia Iddio che si rendano per nostra quiete, il fuoco
però continua. Suonando il mezzogiorno s. Elmo ha tirato il suo primo colpo di
cannone, essendo fino a questo punto semplice spettatore, e non avendo fatto
che corrispondere ai segni del castello Nuovo. Continuano i segni: il castello
Nuovo ha poste due bandiere sottili una tricolore, l'altra bianca; bassate
queste ne ha innalzata una a due colori, cioè rosso e giallo. S. Elmo continua
a fulminare, ed un colpo di cannone ha tirata una balla nel monastero di s.
Chiara. Dopo pochi momenti, ha rimessa la tricolore il castel Nuovo; s. Elmo ha
fatto lo stesso.
Si veggono continuamente passare
dei patriotti arrestati, ed uno specialmente è passato in questo momento (16 ore
ed un quarto). Era stivalato, e l'uniforme civico e cappello con trene e
pennacchio si portavano da un soldato che lo accompagnava; si è detto averlo
preso entro la vigna di s. Martino. Terminati i segni son rimaste le bandiere
tricolori, e continua il giuoco del cannone che senza intermittenza il Carmine
fa fulminare sul castello Nuovo.
Questa mattina è stata arrestata
una persona che veniva da Pozzuoli e portava lettere dei Giacobini che son là a
quei che sono in Napoli, si è detto che ieri fu tagliato l'albore in quella
città. L'arbore a s. Lucia si dice tagliato dai Chiajesi, che calarono a
battere i Luciani, i quali soccorrevano di viveri i Giacobini che sono entro
Palazzo. Verso le due dopo mezzogiorno si è inteso un continuato scarico di
fucili in mezzo alla piazza della Carità di Toledo, e si è veduto che l'attacco
era in faccia di un comprensorio di case che si appartiene al monastero di
Donna Regina, situato di riscontro alla salita delle Chianche. Si è saputo che
una partita di patriotti era venuta per la strada della Corsea, si era
imbattuta in una brigata di Calabresi, era fuggita entro quel palazzo, e salita
sopra, si era posta a far fuoco dalle finestre e balconi, finché sopraffatta ha
dovuto rendersi.
Dopo non molto si è dato un allarme
grandissimo, per tutto il circondario del monastero del Consiglio e Sette
Dolori, perché si è creduto o è stato cosí, che fossero calati dei patriotti a
sorprendere quei siti. Le campane hanno anche suonato alle armi e si è fatto un
rumore indicibile per tutto il quartiere.
Sedato questo, due fatti
particolari sono accaduti in casa mia. Il primo, come dai balconi di questa si
guarda tutta la spiaggia della Marina, cominciando dal Molo e terminando sino
alla spiaggia di Sorrento; insomma tutta la riviera del Ponte e di Portici,
cosí l'ultimo dei miei fratelli con un cannocchiale Inglese con la custodia di
segrè nero, guardava il fuoco che faceva la batteria del Carmine. Ora è
accaduto che un soldato Calabrese, ch'era salito con altri a visitare i
lastrici nel contorno, ove si era detto che vi fossero Giacobini, o perché
abbia preso quel cannocchiale per fucile, o per altro fine suo particolare, ha
tirata una fucilata verso il nostro balcone, e delle due balle, una è rimasta
nello standero del nostro balcone, l'altra è entrata dentro, ha forata la porta
di un altro balcone, ed è rimasta nel muro, a rischio di ammazzare chi si
trovasse in quei siti. Ecco il bell'ordine che si osserva da questa truppa
indisciplinata in una città come Napoli.
Il secondo: stando avanti al
portone le due sentinelle è stata ad una di esse tirata una fucilata,
senz'essersi veduto d'onde; e queste immediatamente hanno fatto fuoco a
terrore. Ma il terrore è stato tutto nostro, perché abbiamo creduto, che si
facesse impeto contro di loro per voler entrare, ed esse facessero resistenza.
Se potessero sapersi tutti gli
accidenti particolari che accadono ogni giorno, o quante notizie potrebbero
tramandarsi alla posterità per istruirla, mai però quanto basta, della
situazione attuale della nostra città, ch'è meno sicura di un bosco.
Per l'intera giornata si sono
portati dei patriotti in mezzo dei Calabresi, quali con la sola camicia, quali
in veste da camera, quali coi calzoni solamente; tutti si è detto essersi
arrestati da sopra la vigna. Chi sa però quanti sono arrestati senza essere
Giacobini. E’ sicuro che i Calabresi ignorano quali sieno, e dipendono dai
popolari che glieli indicano; e chi sa quanti saranno vittime o dell'errore, o
del maltalento; molto piú che conseguenza di tali arresti è sempre il sacco. E
mi si dice che per le strade si arrestano coloro che caminano per ogni semplice
moto di volontà che ne viene a quei che girano per tale effetto, e che sono
tutti del popolo. Il caporuota del S. C. d. Michelangelo Cianciulli, fu anche
arrestato per Giacobino, e portato innanzi al Cardinale Ruffo, da cui fu
liberato.
Si è detto che in casa di un
Giacobino si sia trovata una cassa di capestri che quei galantuomini avevano
riserbati per coloro che non volevano o non avevano voluto ascriversi alla
truppa civica, avendo in idea di farne la nota e andarli pigliando per le case[*16]. Si è detto pure che siasi
denunciato un progetto che vi era di minare al'ingressi dei castelli s. Elmo e
Nuovo, fingere la resa e cederli, indi, far scoppiare le mine e mandar in aria
quelle truppe che vi si fossero introdotte. Si è detto finalmente che ad un
artigliere del Carmine, che si è portato bravissimo, di nazione Moscovita, sia
stato conferito il grado di capitano per la bravura fatta nella manovra del
cannone.
Il fuoco tra i due castelli è
continuato vivissimo per la intera giornata; il danno del Nuovo si dice grande,
sopratutto nel torrione ov'è la bandiera ch'è tutto aperto. Quello del Carmine
niente ha sofferto, perché la sua situazione è piú vantaggiosa, e vi è chi
crede che gli artiglieri del castel Nuovo non secondino le mire dei comandanti
patriotti. Palazzo manco si è reso.
Anco questa sera si è voluto il
lume al balconi, e si fa fuoco ai posti avanzati come nelle sere precedenti,
sempre per lo stesso motivo. S. Elmo non fulmina bombe come nelle sere
precedenti, si sentono solo in lontananza, non so se da mare o da qualche
castello. Mi si dice che sieno usciti due da castel Nuovo, e sieno stati
diretti verso il Carmine.
Il tirare delle bombe è cresciuto,
frammezzato da qualche tiro di cannone, ma pochi ne sono usciti da castel
Nuovo, niuno da s. Elmo e Carmine, pare che venghino, o da mare, o dal castello
dell'Ovo. Sono però spessi, né saprei indicare ove diretti. Una bomba sola ho
veduto salire per la direzione del monastero di Suor Orsola. Questo monastero,
a proposito, si dice che oggi sia stato saccheggiato dai patriotti che hanno
obligate le monache ad abbandonarlo[*17].
Martedí 18. La notte scorsa i
patriotti, ch'erano sulla vigna di s. Martino, sono calati a s. Lucia a mare,
hanno forzata la panatica, e si sono provveduti. I castelli hanno cominciato a
battersi verso le ore 9 d'Italia della mattina, Carmine cioè e castel Nuovo. Il
danno che si disse aver questo ricevuto, vi è chi dice non esser gran cosa,
tanto che si pensò ieri di situare un cannone da 48 al basso di Porto,
dirimpetto alla porta del castello, che fu anche sfasciata con un colpo di
cannone. Dovette però levarsi da quel posto perché, ad ogni colpo, la scossa
faceva aprire le case vicine.
Mi fu riferito che furono inutili
gli abboccamenti pel trattato, perché Ruffo dice ch’egli vuol Napoli
assolutamente, ancorché dovesse averlo un mucchio di pietre, ed avere perciò
forze bastanti. Il comandante di s. Elmo ed i patriotti all'incontro ricusarono
assolutamente di cederlo; anzi i Francesi dicono che non lo abbandoneranno mai,
ed i patriotti son sicuri del rinforzo della colonna francese che dovrà venire
comandata dal Rusca. Ed è tale e tanta la loro sicurezza, che una donna ieri
era di sentinella sotto l'arbore avanti Palazzo, e ballava intorno a quello.
Ruffo ha promesso di fare ogni sforzo per avere le castella, e Dio sa Napoli
che ne dovrà patire.
La sortita della notte scorsa fatta
dai patriotti, non era stata tanto per forzare la panatica, quanto per smontare
un fortino che da Chiaja batteva il castello dell'Ovo, e gli riuscí, perché lo
trovarono mal difeso, inchiodarono i cannoni, disfecero il fortino, e
partirono; ciò ha prodotto l'allarme entro Napoli.
A mezzogiorno si è avuta la noti
zia che Ruffo ha disposto di mettere
la guarnigione di truppe di linea per tutti i posti avanzati della città che
circondano s. Elmo, e ritirare i Calabresi che vanno infestando la città. Molti
cittadini, fra i quali io con la mia casa, eravamo risoluti questa mattina
uscire dalla città; ma le notizie posteriori avute, cioè che forse non vi sarà
quel danno che si teme, ha fatto per ora sospendere la risoluzione. Si sente
che vi sia un nuovo trattato coi Francesi, e che forse si combinerà con la
prestazione di tre milioni per la consegna di s. Elmo. E' venuta anche notizia
che siasi presa Capua[*18]. Quello che vi è di sicuro, Il
fuoco di s. Elmo è cessato, e quello tra i due castelli non è stato cosí feroce
come lo fu ieri.
E' impossibile descrivere il
fracasso che fanno i castelli. Dirò solo che il castello Nuovo è stato
attaccato con tanta ferocia, che verso le ore venti e mezza si è veduto andare
in fiamme il parapetto che risponde dalla parte del Carmine, quello, mi pare,
che sta all'entrata della Darsena. Il torrione, ov'è la bandiera, è tutto
fracassato, e sento che sia stretto anche da mare dal fuoco dei cannoni. Si
sente ancora un continuo scaricare di fucili. S. Elmo da tempo in tempo tira
qualche colpo sul Carmine.
Le notizie successive sono che la
porta del castello Nuovo sia libera, che si porti il ponte levatoio per
introdurre la truppa, che immenso numero si è portato all'assalto di quello.
Sono le ore 22, e non si fa più fuoco dal Carmine, anzi gli artiglieri che
travagliavano scamiciati, si son vestiti, e par che stiano a guardare. Si crede
che si stringa il castello da vicino cosicché il cannone non piú possa giocarsi
né dall'uno, né dall'altro castello. S. Elmo ha tirati a quest'ora due colpi
consecutivi. Alle ore 23 i meno un quarto sono ricominciati i segni colle
bandiere tra il castel Nuovo e s. Elmo. Il Carmine ha salutato immediatamente
il primo con quattro colpi di cannone. S. Elmo nel momento ha tirato un colpo
strepitosissimo di cannone, forse sul Carmine. Si è dato circa alla stess'ora
un allarme da sopra la chiesa di Sette Dolori, ove poi si dice siano stati
arrestati circa dieci Giacobini. Il Carmine ha continuato a battere il castel
Nuovo fino alle ore 24. Poco prima di quest'ora si è sparsa voce di essersi*
intimata con cartelli una ritirata, volendo battersi i forti; ma io credo sia
stata una voce falsa. Siamo ad un'ora e mezza di notte, e non vi sono che le
solite bombe tirate da diversi siti.
E’ rimasto interrotto a questo
luogo il mio notamento pel fracasso fatto da una bomba caduta sulla salita del
monastero del Consiglio, e proprio nella casa del Presidente Marinelli[*19], che mi ha causato dello spavento,
per cui son calato con tutti i miei al secondo piano, per essere un poco più al
sicuro. E’ seguito dopo il cannoneggiamento, non tanto fatto dal Carmine,
quanto dalla parte di Palazzo, che non si sa ove fosse diretto. Anche di là
sorgevano alcune bombe. Vi è stato il solito lume ai balconi e fuoco alle
strade per tenerle illuminate, e vi sono le sentinelle popolari, che da tempo
in tempo danno la voce all'erta. Suonata la mezza notte è passato un uffiziale
con un'ordinanza, ed in nome di S. Altezza, ha fatto gridare che si cacciassero
i lumi alle finestre, che stessero vigilanti le ascolte. Un'ora dopo è passato
un altro visitando i posti, ed ha ordinato che parlassero a voce alta. Si
sentiva suono di campane in lontananza.
Mercordí 19. Alle ore sette e mezza
d'Italia, sono stato svegliato da un allarme grandissimo che si è dato nel
quartiere della Trinità delle Monache, le di cui campane suonavano a martello
seguite da tutte le altre campane dei monasteri vicini. Si sono intese delle
fucilate vicinissime, e si è svegliata la guardia ch'era nel portone della
nostra abitazione: dopo una mezz'ora si è inteso tutto quieto. Questa mattina
si è saputo che i patriotti di s. Elmo volevano impossessarsi del monastero
della Trinità delle Monache, come avevano fatto ieri di quello di Suor Orsola,
e di quelle sante ritirate dette Romite[*20]; ma gli venne impedito, e si
ritirarono.
Al far del giorno era già
cominciato il fuoco, ma immediatamente dai patriotti di Palazzo si è chiesto di
parlamentare. Il fuoco è stato sospeso, e si è veduta bassata l'asta della
bandiera di castel Nuovo, indi alzata una bandiera picciola bianca, ha fatto in
seguito varii segni con s. Elmo. Circa le ore 12 si è veduta salire una partita
di cavalleria, che andava facendo silenzio al popolo. Si è detto che vi andava
in mezzo il generale Moscovita, il Francese, ed il Civico, e si portavano a s.
Elmo per trattare. Essendosi perciò fatto un armistizio di quattr'ore, il
quale, pel conto mi vado facendo, dovrebbe terminare alle ore 16, stiamo in
attenzione sperando l'accomodo, altrimenti la rovina della città è
irreparabile.
Tre bombe caddero ieri sera nel
circondario dei Sette Dolori, facendo del danno alle case vicino alle quali
scoppiarono. Una scheggia ne venne sull'astrico della mia abitazione di peso
oncie undeci. A mezzo giorno si è publicato l'armistizio parlamentario per
trattare la capitolazione. L'armistizio è fino a nuovo ordine, ed è
sottoscritto dal cav. Micheroux, Ministro plenipotenziario di S. M. Siciliana.
Circa le ore 20 è calata da s. Elmo
la brigata di cavalleria che vi era salita questa mattina, mi si dice, che vi
era Mantonè, e portavano a mano otto cavalli. Si crede che andassero dal
Cardinale Vicario al ponte. Continua la stessa quiete per la città.
Le notizie sono che il trattato è
quasi conchiuso; che sieno calati da s. Elmo il Principe Strongoli ed il
celebre Piatti, per andare a trattare col Cardinale al ponte per parte dei Giacobini
chiusi nei castelli. Una guardia gira per le strade, avvisando il popolo a non
far rumore per qualunque cosa vegga, ancorchè vedessero calare da s. Elmo
pattuglie Giacobine. Riferisco ciò per essermi stato rapportato, ma non ne ho
intera sicurezza. Poco innanzi verso le ore 22, è passato in mezzo a tre
popolari un giovane che conducevano arrestato come Giacobino, e gli facevano
delle grandi impertinenze per obligarlo ad andar con loro. Dopo si è detto che
fosse stato fatto rilasciare dalla truppa, e siasi andato ad arrestare il
denunciante, e si dice che vi sia ordine del Cardinale Vicario di fucilarsi il
denunciante quando denunci chi non è effettivamente Giacobino. Questo è
necessarissimo ordine, ed è desiderabile che sia vero, altrimenti la sorte di
un onesto e tranquillo particolare puol dipendere dalla rapacità di un birbone,
che per saccheggiarli la casa, lo vada a denunziare. La giornata è terminata
quieta. Si son voluti i stessi lumi la sera al balconi e finestre ed i fuochi
ai capovichi, che si userà tutte le sere, finché i castelli noli sieno resi.
Giovedí 20. La notte scorsa verso
le due dopo mezzanotte, vi è stato un allarme dato senza occasione, ma con
grande fervore. Hanno anche chiamate le guardie che sono nel nostro cortile,
che sono uscite colle armi, ma niente è accaduto, perché niente vi era. Si è
detto questa mattina che venne causato dallo spavento di alcune donne che
abitano in vicinanza di s. Lucia del Monte.
L'armistizio continua, e si son
veduti passare per Toledo degli uffiziali cogli occhi bendati, che andavano e
venivano pel trattato. Le notizie portano che il castel Nuovo chiese parlamentare, perché coloro che vi son dentro videro non poterlo iù sostenere,
mancandogli ogni sorta di provisione da guerra e da bocca, ed anche l'acqua.
Quei che stanno fuori s. Elmo neanco possono sostenersi, né s. Elmo vuol
provederli, perché i Francesi naturalmente pensano a se stessi. Speriamo di
breve quietarci.
Circa le ore 21 si è veduta passare
per Toledo una carrozza con quattro uffiziali, non so se tutti o parte di essi
bendati, ed era la carrozza portata da molta cavalleria. Si son fermati a
prendere del sorbetto in mezzo alla Carità; indi hanno tirato a Palazzo. La
durata del trattato fa sperare che sia per conchiudersi. La città è quietissima.
La giornata è terminata tranquilla
com'era cominciata; anzi non vi sono questa sera neanco i fuochi coi posti di
guardia; i soli lumi ai balconi si veggono, e per le strade si sente molta e
allegria, andandosi cantando una canzone realista sul tuono della Carmagnola[*21].
Albero senza radice
Coppola senza testa
Fernando cor regio
Regno di Napoli republica non
resta.
Già il Re innocente
Lo aiuta Dio, e non gli fanno
niente.
Grana quattro e tornesi otto *).
Ferdinando è vivo e non è morto,
Grana venti e tornesi quaranta,
Alla venuta mia sarà lo pianto.
Son venuti gl'Inglesi
Per ammazzare i Francesi.
Napoli è brava gente
Combattete allegramente;
Dentro la Francia dobbiam entrar.
*) Moneta battuta poco prima di
partire S. M., ed è di rame.
Venerdí 21. La notte è passata
tranquillissima, e cosí è incominciata la giornata. Le notizie che vi sono,
sono di essersi convenuta la capitolazione in questo modo. I Francesi saranno
imbarcati su legni Inglesi e portati a Genova; i patriotti imbarcheranno su
legni nostri e portati a Tolone. A costoro si daranno ducati dugento per
ciascheduno. Questa però non è che una voce. Di sicuro so che sono stati
chiamati gli uffiziali delle Regie Segreterie perché tornassero ai loro
impieghi. Si dice pure creato Reggente di Vicaria il principe di Bisignano, e
il marchese Bisogni commissario della Giunta di Stato, per disbrigare in
giustizia gli arrestati come patriotti e Giacobini.
Con sicurezza mi si è detto questa
sera che la capitolazione è fatta coi Giacobini e coi Francesi di s. Elmo, il
come mi è ignoto ancora[*22]. Sempre arrivano nuove Truppe,
tanto che passeranno ad accamparsi porzione ad Aversa. Sentesi che effettivamente
il Principe ereditario sia sbarcato ad Ischia[*23] , e che si vedrà a Napoli al
quietarsi della città. Altra notizia portava che fosse imbarcato per venire, ma
poi all'avviso che si accostavano a questa volta alcuni legni francesi, era
tornato indietro, perché gl'Inglesi riunite le loro forze marittime in questi
nostri mari erano andati incontro a detti legni. Si vuole più vera la prima
notizia, cioè quella di essere in Ischia; staremo a vedere.
Questa mattina circa le ore undici
di Spagna, è stato arrestato d. Giuseppe Raffaele[*24] . Egli si era chiuso entro due
stanze, ed avea fatto fabbricare la porta d'ingresso, in modo che non
conoscevasi. Di fatti la sua casa era stata saccheggiata, senza che si fosse
appurato di esservi dentro. E' stato scoperto dalla spia che gli vegliava
sopra, ed arrestato insieme ad un compagno, ch'era chiuso con lui, e portato al
ponte a piedi come tutti gli altri. Le due stanze sono state saccheggiate, e si
è detto che si sono trovati anche dei capestri, giacchè per ogni quartiere vi
era uno incaricato per questa tremenda operazione.
Fu vera la notizia che il principe
di Bisignano era stato creato Reggente della G. C., essendosi rimessa l'antica
carica di Reggente, abolita allorquando nel mese di novembre fu eretto il
Tribunale di Polizia, e fatto Dragonetti Presidente della G. C. Ora questo
Tribunale è rimasto abolito, e la G. C. torna nel primitivo stato. Si è formato
pure una Giunta di Stato, composta dal marchese Bisogni, consigliere d.
Bernardo Navarro caporuota della G. C. criminale, d. Matteo Lafragola, ed un
consigliere nuovo di cognome Fiore, ch'era uditore in Calabria.
Continua intanto l'armistizio, e si
dicono le seguenti notizie. I Giacobini che sono nei castelli, saranno portati
a Tolone, per quanto si dice, e finocchè non arrivi la notizia di essere
giunti, resta la guarnigione dei Francesi in s. Elmo, ma con altrettanta
guarnigione Moscovita. Altra. Non è ancora conchiuso perché il comandante di s.
Elmo aveva chiesti tre milioni e sette carri coverti. Il generale Moscovita
aveva detto che a lui bastava l'animo fra poche ore di prender s. Elmo, facendo
prima uscire dalla città tutti gli abitanti; ma che per amor della pace, gli
offriva un milione per le spese del viaggio, ed un sol carro, ma dopo visitato
da lui, per vedere se mai si trasportassero munizioni o attrezzi di guerra,
cosa da non potersi permettere. La terza, che questa sera sarebbe entrata la
guarnigione Moscovita nel castel Nuovo.
Gira una lettera di S. M. la Regina
che invia ai bravi Calabresi una bandiera da lei ricamata e dalle sue figlie[*25], si vuole di sicuro che tutta la
famiglia Reale colle Maestà loro si aspetti a giorni, e vi è chi fissa pel loro
arrivo la giornata di giovedí prossimo[*26].
Si dice pure che fossero state
intercettate due lettere, una proveniente da Genova, scritta da quel Direttorio
ai passati rappresentanti, facendogli sapere che gli Austriaci erano già per
impadronirsi di Genova, onde da quei rappresentanti si pensava di venirsi a
rifuggiare in Napoli. Un'altra poi più interessante, era del generale
Magdonald, il quale scriveva al Comandante francese di Capua, che aveva egli
avuta una disfatta in Italia cosí significante, che vedeva disperato il caso,
né poteva pensare affatto a mandar rinforzo a Napoli; per cui in ogni evento
avesse, tanto lui quanto il Comandante di s. Elmo, pensato ai casi suoi.
Speriamo che sieno vere tali notizie, perché cosí finiranno più presto le
pretensioni di questi due comandanti, e noi acquisteremo la tranquillità che da
sei mesi abbiamo perduta.
Fra le genti portate al ponte nei
scorsi giorni, molti essendosi trovate innocenti, come accadde al caporuota Cianciulli[*27], il Cardinale Ruffo fece
liberarle, e talvolta ordinò l'arresto dei denunzianti, come fece per
Cianciulli. Il celebre sacerdote d. Vincenzo Troisi, che tanto strepito ha
fatto per Napoli, coll'aver insegnato da sulla cattedra, e da sulla tribuna
della Sala d'istruzione, che i voti sacri non obligavano, e che ai frati e
preti era permesso prender moglie; che ultimamente si era fatto correttore
dell'Ospedale degl'Incurabili, e vestiva da Vescovo, marciando con gran Croce
sul petto, è stato arrestato e portato al ponte meritamente. Di molti si
racconta, non so se la costanza o la ferocia. Fra gli altri, del Sacerdote d.
Nicola Pacifico, si dice, che avendogli offerto il perdono il Cardinale Ruffo,
avendo compassione della sua cadente età, ed avendo riguardo al suo carattere
sacerdotale, ed avendogli detto, « via dite viva il Re » quel vecchio matto
ricusò dirlo, e replicò il contrario. Per cui fu lasciato in preda al furore popolare,
che lo fece a pezzi, e spero che non sia.
Si è detto pure che ricusò anche di
confessarsi. Moltissimi altresí si son contentati di essere dilaniati e non
gridare « viva il Re » mentre il popolo quasi nudi li trasportava per le
strade. Anco delle donne si son vedute cosí inferocite. Quest'oggi si è detto
un altro fatto che conferma la ferocia Giacobina. Un ragazzo, vendendo le
coccarde Regie, è stato chiamato in una casa, ove due Giacobini lo hanno preso
per appenderlo ad una fune, ai gridi è corsa gente, e lo ha liberato,
arrestando i due furiosi. I legni Inglesi sono scomparsi, si crede che sieno
andati a scortare la famiglia Reale, o ad incontrare, come si disse, la squadra
Galloispana.
Sabato 22. Per la prima volta sono
uscito questa mattina, giacché domenica passata non si poteva calare nemmeno
per assistere alla s. Messa, anco perché la maggior parte delle chiese erano
chiuse. Il primo spettacolo che mi si è presentato uscendo a Toledo, è stato la
quantità di roba, soprattutto di libri, che si vendevano, residui de'
saccheggi, già tutti corpi spezzati, ch'erano una compassione. Quantità di
cartelli poi si erano fatti affiggere dai poveri padroni delle case
saccheggiate per recuperare, pregando, le loro scritture, sieno particolari,
sieno mercantili, o parte dei loro mobili. Tra questi si trovava il marchese
d. Nicola Vivenzio, che fu saccheggiato perché abitante nel palazzo Vaglio di
Monteleone. Questi ha premura per le sue carte e quadri, dei quali aveva una
bellissima raccolta. La Greca pei suoi libri
mercantili e tanti altri. Molti arrendamenti pure per le loro carte (che
rovina) perdute nelle case religiose saccheggiate, come Monteoliveto, s.
Pietro a Majella, Montevergine, e simili. Anco il monastero della Madonna delle
Grazie fu saccheggiato, coll'occasione che vi era l'alta Commissione militare,
al che certamente ne incolpavano quei poveri Padri.
Ma questi sono i disordini, quando si lascia il freno al popolo; e
di fatti, non ostante che continui editti proibiscano gli arresti e i saccheggi,
il popolo unito ai Calabresi arresta e saccheggia tuttora. Questa mattina vi
era un editto anco del generale Salandra che proibiva le scorrerie alle truppe,
ma inutilmente. Quanti poveri innocenti piangono le altrui colpe, quante
infelici case desolate senza risorsa e senza che abbiano in niente peccato.
Sarebbe un quadro da dar terrore se tutto potesse mettersi sotto l'occhio del
lettore quanto è accaduto in Napoli da dieci giorni. lo non ho accennata che la
menoma parte. Per Napoli si son veduti trascinar a centinaia ogni giorno gli
arrestati dal popolo, ed il trascinar solo sarebbe stato niente; ma dilaniati,
feriti mutilati e morti, portandone le teste sulle aste. E chi sa se tutti
erano rei.
Tiriamo un velo, e passiamo avanti.
Il dippiù che ho veduto è stata la
strada battuta tutta da gente armata, e quello che di peggio era di popolo
armato, di truppa non v'era che un corpo accampato fuori lo Spirito Santo,
qualche partita di soldati Turchi, ed un corpo di Moscoviti, che sta accampato
verso il Palazzo, il di più è al ponte con Ruffo. Girava qualche pattuglia
tutta di uffiziali di varii reggimenti, quei stessi che si son chiamati a
ripigliar servizio, ma servono da semplici soldati, portano bensí il distintivo
del grado che occupavano; è questa una mortificazione pel servizio fatto nella
truppa civica.
Ieri sera ad ora molto avanzata
fecero i Giacobini una scorreria verso s. Carlo delle Mortelle, temendosi di
altra che potessero farne questa notte al disotto di s. Lucia del Monte, ci han
posti cinquanta uomini per custodire i passi.
Domenica 23. Girava questa mattina
per la città un colonnello seguito da molti uffiziali, ed andava ritirando i
fucili ed altre armi di munizioni. Ciò sta ben fatto acciò q quietamente si
disarmi il popolo. Quest'oggi verso le ore 23 si sono intesi varii colpi di
cannone a mare, ed in qualche distanza, locché non ha mancato di metterci in
qualche agitazione. Si è detto che era la flotta Inglese che viene dall'aver
battuta la flotta Galloiispana, con aver perduti tre legni, e mandatine a picco
altri tre.
Abbiamo notizia quasi sicura che
questa notte s'imbarcheranno i cosí detti patriotti che sono nel Palazzo Reale.
Si parla generalmente
dell'operazione de' capestri che la di sperazione dei scellerati patriotti
voleva mettere in prattica contro i nobili, gli ecclesiastici, e tutti coloro
che non si erano voluti scrivere alla guardia civica attiva. E si soggiunge che
il Cardinale Ruffo avesse affrettata la sua venuta per impedire tale massacro,
avendo avuto l'avviso che la notte dei 13, coll'intima di una seconda ritirata,
si sarebbe eseguito, essendo stati destinati per ogni quartiere gli esecutori.
Veramente deve attribuirsi a miracolo l'ingresso di Ruffo, perché il giovedí la
sera, appena cinquant'uomini penetrarono in Napoli, ed alle grida di « viva il
Re » di pochi ragazzi, si sparse il terrore in tutti i riscaldati e risoluti
Giacobini detti patriotti, immediatamente si chiusero nei forti ed in Palazzo.
L'altro miracolo fu l'aver preso giovedí la sera stessa il castello del Carmine,
per cui ebbe una forza da dar soggezione al castel Nuovo. Anco il fortino del
Molo fu occupato la sera stessa. Mi si dice che il castello dell'Ovo sia cosí
aperto e malmenato che non era possibile potesse fare più lunga resistenza. Non
l'ho veduto, ma v'è persona degna di fede che ocularmente mi assicura averlo
veduto. Mi dice la stessa persona che tutte le case della riviera di Chiaja
stanno flagellate dal cannone. Lo stesso è accaduto alle case che sono alla
Marinella, e a quelle che sono sotto il cannone del castel Nuovo. Dalle bombe
cadute entro Napoli, molte case hanno risentito danno. A Monteoliveto ne cadde
una che non si accese il di cui peso era di rotoli 86, il solo ferro, senza la
polvere e la mitraglia che aveva nel seno. Quella che si aprí all'angolo del
Teatro Nuovo ferí il cantone di una casa, e ne portò via almeno venti canne di
fabrica, tra dimensione e profondità, ed il buono fu che ciò accadde
nell'ultimo appartamento, altrii il cannone poteva rovinare la casa.
Lunedí 24. Molte proviste si dicono
fatte dal Vicario Ruffo. Presidente del S. C. si dice Bisogni ed altri,
Migliorini che sta consultore in Sicilia, d. Giuseppe Zurlo nelle Finanze, d.
Vincenzo Lotti si dice direttore della Segreteria di Giustizia. Simonetti è
sicuramente sopraintendente di tutte le segreterie. D. Antonio La Rossa si dice
Luogotenente di Camera, e lo merita sopratutto, se mai è vera (spero di no) la
notizia che corre, di essere stati fucilati due suoi figli con la compagnia dei
Baccher, che fu sacrificata nel giorno dei 12 dal furore disperato dei
Giacobini, come notai.
La partenza de' patriotti è sicura,
e per tutta questa notte sarà evacuato Palazzo, ora non fanno altro che
vendersi quanto gli resta. Mi dice una persona che essendo andato a vedere fino
dove si può penetrare nelle vicinanze di Palazzo, ha ivi veduto con che
indifferenza stanno quei tali, e mi ha riferito la proposizione fatta da uno
dei figli di Corleto, il quale conoscendo d.a persona per professore di
violino, gli ha detto: andremo a ballare
il ça‑ira ad altra parte, e voi m goderete questa bella città infame. Si
può dare stolidezza maggiore in un nobile che nella sua famiglia ha avuta una
Principessa del sangue di Sassonia?. E’ da stordire. Partono per Palermo sei
cavalieri, fra i quali il principe di Cursi, si crede che tornerà con S. M.
Quest'oggi si sono intese molte
fucilate entro il castello o nel suo circondario, se ne ignora l'occasione[*28]. Entra dalla punta di Posilipo la
squadra Inglese forte di venti legni, quanti se ne sono scoverti quest'oggi.
Corre voce che fosse su quella il Principe ereditario. La venuta di questa
squadra dovrebbe togliere ogni speranza ai Giacobini ed ai Francesi, mentre
sino a pochi giorni sono si lusingavano dell'arrivo della flotta Galloispana.
La venuta della Inglese fa vedere che la Galloispana non vi sia. Corre notizia
quasi certa che Roma sia in mano agli Austriaci; allora si che siamo assicurati
e per mare e per terra.
Martedí 25. La squadra Inglese è
tutta schierata innanzi alla nostra rada, e fa di sè vaga e pomposa mostra. Ora
si deve sperare di sicuro che segua la capitolazione, quando sarà finita ad
entrare noterò il numero dei legni.
Fino a 24 legni fra grandi e
piccoli se ne contano questa mattina, 17 sono in rada, sette sono ancora in
distanza. Mi si dice però che sono trentadue, e corre voce che abbiano mandato
ad intimare la resa a s. Elmo tra 24 ore. Si dice pure che il ritardo della
publicazione della capitolazione sia perché S. M. non abbia voluto approvare che
si trattasse coi ribelli come si potrebbe trattare con una potenza nemica. Di
fatti e cosi, ma si tratta di liberare la città da un danno che la disperazione
dei ribelli potrebbe cagionarli. Ora si dice che per tutta questa notte sarà
evacuato il castel Nuovo e Palazzo, ma le truppe di S. M. non entrano se non si
assicurano di qualche sorpresa o tradimento per cui sento che siansi mandati
degl'ingegnieri nel castello ed il Palazzo per visitarli.
L'altro ieri fu arrestato Orazio
Grimaldi, costui è un vecchio accidentato e dei più acerrimi Giacobini. Fu
portato
in galesse al ponte, perché a piedi
non potè fare tal camino. Immenso popolo lo seguiva gridando: « Presidente è
invitato al ponte[*29] ».
Era un presidente del suo Glub, e
della Sala patriottica.
Questa mattina sento ch'è stato
arrestato Michele il pazzo, che avevano detto fatto a pezzi, non essendo stato
vero, come manco fu vero la carneficina di Pacifico, che fu veduto in una
secreta al ponte. Quattro fratelli di Lanzetta sono stati portati al ponte; la
leggerezza di loro testa gli ha portati a questo. Uno di essi situato nella
professione legale, immediatamente si tolse la parrucca, ed andò girando in
zazzera, un altro si vestì da ussero, e cosí un terzo, l'ultimo vestiva solo
l'uniforme civico.
Sento che da ieri in qua il
Cardinale, subito che alcuno è portato al ponte, lo vede e rincontra la nota,
se lo trova notato lo trattiene, in contrario fa consegnare 150 bastonate al
denunziante. Si dice che il quartiere di s. Lucia a mare sarà abbandonato al
sacco, per la ostinazione dei Luciani a voler sovvenire i Giacobini di Palazzo
e castel Nuovo. Quei Giacobini che sono fuori s. Elmo non saranno compresi nel
trattato.
Quest'oggi vi è stata un poco di
agitazione per la città per la voce sparsa che il generale Moscovita avesse
mandata ad intimare la resa a s. Elmo, facendogli sentire, o che si rendesse, o
che a lui altro non costava il prenderlo, se non far uscire fra due ore tutta
la popolazione da Napoli. Si tremava dunque di vedersi di nuovo fra il fuoco,
ma alle ore 23 e mezza circa con trombetta si è annunziata la resa dei castelli
Nuovo e dell'Ovo convenuta col castellano di s. Elmo, e si avvertiva il publico
a non molestare né le persone, né le robe di tutti coloro che sarebbero per
uscire dai castelli e loro circondario, neanche con parole, minacciandosi la
fucilazione.
Questo annunzio ha calmati gli
animi, e immediatamente si è inteso andar gridando:,« viva il Re >> e
chiedendo la illuminazione che si è fatta piú brillante delle altre sere.
Quest'oggi il barraccone sotto s.
Elmo è stato disfatto dai stessi Francesi. Bisogna dire che nella resa dei due
castelli seguirà anche questo terzo. Questa notte partiranno per Palermo gli
Eletti tutti della città di Napoli, e sono questi: Principe di Roccella,
Principe di Cursi, Principe di Sannicandro, Duca Valentino, Duca Laurino, d.
Gerardo Loffredo. Si crede che andranno a pregare S. M. perché torni, e
torneranno con lui. Piacesse a Dio, e fosse subito.
Sono usciti dai castelli, il conte
d'Acerra, e i due fratelli de Iorio. D. Francesco Caracciolo è stato arrestato.
Mercoldí 26. Grande agitazione e
grande moto vi è questa mattina per Napoli. Si sente che le armi di S. M.
vogliono assolutamente evacuati i castelli per le ore 15, che i Giacobini
ricusino, che si disponga tutto per l'assalto di s. Elmo. Ciò ha prodotto che
molta gente esca dalla città, dubitando trovarsi nuovamente in mezzo al fuoco.
Le botteghe sono chiuse, ed ognuno
procura di stare in casa. Posteriormente ho avuta notizia che quei di Palazzo
sono già in ordine per partire, che s. Elmo sia circondato da quantità di
truppe e sieno passati i cannoni per batterlo dalla parte del Vomero. Iddio
faccia riuscire le cose con quiete, e ci tolga da nuovi pericoli.
L'allarme e lo spavento è cresciuto
nella mattina, essendovisi aggiunta la notizia che si temesse di mina sotto il
Palazzo e sotto i castelli. Quantità di gente quindi è partita per la volta di
Portici ed altri luoghi della riviera. Verso tardi mi è stato detto, che
girassero uffiziali per Napoli animando tutti e dicendoli di non temere, mentre
per tutta la giornata di oggi sarebbero imbarcati i ribelli. Per sicurezza la
truppa Moscovita è accampata a s. Lucia a mare, e si è fatto un cordone dalle
alture di s. Nicola Tolentino fino a Palazzo. I ribelli usciranno formati in
battaglia, e con cassa battente, ma nell'imbarcarsi lasceranno le armi. Tutto
questo si dice. Per tutta intera la giornata, la gente è continuata ad uscire e
sento che sia cominciato da ieri
sera, perché i colpi di cannone
furono di s. Elmo, segno dell'armistizio finito, per cui si teme nuovamente la
guerra, né manca chi dice temersi una mina sotterranea.
Circa mezzogiorno son cominciati a
vedersi dei legni da trasporto che uscivano, e si è detto essersi imbarcati i
patriotti. Finalmente si è detto essersi a s. Elmo intimata la resa fra 24 ore,
altrimenti cominceranno le ostilità.
Quest'oggi mi è arrivata la
capitolazione fatta dal comandante della flotta Inglese Cardinale Ruffo, Cav.
Micheroux,
Comandante in capite delle truppe
Russe, Comandante delle truppe Ottomane, ed il Comando di castel Nuovo, con
l'approvazione del Comandante francese del castello di s. Elmo. Gli articoli
sono i seguenti in ristretto.
1°. I castelli Nuovo e dell'Ovo
saranno consegnati al comandante delle truppe di S. M. e dei suoi alleati con
tutte le munizioni da guerra e da bocca ed artiglieria. 2.° Le truppe
componenti le guarnigioni conserveranno i loro forti, fino a che i legni
destinati a trasportare gl'individui a Tolone saranno pronti a far vela. 3.° Le
guarnigioni usciranno cogli onori di guerra, armi e bagagli, tamburro battente,
bandiera spiegata, miccia accesa, e due pezzi di cannone. Deporranno le armi
sul lido. 4.° Le persone e le proprietà degl'Individui delle guarnigioni
saranno rispettate. 5.° Tutti gl'individui potranno scegliere d'imbarcarsi o di
restare in Napoli, senza essere inquietati colle loro famiglie. 6.° Tali
condizioni saranno comuni a tutte le persone di amendue i sessi rinchiuse nei
forti. 7.° Le stesse avranno luogo per tutti i prigionieri fatti prima del
blocco dei forti. 8.° L'arcivescovo
di Salerno, Misceroux, Dillon, e il vescovo di Avellino, resteranno in ostaggio
a s. Elmo fino che sia assicurato a Tolone l'arrivo degl'individui là mandati. 9.° Tutti gli altri ostaggi o
prigionieri rinchiusi pei due forti saranno rimessi in libertà. 10.° Si esigge
l'approvazione del castellano di s. Elmo, che vi è in data dei 3 Messidoro, in
seguito di consiglio di guerra là tenuto il primo Messidoro.
Questa sera alle ore due e mezzo s.
Elmo ha tirati altri cinque colpi di cannone.
Giovedí 27. La bandiera Regia
sventola sul castello Nuovo e quello dell'Ovo, segno di essere uscite le
guarnigioni ribelli, che sino ad ieri notarono le loro carte col titolo Republica Napoletana. Ci resta s. Elmo,
speriamo che voglia cedere, tanto piú che la capitolazione degli altri due
forti è stata regolata ed approvata dal Comandante francese Mejean.
Ieri al giorno arrivò la felice
notizia della presa di Capua fatta dalle armi Regie con grande strage,
conseguenza d'un vivissimo attacco, e di una sortita fatta dalla guarnigione
francese. Si aspettano i piú precisi dettagli. Tutte le campane della città
suonano a gloria per la bandiera Regia innalzata Te Deum per tutte le chiese; l'allegrezza per la città è immensa.
L'albore avanti al Palazzo è stato
dato alle fiamme, essendosi serviti per materiale di quel legname che serviva
di armatura al palco che vi fecero i patriotti per la festa Nazionale che
vollero celebrare, avendoci poi lasciato il palco. Mentre l'albore brugiava, si
sono divertiti a tirarci delle fucilate per far saltare in aria la berretta e
le bandiere. Anco al Gigante hanno tolta la berretta e bandiera, avendole
portate trascinando per Napoli.
Si son fatti gli Eletti di Città
pel Governo, mentre quelli che si nominarono l'altro ieri sono per la
Deputazione a S. M.
Adesso non ci resta da temere che
s. Elmo, il quale si spera che voglia rendersi senza far fuoco, benché mi pare
difficile per un verso, facile per un altro dopo la resa delle due altre
castella, e la presa di Capua ch'è sicura.
Quanto si è detto della resa di
Capua nient'è vero, a riserbo d'una sortita che fece la guarnigione, continua
intanto ad essere stretta.
Grandi preparativi si fanno per
l'attacco di s. Elmo. I tiri di cannone intesi per due sere, sono occasionati
da un fortino volante che si è costrutto dalla parte del Vomero, e che si cerca
accostarlo la sera a s. Elmo; come se ne accorge, tira sopra col cannone.
Molti mortari da bombe, cannoni di
grosso calibro, e quantità di palle e di bombe si sono veduti trasportare dalla
parte del Vomero. Fuori lo Spirito Santo, nel largo del Cavalcatojo, si è
piantato un altro fortino. Dio non voglia e comincia l'attacco, saremo nuovamente
in rischio.
Quello che dice si è, che siasi
fatto sentire al Comandante di s. Elmo, che il prenderlo costi molto poco, ma
in quel caso non si darà quartiere alla guarnigione. Che se pensa offendere la città,
sia nella prevenzione che ogni bomba tirata costerà la vita ad uno dei Francesi
prigionieri che sono sui legni Inglesi fino al numero di 1500. E finalmente il
generale Moscovita abbia mandato a dirgli che se arriva a portarsi col suo
esercito sopra quelle alture, non se ne cala senza la contribuzione di due
milioni.
Si dice pure che siansi promessi
centomila ducati ai tagliamonti che apriranno una breccia da sotto il monte di
s. Elmo, cosa che si dice non difficile. Intanto il circondario è occupato da
truppe Regie. Quantità di carrozze e canestre sono calate da s. Elmo, che
andavano ad imbarcarsi. Fra le quali sento tutta la casa del Principe della
Roccella. Molti altri ne sono stati arrestati e portati al ponte, tra i quali
sento d. Giorgio Pigliacelli che fu Ministro di Giustizia, nella pseudo
Republica.
Quest'oggi una truppa di Calabresi
si sono portati a dare il sacco al palazzo, o per meglio dire appartamento del
duca di Celenza, ma si è mandato ad avvisare la cavalleria che lo ha impedito,
facendo restituirsi il preso, e come i Calabresi resistevano, molti sono stati
maltrattati, altri arrestati. All'istessa ora delle precedenti due sere s. Elmo
ha tirati due colpi di cannone.
Venerdí 28. Questa mattina essendo
uscito ho veduto che porzione di truppa Moscovita sta accampato vicino la
chiesa dello Spirito Santo, e dirimpetto la detta chiesa sono postati dieci
cannoncini da campagna. Fuori al largo ve ne sono postati altri quattro di
grosso calibro, tre guardano l'imboccatura della strada Cavone s. Efremo, uno
il vicolo Bagnara. Quattro mortai da bombe sono nel largo medesimo, ed un altro
cannoncino postato innanzi la chiesa di s. Michele, che guarda il vicolo della
Doganella del sale; dicesi però artiglieria che dovrà portarsi per l'assalto di
s. Elmo.
Con editto del Reggente Principe di
Bisignano, si proibisce qualunque arresto o saccheggio senza l'ordine della
Giunta di Stato, o del Generale, sotto pena di una immediata fucilazione, e si
dice che molti arrestati si erano trovati innocenti[*30]. Quante case piangono! Ecco i
disordini della guerra, e guerra in città.
Questa sera termina l'armistizio
con s. Elmo, ed i preparativi che oggi facevansi dai Francesi sotto s. Martino
indicano che non si renderà senza sangue, mentre di fretta si sta formando un
fortino sotto immediatamente al monastero, a linea del Molo, tutto fascinato.
Ed ho lo veduta l'allegria colla quale fatigavano. Domani saremo di nuovo fra
l'orrore del cannone e delle bombe.
Ieri fu mandato al superiore dei
PP. Pii Operarii di s. Nicola alla Carità, consegnato vita per vita, l'abate di
s. Angelo a Fasanella, Carlo Izzo, voluto reo di materia di Stato. L'ordine fu
della Giunta di Stato che si regge ai due Palazzi. Questa mattina si sono
aperti i Banchi pel giro delle carte di cambio, però in piazza è abbassato al
68 per %.
Verso le ore 23 la squadra Inglese
ha cangiato di posizione, e un poco dopo se ne sono staccati tre legni piú
grandi che si sono accostati al castello Nuovo.
Sabato 29. La manovra della squadra
Inglese fu per mettersi sotto il cannone le martingane sulle quali sono
imbarcati i Giacobini che devono trasportarsi a Tolone. Continuano a tenere
tale posizione, e proibiscono a coloro di uscire anche da sotto coverta. Si
dice che l'Ammiraglio Inglese abbia tempestato perché si sieno ammessi a
capitolazione ribelli ai quali non si doveva quartiere. Ed assolutamente non
vuole che si stia a quell'articolo della capitolazione che dice doversi
chiudere in s. Elmo quattro ostaggi, ed aspettarsi riscontro dell'arrivo
degl'imbarcati a Tolone, volendo assolutamente che s. Elmo sia evacuato. Il
comandante di questo forte all'incontro ricusa di cederlo, e mostra fare dei
grandi preparativi per sostenersi, e circonda s. Martino di fortini. Si dice
pure che siasi scusato, dicendo che ci va della sua vita colla Nazione francese
se cede volontariamente s. Elmo, dopo di aver diversamente capitolato.
Finalmente si dice, che abbia chiesto voler comunicare col comandante della
piazza di Capua, e perciò essere prorogato l'armistizio sino a martedí,
essendosi veduti ieri e questa mattina dei parlamentarj andare e venire di s.
Elmo. Si è anche detto che per salvare le apparenze si voglia fingere un
attacco. Due altre particolari cose si son dette. L'una che l'Ammiraglio Inglese
abbia fatta la minaccia di troncare la testa ai prigionieri che ha se s. Elmo
resiste ed offenda la città, l'altra che gli abbia detto, esser pronto a dargli
i due milioni da lui richiesti, purché se ne vada per terra. Ma volendo
andarsene per mare colla scorta, voleva egli due milioni per andarlo servendo.
Dentro il Palazzo Reale vi è
guarnigione Inglese. Essendo stato questa mattina alla Giunta ho veduto
rovinato l'epitaffio celebre alla Marinella, e cassata quella bella iscrizione
di Mazzocchi, come abbattuti i militari trofei che erano sulla porta del
Carmine. Ov'era piantato l'albore alla Marinella si è innalzata una Croce. Ho
saputo dal marchese Bisogni, che la detenzione dell'abate di s. Angelo a.
Fasanella, è per semplice sodisfazione agl'Inglesi, non avendo altra reità, che
di avere con lettera inculcata la predicazione a secondo dei suggerimenti del
governo Republicano.
Quest'oggi circa le ore 21 e mezza è stato afforcato il duca d. Francesco Caracciolo cavaliere Napolitano conosciutissimo per la sua perizia nel comando dei vascelli appresa in Inghilterra, e che negli ultimi tempi aveva spiegato un carattere avversissimo alla Monarchia, essendo venuto apposta da Sicilia per prendere il comando delle poche forze marittime che aveva la sedicente Republica. Si dice che la stessa sorte avranno il Principe di Torella, il figlio del duca di Cassano, d. Giuliano Colonna di Stigliano, uno dei figli del duca Riario, d. Prosdocimo Rotunno, ed altri.
La nostra agitazione nel prossimo
attacco di s. Elmo sempre si fa maggiore in vista dei preparativi che si fanno
dal castello per difendersi, e da noi per offenderlo, e si teme a ragione che
la città debba patirne. Speriamo in Dio che voglia proteggerci.
Ho avute notizie certe quest'oggi
che le truppe dell'estinta Republica vennero vinte da molto poco numero di
truppe irregolari, che per varie strade piombò in Napoli il giovedí e venerdí
13 e 14 di questo mese. E deve attribuirsi a miracolo la riuscita e la fuga dei
Giacobini che avevano giurato di vincere o di morire, alle semplici grida di «
viva il Re » uscite dalla bocca di pochi ragazzi, il giovedí a sera. Se si
potessero avere i particolari dettagli degli avvenimenti, sarebbe la piú bella
storia che accaduta sia in Italia, non dico durante l'invasione dei Francesi,
ma di quante ne ha avute l'Italia, che pur n'è stata feconda[*31].
Verso le ore due s. Elmo ha tirati
varj colpi di cannone dalla parte del Vomero[*32].
Domenica 30. Si è cominciato la
mattina coll'allarme sparso nel vedersi salire un rispettabile corpo d'armata a
circondare tutto il piede di s. Elmo. Ottomila siciliani, sbarcati dalla parte
di Pozzuoli, hanno presa la volta del Vomero dalla parte della rampa di s.
Martino all'Infrascata. Vi è salita truppa di linea, moscovita, turca ed
inglese, non senza grande quantità di truppa in massa. Si è creduto di sicuro
che volesse prendersi s. Elmo per assalto, e che a ventidue ore si sarebbe
cominciato l'attacco. Ciò ha cagionato e ci cagiona ancora dello spavento pel
timore che necessariamente la città debba patire dal foco del cannoni e bombe.
Circa le undeci, mi è stato riferito che forse forse non si verrà all'attacco,
e che non ad altro sia spedito questo corpo di armata, se non per mettere in
sogezione il castellano di s. Elmo, che si era lasciato dire, con quali forze verranno ad attaccarci? Del
resto stiamo nelle mani di Dio.
Il caporuota Targiani, il marchese
di Villarosa, il marchese Paternò, sono aggraziati e rimessi nelle loro
cariche, non ostante l'essere stati istallati dal passato Governo di fellonia
al Tribunale di Cassazione. Pel presidente d. Fulvio Pirelli si è scritto a S.
M. in Sicilia, per la ragione di essere stato rappresentante, sebbene sia certo
che abbia replicatamente rinunziato. Gli altri, come Dragonetti, Colace, Giannotti,
resteranno degradati; e forse la disgrazia di Giannotti risalirà fino al suo
padrigno marchese Corradini, il quale fino a questo punto non si vede
restituito alla sua carica di Segretario di Stato e dell'Ecclesiastico[*33].
Circa le ore 18, ad un tiro di
cannone è cominciato l'attacco tra i patriotti di s. Martino e le truppe salite
da Napoli dalla parte dell'Infrascata, della rampa di s. Martino, e Petraro, ed
è durato fino a vicino le ore 24, sempre a tiro di fucile. Da tempo in tempo
sentivasi solo qualche tiro di cannone di s. Elmo. Si è detto che abbiano i
nostri occupato il fortino che i patriotti avevano piantato a s. Gennariello
nel Vomero, colla circostanza che i Calabresi se ne fossero impadroniti, poi
caricati dai patriotti, fossero per perderlo, ma sostenuti dal Moscoviti lo
avessero sostenuto. Stretti come sono i patriotti, dovranno cedere per
necessità. Si spera che s. Elmo anco voglia cedere senza molto strepito e
resistenza. Circa le ore 22 i legni Inglesi hanno lanciati quattro o cinque
tiri di cannone. Si crede che sia seguita la esecuzione contro quei ribelli che
si disse ieri, fra i quali si nomina il figlio del marchese di Genzano. Da una
partita di volontarj Leccesi, arrivati quest'oggi, si è saputo che sono in
marcia per la volta di Napoli 12m. Moscoviti.
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[*1] In marg. Fu sbussolato.
[*2] In marg. Queste voci smaltivansi appostamente per tenere in freno il popolo,
dubitando che non si movesse.
[*3] In marg. In questo vi fu chi si calò i
calzoni e mostrò di esser rotto, senza che gli fosse giovato. Ne vidi un altro
che al guardarlo si conosceva di essere infermiccio e debole a segno da non
poter servire; disse di aver seria indisposizione anco visibile, e pure si
volle attivo.
[*5] In marg. E’ seguita quest'oggi
l'istallazione dei Tribunali nuovi nella stessa stanza dei Tribunali Regii, cioè
a Castel Capuano, si dice però provisoriamente. Il Rappresentante Mario Pagano
in grande uniforme e banda tricolore, gli ha dato il possesso, e fatta a
ciascuno una allocuzione, esigendo insieme il giuramento di amministrare la
giustizia, e difendere la patria anche col sangue.
[*6] In marg. Ed i nuovi Tribunali non
hanno avuto il piacere manco di riunirsi. Quello che ci accadrà si vedrà col
tratto successivo.
[*7] In marg. Si disse che coi due
infelici figli di Baccher fossero stati fucilati anche due figli di d. Antonio
La Rossa, ma fu falsa questa seconda parte per grazia di Dio.
[*8] In marg. Posteriormente si è saputo che già cominciata era la controrivoluzione,
perché al rovescio avuto dai civici al ponte, ed all'accostarsi a Capodichino
le altre truppe regolari, il popolo si mosse. I Giacobini si ritirarono nei
castelli, le carceri furono aperte, e cominciarono i saccheggi. Come
s'incontravano per Napoli le pattuglie civiche con truppe regolari, così
seguivano attacchi. E queste erano le fucilate che sentii verso Toledo. Quello
che vidi sul ponte, fu un attacco a petto a petto che i civici ci ebbero colle
truppe del Re. Attacco dato dai primi alla disperata, vedendo che per essi non
v'era risorsa.
[*9] In marg. Per quello che nei giorni
seguenti si è appurato la controrivoluzione cominciò ieri sera, e fu cosa portentosa
il vedere come alle grida di pochi ragazzi, che dicevano «viva il Re le pattuglie civiche e i loro quartieri
furono deserti. Da persona sicura so che appena tre o quattro Calabresi per
quartiere andavano girando, dando tali urli. E questa mattina medesima le
truppe entrate in città erano pochissime, e la maggior parte dedite al
saccheggio. Tanto che se i patriotti fatto avessero una scorreria per la città,
avrebbero potuto a man salva sfogare il loro furore. Tutto è stato portentoso.
Il cardinale Ruffo fu premurato ed affrettato dal partito Regio, ch'era per
restar vittima dei ribelli, che ne avevano appuntato il massacro da doversi
estendere agl'indifferenti, ed a tutti coloro che avevano ricusato scriversi
per attivi nella guardia civica. Sedici ore di marcia sforzata e digiuna fece
la sua truppa, ed il Cardinale sempre alla testa gli animava in nome di Dio e
s. Antonio ad andar con coraggio. E perché gli sapeva pochi faceva sentirli che
in Napoli vi erano due terzi di Regalisti che li avrebbero sostenuti. Sul ponte
fu anche portento il vedere fuggire innanzi a pochi soldati di leva in massa i
patriotti, che pur opravano da disperati. E nella presa del fortino di Vigliena
sino a tre donne si trovarono morte sul campo con l'uniforme civico essendosi conosciute
spogliandole, per cui di esse si fece strazio dai soldati. Il fortino di
Vigliena si era minato, ed andò in aria, ma con poco danno dei soldati di
Ruffo, perché, avvisati a tempo, ne sortirono. Un cannone mentre fulminava fu
smontato da un soldato solo che con la sciabla attaccò gli artiglieri, e lasciò
morto su quello colui che aveva dato fuoco.
[*10] In marg. La notizia fu falsa, colui è chiuso in s. Elmo, insieme col celebre
Pagliuchella ed altri.
[*11] In marg. Grazie a Dio mi sono assicurato di essere veramente il Card. Ruffo al
ponte.
[*12] In marg. Si è affisso un avviso che
sarebbero partite le Poste tutte pel Regno e fuori, anche quelle di Calabria,
Messina, e Roma. L'ufficio internamente si è posto in s. Agostino alla Zecca, e
le lettere si ricevono anche in casa dell'intendente abitante ai Guantari.
[*13] In marg. L'allarme è stato causato
dal sospetto di sortita che volessero fare i patriotti, difatti atti vi fu
allarme per Toledo, e si portarono i cannoni per detta strada. Per tutte le
strade della città si comunicò l'allarme, e perciò suonarono le campane, acciò
tutti fossero vigilanti ed evitassero le sorprese che si temevano dalle
scorrerie dei patriotti.
[*14] In marg. Me n'è
capitato un altro con la data del quartier generale di Ascoli il primo giugno,
col quale il Vicario Ruffo accorda un generale perdono ai traviati, purché rientrino
nel loro dovere deponendo le armi se sono delle milizie civiche, e ripigliando
il servizio militare sotto il comando dei Reali eserciti coloro che militari
erano. Proibisce in conseguenza di ciò d'insultare, molestare, ed offendere con
fatti e con parole coloro che all'addietro ribelli profittassero poi del
perdono, minaccia pene rigorose a chi persiste.
[*15] In marg. Non furono i legni Inglesi, ma le batterie di Chiaia.
[*16] In marg. Il fatto è vero, la detta persona era un celebre ex macellajo di
Porto chiamato Cristofaro d'Ercole, la sua testa ed un braccio sta affissa nel
suo stesso macello. Costui fu anche carcerato a tempo del marchese Vanni.
[*17] In marg. Questa notizia fu falsa.
Il giorno seguente solo fu il monastero abbandonato da porzione delle monache,
mentre altre ne rimasero in quello. Le romite furono anche sul punto di uscire,
ma poi restarono.
[*19] In marg. Non fu in questa casa, ma
poco piú sopra. Un'altra bomba cadde sul palazzo Viola, che sta alla stessa
salita; una terza alla salita del Teatro Nuovo.
[*20] In marg, Ho avvertito che tanto le monache di Suor Orsola che le
Romite ebbero un solo spavento, e forse qualche saccheggio; ma non uscirono se
non che una porzione, dal solo Monastero di Suor Orsola avevano tutto disposto
per uscire, ma sedato l'allarme, rimasero.
[*21] In marg. Mi è capitata una canzone guerriera sul fare della Marsigliese, che cantano le truppe
levate in massa. La intesi cantare dalle cinque guardie che abbiamo nel nostro palazzo,
che sono volontari di cavalleria Pugliesi. Gli ho chiamati sopra, e sotto la
loro dettatura l'ho trascritta; servirà per aversi un'idea di tal sorte di
composizioni, che sebene mancanti di misura, sono cantate con tuono che piace
all'orecchio, e vi si sente quella cadenza che non si sente leggendola, eccola:
[*23] In marg. E’ stata una favola quanto
si è detto del Principe ereditario venuto.
[*24] In marg. Questi, di patria
Calabrese, è stato sempre conosciuto per uno stravagante; ma aveva fortuna
nell'esercizio dell'avocheria criminale. Ora era uno dei membri dell'alta
Commissione militare, ossia Tribunale d'inquisizione, che procedeva con la
massima violenza.
[*25] In marg. Ne ho avuta una copia. E’ sottoscritta dalla M. Regina,Principessa
ereditaria, Principe d. Leopoldo, e le tre Reali Principesse. Accompagna il
dono della bandiera, che gli fa per animarli, e dice: ove colle nostre
proprie mani abbiamo impressa la Croce, ch'è il segno glorioso della nostra
Redenzione. Rammentateci prodi guerrieri che sotto la protezione di un tal
segno sarete Vittoriosi.
[*26] In marg. Tutto falso, sono i nostri
desiderii.
[*27] In marg. Anco il consigliere d.
Giuseppe Giaquinto fu portato da Portici al ponte a piedi.
[*28] In marg. Si è saputo che furono scariche di gioia fatte
dalla guarnigione al Molo allo scovrire della squadra Inglese. Ciò fece un
contraposto alla disperazione dei Giacobini che sono in castel Nuovo, i quali
lusingandosi che fosse la di loro desiderata squadra Galloispana conoscendola
Inglese, diedero segni visibili di loro smania altri lacerando fazzoletti altri
facendo atti disperati.
[*29] In marg. Il popolo tutti questi
giorni ha fatto uso della ironica espressione: cittadini siete invitati al
ponte con coloro che trasportava. Ciò è nato dall'aver inteso che tutti gli
ordini del Governo dei Giacobini erano sotto nome d'inviti. Ed invitavano a
pagare, ad andare in carcere, in castello, ad essere fucilati, se occorreva. Ed
era cosa ridicola e sciocca il sentire siete invitati, altrimenti sarete
portati a s. Elmo per essere tradotti ad Antibo, come diceva un invito pel
pagamento della tassa tra 24 ore, fatto dall'infame Piatti e birbone di
Laubert.
[*30] In marg. L'editto è del Reggente, ma è ordine della suprema Giunta di Stato. Ed
avendo io parlato posteriormente col presidente di questa, marchese caporuota
d. Gregorio Bisogni, lo stesso mi ha detto, che si sarebbe subito fatto
afforcare chi avesse ardito arrestar persona, giacchè una quantità d'innocenti
Realisti erano stati preda del maltalento e del desiderio del saccheggio. Anco
nell'editto si dice così. Si comincia a respirare piú quietamente.
[*31] In marg. L'officio della posta è ritornato
al suo antico sito, dirimpetto il castello Nuovo.
[*32] In marg. Questa notte parte per
Palermo d. Gaetano de Ferrante fratello del marchese e del consigliere d.
Ignazio. Si dice che vada a prendere il cav. Acton, e a dar conto ai Sovrani di
quanto occorre in Napoli. Che parte è sicuro, il dippiú si dice.
[*33] Con editto dell'ammiraglio Nelson, fu ordinato che tutti
gl'impiegati colla sedicente Republica si presentassero nel castello Nuovo e
dell'Ovo, rimettendosi alla clemenza sovrana. Fu eseguito, e fra gli altri vi
furono i dentro nominati, stiedero nel castello dalle ore 22 fino alle 18 della
mattina seguente, quando gli fu fatto sentire che si ritirassero, avendo i loro
nomi.