CARLO DE NICOLA

DIARIO

NAPOLETANO

 

 

LUGLIO  1799 

 

Lunedí primo luglio. L'attacco di s. Elmo è cominciato circa le ore undeci d'Italia dalla parte del Vomero, e si sente giocare il cannone del forte, e continue scariche di fucilate, perché forse si sono i nostri avanzati nel circondario del castello, come si fece ieri con felice riuscita, tanto per la occupazione del fortino che per la prigionia di circa 200 uomini che si dice fatta dai nostri. Si contano da tre o quattro tra morti e feriti tra gli aggressori. Molti morti da bombe si son veduti trasportare verso la parte dell'attacco questa mattina per tempo. Sono circa le ore 13, e l'attacco par che si accalori, sentendosi più frequente il fragore delle scariche. Circa il mezzogiorno l'attacco di s. Elmo si è fatto più vivo, ed il fuoco continuato e strepitoso molto, sentendosi di continuo il fracasso del cannone e delle bombe. L'attacco non si è più interrotto, e continua con lo stesso fervore, essendo già le ore 21 d'Italia. Circa le ore 18 si è visto innalzarsi da dentro s. Elmo quantità di polvere, segno di fabbrica precipitata.

Mi dimenticava di dire che vi fu un editto di Nelson per la presentazione di tutti i militari, e si è poi detto che quest'ammiraglio abbia preso il comando in capo del militare, essendosene dimesso il Vicario Ruffo.

La prigionia dei 200 patriotti che si disse fatta ieri, non fu vera affatto, almeno si mette in dubbio.

E’ impossibile immaginarsi il fuoco che si è fatto in tutta la giornata di oggi contro s. Elmo e suo circondarlo. S. Elmo è stato battuto col massimo fervore ed è stata da una bomba smontata fino la sua bandiera. Il danno che ha ricevuto si dice significantissimo. Ha cessato di far fuoco circa le ore 22 e mezza in 23, ed è cessato ugualmente il fuoco degli aggressori, si spera percio che sia da cedere. Coi Giacobini poi che sono entro s. Martino e sua vigna, vi è stato il più furioso ed ostinato fatto d'armi, e non ostante che fossero essi vantaggiosamente postati, perché al coverto entro le mura di s. Martino e vigna, e perché aveano il vantaggio del sito, giacché tiravano da sopra a basso, e gli assalitori erano allo scoverto, pure sono stati scacciati da varie parti, e si son ridotti in un angolo solo della vigna, ove sino a dopo le ore 24 si è fatto un fuoco vivissimo e non interrotto tra loro ed i nostri, i quali avendo guadagnata porzione dell'altura, è sicuro che domani gli obligheranno a rendersi a discrezione. Speriamo con qualche altro giorno vederci restituita la calma e la quiete.

All'ora 24 tutte le campane della città hanno suonato a gloria, e si sono intese per le strade principali grandi evviva al Re, si speri che vi siano buone notizie della presa di Capua.

La giornata dedicata a s. Antonio di Padova ci portò la liberazione dall'oppressione ed avvilimento in cui ci aveva gittato il sedicente governo Republicano, speriamo che la giornata di domani dedicata a Maria Santissima delle Grazie, ci rechi la tanto sospirata quiete, perché se si rende s. Elmo, la città è tranquillizzata.

Ad un'ora di notte s. Elmo ha tirato un colpo di cannone[*1] . Tutte le campane suonano a gloria. La città continua le sere ad essere illuminata, cacciandosi da ogni abitante un lume ai balconi o finestre. S. Elmo ha continuato a tirare dei colpi di cannone di tempo in tempo, fino alle ore tre vicine. Sono circa le ore quattro, e si sentono dei dialoghi tra i Giacobini sopra s. Martino ed il popolo di Napoli, che grida: « viva il Re, morte a Giacobbe », e simili, ed essi rispondono al contrario[*2] . Si è resa generale la voce di esser giunta la notizia della presa di Capua.

Martedí 2 luglio. L'attacco tra i nostri ed i patriotti ridotti sopra s. Martino è cominciato furiosissimo, e si sono vedute piantate delle bandiere Reati sulla sommità della vigna. I nostri, specialmente Calabresi, facendo fuoco sempre più avanzavano terreno, salendo anche a forza di scale, non ostante la grandine delle fucilate, che gli tiravano sopra i patriotti. Circa le undici d'Italia il fuoco di tale attacco è cessato, e per quanto credesi, sono stati scacciati interamente i patriotti da s. Martino. Ora, a mezzo giorno, si sente l'attacco di s. Elmo, contro di cui si fa fuoco molto vivo dalla parte del Vomero, tirandosi delle continue bombe entro il forte.

Scrivo col cuore oppresso dalla piú grande tristezza per lo stato infelice in cui veggo nuovamente involta questa infelice città: eccone il motivo. Quest'oggi si è saputo che i nostri avevano avuto del rovescio nell'attacco sotto s. Martino; si son creduti traditi da chi li regolava e portava all'attacco, sdegnati perciò ed indispettiti, si sono veduti darsi di nuovo al massacro. Due teste si son vedute da essi trascinare per Napoli, e si è detto essere di due uffiziali, che mentre li conducevano, avevano fatto segno ai nemici situati sul monte. I loro corpi sono stati brugiati all'Olivella. Per Napoli poi si son dati nuovamente ad andare arrestando quel che credono sospetti, e quello che fa più orrore è che gli ammazzano come li prendono. In conseguenza puole inciamparvi qualche innocente, ed essere vittima di tal furore. Se non gli ammazzano li portano direttamente a bordo dei vascelli Inglesi, non piú al ponte, perché si lagnano della clemenza di Ruffo e forse lo imputano pure. Ecco dunque la città in preda di nuovo ad una tanto piú tremenda anarchia, quanto è militare. Nessuno più di me desidera l'estirpazione dei perturbatori della publica tranquillità, ma non vorrei vedere involta la innocente parte della popolazione tranquilla, ch'è sicuramente la migliore, e quella che merita la protezione del Re, involta dico negli errori di una cosí tremenda anarchia. Quello che ancora mi rincresce, è il vedere che mentre tutte le forze nemiche son ristrette nel solo forte di s. Elmo e suo circondario, non si fa dai comandanti delle truppe Regie uno sforzo per superarlo e rendere la tranquillità all'afflitta capitale, che son 21 giorni è in mezzo al furore d'una guerra civile. Quei che in questi due giorni e mezzo hanno attaccato i patriotti di s. Martino, non sono stati che partite di truppe irregolari, senz'ordine e senza comando, che in faccia al nemico hanno cercato a petto scoverto prendere quelle alture, non so se sia stato. ciò fatto col piú savio avvedimento, e noto però che persona del mestiere diceva per la strada quest'oggi, che dalla parte di sotto dovea solo formarsi una linea che chiudesse il varco ai ritirati in s. Martino, i quali poi dovevano attaccarsi dalle parte di sopra. Del resto faccia Iddio, il quale ci conviene sperare non voglia abbandonarci.

L'attacco di s. Elmo si è sentito per l'intera giornata fino alle ore 24; e molte bombe si son vedute cadere entro di quello con grande applauso del popolo, che da sui lastrici stava a guardare l'attacco. Ora che è l'una della notte, o a dir meglio della sera, non si sente fare affatto piú fuoco.

La notizia della presa di Capua fu all'intutto falsa. S. Elmo ha tirati alcuni colpi di cannone fino alle quattro di tempo in tempo.

Mercordí 3 luglio. Circa le ore 8 e mezza d'Italia, è ricominciato l'attacco di s. Elmo, e molte bombe dal nostro campo si son tirate entro quello. Una si è aperta in alto, ed una scheggia del peso di rotola tre, è caduta sul suppegno di casa di mia abitazione, ha rotto il tetto ed una ginella, ossia una trave sottile del suppegno. Ad 11 ore circa è cessato l'attacco, e si è detto siasi cercato armistizio ed accordato per tre ore.

I tradimenti scoverti ieri hanno eccitato nuovamente il furore del popolo, son ricominciati gli arresti e i saccheggi. E' degno di esser notato che fu veduta ieri una cosa orrorosa a dirsi, ma che fa conoscere che cosa sia l'uomo. Essendosi brugiati i corpi di due Giacobini, il popolo furioso e sdegnato, ne

staccava i pezzi di carne abrustolita e li mangiava, offrendoseli l'un l'altro fino i ragazzi. Eccoci in mezzo ad una città di cannibali antropofagi che mangiano i loro nemici.

Si dice che fu ieri fucilato il segretario del Vicario generale Buffo, perché scoverto prevaricatore, se non traditore, mentre a forza d'oro, liberava i principali rei, e la libertà di questi ha mosso il furore del popolo.

Sul campo del Vomero si avvidero i Moscoviti, che le bombe che si tiravano entro s. Elmo per lo piú non crepavano, nel momento dunque che stava l'artigliere per dar fuoco ad una, lo impedirono e vollero visitarla, vi trovarono ch'era dimezzata, in modo che la spoletta non arrivava ad accenderla. Sul fatto trucidarono l'artigliere, e volevano far lo stesso al compagno, ma questi chiese mercè, e disse che cosí si erano mandate da Napoli dal superiore, che nominò. Immediatamente corsero ad arrestarlo, indi smontati tutti gli artiglieri e cannonieri Napoletani, vi posero alla manovra artiglieri Inglesi e Moscoviti. Questo fatto lo riporto come mi è stato riferito.

L'armistizio è rimasto infruttuoso, tanto che alle ore 19 è ricominciato l'attacco feroce piú di prima, e per l'intera mezza giornata si è vivamente battuto il forte, che ha corrisposto con uguale vivacità; anzi ha tirato dei colpi di cannone anche sulla città, dalla parte di s. Chiara, tanto che al quatrivio, ov'è sito il palazzo del duca di Maddaloni vi era postata un pattuglia di cavalleria che faceva avanzare la gente che di là passava, acciò non restasse offesa. Circa le ore 22 una palla di cannone ha colpita una casa al disopra il monastero della Carità, ma non so che danno abbia fatto. Circa le ore 24, le truppe che tengono bloccata la vigna di s. Martino, ove sono i Giacobini, son calate a prendere dei falegnami e delle tavole per andare a formare un parapetto, per quanto si dice, o terrapieno, forse per situare anco da questa parte una batteria.

Molti fatti particolari si dicono di arresti di Giacobini; due ne sono stati trasportati, che si è detto essersi trovati proveduti dei soliti capestri; 150 si dice essersene trovati in un sotterraneo sotto il castello Nuovo. Quattro o cinque altri con altrettanti Francesi, si dicono arrestati mentre portavano provisioni di viveri, e molti altri arrestati particolari, soprattutto di uffiziali delle antiche milizie del Sovrano. E mi si dice che hanno arrestato uno che passando a cavallo, vedendo trasportare due arrestati come Giacobini, ne ha prese le parti, dicendo non esser tali. Coloro che li avevano arrestati, lo hanno obligato a smontare da cavallo, ed avendogli tirato il codino, lo hanno trovato posticcio, ed in conseguenza hanno arrestato anche lui.

Ieri, mi si dice, che passando pel largo delle Pigne il Cardinale Ruffo, scortato da molta cavalleria, mentre portavasi a visi tare il fortino del Vomero, gli fu tirata una fucilata dalla parte del monastero del Rosario delle Pigne, e fu arrestato colui che la tirò. Nel momento che scrivo questo notamento, ad un'ora circa di notte, si sentono ancora le bombe che si tirano entro s. Elmo.

Quest'oggi si è veduto entrare uno sciabecco smattato tirato colla corda da una filuca pieno di gente, ed è stato situato in mezzo a quei legni che contengono i Giacobini imbarcati per mandarsi a Tolone. Si dice che fosse stata predata una fregata francese carica di gente ed armi che poggiava verso Napoli, veduta dagl'Inglesi, fu presa. Questa mattina si è publicata una pastorale del nostro arcivescovo che intima un Te Deum da cantarsi domenica prossima in tutte le chiese di Napoli. Si è mandato l'avviso anche questa mattina a tutti i magistrati acciò reggessero i Tribunali da domani in poi, non essendo la città quieta, sarà difficile che i Tribunali possano reggersi, servirà pel disbrigo degli affari più urgenti e spediti. Mi sembra mille anni vedere i nostri Tribunali nell'antico lustro, e risorti dopo l'avvilimento in cui gli aveva gittati l'infame governo Giacobino.

Ad un'ora e mezza di notte è cominciato un attacco fierissimo sotto la costa di s. Martino, e per lo spazio di un'ora e quarto, senza interruzione, si è inteso il fuoco fatto a colpi di fucile, essendosi due volte ripigliato l'attacco. Vi è stata qualche bomba, e qualche colpo di cannone, fino alle ore quattro si sono intese le fucilate. Le campane hanno suonato a martello, e vi sono stati posti avanzati fino sotto la chiesa di Sette Dolori.

Giovedí li. Circa le ore undici d'Italia è cominciato l'attacco di s. Elmo. Si sente il sibilo delle palle e bombe che si tirano dai fortini e dal castello. L'attacco di ieri sera fu causato dall'esser calati quel di s. Martino a tentare di scacciare i nostri dalle posizioni prese, ma furono respinti al secondo attacco.

Si parla della sorpresa di quindici barche da trasporto Luciane che portavano molta quantità di ribelli a sbarcare alla Torre: sono cadute in mano agl'Inglesi. Fin da ieri si disse essersi sco­verti circa dugento ribelli nascosti entro il castello dell'Ovo o Nuovo, non sapendo il preciso di tal notizia.

Non si combinò ieri con s. Elmo, perché la guarnigione francese si dice che chiedeva di essere scortata a Capua per unirsi alla guarnigione di quella piazza, cosa che non gli si è voluto accordare. Questa mattina si veggono portare arrestate delle donne[*3] .

Si sente che il quartiere di s. Lucia a mare sia stato abbandonato al saccheggiò che si ha meritato per tanti soccorsi dati ai ribelli.

La sortita d'ieri sera fu fatta dai Cisalpini e patriotti, e l'oggetto era di occupare il fortino situato a s. Gennariello, ma furono respinti con la perdita di 50 uomini, e per parte dei nostri solo cinque ne morirono. Da persona venuta dal Vomero sento che tre fortini si son situati che battono s. Elmo, uno sopra due Porte, un altro dietro la chiesa di s. Gennarello, un terzo alla Infrascata. Questa mattina poi vi hanno salito quel fortino volante che si era fatto per battere il castello Nuovo. E stato tirato da 16 paja di buoi, e da centinaia di gente, fra quali molti preti[*4] . Le truppe avanzate sul Vomero, Antignano, ed Infrascata son molte, essendovi Moscoviti, Inglesi, Portoghesi, Regnicoli. Il castello dalla parte del Vomero sta molto patito, sopra tutte la casa del castellano è tutta aperta. Ieri si sbagliò la punteria di molte bombe, ma questa mattina poi si è rettificata, in maniera che in un punto quattro se ne son lanciate entro il castello, e il comandante d'artiglieria ha regalati carlini 13 a ogni artigliere. Ora, che sono le 22 e mezza, si sente invigorito un poco piú l'attacco che oggi è stato molto meno vigoroso dei giorni passati.

Mi si è detto che il castellano di s. Elmo era andato a Capua con due dei nostri uffiziali, ma non posso assicurare la notizia come vera.

Circa un'ora e mezza, poco piú, vi è stato un allarme da sopra le Chianche della Carità colla scarica di piú fucilate. Si è saputo che sono stati alcuni Giacobini che scappavano, e che al chi viva dei posti avanzati fecero fuoco. Mi si dice che sieno stati arrestati, e che abbiano dato lume per molti altri che andavano ad imbarcarsi al Molo.

Ad ore quattro circa vi è stato un fervidissimo attacco sotto s. Martino, piú breve per la durata di quello di ieri sera, ma molto piú accanito, e s. Elmo ha anco tirato dei colpi di cannone, se pure non erano cannoni di campagna situati su quelle alture medesime.

Venerdí 5. Per tutta la giornata di oggi si è inteso il cannone di s. Elmo e fortini, ma non con molto fervore, si è detto che vi sia stata pure un'ora di armistizio senza niente conchiudere, perché il comandante di s. Elmo diceva volersi rendere subito dopo aperta la breccia nel castello, al che l'Inglese l'ha risposto, che allora non sarebbe piú a tempo, perché aperta la breccia non poteva impedirgli piú la presa del castello. Niente perciò si è conchiuso, e si dice che tutto si disponga per darsi domani un attacco formale per vederla finita, essendo arrivato un rinforzo di Moscoviti quest'oggi, che subito si son diretti all'attacco. Si è disposto pure che i Micheletti vadino a rilevare i Calabresi che sono sulle alture di s. Martino. L'attacco d'ieri sera fu per un'altra sortita, e fu molto sanguinoso per quei di s. Elmo; una batteria è stata smontata dal fuoco dei fortini un'altra sola piú alta è quella che fa fuoco.

Ieri si gittarono da sulle mura tre soldati francesi, uno che ne uscí salvo, essendo stato arrestato, disse che le bombe non nuocevano al castello, perché si erano prevenuti con fossati d'acqua e coverture d'arena, consigliava a far giuocare il cannone in faccia alle mura.

La Giunta di Stato ha ordinato con editto publicato questa mattina, che fermo restando l'editto proibitivo dei saccheggi e degli arresti per via di fatto, chiunque sapesse Giacobini nascosti gli rivelasse sotto il piú alto secreto, perché trovandosi vera la notizia sarebbe premiato.

Questa mattina si sono riaperti i Tribunali tutti.

A porta Capuana si è situata una forca, sento che ve ne sieno altre poste per Napoli, non si sa ancora a qual uso e per chi destinate.

Circa le ore 24 molte bombe si son vedute lanciate entro s. Elmo; ora sono le due d'Italia e tutto è quiete, si dice che questa notte sarà dato l'assalto, locché tiene la città in agitazione. Si è detto che ieri si scovrirono molti Giacobini imbarcati in una maniera curiosa, cioè ciascuno di essi in una stuoia di carboni chiusa come queste sogliono chiudersi. Quest'oggi anche molti ne sono stati arrestati.

Sono tre ore e mezza e sento continue bombe tirate entro s. Elmo, ed è impossibile descrivere l'allegria che si fa dalle genti che sono sopra i lastrici ad ogni scoppio che veggono nel castello. Questo solo dovrebbe vincere la ostinazione dei Francesi e patriotti chiusi in castello, mentre veggono la intera popolazione a loro avversa, e pure sono sei giorni che si batte s. Elmo, e resiste ancora. Potrebbe essere quello che si dice, cioè che la resistenza tutta si fa perché non vogliono accordare ai Francesi l'uscita coi carri coverti, come da essi s'insiste, perché tengono dei grandi tesori rinchiusi là dentro. Purché se ne andassero via e ci lasciassero in pace sarebbe soffribile anche questo sacrificio.

Sabato 6. Ieri sera fu tranquilla la serata, perché non vi fu alcuno allarme, da tempo in tempo si vedeva qualche bomba tirata in s. Elmo che cagionava allegria nei spettatori sui lastrici. Alle ore sette e mezza circa, vale a dire a punta di giorno è cominciato l'attacco di s. Elmo col massimo fervore, perché sentivasi battuto da piú lati e col cannone e colle bombe, una acqua impetuosa verso le ore 8 e mezza ha fatto sospendere per poco l'attacco, ch'è ricominciato dopo le ore 9 ed è continuato. Fosse però difetto di punteria o malizia, le bombe tirate da uno dei fortini, invece di ferire s. Elmo, cadute sono nel circondario della casa di mia abitazione. Una circa le 11 d'Italia è caduta sulla casa di Canale, ed ha rovinato l'appartamento secondo, ove abitava D. Antonio Pittarelli, ed ove aveva egli molto mobile fatto per la Real Favorita. Ha spezzato il muro del balcone di piperno della casa dirimpetto, ed ha cagionati altri danni gravissimi nel monastero di Suor Orsola. Cinque n'eran cadute fino al punto che l'ho io saputo questa mattina. Un'altra ho veduta caderne nel monastero dello Splendore, una terza ha fracassati due appartamenti accosto alla parrocchia di s. Maria di Ognibene, e due o tre altre sono cadute in quelle vicinanze. Questo fracasso mi ha obligato ad abbandonare la casa, e ad andarne in altro sito di Napoli meno esposto, ove fino a questo momento, che sono le ore 15, non sentesi manco s. Elmo, essendo la casa ove mi trovo situata accosto alla chiesa di s. Lorenzo maggiore. Si è detto che si

fosse andato a strepitare contro gli artiglieri di detto fortino, che si crede quello di s. Maria in Portico; anzi erasi detto che ne avessero afforcati due, ma la voce non è sicura.

Undici nobili sicuramente mi si dice che furono fatti morire sotto la carena dei Vascelli Inglesi, me n'è stata promessa la nota, avendola l'inserirò.

Per le notizie avute nove bombe sono cadute questa mattina nel circondario del monastero della Trinità delle Monache, ed una sulla scala della d.a chiesa; altra nel monastero dei Sette Dolori, e le altre che ho notate. Nel corso della giornata non ve ne sono cadute più, forse perché si è corretta la punteria. Ma vi è chi dice che vi sia stato del tradimento, se ne incolpa d. Stefanino Patrizj ed il contino Gaetani, che anzi si dicono afforcati sul fatto. Si è battuto ferocemente per la intera giornata il forte di s. Elmo; ma non ha ceduto ancora, e resiste con una ostinazione che fa stupire, e sento che si pensi già a scaliarlo. Molta gente è pericolata pel fuoco del castello, una bomba ha ferito a morte con una scheggia una persona sulla salita delle Chianche, una palla di cannone ha portata via la testa ad un altro al Pennino, ed altri che non sono a mia notizia certamente avranno patita simile disgrazia.

Quest'oggi si è afforcata una persona a Porta Capuana reo, di aver vilipesa la bandiera Regia, essendo uno dei piú decisi ribelli, ignoro il suo nome. Lunedí, sento che vi sia altra più numerosa giustizia. E' tale l'avversione del popolo con simil gente, che non voleva manco si fossero chieste le elemosine solite per le messe che si fanno dire agli afforcati. Veramente ne ha ragione perché avevano questi tali giurata la distruzione di tutti coloro che non erano, come essi si dicevano, patriotti.

Ad ore 4 della sera. Il fuoco contro s. Elmo è interamente cessato dopo le 24, cosa che fa credere ad un nuovo armistizio o capitolazione. Oggi dicevasi che si erano tanto accostate le batterie che si facevano lavorare dei ramponi di terra a tutta fretta per la scaliazione del castello. Sentiremo domani.

Domenica 7. Si è fatto per tutta la giornata un fuoco vivissimo contro s. Elmo, e secondo le notizie sarà più tremendo domani, perché fra due o tre giorni deve essere preso. Si sente che sia tutto fracassato ed aperto pure in un lato, smontate le sue batterie, ed in uno stato di non poter piú resistere. Chiese ieri e questa mattina di capitolare, ma gli è stato negato, dicendosi dal generale Inglese, che non era piú tempo, e che si rendesse tutta la guarnigione prigioniera di guerra, o tutta sarebbe passata a fil di spada. Chiesero un'ora di tempo per seppellire i cadaveri ed anco gli fu negato. Chiesero di uscirsene colle sole mucciglie, né tampoco gli fu permesso, essendo gl'Inglesi determinati a superarli dopo aver vinto la ostinata difesa di otto giorni. La città però ha continuato a sentirne danno, molte bombe son cadute in mezzo alla medesima, e cinque persone nella Piazza del Pennino son rimaste morte con un colpo di cannone. Quest'oggi si son veduti trasportare tre cannoni del massimo calibro, trasportati ciascuno da otto bovi e quantità di gente, ed un mortaio tirato da dieci bovi e gente moltissima, si è detto che servir dovevano per un fortino fatto a tiro di fucile della breccia aperta in un muro di s. Elmo, non han voluto servirsene per investirlo avendo sospetto di una mina in quel sito, se n'è cominciato ad aprire un'altra in un cantone che risponde dalla parte del Vomero. Si dice che si pensa, quando non riesca scaliarlo, di attaccarci fuoco a forza di materie combustibili ed acqua di raso, e da questa mattina se ne facevano i preparativi. Sono le ore 24 e non si sente fare fuoco.

Questa mattina vi è stata anco una giustizia, e ve ne saranno ogni giorno. Uno dei capi saccheggiatori di Napoli è stato arrestato e sarà giudicato dalla Giunta di Stato, si crede condannato a morte E' dubbio se sui vascelli Inglesi vi sieno state altre esecuzioni. Ma è certo che son sotto chiave o 12 o 15 cavalieri. Si son cominciate oggi delle processioni di penitenza per la città.

Ieri sera fu da alcuni particolari portata una lancia con musica sotto il vascello di Nelson, che la godette insieme con Amilton e Miledy di lui moglie.

Questa mattina si è avuta la consolante notizia che S. M. il Re col generale Acton sia approdata a Procida. Questa notizia ci fa acquistare del coraggio, perché indica la sicurezza della nostra quiete. Quella deputazione di Cavalieri che andar dove a a Palermo, forse per l'avviso avuto che il giorno 3 luglio S. M. sarebbe partita da Palermo, non si mosse e questa mattina si e portata a Procida. Speriamo vedere di breve la M. Sua entrare gloriosa in Napoli, e portarci la tanto desiderata pace e quiete. Ne abbiamo avuto un annunzio essendosi publicata una tregua fatta tra la M. S. col Bey di Tunisi, durante la guerra con la Francia, speriamo che sia foriera di una pace generale.

Non son mancate scorrerie dei disperati Giacobini. Una ne fecero a Portici l'altro Ieri, e per Napoli tutta la notte se ne incontrano partite che impudentemente al chi viva, rispondono « libertà » e fanno fuoco. Molti ne sono stati arrestati, e per domani si dice che verrà purgato tutto il circondario di s. Martino di quei pochi che vi son rimasti.

I tribunali continuano a reggersi, ma senza aver che fare. Le stanze del tribunale di Commercio e Vicaria, e le cappelle di tali Tribunali sono vuote all'intutto di panche, sedie, ruote, e fino delle ferrate che erano avanti alla cappella. Si stanno riattando le pitture cassate.

Il Palazzo di Portici sento che si stia riattando per potercisi trattenere S. M. giacchè quello di Napoli ci vorrà molto a rifarlo. Non fu vero che Targiani e il Marchese De Rosa furono anco a presentarsi nel Castello insieme cogli altri impiegati e che furono a ciò obligati come si disse.

Sono stati mandati ai Vergini due figli del Caporuota Cianciulli, e due del consultore Vecchioni, insieme con tre fratelli Catenacci. Tutti costoro hanno servito da attivi la truppa civica. Il Cappellano del Tesoro d. Prospero Caracciolo, dell'età di anni 70, che anco fece la stessa bestialità, è stato consegnato ai Cinesi.

Non si sente far affatto fuoco questa sera, e si è già vicino alla mezzanotte. Ho inteso che quest'oggi abbiano i patriotti di s. Elmo fatta una sortita dalla via del Petraro portando ancora dei cannoncini, e si son battuti coi Camiciotti e Calabresi. Questa sera circa le ore due fuori lo Spirito Santo ne sono stati arrestati sette. Si vede che operano da disperati. Da s. Elmo continuamente disertano soldati francesi gittandosi dalle mura.

Lunedí 8. L'arrivo di S. M. il Re a Procida non è stato vero, ma è verissimo che si aspetta a momenti, tanto che la deputazione dei Cavalieri, fin da ieri sera si trasferí a Procida per aspettarlo. Sento però che verrà per pochi giorni.

S. Elmo continua ad essere battuto con fervore, e si vede tutto fracassato, ma regge ancora. Più volte ha la guarnigione suonata la tromba per chiedere capitolazione, ma gli è stata sempre negata. Si è detto che avesse fatto apparire due appiccati sulle mura del castello, locchè ha importato che gl'Inglesi ne avessero afforcati 14. Non credo però certo il fatto.

Questa mattina è stato circondato il monastero del Salvatore,

essendosi scoverto che nelle cantine vi erano nascosti dei Giacobini, ossia patriotti, i quali si univano la notte e facevano delle scorrerie per la città. Sento che abbiano chiusi col fabricarli tutti gli aditi, e si tenga cordonato tutto il continente, di quel monastero.

In una marina di Lecce sbarcarono 32 ufficiali francesi pro venienti da Alessandria di Egitto e furono arrestati e posti in contumacia; non dovevano sapere la mutazione succeduta. Quest'oggi anche vi è stata giustizia, essendosi afforcato un reo di Stato, che sento sia morto senza manco volersi confessare. In questo particolare mi sovvengo della morte di Caracciolo. Questo signore fu interrogato dall'Ammiraglio Nelson dei suoi reati, i quali erano, di esser fuggito da Sicilia per venire in Napoli ad armare la marina contro S. M. Egli confessò tutto, per cui Nelson gli disse, voi siete reo di morte. Quando fu annunciato che dovea morire, chiese confessarsi, stiede tre ore con un confessore, indi si avviò al luogo dove dovea essere afforcato, salutò tutti, fece bendarsi e morí intrepidamente.

Per prevenire i disordini avvenuti nelle scorrerie dei patriotti, che uscendo la notte, dando la voce « viva il Re >> facevano aprirsi le case, dove commettevano assassinii e saccheggi, sento che siasi ordinato chiudersi i portoni a 24 ore, e non aprirsi a gente armata qualunque fosse il pretesto.

Due uffiziali arrestati ieri; uno di cognome Patrizj, che si prese per d. Stefano, ma sento che non fu lui; e l'altro di cogno­me Gaetani della casa Laurenzana, lo furono perché, essendosi arrestato un villano nei contorni di s. Elmo, colui confessò che andava a portare il Santo delle truppe Regie ai Francesi, mandato dai detti due uffiziali, che sul momento furono nelle loro case arrestati.

Questa sera sentesi s. Elmo, ossia il fortino, far fuoco di tempo in tempo.

Questa mattina una palla di cannone ha colpita la cupola di s. Nicola alla Carità, un'altra la casa dirimpetto, ove ha cagionato del danno. Circa le ore tre s. Elmo ha tirati due o tre colpi di cannone di risposta forse al fortino. Una numerosa pattuglia ho veduto girare questa sera di truppa regolare, ma non ho distinto di qual Nazione fosse.

Quest'oggi son salite molte carrette con legname di costruzione, altre molte con palle di cannone, e a tre ore e mezza altre di bombe.

Gl'Inglesi hanno sbarcati mille altri uomini. Questa sera dicevasi che fosse a vista una flottiglia Tunesina.

Martedí 9. Continuamente nella scorsa notte sono stati in esercizio i fortini e s. Elmo, e questa mattina il fuoco è stato anche vivacissimo. Si è detto che questa mattina avesse di nuovo suonata la tromba parlamentaria la guarnigione di s. Elmo, ed ha offerto due milioni per avere il permesso di uscire, ma gli è stato risposto con la bandiera nera.

Un altro fortino si sta costruendo sotto s. Elmo, col quale fra ore 24 sarà interamente battuto.

Il generale Inglese ha fatto annunziare con suono di tromba, che vi sarà salva Reale per mare e per terra subito che S. M. si porterà a bordo dei vascelli Inglesi. A quest'ora S. M. sarà in Procida, ove si è portato questa mattina il Card. Ruffo e il marchese Simonetti.

Il fuoco che si è fatto contro s. Elmo è stato tremendo e senza interruzione per l'intera giornata, ed anco nel corso della sera.

S. M. è arrivata giusta i desiderj universali, e non è possibile descrivere il giubilo e l'allegria di questa sera. La città ogni sera è stata illuminata, ma per buon ordine questa sera poi è illuminata a giorno per festeggiare l'arrivo di S. M. Il suono delle campane, lo sparo di truoni e fucili formavano l'allegria la più grande. Non è mancato però che il grande sparo della città non avesse posto in allarme l'esercito sulle alture, tanto che bisognò mandare da Napoli a fargli sapere che si faceva per allegria. Un attacco calorosissimo vi fu pure la sera stessa, sulle dette alture per una sortita che fecero i patriotti molto ben ricevuti dalle truppe accantonate. Si è veduta sotto la bandiera di s. Elmo una persona sospesa come afforcata.

Martedí 10. L'attacco di s. Elmo è cominciato circa le ore 9, d'Italia ed è continuato fino alle ore 14, quando si è alzata bandiera bianca, restando a piedi dell'asta la tricolore. Si è detto essere di resa, e si è creduto tutto finito.

Sono stati arrestati sette patriotti chiusi nella casa dei PP. Certosini a s. Domenico maggiore. Due altri ne ho veduti in mezzo ai fucilieri arrestati sopra le alture. Sono continuate le diserzioni da s. Elmo.

S. M. ha pubblicata una lettera ai suoi popoli della capitale e Regno che trascrivo in margine[*5] . Non ha però voluto ricevere chi si è portato ad ossequiarlo, almeno per quanto io so. La deputazione della Salute non fu ricevuta, essendosi fatto dire, che li ringraziava, ed essendo salito il marchese di Ruggiano, padre del cav. Macedonio, fu ministro delle Finanze sotto il governo patriottico, ne discese molto rammaricato. I cavalieri di Città furono anco poco ben ricevuti, non come componenti il corpo di Città, ma come particolari. Il Re è mal prevenuto per quel passi che si diedero dalla Città sotto il breve governo di Pignatelli[*6] .

Si son publicate le notizie offiziali d'Italia, che sono felicissime e tali che fanno sperare continui l'Italia ad avere il vanto di essere la tomba dei Francesi: Galli peribunt, è la terza parte della profezia che in altro luogo di questa memoria accennai.

Prima delle ore 22 è ricominciato l'attacco contro s. Elmo con un fervore molto più grande, essendone S. M. spettatore da sul legno Inglese. Lo battevano in un punto i fortini tutti. Vale a dire che continua la guarnigione ad essere alta nelle sue pretensioni, rincrescendoli di uscire vergognosamente e nudi da s. Elmo come in Napoli entrarono. Il popolo freme e vorrebbe veduti tutti passare a fil di spada. Ho io veduto come fremeva per quei due che si portavano questa mattina, ed oggi si lagnava della clemenza del Re che aveva condisceso ad accordargli di parlamentare. Una palla di cannone avendo spezzata l'asta della bandiera, il popolo spettatore ha dato in eccessi di giubilo. Fa piacere vedere come questa mia patria sia nemica dell'odioso nome francese e della birbanteria dei patriotti, il di cui mal costume e maltalento si era già troppo conosciuto, e Dio sa a che grado sarebbe giunto.

S. M. è stato sull'ammiraglia Inglese, e vi è stata salva generale, suono di campane, e allegria massima per la città; questa sera si è replicata la generale illuminazione.

Giovedí 11. L'attacco di s. Elmo è continuato questa mattina fino alle ore dieci d'Italia, indi si è veduta innalzare nuovamente la bandiera parlamentaria. Si è saputo che non seguí ieri la resa di s. Elmo perché si pretendeva comprendere nella capitolazione anco i ribelli, coi quali S. M. aveva già detto non volere che si capitolasse, ed a ragione, perché non vi è capitolazione da farsi. Ora si dice, che vedendosi a mal partito la guarnigione francese ha chiesto rendersi a discrezione. Il castello si vede rovinato da tutti i lati, e veramente l'attacco di ieri diede l'ultimo crollo.

S. M. continua ad essere sui legni, e si crede che partirà subito per andare a Palermo per la festa di s. Rosalia, ed indi tornare in Napoli con tutta la Real famiglia, speriamo che sia al più presto. Il principe di Bisignano si è portato a pregare S. M. a dismetterlo dalla carica di Reggente, che crede non adatta a suoi omeri; ciò gli fa onore.

Quest'oggi si dice con sicurezza la resa di s'. Elmo, anzi si vuole che la guarnigione francese n'esca prigioniera, e si spera vedere inalberato lo stendardo Regale su quel forte ancora, e cosí avremo ricuperata la nostra tranquillità. Speriamo sentire tra giorni resa anche Capua.

I due fucilieri che commisero ieri quella impertinenza alla ronda degli uffiziali, sono stati arrestati e tradotti a consiglio di guerra.

Quest'oggi sono stato a Portici, ed essendomi fatto un poco tardi al rientrare in Napoli, sul ponte si arrestavano tutte le carrozze per riconoscersi; ottima cautela nelle attuali circostanze. Anche in questa giornata vi è stato arresto di Giacobini nascosti. Domani vi sarà giustizia di un tale di cognome Carlo Magno deciso patriotta, e di quel frate[*7]  che tanto andava predicando libertà per Napoli. Questa sera vi è stata la solita illuminazione di gioia.

Venerdí 12. Alle ore 14 con salva Reale[*8]  si è innalzato lo stendardo Regio sul castello di s. Elmo. L'allegria per la città è stata indicibile, e le campane tutte hanno fatto eco alla publica letizia col fuoco festoso a gloria.

Tutta la gente è concorsa a vedere la guarnigione francese prigioniera di guerra. S. M. è ancora a bordo, e si trattiene qualche altro giorno. Questa mattina stessa ha publicata una prammatica con cui privilegia la prova pei delitti di Stato, ordina una procedura abbreviata, e commina la pena di morte a chi abbia comunicazione coi nemici, o tenti sedurre i fedeli sudditi della S. M., determina bensí che tal legge riguardi l'avvenire non i rei dello stesso delitto prima della legge[*9] . Veramente a considerarsi, si tratta che ha dovuto conquistare Napoli di mano al suoi stessi sudditi che glie lo hanno contrastato puol dirsi palmo a palmo, cosa che non avrei mai creduto, perché non credevo cosí estesa la peste del Giacobinismo. Noi tutti siamo testimoni di aver veduto conquistarsi prima il ponte della Maddalena, poi i castelli di basso, poi Palazzo, in seguito le alture, in ultimo s. Elmo, che ha resistito più per causa dei patriotti che dei Francesi, per lo spazio di dodici giorni continui, ed ho notizia che resisterebbe ancora per volontà dei patriotti, i quali sentendo ]eri che la guarnigione francese rendevasi a discrezione, presero le armi contro di quella, e si battettero da disperati, restandone da trenta morti nell'interno del castello.

Ora che siamo quietati nella città, dobbiamo pregare Iddio che ci liberi da altro flagello, cioè dalla peste, atteso la quantità dei cadaveri. Mi vien detto che avendo il cav. Venuti voluto aprire la casa della Porcellana, dovette chiuderla per il gran fetore che ne usciva.

La guarnigione è calata da s. Elmo in mezzo a due cordoni di soldati Inglesi, si è trovata esser composta di 1400 uomini, e pure si credeva di poche centinaia. Andava senz'armi, senza tamburro, e senza bandiera; colle sole mucciglie nelle quali non li è stato permesso di portare che quattro camicie per ogni uffliziale, due per ogni soldato, ed i commestibili saranno visitati nell'imbarcarsi. I patriotti sono rimasti in s. Elmo, e si deciderà del loro destino.

Il celebre Pagliuchella è stato arrestato ed esposto alla berlina, ligato ai ferri d'un balcone sopra il Ritiro di Mondragone, colla mitra in testa, il popolo che vi è concorso è stato immenso. Lo spettacolo della calata de' Francesi è stato anco allegrissimo vedendosi la publica esultazione che fa testimonianza del fedele attaccamento di questa popolazione alla Religione ed al Re. La guarnigione ha avuto accordato il poter uscire coi soli abiti, le camicie, come ho detto, commestibili, e roba loro propria, come calzette , calzoni, ecc. Due pezze, ossia carlini 24 per ogni soldato, e D. 12 per ogni uffiziale. Calavano scortati dalla milizia Inglese, che marciava colla banda e tamburro avanti, ed in mezzo portavano i Francesi alla rinfusa,

chiudeva la schiera la stessa truppa Inglese seguita da 200 Moscoviti. Coi Francesi sono uscite anche le donne loro. Il generale, ossia il comandante, che dovea essere Mejan, è calato prima in carrozza anco scortato.

Nel castello è entrata la guarnigione di truppa in massa, che ha avuto la cautela di non entrare né per le breccie aperte, né per le porte, ma da sulle mura colle scale, e ciò pel dubio delle mine. Molte processioni di donne si son portate nella Chiesa di s. Lorenzo, ove si venera l'immagine di s. Antonio, ed anco nel Tesoro di s. Gennaro. Quest'oggi è cominciata a calare dalle alture la truppa che vi era andata per l'assedio di s. Elmo, sono stati da 300 Moscoviti calati con bandiere e artiglieria, e si dice che vadano a stringere Capua. I Francesi sono imbarcati, i patriotti si dice lo saranno questa notte. Vi è stata come al solito grande illuminazione questa sera.

S. M., si dice, che dopo qualche altro giorno torni in Sicilia donde verrà per la festa di Piedigrotta con tutta la Real famiglia, anzi si dice che abbia fatto voto di essere a questa festa. Si è intanto ordinato che il Palazzo di Portici sia posto in ordine per ottobre. Da piú giorni si son posti cartelli per la restituzione di tutto il mobile prezioso di quella Real Villa, e sento che molto se ne sia restituito, perché il custode avea i nomi di coloro che lo avevano comprato.

Il Cardinal Ruffo quest'oggi è venuto a fissarsi in città nel palazzo di Bagnara[*10] .

Tutti quei che eransi allontanati si restituiscono, ed anco la Giunta di Stato che reggevasi ai due Palazzi, verrà a reggere in Napoli. Molti Glub di Realisti si son manifestati e i Glubisti sono decorati del Giglio che portano appeso al petto, ma hanno l'obbligo del servizio occorrendo. Era risoluto di terminare qui la prima parte di questo mio giornale, ma ho creduto meglio cominciar la seconda parte allorché la Real famiglia sarà interamente restituita in città, perché mi lusingo che allora saranno interamente terminati i nostri guai.

Sabato 13. Ed ecco che un mese giusto è costata alle armi di S. M. la conquista, ossia il riacquisto di Napoli. La capitolazione di s. Elmo è la seguente.

Art. 1. La guarnigione francese di s. Elmo si renderà prigioniera di guerra a S. M. Napoletana e suoi alleati, e non servirà contro alcuna delle Potenze che sono attualmente in guerra contro la Republica Francese fino a tanto ch'ella sia regolarmente cambiata. Art. 2. Li Granatieri Inglesi prenderanno possesso della porta del forte dentro il giorno. Art. 3. La guarnigione Francese sortirà domani dal forte colle sue armi, ed il tamburro battente. Le truppe deporranno le loro armi fuori della porta del forte, ed un distaccamento di truppe Inglesi, Russe, Portoghesi, e Napoletane prenderanno possesso del castello. Art. 4. Gli uffiziali conserveranno le armi. Art. 5. La guarnigione sarà imbarcata sopra la squadra Inglese fintanto che saranno prepa­rati i bastimenti necessarii per trasportarla in Francia. Art. 6. Quando i granatieri Inglesi prenderanno possesso della porta, tutti i sudditi della S. M. Siciliana saranno consegnati agli al­ leati. Art. 7. Una guardia di soldati francesi sarà situata intorno la bandiera francese per impedire che sia distrutta. Questa guardia resterà fintanto che la guarnigione sarà sostituita, e ch'ella sia rilevata da un officiale ed una guardia Inglese, alla quale si sarà dato l'ordine di abbassare il paviglione francese ed inalberare quello di S. M. Siciliana. Art. 8. Tutta la proprietà particolare sarà conservata a ciascheduno proprietario, ogni proprietà publica sarà consegnata col forte egualmente che gli effetti provenienti dal saccheggio. Art. 9. I malati che non sono in grado di essere trasportati resteranno a Napoli con dei chi­rurgi Francesi, saranno mantenuti a spese della Nazione fran­cese, e saranno rimandati in Francia subito dopo la loro guari­gione.

Fatta nel forte di s. Elmo alli 11 di Luglio 1799. Firmato il capo brigata comandante del forte di s. Elmo Mejan, il duca della Salandra Tenente generale degli eserciti di S. M., I. Troubridge e seguono le firme dei generali Portoghese e Moscovita.

Ieri fu dissacrato ed oggi sarà eseguito quel frate che se ne andava predicando per Napoli, e insieme con lui, dicono, Carlomagno, ed altri tre. Posteriormente ho saputo essere quei due solamente.

Questa mattina sono usciti dal castello di s. Elmo i detenuti per ostaggi, fra i quali il figlio del Winspeare d. Davide. Costoro hanno detto che fra i spaventi avuti, il massimo fu quando alla terza volta che il comandante francese chiese capitolare, e gli fu dagl'inglesi risposto negativamente: si disse pel castello, che il comandante montato in furia avea detto che dovevano morire, e voleva vendere cara la sua vita, e farla costar cara a Napoli. Ed in seguito avea date le disposizioni per approntarsi le palle e bombe incendiarie per tirarle sulla città, e darsi fuoco alla santa Barbara, e far che andasse per aria il forte. Fu grazia di Dio che trovò opposizione negli altri, e cosí diede ascolto a voci di moderazione, e finalmente risolvette la resa. Da quanti pericoli Dio ci ha preservati. Si ricordi chi legge queste memorie di quanto disse il buon servo di Dio d. Tomaso Fiore a chi fu a consultarlo prima dell'invasione dei Francesi. La sua proposizione fu, che fidassero in Dio, e che anche vedendo entrare i Francesi credessero di essere un sogno che sarebbe per finire. Eccola avverata. Quella dei Francesi non è stata che una incursione che sarebbe anco terminata prima, se l'acciecamento dei patriotti ribelli non avesse portata la rivoluzione a quel termine che ci ha posti a due dita dalla nostra totale rovina ed esterminio.

Continuano le processioni di penitenza e rendimento di grazia. Questa sera non vi è stata illuminazione per la città. Mi vien detto con riserva che sia rincresciuto moltissimo alle truppe alleale l'aver S. M. portato seco nel vascello il generale Acton, ed essere in voto di farcelo sapere, credo che ciò sia degli alleati Moscoviti, Portoghesi, Turchi ed Austriaci, non già degl'Inglesi. Staremo a vedere.

Sua Eminenza il Cardinale Zurlo sento pure che sia molto male nell'animo di S. M.; anzi mi si dice che non fu ricevuto, e forse sarà dimesso dall'arcivescovado di Napoli. La verità è che nel tempo della Republica ha mostrata molta debolezza. Si ricorda l'aver autorizzate le armi francesi con l'ordinare il triduo, con l'espressione che il Signore le aveva autorizzate, colla liquefazione estraordinaria del sangue di s. Gennaro. Le pastorali fatte, le cartelle della comunione colla iscrizione «Libertà ed eguaglianza >> la lettera circolare con cui autorizzava la voce di essersi il cardinal Ruffo dichiarato Pontefice, e simili cose, che gli si facevano fare e dire, ch'egli poteva benissimo ricusare di fare.

Si dice che sia per farsi una spedizione di mille sacerdoti per andare a prendere S. Santità, e scortarlo a Roma. Spero che di breve si verifichi anche la profezia corsa che tornerà trionfante nella sede di s. Pietro.

Domenica 14. La quiete e tranquillità di Napoli è cosí grande che sembra non esservi stati tutti quei torbidi che abbiamo sofferti, e che tanto ci hanno fatto tremare. Le truppe son calate dalle alture, si riposeranno qualche giorno in Napoli, e poi partiranno per Capua. Dovrà farsi una spedizione per Gesualdo, picciola terra della provincia di Montesarchio, dove pochi Giacobini hanno rialzato l'albore.

I Portoghesi entrati in s. Elmo hanno detto, che se quel forte non si rendeva, sarebbe costato molto sangue, e molto tempo ci avrebbe voluto a prenderlo per assalto, atteso le fortificazioni che vi erano e le provisioni di guerra e di bocca. Non vi è dubio che ci fu guerra intestina tra due partiti, uno che voleva rendersi, l'altro che voleva resistere. Fu una illusione l'aver veduta una persona appesa sotto la bandiera; non era che un gruppo della bandiera medesima formato da una fune spezzata che dal basso Napoli facea quella figura. Patriotti ossia Giacobini in s. Elmo pochi ve n'erano, perché non piú che dugento si erano colà rifugiati, molti di essi calarono con Piatti ed andarono ad imbarcarsi con quei degli altri due castelli, gli altri o periti o presi nelle diverse sortite, cosicchè una ventina ve n'erano rimasti. Ciò fa vedere non vera la notizia che si disse di essersi battuti con la guarnigione, la quale si è saputo che costava di 1250 uomini. Quei che facevano fuoco nel circondarlo di s. Martino, erano i Francesi medesimi che sortivano da s. Elmo.

Si dice condannato a morte d. Angelo Padovano conosciuto avvocato del nostro foro, che aveva spiegato un patriottismo deciso, senza sapersi come[*11] . Continuano le processioni e le illuminazioni la sera. Si prepara una festa di rendimento di grazie a s. Antonio nella chiesa di s. Lorenzo. Il Re continua ad essere sulla squadra, e quest'oggi si è intesa salva, forse sarà andato a bordo dell'ammiraglio Inglese.

In conferma di quanto mi fu detto circa il rincrescimento delle milizie nell'aver veduto venire Acton con S. M., noterò questo fatto di cui son testimonio per averlo inteso coi miei orecchi. Discorreva un soldato di truppa di massa con molta gente cosí: «Cane di Maganza tradeva sempre Carlomagno, e cchillo se lo teneva sempre vicino, accossí fa lo Rre nuosto co Acton, cchisto le fa sempe trademiente, e lo Rre non se ne addona».

Lunedí 15. Questa mattina si è publicato un foglio che contiene una Risposta delle armate cattoliche e Regali ai Francesi. L'epigrafe è un versetto del salmo. « Discedite a me omnes qui operamini iniquitatem, Quoniam exaudivit dominus vocem fletus mei ». L soscritto cosí: « data dal Quartier generale dell'armata di Charrette l'anno III del regno di Luigi XVII, sottoscritti, Charrette, d'Hauterive, Defessart, d'Hautechamp». Contiene un quadro vivo e vero dei disordini e scelleragini conseguenze della rivoluzione francese. Dico vero perché quello che si rinfaccia alla Convenzione francese è ciocché in Napoli abbiamo veduto praticarsi ne' sei mesi della rivoluzione. Comincia cosí: « E' al popolo, ai Francesi, è veramente alle armate cattoliche e Regali della Vandea che la Convenzione propone di abbassare le armi e che offre un perdono? Non altro mancava all'eccesso di vostra ferocia che l'eccesso di quest'audacia. Eh! che voi avete oltrepassati tutti i confini che l'immaginazione medesima fissar non arriva al corso dei delitti ». Segue poi attaccando le qualità che si danno i membri della Convenzione di rappresentanti del popolo. Gli rinfaccia i disordini tutti in cui è stata involta la Francia; fa vedere che non la libertà, ma l'oppressione hanno data alla Nazione, non le ricchezze, ma la miseria, non la tranquillità, ma la guerra intestina, non la buon'armonia, ma le stragi, non l'eguaglianza, ma l'annientamento, non la gloria ed il decoro, ma l'avvilimento, non la Religione, ma l'ateismo, la deboscia più sfrenata. Gli rinfaccia gl'idoli di carne esposti sugli altari, il clero massacrato, i buoni vilipesi, gli scellerati, gl'infami posti alla testa degli affari.

Conchiude, dicendo, che non deporranno le armi se non vendicata la Religione, posto sul trono il legittimo Sovrano, ed invitando i Francesi tutti ad unirsi sotto le bandiere de' Borboni, e a far cessare dalla Francia l'anarchia, il dispotismo, la irreligione ‑Questo foglio fa vedere che forse comincia una nuova epoca pel Francesi, e che non solo in Italia, nella Germania, e fuori del loro continente, ma anco nel cuore della loro Nazione son cominciati i rovesci.

Nella nostra città continua a regnare l'allegria e la tranquillità, ma non mancano le idee rattristanti che ci svegliano gli edificii saccheggiati, tante innocenti vittime del furore popolare. La Giunta continua le cause e le condanne contro i rei. Quest'oggi decidevasi del destino dell'avv. Giorgio Pigliacelli, già ministro di Giustizia e Polizia. Domani si dice che si eseguirà Padovano.

Sento abolito il Tribunale di Città, detto di s. Lorenzo e si è a quello surrogata una specie di Giunta composta di tre cavalieri, che sento siano, il principe di s. Nicandro, il principe di Bisignano, ed il duca d'Atri, tre avvocati[*12] , e tre mercanti. Si reggerà non piú nel palazzo della Città a s. Lorenzo, ma a Monteoliveto. E' una mortificazione questa che S. M. dà alla Città di Napoli per aver favorita, per cosí dire, la rivoluzione.

Oltre Gesualdo, sentesi che anco in Atripalda i Giacobini abbiano fatto rialzare l'albore. Marcia la truppa a stringere Capua, da ogni parte vengono volontarj che si offrono a servire per un anno; e sono quel stessi che soggiacquero alla leva forzata ordinata ai 2 settembre del passato anno, epoca delle sciagure del nostro regno.

Si è aperta una coscrizione di Sacerdoti, cosí secolari che regolari, che dovrà mettersi in marcia per andare a scortare S. Santità, come sua guardia. Saranno al numero di 1500, e si assoldano a grana 35 al giorno, durante il servizio avranno le armi.

Si dice che molte martingane, di quelle che contenevano i Giacobini, siano rientrate nel porto vuote, ci si attaccano molte idee.

S. M. non ha voluto ricevere la Camera Reale, si è compiaciuta di vedere molte gondole di particolari e popolari che si sono accostate al suo vascello. Ha ricevuto il caporuota principe di Sirignano che fece chiedergli particolarmente tal grazia.

Martedí 16. Quest'oggi sono stati arrestati tutti quei soggetti che furono eletti giudici del Tribunale di Cassazione, fra i quali vi è il caporuota Targiani, il presidente d. Ilario Pirelli, il marchese Paternò, l'ottimo marchese consigliere d. Tomaso de Rosa, mio grande amico, uomo che per la santità di costumi, per cuore, pei sentimenti di attaccamento al Sovrano, ha pochi uguali. Costa a me che non voleva affatto accettare, e se accettò fu per consiglio del marchese d. Carlo de Marco, il quale gli disse, che rinunziando sarebbe stato scopo d'un governo violento. Son sicuro che la sua innocenza trionferà, ma frattanto si tratta di un povero vecchio di anni 67 circa, accidentato, se Iddio non lo assiste e gli dà forza, potrebbe succombere La povera innocente, amabile famiglia, oh! Dio, quanta pena mi fa.

Il monastero di Monteoliveto resta soppresso, e servirà interamente per le Reali Segreterie. Si reggerà ivi ancora il Tribue nale succeduto a quello di s. Lorenzo.

Si parla anche della depressione de' Sedili per pena alla Nobiltà che ha favorita la sollevazione. Desidero che ciò non avvenga, né so quanto sia politico un tal passo. S. M. ha tutta la ragione, ma confondere i rei con tanti innocenti a lui attaccati patrizj, credo che sia una riflessione che farà peso sul suo bell'animo. A considerarla la primaria Nobiltà si è trovata infettata da tal peste, eccone una nota che per futura memoria stimo qui aggiungere.

Il principe di Torella, costui grande di Spagna, cavaliere del Real ordine di s. Gennaro, si è veduto discendere alla classe di soldato civico, per essere dichiarato patriota. Il duca di Maddaloni, costui, sebbene imbecille, non ha lasciato di spiegare lo stesso carattere. Il marchese del Vaglio, primogenito della casa di Monteleone, cosí dichiarato patriotto, ch'è stato del Provisorio, e in molte cariche. Il principe della Rocca Filomarino, è stato civico, patriota, e tesoriere della Republica. Il duca della Torre della stessa famiglia: costui fu dei primi, per cui cadde in mano del popolo, nel tempo della prima anarchia. D. Giuliano Colonna di Stigliano. Due figli del duca di CassanoSerra, primo e secondogenito. Conte di Ruvo, oggi sarebbe duca d'Andria, Carafa, costui ancora si sta battendo nella piazza di Pescara. Uno o due figli del marchese di Corleto Riario. Il principe di s. Severo. Il duca d. Francesco Caracciolo, di cui sta notato quanto fece, e il suo fine. Principe d'Angri, Doria, spedito per ambasciatore della Republica, oggi ritirato a Genova. Principe di Moliterno, di costui è registrato quanto fece per consegnare Napoli ai Francesi, mentre il popolo lo avea eletto suo generale; spedito anche per ambasciatore in Francia dov'è restato. Duca di Roccaromana; questo ha un nome equivoco, perché fu unito con Moliterno, ora posto a capo di truppe da lui assoldate, sta stringendo Capua. Principe di Piedimonte Montemiletto; costui è stato del dicastero, patriota deciso, che diede i primi passi mentre vi era Pignatelli in Napoli. Cavaliere Macedonio, figlio del marchese di Ruggiano; costui spiegò tale patriottismo, che fu fatto ministro di Finanze. Marchesino di Genzano, D. Antonio Caracciolo di Brienza, D. Raimondo de Gennaro, della casa di Auletta, del Sedile di Porto; costui è stato del Provisorio[*13] .

Vi è qualche altro, di cui non mi sovvengo, solo per coronare, noterò le due celebri dame, Giulia e Mariantonia Carafa duchessa di Cassano, e Principessa di Piedimonte, che sono andate in giro chiedendo la elemosina per la Republica. La duchessa vedova di Bagnulo, moglie del medico Domenico Cirillo, forse alla republicana. Mi ricordo il principe di Caramanico, che sciolse il suo matrimonio colla figlia di Angri, per unirsi alla republicana colla vedova d.a Teresa Lembo. La duchessa di Capracotta, non so qua] altro matrimonio fece, e fuggì coi Francesi. Insomma la maggior parte delle famiglie Nobili Napoletane sono intaccate.

Ieri accadde un fatto orroroso, e che fa vedere quale sia lo stato delle nostre truppe. Un uffiziale dei fucilieri, avendo alzata la sciabla contro alcuni della sua compagnia, fu da essi arrestato, e si volle trasportare sui legni Inglesi. Per la strada fece resistenza, e cercò fuggire; e i fucilieri lo ammazzarono, lo fecero a pezzi, ed indi lo brugiarono in mezzo alla piazza del Molo piccolo.

Dai legni scrive un biglietto un Giacobino per nome Francesco Guardati, già monaco di s. Severino, qualunque egli sia. Gli chiede due mesate dell'assegnamento fattogli dalla Republica, e qualche altro soccorso, gli dice che hanno patito il sacco; che ciò poco importa a chi ha fondi, e si sottoscrive, il cittadino ec.

Perché si abbia memoria anco di qualche fatto che faccia onore all'uomo, noto il seguente. Essendo stata saccheggiata la spezieria di medicina di s. Giovanni a Carbonara, un falegname, che sta colla bottega sotto le scale di quella chiesa, comprò dai saccheggiatori i medicamenti tutti coi vasi come li calavano, e spese cento ducati, ma con tale somma fece acquisto di migliaia, passati i giorni torbidi, restituì tutto al monastero, facendogli sapere che aveva fatto tale acquisto a tale oggetto.

La scorsa notte, verso la Torre, vi è stato attacco tra una partita di Giacobini coi nostri della truppa a massa, e si son vedute venire delle carrette con feriti. Gran treno di artiglieria parte per Capua, che si vuol stringere, si spera che non passerà molto, e sarà ceduta.

Mercordí 17. Gli arrestati di ieri furono i seguenti: marchese Dragonetti, marchese di Villarosa, consigliere presidente d. Ilario Pirelli, consigliere del Commercio d. Ilario Paternò, consigliere d. Nicola Giannotti, ed avvocato fiscale della G. C. d. Onofrio Colace. Stanno tutti nel castel Nuovo, e sento che dovranno essere giudicati dalla Giunta di Stato, per aver accettate cariche dalla Republica.

Era stato precedentemente arrestato il marchese Vargas, per aver egli fatto innalzare l'albore nel suo feudo Vatolla, e ricevuto l'incarico di far seguire lo stesso nei luoghi vicini.

E’ stato rimesso il Tribunale di Polizia, essendo stato eletto presidente di quello, in luogo del Guidobaldi, il consigliere del commercio, d. Antonio La Rossa. La carica di Reggente è cosí terminata di nuovo. Il cardinal Ruffo avea prefisso di rimettere lo stato antico, per cui creò il Reggente, e forse pensava da buon politico; il Consiglio del Re ha pensato diversamente.

In Capua vi è stato armistizio, che oggi si dice terminasse, per cui la truppa e artiglieria è marciata a quella volta.

Continuano a farsi degli arresti; anzi si dice che Pagliuchella e Michele il Pazzo siansi indultati, promettendo scovrire molti Giacobini, e lo stiano eseguendo uscendo uno di essi la notte, e portando le guardie pel luoghi ove quei son rinchiusi. Si dice anzi che questi tali portino impresso nella coscia il segno del loro Glub.

Grandi feste per Napoli e per le chiese, come Ospedaletto, s. Maria la Nuova, s. Lorenzo, s. Nicola alla Carità, ed altre. Per le piazze, in Toledo ve n'è preparata una solenne, ed un'altra alla calata di Monteoliveto, ove domenica vi sarà un sermone del vescovo di Scala e Ravello, tutte a spese di complatearii, in rendimento di grazie all'Altissimo, ed in segno di allegria per la statua di Filippo V rialzata su quella fontana, e trovata in una cantina, ove forse era stata posata per fondersi. Anco d.a statua è stata rialzata a spese dei complatearli, sopratutto guarnamentari.

Ieri fu proibito dal Reggente Bisignano lo sparo per la città di ogni sorta di arma da fuoco, mortaletti, fuochi di artifizio, senza permesso, e ciò per prevenire i disordini per causa di detti spari.

La città è tranquilla, ma non mancano disturbi cagionati o dall'arresto de' Giacobini, o dall'attacco coi medesimi, come è accaduto oggi verso Monserrato, e la notte scorsa verso la Madonna de' Sette Dolori, ove vi è stato uno che ha avuto il coraggio di disarmare una sentinella dei posti avanzati, ma è stato arrestato e massacrato.

Ordini rigorosi vi sono per la restituzione dei mobili del Real Palazzo, e anco per le case particolari indoverosamente saccheggiate vi sono ordini per la restituzione. Il popolo stesso che ha tanto ecceduto nei saccheggi va cantando una canzone in cui si dice:

T'aggio visto no bello gallone,

Chess'è robba da s. Fede e ba là

A s. Fede t'ha fatto fa[*14] .

La M. del Re, per quanto mi si dice, resta a bordo fino a che non sia presa Capua e Gaeta, indi torna in Sicilia, per assistere alle feste di s. Rosalia, che a tal uopo si è posposta, e poi tornerà in Napoli colla Real famiglia. Si è dato l'ordine per la restaurazione di s. Leucio.

Giovedí 18. Questa mattina è stato salutato il porto da due legni da guerra, che hanno portato l'avviso di essere seguiti da altri 18 legni della squadra Russa‑Ottomana, cosa che alla M. del Re è stata di sommo contento. Felici notizie si sono anche avute dei progressi delle armi degli alleati e di S. M. in Italia, e già nostre truppe sono cominciate a marciare verso Roma.

S. M. per ultima notizia si vuole, che abbia risoluto di non piú allontanarsi da Napoli; anzi che avesse mandato a dire che si facesse la festa di s. Rosalia, perché non poteva andarci ad assistere. Questa notizia forma la nostra consolazione, perché la presenza del Re assicura la nostra quiete non ancora stabilita.

Continuano gli arresti e le due sorelle Giulia e Mariantonia Carafa duchessa di Cassano, principessa di Montemiletto sono passate alla Penitenza in Vicaria. Prima furono in due monasteri Nobili, poi passate al Conservatorio di s. Aniello alla Vicaria, indi si mandarono alla Penitenza. Lo hanno meritato, giacché facevano pompa di loro degradazione. Il duca di Cassano fu arrestato coi sette ministri, questi merita compassione, perché è stato sempre contrario alla moglie, e al figli.

Sono stati chiamati a morte, Andrea Vitaliano e Vincenzo Lupo, costui, si dice, che abbia chiesto in grazia di parlare al Re. Se non avesse altro reato che di aver condannato a morte quel povero prete, il quale aveva gridato «viva il Re», sarebbe questo solo sufficiente a farlo morire giustamente afforcato.

I Giacobini imbarcati, si dice che vadino a Ventotene. La guarnigione francese è partita, il solo comandante Mejan è rimasto in Napoli. Sempre piú si assicura che a questi si abbia grande obbligazione di non essersi da s. Elmo cagionato danno a Napoli. Egli fu che impedí il giorno che fu tagliato l'albore avanti Palazzo, e che quel largo era ingombro di migliaia di persone, impedí, diceva, che si fosse tirato a mitraglia, come dai Giacobini ed uffiziali subalterni volevasi fare. Egli impedí la disperata risoluzione dei suoi uffiziali medesimi di voler bombardare ed incendiare Napoli e poi dar fuoco a s. Barbara e far saltare in aria il castello, dicendo, che ciò era contro il dritto delle genti, arrivando fino a dire, che se volevano ciò eseguire, ammazzassero prima lui, e vi fu chi avrebbe voluto farlo. Egli fu finalmente che disse bisognava rendersi, perché il castello non poteva piú reggere.

Dicesi che otto milioni. in valore effettivo siansi trovati in s. Elmo. Basterebbe a far aprire i Banchi, che si spera saranno aperti dopo le ferie prossime di agosto, e questa notizia ha fatto già che il cambio sia arrivato al 40 %, e si spera che piú sia per bassare. Per Napoli non si vende che sale a grana 4 e 3 il rotolo, e ciò con permesso di S. M., per cui è chiuso l'arrendamento, tal sale è stato portato dai legni Inglesi.

Dei sette ministri arrestati si parla con dispiacere da tutti, si tiene che non siano esiliati. Il loro reato è il giuramento prestato nell'atto del possesso. Essi per altro dicono che non fu altro se non di prestare obedienza ed attaccamento alla Republica e far eseguire le leggi.

Venerdí 19. Cinquemila uomini di truppa di linea son partiti da Napoli quest'oggi per l'attacco di Capua, composti di soldati Inglesi, Moscoviti, e nostri, ed han portato con loro una rispettabile artiglieria[*15] .

Per tre dei ministri arrestati, cioè Targiani, de Rosa, e Paternò, come il loro reato consiste nel solo giuramento, cosí verificandosi che non fu altro se non che osservanza delle leggi ed obbedienza alla Republica, si spera che la clemenza del Re voglia aggraziarli. Per Pirelli che fu rappresentante, Giannotti, Colace, e Dragonetti, che furono dell'alta Polizia, si crede che vi sarà giudizio nelle forme.

Questa mattina dovevano smontarsi tutte le deputazioni di Città, e crearsi le nuove da dieci incaricati della Regia deputazione succeduta all'abolita Città. Le Piazze son rimaste col fatto soppresse.

Non ancora siamo esenti dalle scorrerie dei ribelli per la città.

Vengo assicurato che ne siano molti rinchiusi nelle cave di monte che sono sotto S. M. Apparente, donde tutti la notte escono e si battono con la truppa dei Calabresi che sta là postata. La notte scorsa mi dicono averne presi sette, fra i quali due donne.

Dalla parte di s. Lucia del Monte ne calò uno ieri sera che disarmò una sentinella Calabrese, e tentò di far fuoco sopra le altre. Fu arrestato, fece strepito, e fu gravemente ferito.

Sabato 20. L arrivato un corriere a.S. M. che porta l'avviso di essere in marcia per Napoli, provenienti da Ancona, 12 m. Moscoviti, i quali in arrivando, se ve ne sarà bisogno, andranno a battere Capua che già sta battendosi, ed ove si crede che vi sia grande resistenza essendovi 2 m. Francesi e molto numero di patriotti.

La grossa artiglieria partita ieri non resta a Capua, ma si manda verso Roma, ove l'Imperatore l'ha richiesta per quetare quella città, e si crede che farà anche della resistenza, essendovi molti patriotti Romani.

Le notizie d'Italia sono che l'armata di Magdonald è stata disfatta; Rusca morto, e Magdonald ferito in testa. La flotta Russo‑Ottomana che viene a questa volta porta altri tremila uomini di sbarco. In Napoli continua l'allegria e la tranquillità.

Quest'oggi è stato afforcato Vitaliano, fratello a quell'orologiaio che fu afforcato cinque anni sono e ch'era tesoriere dei Giacobini. L'attuale è stato, credo, dei principali della rivoluzione, ed è stato afforcato con tutto l'uniforme di capitano di truppa civica che portava.

Targiani, Rosa, Paternò, sono stati abilitati a poter passeggiare pel Castello, si spera che siano per uscire al piú presto.

I corpi d'artiglieria e marina saranno soppressi, e cinque regi­menti, fra i quali quello di Piscicelli.

A spese della Nobiltà sarà innalzato un gruppo avanti il Real Palazzo, rappresentando S. M. il Re, la Regina, e il Principe ereditario, aventi sotto i piedi la Republica. Anco la statua equestre di Carlo III sarà rimessa all'atrio fuori il largo dello Spirito Santo. Invece delle Piazze, che si vuole siano abolite, la Nobiltà sarà scritta nel libro d'oro in Venezia[*16] .

Domenica 21. La Giunta di Stato formata dal Cardinal Buffo, e che componevasi da Bisogni, Navarro, Fiore, e La Fragola, è rimasta dismessa ieri, essendo eretta da S. M. la nuova composta dai tre ministri Siciliani, il Presidente della G. C. Giuseppe de' Guidobaldi, e il Presidente della Polizia d. Antonio La Rossa. Anco la nuova promozione dei ministri si dice fatta per la riordinazione dei Tribunali civili. Quest'oggi mi è, stata data la notizia della grazia da S. M. fatta ai tre mini­ stri Targiani, Rosa, Paternò, e spero che s'avveri.

Grande allegria per la città questa mattina, numerosa processione in onore di s. Antonio di Padova usciva dalla chiesa di s. Caterina di Chiaia e girava per la città; feste in onore di questo santo si vedono per ogni dove. Attorno alla fontana di Monteoliveto si è fatta poi sontuosa macchina per sollennizzare l'innalzamento della statua di Carlo II [*17] sulla fontana medesima. Non si è inteso durante la sera intera che sparo d'alleria, fuochi artifiziali, e voci di letizia per ogni dove.

La città si vede più popolata, e comincia di nuovo la frequenza delle carrozze.

Lunedí 22. Per le notizie venute il fortino fuori Capua è stato dai nostri occupato, per cui oggi si doveva cominciare a battere Capua.

In città continua la stessa allegria, e va tutto rientrando nel suo buon ordine; non cessano però gli arresti dei Giacobini, e qualche disordine anco è seguito per causa di quei che vogliono profittare colla occasione di cercare dei Giacobini. Se non finisce ad uscire la truppa in massa, o si ascriva come regolare, tali disordini difficilmente si eviteranno.

I Grandi feste in onore di s. Antonio continuano a prepararsi; ntanto son due giorni che ne gira la statua uscita dal Tesoro, e va raccogliendo le oblazioni dei fedeli che a larga mano gli presentano.

S. M. si trattiene tuttora a bordo, vanno giornalmente il card. Ruffo e i Segretaril a conferire. Per Segretarii intendo Simonetti che solo sostiene tutte le Segreterie, e d. Giuseppe Zurlo che fa da direttore interino di Finanze. Guidobaldi è stato destinato per Fiscale della Giunta di Stato nuovamente formata coi ministri Siciliani.

Martedí 23. Forte cannoneggiamento si è inteso quest'oggi, e comunemente si dice essere a Capua, contro cui è stretto l'attacco. Da circa 70 Giacobini si son veduti venire quest'oggi in mezzo la truppa, molti di essi con uniforme civico, e si e detto che si fossero presi a Pozzuoli entro quel luogo che dicesi Cento Camerelle.

Sono usciti dal castello questa mattina i tre ministri, Targiani, marchese di Villarosa e Paternò. Quest'oggi si son portati a chiedere d'essere ammessi a bordo del vascello per baciare la mano a S. M. Ma non sono stati ricevuti[*18] . Non si sa se la grazia sarà intera e ripiglieranno l'esercizio delle loro cariche.

Si è detto di sicuro essersi trovato un libro in cui stavano registrati tutti coloro che veramente erano del complotto dei Giacobini, ed il registro colla soscrizione di ciascuno; il libro era in una delle officine di Palazzo. Ciò salverebbe molti, perché arresti non ne mancano.

Mercordí 24. Questa mattina hanno preso possesso in S. C. due consiglieri Siciliani, uno, mi si dice, di cognome Sanduti, l'altro Speciale. Costoro vengono come consiglieri ordinarii, coll'incarico della Giunta di Stato. Sarebbe cosa rincrescevole pel foro Napoletano se i soggetti per covrire le cariche vacanti di consiglieri si facessero venire dalla Sicilia.

Si è ordinata la soppressione di più case religiose, fra le quali s. Martino, essendosi ordinato che i Padri si distribuiscano per gli altri monasteri dello stesso Ordine[*19] . Per s. Martino non essendoci in Napoli altro monastero, non si sa quali disposizioni si daranno. Questo è un altro passo di cui non so dire se corri­ sponda ai principii d'una sana politica. S. Martino faceva una infinità di limosine, e la panella giornaliera ai poveri, il pane e il vino a tante povere famiglie assegnato, è cosa che rincrescerà moltissimo alla popolazione il vedere che si perde. Niuno piú di me ha pel nostro Sovrano e rispetto e stima ed affezione, ma chiudo nel cuore il rammarico di credere che forse non è ben consigliato. Non era questo il tempo di novità. Per far dimenticare quello che dal Governo dei ribelli si faceva e voleva fare, tutto doveva rimettersi al piede antico, e all'opposto par che si esegua quello che dai medesimi erasi ideato. Coloro volevano la dismissione delle Piazze, l'avvilimento della Nobiltà, e questo ora si è eseguito. Coloro avevano formato un Tribunale in luogo della Città, e lo chiamavano Dicastero centrale, un simile si è fatto con la Deputazione annonaria formata. Coloro proposero l'abolizione, ossia soppressione di piú monasteri, fra i quali s. Martino, e questa si è eseguita, e cosí di molte altre operazioni potrebbe dirsi. lo avrei desiderato che per far perdere la memoria di quell'infame Governo, neanco se mai vi fosse stato qualche cosa di buono da quello fatta, neanco questa avrei voluto che si facesse. Quel Governo abolí la gabella della farina, l'avrei rimessa, ciò non si è fatto, anzi si è distrutto col fatto anco l'arrendamento del sale, perché tolto il dritto proibitivo, si vende a grana 2 1/2 il rotolo per le piazze. Queste mie memorie non saranno lette certamente ad alcuno, e perciò estrinseco questi miei sentimenti, fidandoli alla carta, che non sarà certamente publicata, altrimenti me ne asterrei, perché so che le mie vedute son molto corte, e quelle del Re estesissime, né ad un suddito spetta esaminarle. Dico solo a me stesso quello che ne penso e che credo assicurerebbe sempre più il cuore dei sudditi verso un Monarca da essi adorato.

Le feste che si fanno solenni per le chiese son tali e cosí sontuose che fanno stupore. Se ne prepara una alla Trinità maggiore a spese dei professori legali per la prossima domenica, la di cui musica sola costa D/. 300. Altra se ne prepara in Monte Santo, altra a s. Nicola alla Carità, ed una con triduo nella chiesa di s. Lorenzo maggiore. Anche un triduo a s. Gennaro e cominciato oggi.

Ieri sera la serenata portata a S. M. riuscì vaghissima. La cantata figurava l'ingresso della Regia armata e l'arrivo di S. M. espressa in dialogo drammatico da Partenope e Sebeto, poesia di Diodati, musica di Tritto. Alle voci del popolo circostante sulle gondole e barchette, che gridava « viva il Re >> S. M. faceva plauso. Fu avvertito che nel sentire gridare: muoiano L Giacobini, egli si voltò di schiena, mostrando che il suo Real cuore clemente e paterno, abborre ogni idea di carneficina.

Giovedí 25. Continua a sentirsi il cannone di Capua, donde ieri vennero alcuni Cisalpini prigionieri e disertori, e si disse che in Caserta ve ne fossero da circa 150.

Si dice che in Capua una caraffa d'acqua costi quattro grana, e vi sia penuria grande di viveri, per cui anche per questa ragione poco possa reggere. Questa mattina sono arrivati in rada due altri legni da guerra.

Si sente che forse sarà sospesa la soppressione dei monasteri già ordinata, si sta per altro eseguendo il sequestro dei beni.

Oltre i due consiglieri Sambuti e Speciale, prese possesso il terzo d. Angiolo de Fiore, quello stesso che venne per la Giunta di Stato. Il dispaccio dice, per esser poi destinato a quel carico che S. M. stimerà. Sentesi che S. M. sabato sia per far vela verso la Sicilia nuovamente. Deve ciò rincrescere perché in Napoli non si sta quieto ancora, e vi è del fermento. Iddio ci aiuti.

Resterà Vicario generale Ruffo, e si destineranno direttori per tutte le Segreterie.

Nei nostri Tribunali comincia a dirsi che vi sarà mutazione, forse saranno modellati nel piede di Sicilia. Novità anche intempestiva. Gli arresti continuano. Oggi fu arrestato d. Gennaro Presti, già uno del Dicastero centrale, e la sua casa fu saccheggiata. Altre persone si son vedute trasportare in mezzo alla truppa.

Non manca qualche ricatto che si va facendo per la città da soldati ed uffiziali della truppa a massa. Vi fu soggetto ieri un galantuomo, d. Vincenzo Pironti per nome. Essendosi introdotti tre uffiziali colle pistole alla mano, si presero il più prezioso; un cappello che lasciarono fu il segno a farli riconoscere ed arrestare, essendo il derubato ricorso al Cardinal Ruffo. La roba, mi si dice fu restituita, e coloro furono castigati con dieci legnate; a me par troppo leggermente. Alla moglie di d. Ilario Pirelli accadde lo stesso giorni sono.

I tre ministri liberati dal castello sono ancora fuori esercizio, e non si sa se lo ripiglieranno. S. M. è ancora irritato, a causa del giuramento che prestarono.

Venerdí 26. Il fuoco che si fa a Capua è grandissimo, e per la intera giornata di oggi si è inteso da Napoli un cannoneggiare continuo, che non è cessato se non a notte oscura. Per le notizie che di là si hanno, Capua può reggere; è tutta, rovinata nelle sue mura e fortificazioni, e la fame che vi regna è grande a segno che la guarnigione per alleggerire le bocche ha fatto uscire fuori quella popolazione; una caraffa d'acqua si paga quattro grana. Da Napoli è partita altra gente e artiglieria con due bombardiere delle grandissime.

S. M. ha fatta la grazia al monastero di s. Pietro Martire,

onde resta, e gli si è tolto il sequestro. Si crede che sia stato preso in iscambio di s. Pietro a Majella, almeno il publico la canta a questo da più giorni. Generalmente si dice che saranno richiamati i Gesuiti a premura della Corte di Moscovia, e non è improbabile.

Si sono destinati quattro Visitatori pel Regno, ciascuno per tre Provincie, e sono: il consigliere del Commercio d. Gaetano Ferrante, il marchese della Valva, che ha per assessore il giudice d. Crescenzo de Marco, col grado di consigliere, Mons. Ludovici vescovo di Policastro, e d. Vincenzo Marrano avvocato dei poveri di Casa Regale. Incarico essenziale di costoro sarà di purgare il Regno dai rei sospetti di Stato. Per la capitale poi, oltre il Tribunale di Polizia posto in piedi, saranno destinati degl'inquisitori per ogni quartiere, i quali prenderanno informo della condotta e sentimento di ognuno.

Oltre la Giunta suprema di Stato, sento ve ne sia altra d'inquisizione, ed una particolare pei meno rei, ossia per quelli che non entrano nella prima e seconda classificazione, la quale sento che sia di coloro che si trovano ascritti ai Glub pria della partenza di S. M., e di quei che vi si ascrissero dopo.

Si è trovato il registro originale dei Glubisti, e tutte le carte che erano nei diversi Burò dell'Interno, Polizia centrale, Esecutivo e Legislativo.

Quest'oggi si è dato un allarme nel circondario di s. Lucia del Monte, perché vi son comparsi dei ribelli; cosa che ha obligato a mettersi di nuovo i posti avanzati come vi erano prima di cadere s. Elmo.

Sabato 27. Questa mattina han preso possesso in S. C. il consigliere d. Angiolo de Fiore calabrese, il siciliano d. Vincenzo Speciale[*20] , e il napoletano d. Michele de Curtis, già governatore di Caserta. Nel dispaccio di Speciale si diceva creato consigliere, ma doversi unicamente occupare della Giunta di Stato, riser­bandosi S. M. destinarlo ad altri posti, cosí mi si dice ch'era il dispaccio di Fiore, e fu quello degli altri due Siciliani. Quello di de Curtis lo destina Commissario della campagna.

Si parla di un nuovo piano dei Tribunali, dell'abolizione della Camera Reale, e dei Tribunali inappellabili in Provincia, spero che siano voci, perché a me pare sempre mal fatto tutto quello che abbia analogia col sistema che si voleva mettere dai ribelli. Anco le cifre di F. C., ossia di Fedelissima Città, si son cangiate alle carrozze ch'erano di Città, essendovisi surrogate R. D., cioè Regia Deputazione.

Verso mezzogiorno si è intesa una salva generale fatta da tutta la squadra ch'è in rada; varie cose si ;ori dette, ma non è stato altro che la salva fatta in onore di s. Antonio, la di cui processione è arrivata al Molo, almeno questo si è detto.

In Ischia furono afforcati i generali civici, Agamennone Spanò, Schipani, e Pascale Battistessa. Quest'ultimo si dice che rinvenne in Chiesa, il carnefice volle scannarlo, e ne fu impedito, essendosi scritto alla Giunta per sapere che dovesse farsi.

S. M. v'è chi dice che non parta affatto, chi che parta e torni subito colla Real famiglia, chi che ciò non sia possibile, perché la Principessa ereditaria sia gravida di sette mesi, per cui se non si sgrava e passa il puerperio, non possa cimentarsi al mare. E chi finalmente, che non debba pensarsi a restituirsi in Napoli se prima interamente non sia purgata la città e il Regno dalla setta dei ribelli, e non sieno poste in piedi le truppe regolari.

Domenica 28. La festa fatta dal nostro ceto è riuscita magnifica questa mattina. Vi è intervenuto il Card. Vicario Ruffo, il maresciallo Micheroux, molti Cavalieri dell'Ordine di s. Gennaro, il marchese Simonetti colle Segreterie, e tutto il Corpo del Ministero, per lo quale vi è stato questo aneddoto. Essendosi dai deputati del ceto invitata la magistratura, i capi del Tribunale fecero il dubio di non poter intervenire senza il Real permesso. Si fece tal dubio a S. M. per mezzo del marchese Simonetti, S. M. rescrisse che con quanto piacere aveva intesa la festa che dal ceto degli ottimi avvocati si faceva, con altrettanto rincrescimento aveva intesa la inetta ed intempestiva domanda del Tribunale, il quale doveva sapere che tutti devono concorrere a rendere grazie all'Altissimo pel benefizio ricevuto, e che il Ministero fa un corpo solo col ceto degli avvocati. Voleva dunque che subito, subito, subito, si facesse sentire ai capi de I Tribunali che sua volontà era che intervenissero, e desiderava che tutti gli altri ordini prendessero esempio da quanto aveva fatto il ceto degli avvocati. Ciò ha importato che il concorso è stato numerosissimo, e che il Ministero abbia risoluto di fare un'altra festa a sue spese domenica ventura nella chiesa di s. Chiara. Domenica pure l'Ordine dei Cavalieri di Malta farà lo stesso a s. Nicola della Carità. Domani al giorno Paesiello, per sua particolare devozione, farà cantare un Te Deum nella chiesa di s. Lorenzo, ove si prepara solenne festa poi del popolo per giovedí. Per Napoli poi tutto è festa e musica e fuochi artificiali per le strade che fa piacere, che spero penetri anche il cuore di S. M. a favore di questa popolazione, che nel generale gli è fedelissima; e chi ha veduta la mestizia e tetraggine dei giorni e mesi passati e le paragona alla grande allegrezza di questi giorni, conosce quanto era inviso il Governo dei ribelli, quanto amato e desiderato quello del proprio Re.

Nel politico si ha notizia che siensi fatti i direttori per tutte le Reali Segreterie, e che mercordí S. M. parte per Sicilia. Nel militare corre voce che Capua sia resa colla capitolazione di s. Elmo, ma pria vi sia stato un massacro di Realisti fatto dai ribelli. Si dice arrivata a S. M. la lieta novella che l'armate, francese riunita da Magdonald sia stata interamente disfatta, con essere rimasti sul campo 15m. uomini e 10 m. prigionieri, per parte degli Austro‑Russi vi è stata la perdita di 6m. uomini.

La flotta Gallispana si vuole indubitatamente uscita da Tolone, per cui la divisione della squadra di Nelson siasi andata ad unire colla squadra Russo‑Ottomana per andarle incontro, mentre dall'opposta parte la stringerà la squadra numerosa comandata dall'altro ammiraglio per cosí chiuderla in mezzo. Forse quest' operazione obbliga S. M. a tornare in Sicilia per lasciare la squadra di Nelson in libertà di agire. Questa è cosa che ci tiene in agitazione, rincrescendoci che il Re si allontani.

Il marchese Vivenzio è stato anche per cadere a causa del discorso da lui stampato circa l'abolizione dei feudi, ma sento che siasi giustificato nell'animo del Re. Targiani sentesi che abbia perduta ogni speranza ad essere restituito in carica, ciò pei rapporti che aveva con molti dei ribelli che frequentavano la sua casa, come Scotti, Conforti, ed altri. Quanto si è detto della condanna dell'avvocato d. Angiolo Padovano, niente è stato vero, non è stato neanco costituito ancora.

Lunedí 29. Questa mattina si è publicata la capitolazione di Capua, presso a poco nei termini stessi di quella di s. Elmo. Sul mezzo giorno è passata per Toledo la guarnigione Francese di là uscita che veniva per imbarcarsi. E' impossibile descrivere l'allegria della popolazione di Napoli. Non ostante che gli uffiziali Inglesi e Portoghesi che scortavano la guarnigione avessero cercato impedirgli che dasse fuori grida di gioia, in essa ha potuto piú l'impeto ed il trasporto di quella che gli ordini degli uffiziali. Gli evviva il Re, gl'insulti ai Francesi rinfacciandogli la loro alterigia, le oppressioni, le estorsioni usate, sono stati incredibili. Correvano ad abbracciare i soldati Inglesi, gittavano i cappelli per aria, facevano sventolare fazzoletti e bandiere colle armi del Re; facevano insomma quanto mai la gioia puol suggerire in simili rincontri. La guarnigione già veniva disarmata e gli si vedeva dipinto in volto l'avvilimento, ed è certo che simile umiliazione non hanno essi sofferta in niun luogo d'Italia, o di Europa. lo sono stato testimonio oculare di tutto, ma non mi fido al vivo descrivere quello che ho veduto, né la tenera impressione che faceva nei cuori un simile trasporto. Avrei desiderato che un sí bello spettacolo fosse veduto da S. M[*21] .

Quest'oggi la detta guarnigione si è imbarcata. Quel  lo che ho notato era piú numerosa di quel che credevasi, essendo di presso a quattromila uomini. Sempre piú si vede la mano dell'Onnipotente La truppa francese ch'era rinchiusa in Capua e s. Elmo sarebbe stata sufficiente unita ai patriotti, a tirare se non altro piú a lungo la guerra e desolare Napoli.

Si è publicata la seguente promozione. Si è formata una nuova Giunta di Governo durante la nuova assenza di S. M. che torna in Sicilia, finché non possa restituirsi con la famiglia in Napoli. E’ composta da S. Eminenza Ruffo Luogotenente e Capitan generale, dal marchese Simonetti Consigliere di Stato, dai direttori delle Segreterie che appresso nominerò, da monsignor Gervasio Cappellano maggiore e monsignor Torrusio Vicario Apostolico, d. Domenico Martucci, già avvocato fiscale di Camera, n'è il segretario con voto, mi si dice. Direttori: Azienda, d. Giuseppe Zurlo. Guerra, Logerot, cav. d. Giambattista Colajanni, e colonnello Torrebruna. Grazia e Giustizia, Parisi, il Siciliano. Ecclesiastico, d. Francesco Migliorini che verrà da Sicilia, ov'è consultore, ed in di lui luogo è stato eletto il consigliere Troysi.

Questa mattina un ambasciadore del Re di Marrocco, si è portato ad offrire a Sua Maestà 12 m. uomini e tutto quel che potesse bisognare. S. M. lo ha ringraziato, ed ha promesso, occorrendo, di avvalersi delle esibizioni.

Si dicono conchiusi i matrimonii delle due nostre Principesse, una col figlio d'Inghilterra, l'altra di Moscovia.

Va stampata la presa di Livorno, come pure la richiesta della Corte di Moscovia per fare che la Religione Gesuitica torni nel nostro Regno.

Martedí 30. I ribelli ch'erano in Capua si son fatti entrare di notte per evitare gl'insulti del popolo, i quali con la guarnigione

Francese crebbero a segno ieri, che arrivarono ad insolenze e furti, per cui furono molti arrestati, ed al Re dispiacque moltissimo questa scostumatezza della plebe; questo importa dargli soverchia ansia. La detta guarnigione si è saputo essere da presso a 4 m. uomini.

S. M. parte subito e con lui il nuovo consultore Troysi. Nel dispaccio della formazione della Giunta di Governo, si dice, per la breve assenza del Re[*22] , ma vi è chi crede che non possa essere molto breve, è desiderabile che torni subito. Si dice che S. M. la Regina desideri al piú presto vedersi in Napoli.

Si sono incaricati tre vescovi per gli affari ecclesiastici e del Tribunale misto, e sono Mons. Gervasio Cappellano maggiore, Mons. Torrusio, vescovo di Capaccio, e Mons. Iorio.

Mercordí 31. Gaeta si è anco resa e con minore resistenza, per cui la guarnigione è uscita con gli onori militari. Di Capua ecco qualche cosa di preciso.

Le truppe Inglesi e Portoghesi in arrivando intimarono la resa, mandandogli una copia della capitolazione di s. Elmo. I Francesi risposero che quella capitolazione non era da credersi, e che pronti erano a battersi. Le truppe alleate gli mandarono a dire in replica che il giorno seguente alle quattro li avrebbero attaccati, i Francesi gli ringraziarono dell'avviso[*23] . Alle quattro puntualmente fu cominciato l'attacco con un tiro di cannone, che fu di segno a tutti i fortini ch'erano piantati intorno Capua, perché tutti contemporaneamente facessero fuoco, come seguì. Sei giorni di fuoco vivo sgomentò la guarnigione che fu obligata a rendersi colla stessa capitolazione di s. Elmo.

Questa mattina si son veduti portare molti ribelli, fra i quali alcuni monaci e due vescovi.

Ieri sera cominciò un triduo di lumi a s. Antonio con anfiteatro fatto nel largo di s. Lorenzo, e che tira fino ai Gerolomini da un lato, e fino al sedile Montagna dall'altro. E accompagnata quella illuminazione dai lumi ai balconi e finestre di tutta la strada.

Banda di musica in mezzo al largo. Quest'oggi è cominciato il Vespro, e questa mattina si è fatta girare la statua del Santo, scortata dalla guarnigione di Realisti, i quali hanno preso il pennacchio verde e bianco. Fra essi si contavano otto monaci che procedevano armati di sciabla, uno coll'abito della loro, Religione, seguiva la banda, con una pattuglia dello stesso corpo. La sera girano queste pattuglie militari.

Si è appuntata pel giorno 13, nascita di S. M. la Regina, la festa che si fa dal Ministero, e si è proposto di fare quattro orchestre per duplicare la spesa fatta dal ceto degli avvocati. Vi era stato tra i ministri chi aveva proposto di assistere alla messa cantata dai PP. dell'Oratorio, colla chiesa abbondantemente illuminata, cantare il Te Deum coi PP. medesimi, e distribuire poi tanti maritaggi invece della spesa della musica. Il S. C. lo trovò plausibile, ma il marchese Porcinari luogotenente di Camera, portato pel chiasso, ha sostenuto il contrario.

S. M. partirà sabato, si aspettano prima le provisioni pel Tribunale: a s. Eminenza Zurlo, si dice fatta insinuazione di allontanarsi per 40 miglia.

Dei ribelli ch'erano in Capua molti sono fuggiti e sono dispersi per quelle campagne[*24] . Avvertirò a questo luogo che quei di castel Nuovo e dell'Ovo, stanno ancora imbarcati sulle polacche e vascelli, giacché per essi non fu ammessa da S. M. né dagl'Inglesi la capitolazione che fu fatta da Ruffo.

 

 

 

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 [*1]  In marg. Ieri sera vi furono i sei soliti tiri di cannone alla stess'ora delle sere precedenti.

 

 [*2]  In marg. Ho io inteso gridarli « viva la libertà » ed aggiungere quantità di parole improprie contro i Sovrani e contro il popolo. Una voce poi tra i nostri si è intesa che gridava « quest'era l'uguaglianza, traditori de lo prossimo nuosto » e simili. L passata una pattuglia ed ha sgridato a coloro che li rispondevano.

 

 [*3]  In marg. Verso le ore 13 n'è passata una molto pulita.

 [*4]  In marg. Non so se ho notato che colle truppe regnicole levate in massa son venuti molti preti e prelati che io ho veduti alla testa di pattuglie per la città, anche un monaco francescano fu veduto a cavallo colla croce in petto e lo schioppo sull'arcione alla testa di una partita di truppe.

 

 [*5]  In marg. Lettera di S. M. il Re nostro Signore ai suoi fedeli amati e cari popoli della capitale e Regno di Napoli. La divina Previdenza ha coronati i miei sforzi e quelli dei miei fedeli e grandi alleati, e delle valorose e fedeli mie popolazioni, mercè l'indefessa cura del mio fedele e degno Vicario generale Cardinale Ruffo e dei bravi ed attaccati loro capi. lo son venuto miei cari sudditi, ch'amo colla piú viva paterna tenerezza, per far cessare l'anarchia, proteggere i buoni, ed assicurargli dagli insulti e dalle insidie dei malvagi ribelli, coi quali non ho voluto che si capitolasse, sempre avendo prescritto che ad essi altro rifugio non rimanesse, se non quello della mia clemenza, che soltanto dovevano e potevano implorare.

V'indirizzo ora miei cari e fedeli sudditi questa mia lettera per testimoniare al bravo e leale popolo della capitale e del Regno di Napoli, che ha preso le armi ed ha combattuto in sostegno della nostra sacrosanta Religione e della mia Corona, tutta la riconoscenza che provo e conserverò sempre per gli sforzi coraggiosi che ha fatti. Il vostro esempio rimarrà nella memoria degli uomini infinché la virtú e la fedeltà al proprio Principe saranno in venerazione.

Colla piú indefessa instancabile cura mi applicherò, come sempre ho fatto, al vostro bene, sollievo e sicurezza futura. Iddio vi ricolmi delle sue celestiali benedizioni a secondo dei voti del vostro amorosissimo Padre e Re Ferdinando.

Dalla Regale squadra 8 luglio 1799.

 

 [*6]  In marg. Vedi sul principio le presenti memorie.

 

 [*7]  In marg. (d'altro carattere) Francescano di cognome Belloni forestiere

 

 [*8]  In marg. La salva si è fatta dai vascelli e dai castelli, e sulle alture le scariche delle fucilate accompagnavano, anzi come tiravano a palla fischiavano sui lastrici.

 

 

 [*9]  In marg. Vi è un art. col quale S. M. volendo provvedere alla sicurezza dei suoi sudditi richiama in vigore le leggi contro i calunniatori, ed ordina che gli avvocati del fisco debbano ex officio procedere contro di loro senza querela delle parti, quando si trovi che abbiano denunziato degli innocenti e buoni sudditi di S. M.

 

 [*10] In marg. P, stato salutato con un tiro di cannone il cui fragore ha rotti i vetri tutti dei palazzi circostanti.

 

 [*11] In marg. Niente di ciò fu vero.

 

 [*12] In marg. 1 tre legali sento che sieno, il consigliere d. Giambattista Vecchioni. d. Gaetano Arago, e d. Pasquale Martincz, ai quali si è dato grado di Consiglieri.

 

 [*13] In marg. Vi è pure, il duca della Celenza, il principe di Fondi, e il commendatore Spinelli di Cariati, che morì in una spedizione che si fece dai patriotti verso Avellino, e propriamente a Monteforte.

 

 [*14] In marg. Replicano cambiando il genere della roba:

Tu t'hai fatt'a bottonera

E io chesso nno sapeva

Chessa è robba e s. Fede

E ba là

Torna a robba a la Majestà.

 [*15] In marg. E' giunta notizia che sia cominciata in Capua la dissenzione tra i Francesi e i patriotti, anzi si vuole che si sieno tra essi battuti per la solita causa, che i Francesi vogliono capitolare ed essi ricusano.

 [*16] In marg. L'abolizione delle Piazze è seguita col fatto, perché quando non eligano esse gli Eletti di Città, deputati della medesima, ma tutto si fa dalla deputazione Regia, restano esse inutili.

 [*17] In marg. Per errore dissi in altro luogo Filippo quinto.

 

 [*18] In marg. Il Re scrivendo al marchese Simonetti gli disse: « Niente mi dice dei ministri che non devono star carcerati? >> Il Simonetti, il quale è stato da principio di contrario sentimento a tale arresto, rispose, che niente poteva dirgli, perché non aveva carte, ma per quanto ad essi s'imputava, cioè di aver prestato giuramento a favore della Republica, questo altro non era stato che il solito giuramento, che prestar devono tutti coloro che amministrano giustizia; cioè di bene e fedelmente esercitare. Per cui era stato egli sempre di sentimento contrario all'arresto di quelli. S. M. pieno di clemenza gli replicò un altro biglietto, con cui gli disse, aver dato l'ordine al Cardinal Ruffo di abilitarli. Ruffo non bene comprese l'espressione di abilitare, e volle chiederne al giorno a voce al Re la spiega, ed ieri sera poi cacciò il dispaccio, dicendo ai parenti dei detenuti, ch'egli s'incolpava di averli fatti stare in castello due giorni dippiú.

 

 [*19] In marg. Ecco le parole del dispaccio, dato dalla rada di Napoli il di 20 luglio firmato dal generale Acton e diretto al card. Ruffo: « Ha comandato il Re che immediatamente siano soppressi i monasteri di Napoli detti di s. Severino, s. Giovanni a Carbonara, s. Pietro Martire, s. Pietro ad Aram, s. Gaudioso delle Monache, e s. Martino. Ed in conseguenza vuole S. M. che V. Eminenza dia subito tutte le providenze che convengono, così per situare e far mantenere in altri monasteri dei rispettivi loro Ordini i religiosi e religiose che tuttavia rimangono nei suddetti monasteri soppressi, come per prendere esatto inventario dei beni dei monasteri medesimi, e sequestrarne le rendite, onde invertirle a solle vare i popoli dai danni sofferti, ed in altri usi publici, secondochè richiede il Real servizio della Corona e dello Stato ».

 

 [*20] In marg. Per errore dissi aver preso possesso giorni sono. Allora fu Damiani e Sambuti. Speciale si è veduto coi capelli proprj pettinati come parrucca, e così Sambuti pure.

 

 [*21] In marg. Accresceva l'allegria la salva generale che contemporaneamente facevano i castelli e la squadra per la presa di Capua. Fatto però è stato che il trasporto del popolo è diventato insolenza, fino a mettere le mani addosso ai Francesi ed a levargli le mucciglie, e gli orologi di fianco. La plebe non ha mai moderazione, soprattutto quando si vede un poco abbandonata la briglia. Si è riflettuto che nel Calendario, ossia Decadario francese, quest'oggi ricorreva la decade delle disgrazie, e pare che questo accidente l'abbia confermata.

 

 [*22] In marg. Eccone la copia, che posteriormente mi è pervenuta. <<Avendo determinato il re di restituirsi nella sua residenza in Palermo dove lo richiamano per qualche tempo gli affari di quel suo Regno, l'amore e la fedeltà dei Siciliani, le convenienze della Sovranità, e quel vivo desiderio che S. M. ha di rendere felici i popoli suoi alternativamente per quanto possa con la sua Real presenza, ha dovuto pertanto la M. S. stabilire un Governo al Regno di Napoli che possa corrispondere energicamente, e con quella fermezza che si conviene alle attuali circostanze, per quel solo breve tempo che S. M. giudicherà assentarsi dal Regno di Napoli. La vicinanza somma dei due Regni e le comunicazioni essendo aperte e libere del tutto tanto per mare quanto per terra assicurano ai fedeli del Regno di Napoli nelle presenti emergenze tutti i vantaggi degl'immediati, diretti, e prontissimi ordini di S. M. Ma affinché tutto camini regolarmente, e seguendo l'esempio del suo augustissimo Genitore, allorquando si portò alla guerra di Velletri Del 1744, ha voluto la M, S. stabilire per la direzione degli affari quello stesso sistema che venne adottato, e che con vero utile del Regale e publico servizio fu eseguito in quella grave ed importante occasione. A similitudine dunque di quel metodo e prendendo in considerazione gli ottimi, distinti, e segnalati servizii, che con tanto successo il Cardinale Rullo ha renduti alla sua R. Corona, è venuta la M. S. a destinare per suo luogotenente e Capitano generale di questo Regno della Sicilia citeriore esso Cardinal Ruffo, perché durante la breve assenza del Re, lo governi col concorso composto degl'infrascritti, probi. distinti, e qualificati Individui, eseguendo le istruzioni loro comunicate, che la M. S. ha stimato convenienti al tempo presente. La nominata Giunta di Governo vuole S. M. che sia composta come segue: I. Di un consigliere di Stato, che sarà il marchese d. Saverio Simonetti. 2. Di due Tenenti generali, d. Filippo Spinelli e d. Daniele de Gambs, uno dei quali interverrà costantemente alla Giunta. 3. Del direttore di Finanze d. Giuseppe Zurlo. 4, Del direttore di Giustizia d. Emmanuele Parisi. S. Del direttore dell'Ecclesiastico d. Francesco Migliorini. 6. Di uno dei tre direttori della Guerra maresciallo d. Francesco Logerot, d. Gio. Battista Colaianni, e d. Gio. Antonio Torrebruna, uno dei quali interverrà costantemente nella Giunta. 7. Di un vescovo con i due destinati, Mons. Cappellano Maggiore, e mons. Torrusio. Finalmente vuole S. M. che della Giunta sud. di Governo ne sia Segretario con voto l'avvocato fiscale d. Domenico Martucci. Di sovrano comando la R. Segret. di Stato di Giustizia e Grazie lo partecipa a cotesta R. Camera per sua intelligenza. Napoli 28 luglio 1799. Emman. Parisi ‑ Alla R. Camera di s. Chiara».

 

 [*23] In marg. Tutto questo lo so da un uffiziale Portoghese.

 

 [*24] In marg. Sono stati arrestati coll'uniforme francese addosso molti ribelli chiusi in Capua che speravano così salvarsi. Fra questi si conta il sacerdote d. Ignazio Falconieri, capitano della truppa civica, e ministro organizzatore. Sono stati arrestati pure Monsignor Natale, Vescovo di Vico, Monsignor Gamboni, vescovo di Capri ed altri. Questi erano i due Vescovi veduti portare questa mattina insieme agli altri presi.