include "C:\Rn\php\meta.inc";
?>
libertA' |
eguaglianza |
MONITORE NAPOLITANO |
|
|
|
DECADI' 10. GEMILE ANNO VII DELLA LIBERTA'; I. DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA UNA, ED INDIVISIBILE (SABATO 30. MARZO 1799) Num. 15 |
Presentò la giornata di
Lunedì il più vago spettacolo all'occhio, il più dolce al cuore del vero
Cittadino. Il Gen. in Capo nel passar rivista alla truppa Francese, e
Cisalpina, la passò ancora alla nostra truppa Nazionale. Le tre legioni già
formate di questa, dopo esser passate in marcia per molti quartieri, si
schierarono tutte a doppia riga di fronte dal largo di S. Nicola alla Carità
fino a quello delle Pigne, e componevano tutt'insieme il colpo d'occhio più
sorprendente, più piacevole, e più maestoso. L'aria marzial e vivace, che stava
ne' loro volti, la stessa varietà dell'abito, che non ancora tutto in uniforme
militare, additava appunto una truppa civica, e dove ciascuno è sull'armi, non
perché soldato, ma perché cittadino; L'ondeggiare de' pennacchj, il concorso
degli spettatori ne' balconi e su le strade; la giornata coverta e non
molestata né da sole, né da vento o acqua, tutto concorreva ad accrescerne la
gioja. Il vario suono delle belliche marce, il veder questa truppa creata ad un
tratto quasi un miracolo della libertà, faceva insieme tenerezza e meraviglia.
Qual madre non si sentì allora capace di dire come le Spartane quando a' figli
presentavan lo scudo, «torna o con
questo, o su questo»; Qual donzella non desiderò, come le Sannitiche di esser per mano della patria data in premio
al più forte? Nuove arie, nuove fisonomie, nuovi volti: cominciamo alfin poi a
comprendere con immagini sensibili le descrizioni, che gli antichi Greci ne
lasciarono dell'aspetto, e del contegno de' loro eroi; quegli eroi, e chi li
descrisse eran uomini liberi.
Dopo le due sessioni
pubbliche tenute dal nostro Governo per l'abolizione de' dritti feudali fu in
molte altre private discussioni finalmente conchiusa la legge, e mandata alla
ratifica del General in Capo. Questi ne ha ricercato varj rischiaramenti al
Governo, il quale glieli ha di già comunicati.
Noi daremo nel seguente
foglio le basi su cui si sa essersi stabilita la nuova legge e la discussione,
che l'ha preceduta.
S'è vero, siccome si dice,
che gli ex‑Baroni si adoperino perché tal sanzione non si apponga, direi,
che intendono male i loro interessi.
I primi decreti di ogni Governo nuovo son sempre i più
miti, e i più dolci, perché ogni governo nasce desideroso di
concordia, di pace, e di conciliar fra loro gli animi de' Cittadini, e quindi
sacrifica il meno possibile gl'interessi de' particolari alla Generalità; ma se
per risentimento di alcuni di questi sacrificj, un Ordine, un Partito oppone un
maneggio, o mezzo qualunque, onde impedire que' decreti, la Generalità se ne
sdegna, perché crede di essere stata invano generosa, lo sdegno cresce pel
dispetto di sentirsi vinta, il decorso del tempo innasprisce coteste passioni,
e nel primo momento favorevole (in una rivoluzione e trattandosi d'interesse popolare
questo momento non è tardi a giungere) la Generalità si vendica sul partito,
che ha preteso esser a lei superiore, ed il decreto, che fu prima figlio
dell'equità, nasce poi figlio di quel sommo diritto, ch'è somma ingiuria; e
quel partito perde i vantaggi, che avrebbe conseguito prima, e soffre di più
gli effetti dell'animosità nazionale.
Copiose sono state
l'elemosine dispensate dalla Repubblica nella scorsa settimana santa. Si è
aggiornata la legge sulla nuova formazione de' tribunali.
Fra i vari progetti
presentati al Governo per l'estinzione delle carte di banco, si son distinti
quello di una tontina, e quello di un
imprestito forzoso progettato dal Cittadino Luigi Targioni, fino alla somma di
10 milioni, in altretante polizze di banco, che dovrebbero subito essere spente
e brugiate. Questo imprestito frutterebbe ai contribuenti il 5 per 100.
verrebbe cautelato sulla intera massa de' beni nazionali; ogni contribuente
avrebbe in cambio delle polizze, che somministrasse, una scrittura, che lo
assicurasse della sua annualità; la decima sarebbe destinata al pagamento de'
frutti; il prodotto della vendita de' beni nazionali, all'estinzione del
capitale. Con questo mezzo verrebbero tosto a torsi dalla circolazione 10
milioni di carte; quindi a diminuirsi l'agio, accrescersi la circolazione del
contante, e crescer il valore degli stessi beni nazionali. Il Governo aborrendo
tutto ciò, che può sentir di violenza, ha adottata la prima idea di una
tontina; fra poco assegnerà ai Banchi i fondi corrispondenti al loro debito,
che non si vuol maggiore di 13. milioni, e farà aprirne subito la vendita.
Ricordiamo però, che nella vendita di tali beni, meno si dee aver conto del
disagio delle circostanze presenti, che della mira politica di assicurare la pianta
democratica della Repubblica ne' tempi futuri.
Si è presentata al Governo
una deputazione, ed a nome de' patrioti si è lagnata; di lentezza nelle
operazioni; di mancanza di vigore e provvidenza alle tante insorgenze, che
affliggono la Repubblica; di poca depurazione nella scelta degl'impiegati; di
propensione aristocratica; e finalmente di debolezza nel sostenere gl'
interessi della Nazione in faccia alla Commession civile Francese. (Cittadini,
se volete forte il Governo, non l'indebolite voi stessi, comunicategli i vostri
lumi, i vostri desiderj; ma circondatelo della vostra fiducia).
Il Govemo nulla ha ceduto alla commession civile, e si ha quasi per certo che
spedirà una missione a Parigi per trattar colà direttamente sulle pretensioni
della commissione. Si dice che altra simil missione siasi mandata al Generale
Macdonald per una voce sparsa non si sa come, ne da chi, che al futuro
direttorio dovessero esser nominati Imperiali ex‑ Principe di S, Angelo,
l'ex‑Principe di Columbrano, Luigi Medici, ed i due Rappresentanti
Rotondo e Laubert. Cotesta voce ha posto in convulsione il paese.
Per un invito del Generale
in Capo, una deputazione di tre Rappresentanti percorrerà i dipartimenti per
pacificarli; acciò non resti diminuita la Rappresentanza il Governo pensa di
surrogar prima altri tre.
E' dato già l'ordine che si
dia alle stampe il progetto della Costituzione per dispensarne una copia a ciascuno de' membri del Governo
Provvisorio, e subito intavolarne la discussione.
E' giunto jer l'altro da
Parigi il Cittadino Abrial colla qualità di Commessario organizzatore.
Accompagna il Generale
Duhesme nella sua spedizione nella Puglia un Comitato formato da' nostri
concittadini col titolo di comitato rivoluzionario. Ha questo Comitato
meritata la lode e la gratitudine del Governo per le sue operazioni. Da sue
lettere officiali si rileva, che in Barletta si era già formata una guardia
nazionale di 1000. uomini divisi in due Battaglioni con un Comandante, un
Ispettore due Capi Battaglioni, e tre Ajutanti maggiori. Che i Tranesi uniti a
quei di Andria avevano assalita la popolazione di Minervino, la quale essendo
stata difesa da taluni bravi patrioti avevan questi impedita l'entrata nella
Città agli aggressori, ma buona parte del borgo era rimasta saccheggiata, e quelle
popolazioni, e quei particolari, che hanno sofferto chiedono l'indennizazione
de' danni sopra i beni degli assassini di Trani, di Andria, e di quelli
naturali di Minervino, che gli avevano ajutati.
Giova ricordare, che allor quando si aspettava qui il
cittadino Garat ambasciador francese a Ferdinando, per richiesta della Francia
furono eliminati da questi stati alcuni Corsi emigrati, ed a taluni altri fu
permesso ritirarsi nelle Città marittime della Puglia, sotto pretesto, che di
là meglio potessero trovar imbarco: erano tal Corsi pensionati
dall'Inghilterra; ed ora da essi forse deve ripetersi gran parte dei mali di
quei Dipartimenti. Giusta l'istessa lettera del Comitato rivoluzionario,
essendosi aristocratizzati molti Comuni per l'influenza di sette Corsi
pensionati dal Governo, si unirono mille insurgenti da Taranto, Massafra,
Francavilla, Ostuni, Gioja, Castellana, Mottola, le Grottaglie, Ceglie, Fasano
ed altri luoghi, e nel giorno 15. Marzo andarono a devastare le campagne di
Martina, Comunità rispettabile dell'ex‑provincia di Lecce, che di comune
volontà, e gioia da' suoi concittadini si era democratizzata fin dagli 8.
Febrajo; indi tornarono nel dì seguente, presentandosi con 8. pezzi di
artiglieria; bravamente si difendevano quei patrioti, ma per tradimento,
secondo porta la lettera, di Michele Gorza agente dell'ex‑duca, il quale
negò di lasciar porre un cannone sul tetto della sua casa, ed aprì poi la casa
agl'insurgenti, fu quella Comune da essi presa saccheggiata, e commessavi ogni
sorta di scelleratezza.
Con lettera dà ragguaglio dell'avvenuto in Andria.
Barletta li 3
Germile an. 7. della Libertà.
IL COMITATO PATRIOTIOCO‑RIVOLUZI0NARIO
presso l'Ala sinistra dell'Armata di Napoli.
Al Governo
Provvisorio della Repubblica Napoletana
Cittadini Rappresentanti
Col più gran piacere, o
Cittadini Rappresentanti, il Comitato vi annunzia la totale disfatta de'
Ribelli di Andria, e suoi contorni; questi scellerati erano nel numero di
undicimila, aveano due pezzi di cannoni, e per allumare maggiormente il fuoco
del fanatismo, avevano posto nella Città ad ogni strada un grande altare con un
grosso Crocifisso, e l' imagine del perfido Tiranno. I Repubblicani si avanzano
nella notte; i ribelli si scoprono, e con quel coraggio, che Figlio del Fanatismo,
non è mai vero valore, vengono ad attaccargli. Allo spuntar del giorno la
battaglia comincia; il bravo Generale Broussier si mette alla testa della sua
Truppa: ella si avanza sotto una grandine di palle, e di metraglia; ed ogni
passo viene marcato da un atto di Eroismo. Ben presto i due cannoni, bandiere,
e tutto ciò che i Ribelli aveano cade in potere de' Francesi, diecimila
rimangono vittima de' loro delitti, ed Andria dopo essere stata saccheggiata, brucia al
presente.
La prima cura de' Francesi è stata quella di salvar la
vita, e le sostanze de' Patriotti; si sono portati alle Carceri, dove erano da
lungo tempo barbaramente detenuti, gli hanno spriggionati, e ciascun soldato
prendendone uno sotto la sua protezione, l'ha ricondotto alla propria abitazione,
restandovi di sentinella per garantirlo dal saccheggio. Appunto in questa
mattina, i Ribelli aveano destinati di fargli morire.
Cittadini Rappresentanti! Voi lo vedete: i Francesi non
mentiscono giammai il loro carattere. Gli Andresani han voluto esser sordi ai
consigli; che la generosità del Generale Broussier veniva ad offrirgli: non
hanno voluto deporre le armi; e tutti gli orrori della guerra sono caduti sopra
il loro Paese per dare all'intrico Inglese il barbaro piacere di veder
devastate queste belle contrade, che la Natura, e Iddio aveano destinate ad
esser felici, ed ai Francesi il dispiacere di battere de' Popoli, che il loro
fine è di render felici.
Vi spedisco questa
Relazione pel Cittadino Salerno, Capitano degli Ussari volontarj della Guardia
Nazionale di Foggia. Questa compagnia ha dimandato tutta intiera di seguire il
Quartier Generale di Broussier per essere a parte de' disagi, che i Francesi
provano per render tranquilli questi Paesi. Non vi può il Comitato abbastanza
lodare, o Cittadini Rappresentanti, lo zelo attività, e coraggio, e
patriottismo, col quale servono la loro Patria questi Cittadini; io vi domando
per questo bravo Capitano il grado di Generale di Brigata della Guardia
Nazionale del Dipartimento dell'Ofanto, sicuro, che continuerà a rendersi
maggiormente utile alla sua Patria. Salute, e Fratellanza.
Novelli Presidente ‑ Maggi
Segr.
Fa però dispiacer a' buoni
patrioti la disparità di pareri, e di azioni che regna fral suddetto Comitato
rivoluzionario, ed il Cittadino Mastrangiolo, il quale si sa che opera con
facoltà del Governo, e ne gode la fiducia; e molto più la disparità col famoso
zelante patriota Nicola Palomba Commissario nel dipartimento del Bradano. Questi una co' patrioti di Cerignola
avev' arrestato colà Carlo Mari ex‑Principe d'Acquaviva, aristocrate in
pessimo concetto a tutti gli amatori della Patria, il Comitato rivoluzionario
con gran dispiacere di questi lo ha posto in libertà.
Articoli comunicati.
La Provincia di Montefusco, oggi incorporata nel Dipartimento
del Volturno gode de' felici effetti della revoluzione. Ciascuna Comune si
mantiene sodamente nella sua democratizazione, ed allontanata così ogni
tempesta, l'Albore della Libertà vegeta meravigliosamente. In Ariano
specialmente trionfa la Libertà, alla cui proclamazione e conservazione ha
contribuito ciascun Cittadino da per se, ma con precisione il Cittadino
Pietropaolo Goduti, Canonico di quella Chiesa Cattedrale, uomo di conosciuta
dottrina e di straordinaria eloquenza il quale coll'assidua Predicazione, e
coll'energia delli suoi argomenti tiene la popolazione investita di un
edificante patriotismo. Varj Uffiziali Francesi passati di la anno detto
francamente, che se la Repubblica Napoletana avesse di consimili soggetti negli
altri suoi ripartimenti, ella sarebbe compiutamente felice.
Caltagirone ch'è paese
fabricato dagli Arabi nel centro della Sicilia ha piantato l'albero della
Libertà ‑ A Girgenti è stato pubblicamente bruciato il ritratto del re, e
della regina ‑ A Terranova si è trucidato il Governatore del barone. ‑ Per un rapporto
venuto legalmente la Calabria ultra è del suo fermento.
Si è inoltre sparsa la
voce, che avendo il despota congedate le truppe napoletane, ch'erano presso di
lui, queste sieno sbarcate in Calabria, ed abbiano pugnato per la causa della
Libertà, ed il Citt. Muscettola già principe Luparano alla testa della sua
Cavalleria abbia pienamente disfatti i pochi briganti assoldati dal Card.
Mostro, vale a dire il Card. Ruffo.
Abbiam da Genova che alcuni
bastimenti giunti da Palermo in quel porto asserirono altresì che in
Caltagirone fosse già scoppiata la rivoluzione, che in Sciacca, Catania, e
Trapani erasi pure manifestato del tumulto, e che la famiglia reale di notte
tempo andava imbarcando gli effetti preziosi, e che il re avea già licenziata
tutta la truppa napoletana.
Roma 29 ventoso. L'Abruzzo dalla
nostra parte è sempre insurgenza. Ora però son battuti i sollevati ad Arsoli, e
Subjaco, a Civitaducale, e a Santa Ruffina, che sono state prese e bruciate:
Quì è stato fatto Bernard Segretario
del Consolato.
Son venuti quì due Deputati
Romani a dimandare vettovaglie. Uno de' Tribuni di quella Repubblica ne ha
scritto anche al nostro Rappresentante Pagano; il nostro Governo pieno di
quella umanità, con cui tutti i popoli, molto più, se liberi si devono
soccorrere a vicenda, e di premuroso zelo per una Repubblica nostra finitima, e
perciò anche più strettamente nostra sorella, ha subito conceduto la libera
estrazione da tutte le parti della nostra Repubblica salvo che da questa
Centrale, perché anche quì non se ne abbonda.
La Colonna Francese venuta
quì dall'abruzzo ha nel passare bruciato Pentima,
e dicesi anche Rocca Casale. La
truppa di Proni si sbandò, ma esso ebbe campo di nascondersi in una Vigna ed
ora si sente, che abbia di nuovo radunata la sua gente, e sia risorto più
feroce in campagna.
Sono state dalla parte del
Garigliano brugiate, Castel Forte, Itri, e Trajetta.
Non essendovi veruna legge,
che ordini il sequestro de' beni Napoletani assenti, il Commissario civile
presso l'armata francese in Napoli, ha ordinato che gli Agenti, debitori, ed
affittatori de' beni dell'ex-Marchese del Vasto debbano continuare i loro
pagamenti alla di lui nuora, Eleonora Doria Davalos, come madre, e tutrice de'
suoi figli.
Il Generale Championet è
stato arrestato in Torino per esser tradotto innanzi una corte militare, come
accusato di dilapidazione; egli ha quì scritto per documenti giustificativi di
sua condotta.
E giunto in Milano il
Generale Scherer, Comandante le armate d'Italia; egli ha mandato all'armata di
Napoli il dono, che il direttorio le ha fatto di una nuova bandiera. Ecco la
sua lettera al General Macdonald, ed il suo proclama alle armate.
Lettera del Gen. in Capo Scherer, spedita da Milano
a'24. di Ventoso al Gen. in Capo Macdonald.
Io ho tutta la
soddisfazione, Cittadino Generale, d'esser presso la valorosa armata, che voi
comandate, l'interprete de' sentimenti del Direttorio esecutivo della
Repubblica Francese, e mi compiaccio di doverle offerire in suo nome la
bandiera che ho l'incarico di rimetterle.
Questa ricompensa che
l'armata di Napoli riceve per le sue gloriose azioni l'obbliga a nuove imprese,
ed ella ne soddisfarà le speranze. Il Governo non avrà invano contato sopra di
lei. Soscritto SCHERER.
Proclama del Gen. in Capo Scherer Comandante delle Armate
d'Italia, e di Napoli.
Il direttorio esecutivo mi
spedisce al comando de' valorosi soldati, che compongono queste armate. Godo estremamente
di trovarmi tra quei Compagni, che tante volte mi sono stati d'aiuto in far
trionfare la causa della libertà.
I Generali, che m'han
preceduto, han meritata la vostra confidenza, e 'l vostro attaccamento; io
spero di avere all'una, ed all'altro gli stessi diritti.
Compagni, Voi avete fatto
stupir il mondo colle vostre vittorie; la vostra obbedienza alle leggi gli
proverà che, se siete le più valorose truppe d'Europa, ne siete pure le più
disciplinate.
Io vi arreco per parte del
Direttorio la bandiera dell'armata, bandiera ch'egli affida al vostro valore.
Le vostre vittorie han coperto l'antica de' segni onorevoli de' vostri trionfi.
Se i nemici della nostra libertà vi costringono prender di nuovo le armi, noi
marceremo insieme ne' campi d'onore; e cuoprirete questo nuovo stendardo, che
ricevete, di nuove iscrizioni, le quali attesteranno alla patria la vostra
gloria, e l'amor vostro per la libertà.
NOTIZIE ESTERE.
Manheim 2. Marzo. In seguito d'un
Proclama del Direttorio Esecutivo, in cui si riconviene la corte imperiale: di aver fatto avanzare le sue truppe oltre
il fiume Inn in dispregio d'un articolo concordato a Rastadt il 11. Brumale anno VI. e riconoscersi che tale movimento combina colla marcia de Russi e
col silenzio sinora osservato su di ciò dall'imperatore, e che però il Governo
Francese si trova in necessità di far prendere alle sue armate le posizioni
richieste dalle circostanze; jeri si ebbe per istaffetta la notizia, che la
Vanguardia dell'armata di Jourdan comandata dal General Vandamme avea passato
il Reno. Circa la mezza notte una pattuglia riferì, che i Francesi si trovavano
a poca distanza dalla porta del Reno. Questa mattina si è intesa, che durante
la notte era seguita una Capitolazione, in seguito della quale a sei ora della
mattina un distaccamento Francese occupò la porta suddetta, e verso le nove ore
entrarono nella città di Manheim circa trecento Francesi tra cavalleria e
fanteria.
Intanto una divisione
dell'armata d'Italia sotto gli ordini del Gen. Massena è entrata ne' Grigioni cacciandone gli Austriaci. Il Gen.
Jourdan con suo manifesto ha detto di tener Manheim in Deposito.
Estratto dal Monitore di Roma.
Parigi, 22. piovoso.
Il Direttorio ha prese le più serie
misure per mettere in attività, e rinforzare le truppe Francesi in Germania ‑
Il Gen. Mollendorf protegge colla vanguardia Prussiana la famosa linea di
demarcazione ‑ A Pietroburgo si giacobinizza,
e vi si sono organizzati molti club. I magistrati, e il popolo di Filadelfia
cercano la pace colla Francia ‑ La lenta diplomatica Alemanna di
Rotisbona non impone, ma disgusta i Francesi a Rastadt. Si dice, che le
speranze della pace siano affatto svanite. Tanto
meglio. ‑ L'Imperatore germanico concentra le sue forze nella Dalmazia,
nel Tirolo, e nel Volarsberg - La Porta Ottomanna pensa ad offrire
l'indipendenza al prode Passvvan Oglu (offrirà
il sol di luglio). ‑ La riva diritta dei Reno fermenta favore dei
Francesi, in mano dei quali sono le porte della Germania ‑ Si lavora indifessamente,
e colla massima cautela per fortificare Ehrenbreitstein ‑ Si sà
dall'Egitto, che il Gen. Lasne si è impadronito oramai di tutta la Siria. Quel
Pascià è stato intieramente disfatto, e son venuti nelle mani di questo General
Francese i tesori immensi, che quel Pascià avea raccolti per il Gran Signore ‑
Han rallegrato tutta Parigi le notizie di Corfù. Il Gen. Chabot ha fatto una
sortita così gloriosa, e felice, che i Russi hanno sentito per la prima volta
il piccante sapore delle bajonette Repubblicane. I tremendi Russi se hanno avuto cattivo cervello, hanno peraltro
avuto buone gambe, fuori che trecento di loro con diciotto uffiziali ‑ Le
rendite pubbliche della Francia nel primo trimestre si son trovate ascendere a
circa venti millioni di scudi romani ‑ Bruselles da un mese a questa
parte non è più in stato di assedio.
E stato nominato il Gen. Milet‑Mureau Ministro
della guerra in luogo del Geni. Scherer ch'è partito al comando dell'armata
d'Italia,
Monaco 23. Feb. E' morto a' 16. corrente l'Elettor Baviera. Varj Corrieri furono però spediti
al Duca di Dueponti chiamato alla successione dell'Elettorato; ed è giunto qui
a prender possesso a' 20. di questo.
VARIETA'
Estratto del Mercurio Galante de' Campi Elisi de' 3. Germile.
Dialogo fra IPPOCRATE, LUCIANO,
e DEMOCRITO.
Luc. Buon giomo, Ippocrate. Da
tanto tempo ti cerco, e non ti trovo; ho da farti un quesito importante.
Ipp. Addio, Luciano. Tu mi
stai con fisonomia mezzo tr'atrabilare, e derisoria. Che vuoi? nella buona compagnia
del filosofo di Abdera tu dovresti essere tutto lieto.
Luc. Dimmi, Padre della
Medicina, quando tu eri sulla terra, ed adoperando un metodo curativo, vedevi
che l'ammalato peggiorava; cosa facevi?
Ipp. Cambiava di metodo.
Luc. Eppure nelle nuove
Repubbliche di costà sopra, al male delle Insurgenze non si fa altro che
applicar ferro e fuoco; il male sempre peggiora, e non si cambia metodo. Non
ridi tu, Democrito?
Democr. No: vien anche a me voglia
di piangere.
Paragone de'Banchi di
Napoli con quei degli Esteri riprodotto al
GOVERNO REPUBBLICANO dal Cittadino
Michele Torcia
a'9. Ventoso anno 7. della Libertà.
Premendo al Governo il ristabilimento di questi vecchi
nostri Banchi, e con ciò la sicurezza delle immense somme per il primitivo
sistema di buona fede ivi da' particolari concentrate, avea stimato doverne far
riaprire i canali della circolazione per le improvise urgenze della minacciata
guerra poscia terminata, con assegnar alle loro casse il fruttato dell'ultima
decima imposta sulle terre, e di qualche altro grosso capitale rimasti
inoperosi per l'allontanamento della guerra medesima. Un tratto di simil
provvidenza importante alla nostra Nazione, utilissimo al commercio dell'Europa
in generale, avea rapito in trasporti di allegria tutti i ceti, e
principalmente quello de' Negozianti. Questa Nazione piena in ogni secolo di
buon senso, e che i Sciolotti moderni Romani hanno trattato ignorantemente da policinelli[ 1], gli Oltramontani da perfidi
e vili, deridendo il giusto titolo di fedelissima Città di Napoli
fondato sulla sua costanza nel preservare i suoi usi e costumi, e il coraggio
nell'espellerne i prepotenti e concussionari Governanti: Questa Nazione, dico,
per sopprimere l'ebraiche usure degli avari ha da se per impulso di private
società, senza il concorso del Governo viceregnale, allora creato in due secoli
e mezzo sette fondatissimi Banchi, il primo de' quali il Monte della Pietà,
poi quello della Misericordia, i quali coll'economia e col registro
essendo divenuti padroni di gran fondi prediarj, anche hanno adempito con
soprabondanza i sentimenti inculcati con sì sacri titoli; ad esempio de' quali
son venuti quei de' Poveri de' Vergognosi, e dell'Annunciata
quì è a Sulmona. La Nazione ha creduto e crede con fermezza che in tali Banchi
e Monti nella Capitale, e ne' simili più piccoli per le Provincie il
denaro conservato nelle loro casse debba esser come il Sole nel centro d'un Sistema
Planetario, intorno a cui acquistano vita e moto le carte proporzionalmente
alle somme registratevi, come in altrettante orbite nel Mondo mercantile. Non è
stato questo il caso del Banco di S. Spirito in Roma, ove un Caos
Cartulario niente attratto e repulso ne' suoi vortici dal Centro
Monetario, ha finora rassomigliato ad un mappamondo di cartone, su cui ogni
goccia di acqua, ogni sgraffiatura ecclissa o distrugge una stella, un pianeta,
una zona intera: così le cedole in disgredito fan fallire un banchiere, una
Compagnia, una Città, uno Stato. Il fallimento di un solo ramo di commercio
sommerge una nazione, o l'allontana e disperde per qualche tempo dalla
splendida sfera dell'attività umana. Gli esempi sono moltiplici negli annali in
tutti i popoli, de' Tirii, degli Egizii, Persiani e Cartaginesi,
de'Romani stessi di Atene e Creta ne' tempi antichi; ne' tempi di
mezzo di Pisa e Genova, e nelle nostre Regioni Amalfì e Messina. L'abberrazione del
solo monetario ha tratto seco negli abissi le sfere mercantili, e spesso le politiche sul Globo. Uno stato senza
commercio, ed il commercio senza moneta
sono Mondi fragili male organizzati, tanti Orrery. Inglesi di Pinchbech, dove
le sfere non muovonsi senza impulso del discredito e i circoli scompongonsi al minimo urto. Le polizze, le cedole, i
biglietti se non possono essere realizzati ad ogni richiesta in contante, ad ogni minimo sospetto di diffidenza
precipitano nelle ombre del discredito, né ricompariscon più sull'Orizzonte
mercantile. Di tal difetto a' giorni
nostri stan più o meno soffrendo le Tavole
della nostra consorella Sicilia, la Banca di Scozia già fallita, e quella
di Londra quasi nella estate del 1797.
puntata; quella di Stokholm, e Koppenhagen
quelle di Spagna; la Compagnia dell'Indie in Francia ed altre
società in Europa; anche il nostro Banco dell'Annunciata che per altro sta
risorgendo, essendo prediario come gli altri.
Il sistema al contrario de' Banchi di Napoli era il più saldo che vi fosse forse mai stato nel
Mondo, incrollabile, inurtabile,
inattaccabile, anche più di quello di Venezia,
anzi di Amsterdam. In fatti
avendo tutti due sofferto un terremoto politico, questi di Napoli non han cessato mai di scontare, poco, o assai non importava
e già pagan sempre. Quello di Amsterdam al
contrario cominciando a vacillar dopo l'invasione de' Prussiani nell' 1787. è
poi totalmente scomparso dall'orbe mercantile nell'ultime convulsioni, forse
agonie della Repubblica Batava. Il nostro edificio eretto da' semplici
Cittadini coll'ajuto del solo buon senso ed esperienza civica ha serbato per
due secoli, e mezzo tutta la solidità delle sue fondamenta, e la semplicità
della sua elevazione appunto come il palazzo del Monte della Pietà: non paga interessi ai Capitalisti, non n'esige
dai poveri (cosa in cui quello di Roma era per verità più generoso) ma soltanto
dai ricchi suoi pegni; e con un ordine ammirabile di scrittura, con un sistema
elettivo annuo di Amministratori misto di più classi con paghe ed ascensi
regolari agli Uffiziali e Servienti, con distribuzione fissa di sussidi
caritatevoli agli Orfani, alle Vedove, e Zitelle, alle Chiese, ed Ospedali, ai
bisogni di ogni classe, e nazione; divenuta modello e sorgente nel medesimo
tempo di vera umanità à vincolato a se i cuori di tutti i cittadini,
l'ammirazione di tutti gli Esteri, il più scrupoloso rispetto delle popolari
rivoluzioni di Masaniello e Macchia, degli eserciti conquistatori
di Spagnoli o Tedeschi dal principio di questo secolo fino al 34, ad anche dai
parosismi dell'ultime convulsioni; le quali dopo pochi mesi di stringimento an
cessando dato luogo alla reciproca armonia tra il denaro e le carte.
Il Banco di Amsterdam al contrario più
ricco colle sue tonne (botti d'oro) più accreditato in Europa per
i frutti che ricavano i capitalisti, con l'agio o sia comodo che la sua carta
avea ottenuto nel giro delle piazze mercantili, coi crediti dal suo seno usciti
a grossi interessi per la Francia, l'Austria, la Danimarca, e
sopratutto la Svezia, e l'Inghilterra, colle compagnie da lei
create e cresciute nelle due Indie, alle Berbices, colle pesche
della mostruosa balena e della piccola aringa, tutte e due però fruttuosissime
a Shetland e Groenland avea alzato in un secolo una fronte più brillante
e superba, una celebrità assai più estesa; ma simile all'edifizio della maison de Ville
che la contiene nel centro di Amsterdam, coi planisferi celesti calpestati da'
mercanti nella sua galleria, col globo regolato da Mercurio Trismegisto sul
festigio, appena furori vuotate dagli artigli dell'Aquila Prussiana le tonne
dalle sue caves (o sotterranei) che tutto l'edificio mercantile è
rimasto oscurato come i pilotis (palificazioni) su cui fu
fondato: ed il suo crollo ha fatto crollare o almen traballare quello della
Repubblica sua Madre incapace di armar più quelle formidabili flotte, di soldar
quegli eserciti colla di cui forza creò, ampliò e sostenne la sua vita e
gloria, le sue vaste colonie e pesche, il suo commercio in tutti i mari, i suoi
dominj in Europa contro i tre Filippi di Spagna, contro il Gran Luigi
di Francia, contro i feroci armamenti nell'Atlantico dell'Usurpator
Cromwel e dell'ingrato Carlo II. Allora produsse il grande
interprete della pace e della guerra Grozio, poi il gran figlio di
Esculapio Boerhaave, e in tutto il corso della sua prosperità; celebri
ammiragli van Diemen, Maazeuyker, Maesdom, Tromp., l'incomparabile de Ruyter,
il quale cominciata la carriera da mozzo nell'Indie la finì da Eroe alla
battaglia di Messina e dai bravi Batavi di allora immortalato dalla penna di Heinsio
sulla sua tomba Immensi tremor Oceani.
Su queste solidissime basi
può risorgere, se il savio governo vuole, più glorioso il sistema ruinato o
ruinoso de' nostri BANCHI.
Una Ragione politica avendo
trattenuto il foglio questa Settimana se ne daranno 3 nella Settimana ventura.
APPENDICE al, n. 15
a) Testo dell'articolo non pubblicato.
Eleonora Fonseca Pimentel, compilatrice del Monitore, a suoi Associati,
Salute e prosperità.
Nell'ultimo n. 14 fu inserito il presente paragrafo:
«Lo stesso Gen. Rey di sua autorità mandò mercordì
mattina a richiedere tutte le collane di oro, che la corte soleva dispensare a'
cavalieri del Tosone, e ch'esistevano presso l'uffiziale del carico». Cotesto
articolo ha mosso il Gen.le Rey a chiamarsi lo stampatore, ed interrogarlo
minacciosamente da chi avesse avuto tale notizia; e sulla risposta, che non a
lui, ma sibbene alla Cittadina Compilatrice dovea richiedersi tal conto, il
Generale, dopo averlo minacciato di carcere e di fucilazione, quasi per ora
egli facesse una grazia in salvarlo d'ammendue, gli ha ordinato di non ardire
di pubblicare da qui innanzi alcun numero, senza portarlo prima a lui sotto
pena di farlo fucilare. Informata di ciò la cittadina, questa mane a mezzodì si
è tosto portata al Palazzo Nazionale, ed al Governo riunito ha dirette le
seguenti parole, e letta l'annessa carta.
«Cittadini rappresentanti, La dignità Nazionale, il
pericolo imminente di un cittadino, la sicurezza individuale di voi tutti, e di
noi, mi obbligano a rappresentarvi questa petizione.
Libertà
Eguaglianza
An. 7 della lib. 1 della
Rep. Nap.
6 Gemile (26 marzo 1799).
«La cittadina Eleonora
Fonseca Pimentel, Compilatrice del Monitore Napoletano, vi fa presente, che
avendo inserito nel num. 14 il seguente paragrafo: 'Il Gen. Rey di sua autorità
mandò mercordì mattina a richiedere tutte le collane di oro, che la corte
soleva dispensare a' cavalieri del Tosone', il medesimo Gen. Rey ha fatto
chiamare a sé il cittadino Giaccio, stampatore del foglio, e malgrado, che da
lui sentisse prestar egli al Monitore la sola opera machinale della
stampa, ed esserne essa cittadina la compilatrice, lo ha minacciato di carcere,
e spinta l'audacia ad ordinargli di non pubblicar da ora innanzi numero alcuno
senza prima portarlo a lui. Gen. Rey, sotto pena di fucilazione.
«Ora perchè niuna legge ha fatto il Gen. Rey Censore
delle pubbliche stampe, quest'ordine e questa minaccia inchiudono una
violazione della libertà della stampa, della sicurezza individuale dei
Cittadini, de' quali niuno può essere tenuto a cosa chr non venga comandata
dalla Legge, né altrimenti punito che per una violazione della legge medesima,
e con pena da lei pronunziata; ed inchiudono
inoltre una prepotenza non solo, ma patente
viltà per parte del Gen suddetto, il quale si rivolge contra l'innocente
Stampatore del foglio, e non contra chi lo scrive, quasi credendo giovarsi
della meno felice condizione di quello.
«Essa Cittadina a nome
della Dignità Nazionale, della libertà, e sicurezza di tutt' i Cittadini, di
quel sacro dritto, che ognuno deve avere ad un'eguale considerazione e
protezione della legge, vi fa la petizione, che di urgenza prendiate i mezzi
opportuni per impedire ogni violenza dal denominato Gen.le avverso la persona
di esso Giaccio, e per assicurare la libera pubblicazione del Foglio, e che
passiate subito la notizia di un tal fatto al Gen.le in capo, acciò reprima
egli stesso, qual si conviene, la prepotenza del Gen. Rey, che violando i
dritti dell'uomo ed i principi fondamentali dell'Augusta Costituzione del
Popolo Francese, si rende verso lui reo di lesa Nazione. Iddio feliciti la
Repubblica e voi».
Ed ha conchiuso: «Cittadini
Rappresentanti. Domani al più tardi è il giorno della pubblicazione del foglio,
sottoposto alla revisione e censura del Gen. Rey, come atto lesivo dei dritti
de' Cittadini, senza che voi l'ordiniate con pubblica legge; non devo lasciare
l'infelice stampatore esposto per me ad una violenza, per obbligo di onestà; né
devo, né posso; mio parere è che voi passiate questa medesima petizione al
Gen.le in capo appoggiata da una vostra rappresentanza. Voi disponete ciò che
alla vostra Dignità, e alla pubblica sicurezza conviene. Io attenderò le vostre
determinazioni per eseguirle.
«Sia tutto ciò Cittadini, a
vostra notizia, per discarico della sospensione del foglio. Intanto serva di
rettificazione alla riferita notizia delle Collane, che il Gen.le Rey, fatto
chiamare particolarmente ad uno ad uno gli ex‑cavalieri, ha da ciascuno
estorta la suddetta Collana».
b) Testo della lettera di Ciaia.
Ignazio Ciaia prega quanto sa e puole l'ottima Cittadina
Pimentel a degnarsi di non mettere parola nel suo foglio, che si rapporti
all'affare con Rey. Si eviti una guerra, che potrebbe essere funesta,
sacrificando alla circostanza un giusto risentimento. Lo stampatore sarà salvo,
e il vostro foglio andrà felicemente innanzi quando si rinuncii ad una
discussione, che senz'utile alcuno comprometterebbe il governo e voi. Si spera
tutto dalla vostra prudenza, ed io ho dritto d'aggiungere dalla vostra
amicizia.
.
|
|
|
|
|
|
||
|
|||
|
|
||
|
|
||
|
[ 1] In buon senso
policinedi, cioè molto giocolieri, gesticolatori, lepidi poetici arguti
Πολυκιναιδος, come
è stato sempre il carattere nazionale sopratutto de'Campani o sia di Terra di
Lavoro.