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MONITORE NAPOLITANO |
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SETTODI' 17. GERMILE ANNO VII. DELLA LIBERTA'; I. DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA UNA, ED INDIVISIBILE (SABATO 6. APRILE 1799) Num. 17 |
Continuazione del
messaggio
del D.E. al Consiglio de' Cinquecento.
«Ma nel tempo in cui le Armate repubblicane rispingevano
in Italia l'aggressione, e prevenivano la perfidia, il Direttorio, quantunque
avesse avuto cognizione del trattato che esisteva tra Vienna e Napoli,
quantunque vedesse un Generale austriaco alla testa delle truppe napoletane,
quantunque conoscesse i movimenti delle truppe, che avevano luogo nel Tirolo e
nel Nord d'Italia, ciò non ostante persistette ancora nel desiderio di restare
in pace coll'imperatore; e la sincerità del suo voto riguardo a ciò fu abbastanza
manifestata dalla condotta che tenne verso la Toscana, poiché da molto tempo
non si poteva più separare la corte di
Firenze da quella di Vienna.
«II Direttorio aveva saputo che il viaggio del Signor Manfredini a Vienna aveva avuto lo
stesso oggetto di quello di Montechiaro spedito
da Napoli, ed aveva utilmente preparato l'esito della sua missione,
contribuendo a dare all'Imperatore il desiderio di aumentare la sua influenza
in Italia, di cercare in essa un nuovo ingrandimento sotto pretesto d'indennizzazione,
di contrariare la consistenza della Repubblica Cisalpina, e di opporsi
sopratutto all'esistenza della Repubblica Romana.
«Ebbe inoltre notizia che all'epoca in cui la Corte di
Napoli si disponeva a far marciare la sua armata verso Roma, il gran duca
faceva altresì de' preparativi di guerra, dando ad essi un'accelerazione,
un'estensione poco solita al paese, ordinando coll'armamento completo delle
Bande, le reclutazioni volontarie in ogni città e villaggio, stabilendo un
prestito forzoso, domandando alle chiese, al monaci, al nobili la loro
argenteria, prendendo finalmente tutte le misure che dinotavano una segreta
partecipazione alle altrui più vaste intraprese; e malgrado tutta l'arte, con
cui si è cercato di fare scomparire queste tracce di ostilità, il Direttorio
esecutivo ha di più acquistata pruova che il gran duca contava talmente sulla
disfatta dei Francesi, che aveva chiuse tutte le strade per le quali averebbero
potuto tentare la ritirata attraverso i suoi Stati, e le aveva guarnite di
numerosa artiglieria, che doveva finir di distruggere gli avvanzi dell'Armata
Francese, mentreché da un altro lato una porzione delle truppe Napoletane, ed
alcuni vascelli inglesi prendevano possesso di Livorno, cosa che non avrebbe
giammai avuto luogo, se quel principe avesse solamente dichiarato di non
volervi prestare il suo consenso.
«Quindi il primo movimento dell'Armata Francese doveva
esser di marciar su Firenze, e Livorno, e se il Direttorio esecutivo (il quale
ha dapoi saputo con certezza, quanto il granduca, che tuttavia arma in segreto,
si era reso colpevole) sospese allora gli effetti delle sue determinazioní,
nacque appunto da che riguardando la corte di Toscana meno immediatamente
connessa cogl' interessi e colle intraprese della corte di Napoli che con
quelli della corte di Vienna, esso esitava ancora a credere che costei volesse
ostinatamente riaccendere la guerra. Ma ben tosto un fatto, più decisivo di
tutti i precedenti, non poté lasciar alcun dubbio sulle disposizioni
dell'Austria, e diede perciò la misura di quelle del Granduca.
«Venticinque mila Russi, si avvanzavano verso l'Alemagna,
che dovevano esser seguiti da molti corpi egualmente numerosi. Il Monarca di
Russia aveva proclamato in tutta l'Europa i suoi progetti ostili contro la Repubblica;
e mentreché le sue flotte, ottenendo di passar lo stretto, entravano nel
mediterraneo per attaccare in esso gli stabilimenti Francesi, le sue truppe
cercavano similmente uno sbarco sul continente per affrontare quello della
Repubblica. Nel momento in cui l'Imperatore si ritrovava ancora in istato di
pace, in cui l'Impero neutralizzato da un armistizio speciale, toccava il
termine della sua pacificazione; un principe aggressore, alleato di
Costantinopoli e di Londra, volendo unire ai loro i suoi sforzi, si presenta a'
confini del territorio austriaco; la sua armata vi è ricevuta senza ostacoli, è
dunque evidente, che vi era attesa: l'Imperatore lascia la sua capitale, va
egli stesso incontro ai Russi, accoglie i loro clamori, e si associa ai loro progetti,
colmandoli di attenzioni e di doni.
Il D.E. colpito dallo scandalo di una tale condotta,
istruito che i Russi eran già in procinto di passare dal territorio Austriaco
in quello dell'Impero stesso, comprime tuttavia il primo slancio della fierezza
nazionale, e si contenta di chiedere delle spiegazioni all'Imperatore ed all'Impero.
«L'Imperatore tace; il suo plenipotenziario vorrebbe
negare di aver ricevuta la nota dei ministri Francesi; la deputazione
dell'Imperio si rapporta alla Dieta, e la Dieta all'Imperatore.
«Ciò non ostante la marcia de' Russi continua; traversata
la Moravia, e l'Austria, si avvicinano già alle frontiere della Baviera, e le
rappresentanze amichevoli della Repubblica non sono più intese, che l'interesse
stesso dell'Alemagna, il quale ripugna a questa straniera invasione.
«Era dunque giunto il momento, in cui il D.E. non era più padrone di
temporeggiare, e di tenere un linguaggio che poteva compromettere la dignità nazionale,
e la sicurezza dello stato. La Repubblica aveva dato la pace tostoché si era
domandata; essa aveva fatto tutti gli sforzi per mantenere ciò che aveva
accordato; ma bisognava finalmente che conoscesse tutti i suoi nemici, e che
quelli i quali volevano la guerra, fossero costretti di spiegarsi.
«Tali furono lo spirito e l'oggetto delle due note
rimesse li 12. piovoso ultimo al ministro austriaco a Rastadt, ed alla
Deputazione. Si fissò una dilazione a sua maestà imperiale onde dare una
risposta categorica e soddisfacente, mancando la quale, il suo silenzio, o il
suo rifiuto sarebbe riguardato come un atto di ostilità. Questa dilazione è
spirata il 27 piovoso, e nessuna risposta è ancor giunta.
«Tale è stata, Cittadini Rappresentanti, la condotta della
Corte di Vienna. Per una tal serie di fatti il trattato di Campoformio,
sconosciuto sin dalla sua origine, rimasto senza esecuzione per parte degli
Austriaci in molte parti principali, compromesso ogni giorno, o reso illusorio
con preparativi, o con azioni ostili, si trova oggi finalmente sagrificato alla
stravagante ambizione dei Monarca Russo, ed alle perfide combinazioni
dell'Inghilterra. Ed ecco come l'Imperatore, gittato forse fuori delle sue
proprie risoluzioni, compromette nello stesso tempo la sorte dell'Imperio,
togliendole il beneficio di una pace incominciata, ed abbandonando di nuovo
l'Alemagna a tutt'i rischi di una guerra, in cui l'Imperatore e l'Imperio altro
non sono che gli ausiliarj dei Russi. Ed ecco come le determinazioni della Corte
di Vienna, trascinando quelle della Corte di Toscana, non è permesso al D.E. di
separar l'una dall'altra. Costretto adunque dai termini della dichiarazione,
che ha avuto luogo a Rastadt, di riguardare il silenzio dell'Imperatore come
una misura ostile; istruito inoltre che le truppe austriache han già fatto
nella Baviera, e verso la Svevia dei movimenti di aggressione, il D.E.
rinunciando con dispiacere alla speranza di mantener la pace in Alemagna, ma
sempre disposto ad accettare le proposizioni convenienti, che potrebbero farsi
per una nuova e completa riconciliazione, vi previene, Citt. Rapp. che ha già
prese le misure, che ha credute necessarie per la difesa dello stato, e vi
propone di dichiarar guerra all'imperatore Re di Ungheria, e di Boemia, ed al granduca
di Toscana».
Barras Presidente
Lagarde
Seg. Gen.
In conseguenza di questo messaggio il Corpo Legislativo
ha presa la seguente determinazione.
Art. I. Il Corpo legislativo dichiara che la Repubblica
Francese è in guerra coll'imperatore Re di Boemia e di Ungheria, e coi granduca
di Toscana.
Art. II. La presente risoluzione sarà stampata.
G. Malès Pres.
Il Consiglio degli Anziani approva.
Delacoste Pres.
ITALIA
Dal Quartier
Generale di Mantova li 2. Germile anno 7.
Repubblicano. Il Gen.
in Capo dell'Armata d'Italia
al Popolo di Toscana.
Popolo di Toscana
Taluni nemici del vostro riposo e della Rep. Francese,
meditavano di assicurarsi de' vostri porti, e da Livorno portar il fuoco della
guerra in Italia. La Rep. Francese si aspettava dal Gr. duca di Toscana ch'egli
avesse prese delle misure atte a prevenire cotesta sommession servile ad una Coalizione formata contro di lei, e
contra le Repubb. sue confederate in Italia. Ma il vostro governo dimenticando
tutt'ad un tratto i suoi trattati, il suo interesse ed il vostro, richiamava la
guerra co' suoi segreti preparativi, e
col tacito consenso di ricevere le truppe straniere, che si disponevano
ad entrare in Livorno.
Truppe Napoletane vi erano già state antecedentemente, e
senza ostacolo, in un tempo, in cui i nemici della Repubb. Francese si
lusingavano di prossimi vantaggi: ed a quest'atto pubblico si riunivano molti
altri segni niente equivoci delle disposizioni del Gr. Duca in favore della
Coalizione.
Il Governo Francese in questo stato di cose ha giudicato
convenevole alla sua dignità ed alla sicurezza dello Stato lo assicurarsi della
Toscana.
Il Gen. in Capo dell'armata d'Italia, incaricato di
mandare ad effetto queste intenzioni, vi assicura, che nell'entrare in questo
paese farà accordare a tutti gli abitanti pacifici, protezione, pace,
giustizia, e sicurezza; che farà rispettare il libero esercizio del culto
religioso, e le proprietà particolari; e mantenere l'ordine pubblico, senza
differenza e distinzione di persone.
Popolo di Toscana conservati pacifico, e riposati con
fiducia sulle disposizioni, che saran prese per farti godere della tranquillità
e beneficj di un giusto governo.
La Rep. Francese non ad altri rende gravoso il flagello della
guerra, che a' suoi nemici; facendo occupar la Toscana, essa ha avuto soltanto
in mira di prevenirli, ed assicurare l'indipendenza de' suoi alleati in Italia.
Dal Quartier
Generale di Bologna li 3. Germile
an. 7. Rep.
Il Gen. di divisione Gaulthier comandante la divisione
della Toscana, alle truppe che la compongono.
Soldati,
Il Gen. in Capo in esecuzione degli ordini del Governo,
vi ha destinati ad occupare una delle più belle contrade d'Italia, ove i nostri
nemici volean portare il flagello della guerra, ed avevano già conseguito il
progetto d'impadronirsene, e voi vi accingete a marciare appunto per
prevenirle.
Il Popolo Toscano è placido e dolce. Egli conosce già per
esperienza la vostra disciplina, ed ha diritto di sperare, che voi abbiate conservato
quello spirito di fraternità, che vi ha altre volte animato verso i Popoli, i
quali vi han ricevuto senza opporre resistenza. Osservate la più stretta
disciplina, rispettate le persone, e le proprietà e 'l culto del Popolo
Toscano.
Cotesta condotta vi meriterà gli elogj de' vostri capi e
la fiducia degli abitanti del paese. Né obliate giammai, che non il solo
coraggio produce la vittoria, ma la disciplina e l'obbedienza alla legge vi
sono egualmente necessarie.
Voi conoscete i vostri doveri, voi gli adempirete.
Ma se contro la mia aspettativa taluni, che non dovranno
dirsi Soldati Repubblicani, si abbandonassero al saccheggio o commettessero il
menomo disordine; Guai a loro. Saranno subito arrestati, portati innanzi ad un
consiglio di guerra, ed il loro castigo seguirà immediatamente il delitto, e la
legge, e gli ordini del Generale in Capo saranno eseguiti.
Firmato Gaulthier.
Firenze, 6. Germile.
L'altro jeri alle 3. dopo il mezzogiorno, Livorno è stato
occupato da una Divisione dell'Armata Francese sotto gli ordini del Gen.
Miollis. Jeri il General Gaulthier entrò in Firenze; tutto è succeduto
pacificamente; il Gran Duca con tutta la famiglia partirà questa notte per
Vienna.
Il Cittadino Reinhard Ministro della Repubblica in
Firenze, è stato nominato Commissario del Governo Francese colle medesime
facoltà, che il Cittadino Abrial è venuto ad esercitar in Napoli.
A Nome della Rep.
Francese.
Il Cittadino Rheinard esercitando le funzioni di
Commissario del Governo Francese in Toscana ordina quanto siegue.
I. Tutti i Tribunali, Giudici, Amministratori, e
qualunque altro Agente civile della Toscana continueranno fino a nuovo ordine
ad esercitare le loro funzioni siccome per lo passato.
II. Saranno tutti e ciascuno in ciò che rispettivamente
lo riguarda, risponsabili degl'inconvenienti, che potrebbero nascere dalla
cessazione delle funzioni suddette, non meno che dalla negligenza che ponessero
in adempirle.
III. Le imposizioni attualmente esistenti restano
provvisoriamente confermate.
IV. Il tribunale, detto Magistrato Supremo, è incaricato
di far conoscere; pubblicare; affiggere; ed eseguire il presente decreto.
A Fiorenza 6 Gernitile anno 7 della Rep. Franc. una ed
indivisibile
Firmato Rheinard.
Per la spediz. il Seg. Gen. della commiss. lacob.
Abbiam certe notizie, che i Francesi han passato l'adige,
che vi è stato un forte attacco sul Tagliamento, che gli Austriaci si son ritirati
dietro Palmanova, e per conseguenza Venezia, e tutta la terra ferma, è in mano
a' Repubblicani. Ecco il suolo Italico purgato da Leoni colle ali ed Aquile a
due teste.
Paese da mostri
l'Italia non è
Portano altro riscontro che la legione Cisalpina, sotto
il comando del generale Lecchi, ha fatto prodigi di valore nei Grigioni. Viva
la gioventù Cisalpina! Ogni lode italiana è lode di tutta l'Italia.
Repubblica Napoletana
Alcuni forzati, fuggiti da Messina e qui venuti per la
via di terra, confermano la notizia accennata in altro foglio, cioè che
Muscettola, già Principe di Luperano, mandato da Ferdinando in Calabria,
gettatosi nel sano partito, abbia colla sua cavalleria battuto Ruffo ed occupi
la piana di Monteleone. Si continua però a mandar colà de' rinforzi, e giovedì
partirono cinquecento uomini circa fra fanteria e cavalleria. Tra giorni
partirà il giovine Francesco Pignatelli, noto nella Repubblica Romana e
nell'armata Francese, Comandante in capo di tutta la colonna delle nostre
truppe spedite per quella volta, accompagnato da molti bravi uffiziali, e con
altra partita di fanteria e cavalleria. Sappiamo che tra' diabolici artificj,
onde Maria Carolina mantiene inquietato tutto quel paese, vi è quello di farvi
circolare de' falsi proclami ed ordini, come se emanati dal nostro Governo; in
uno, si vieta di battezzar i bambini prima di sette anni; in altro, di contrar
nozze in faccia la Chiesa, in altro, di prender la Pasqua; e così quella
Tesifone, con tante frodi e inganni quanti non ha mai tralasciato di ordire,
cerca condurre que' Popoli a' loro traviamenti. Intanto convien sapere che la
prima divisione, comandata da Schipani, composta da nostri soldati veterani e
da' patrioti, ha fatto il primo attacco co' rivoltosi riuniti in gran forza nelle
vicinanze di Sicignano. Tutti si sono lodevolmente e con coraggio condotti. I
patrioti si son battuti con tanto entusiasmo che hanno uccisi buon numero d'
insurgenti, e parecchj di loro siano anche periti. L'uffiziale Spezzaferro
giovane di segnalato valore, si faceva preparar le scariche da due compagni ed
agiva con tre fucili; e così in breve tempo uccise di sua mano più di 20
persone; e mentre un patriota già ferito di palla, era disteso in terra, ed un
rivoltoso col braccio in alto li stava scaricando un gran colpo di sciabla, la
palla opportuna di Spezzaferro uccide il rivoltoso, salva il patriota. La
Repubblica lo ha subito promosso a Capitano. Roma antica lo avrebbe di più, in
presenza di tutti i suoi compagni, e per mano del generale, adornato di una
corona civica. Perché si trascura questo facil mezzo di destare e di premiare
il civico entusiasmo?
Riceviam sempre migliori notizie della pacificazione
degli Abbruzzi. L'insurrezione è ridotta colà a piccole partite: Truppa
francese venendo dallo stato Romano è entrata nell'Aquila, e ne ha espulsi
gl'insorgenti, che se n'erano impadroniti. La posta però non viene da più in là, che da Castel di
Sangro, e le notizie che se ne ricevono son sempre inesatte. Provenienti da
Roma sono in marcia ancora per la detta volta di Abruzzo altri 3500 Francesi
per di là trasportarsi in Calabria.
E purtroppo vero l'eccidio, che i ribelli Tranesi han
fatto de' patrioti il giorno innanzi della loro resa: Non vi son parole, né
lagrime sufficienti a descriver e piangere o i delitti degl'insurgenti prima di
esser vinti, o i delitti de' vincitori in Trani ed in Andria dopo averle prese.
Tiriamo un pietoso velo su tutto.
GOVERNO PROVVISORIO
Il Monistero de' Pii Operij di S. Nicola alla Carità era
stato designato da Generali Francesi per alloggio militare, e quindi erano
stati già apposti i suggelli su' loro libri, ed effetti. Quei Religiosi si
son caricati di affittar essi una casa per tale oggetto, e pieni di zelo, e di
spirito patriottico hanno scoverto delle trame contra la salute della Patria;
quindi il governo ha interceduto presso i medesimi Generali perché la loro casa
non fosse soppressa.
Estratto del
processo verbale del dì 3. Germile
an. 7. Rep.
S'introduce la deputazione del Monastero di S. Nicola della
Carità. Uno di quei Padri ringrazia il Governo pe' buoni officj, che hanno
impedito, che la loro casa sia soppressa; offre a nome di essa il dono patrio
di trecento ducati; insinua che siano que' Religiosi dichiarati benemeriti
della patria.
Il Presidente
risponde ‑ Il Governo è sensibile
al vostro patriottismo: Voi, che date il primo esempio di vero attaccamento
agl'interessi della Rep. ben meritate dalla Patria; e cotesto vostro slancio
verso la libertà, vi rende stimabili agli occhi dei Governo, il quale del
vostro atto di generosità ne farà onorevole menzione, e vi promettetutta la
protezione.
Pagano ‑
Fa la mozione che questa onorevole menzione s'inserisca nel Monitore.
La mozione vien approvata, ed ordinato insieme, che i
suggelli apposti alla loro libreria si tolgano. Dà in seguito all'Oratore
l'abbraccio fraterno.
Con risoluzione del giorno 12. si ordina l'inserirvi che
la commissione incaricata ad inquirere per li 12. m. duc. che si è detto di
essersi dati alla commissione delle sussistenze, ha riferito di esser stata
senza fondamento la voce sparsa, anzi tutta calunniosa.
Il Comitato de'
stabilimenti pubblici con suo affisso ha fatto noto il seguente estratto di
lettera del Generale in Capo Macdonald al Governo Provvisorio «Gli abitanti delle
Città non si possono dispensare di fornire l'alloggio agli Uffiziali
indistintamente. Non è però lo stesso per la tavola: esiste su tal oggetto un
decreto del direttorio esecutivo, che proibisce di esiggerla». Per copia
conforme ‑ de Fabritiis.
Ad imitazione de' 6. Rappresentanti, che nominammo, ha
presentata pure la sua rinuncia, bensì al Governo stesso, il Rappresentante
Cestari, ed è stata accettata. Il Senato romano ringraziò Cajo Carbone, perché
dopo la battaglia di Canne non disperò della Repubblica: Che dovrebbe dirsi a
Rappresentanti, che anzi tempo disperano della Repubblica?
E' stato finalmente disciolto il matrimonio tra Aquino, e
Doria, e dagli arbitri accordati gl'interessi con reciproca sodisfazione.
Li noti bastimenti Inglesi scomparvero nel dì seguente.
Un Cotter con un Capitano ed otto Marinaj, fu dalla tempesta obligato nella
stessa matina ad ancorarsi in Castellamare, dove quella Deputazione ne prese
possesso. Il Capitano ha deposto venir da Palermo per Napoli con altri bastimenti
da guerra Inglesi, e che la notte precedente era stato ancorato due miglia
distante da Capri, e pel cattivo tempo era andato a ricoverarsi colà. Nel
giovedì son ricomparsi: si assicura aver fatta una discesa in Procida, ed aver
trasportati prigionieri a bordo quella municipalità e molti altri Cittadini, e
che il Generale Macdonald ha tosto spedito ad avvertirli, che qual essi
avrebbero trattati i nostri, si sarebbero qui trattati i loro. Una fregata
tentò accostarsi anche a Baja, le palle del Castello l'obbligarono a ritirarsi. Jeri sera giunse qui
un parlamentario Inglese che si presentò subito al Generale, il quale li
promise risposta per questa mattina. Il nostro Caracciolo questa mattina istessa è partito con
molte barche cannoniere di osservazione, ed il medesimo Generale Macdonald col
Generale Rusca Comandante di questa Piazza, e forti, si son portati a Pozzuoli
per passare a Baja.
Relativamente alla guardia nazionale, acciò possa
eseguirsi il servigio militare con ogni disciplina, il Governo Provvisorio con
legge delli 8. Germile ha ordinato. I. che saran punite le trascuraggini con arresti di uno perfino ai sette
giorni. II. Le mancanze di disciplina punite con detenzioni in Castello, o
luoghi chiusi, non oltrepassando, secondo le circostanze, i giorni 40. III. I
recidivi puniti col toglier loro publicamente la divisa nell'ora della guardia.
IV. I delitti d'insubordinazione saranno dedotti ai Giudici militari e puniti
secondo la legge. V. I Commessarj del Governo Provvisorio ne'dipartimenti restano
incaricati dell'esecuzione di tal decreto.
Con altra legge degli 11 Germile si è proclamata la coscrizione militare della Guardia Nazionale, in
tutti i dipartimenti della Rep., restandov'incluso ogni Cittadino da' 16. a 60.
anni, sieno preti, monaci, frati, funzionarj addetti al servizio dell'istessa
Repub., salvoché gli storpj, ciechi, e gl'indisposti per croniche malatie. Niun
Cittadino, che non si trovi ascritto a tale guardia, può ottener impiego di
sorte alcuna. Il registro di tale coscrizione si aprirà in tutt'i Comuni e
Cantoni dal Commessario e dall'Ufficiale destinato a tale organizazione, e si
chiuderà dopo 10. giorni, dacché si sarà pubblicato ne' rispettivi luoghi.
Decorsi i 10. giorni e non ascritti, verranno puniti con pene speciali che determinarà
il Governo Provvisorio.
Pel regolamento poi di tale guardia con altra legge dello
stesso giorno, dopo averla divisa in classe attiva, e sedentaria, si è
decretato: Ogni Comune proporzionerà la G.N.
a' suoi bisogni, ed all'estensione del suo territorio. Quelli della classe
sedentaria, cioè che non fan servizio, devono pagare dalle gr. 15. a 35. il
mese, secondo le loro facoltà, esclusi da questa prestazione i giornalieri, e i
poveri. In ogni comune vi sarà un capo con quel grado di brigata, legione,
battaglione, o compagnia &c. come è suscettibile il numero della guardia;
se giunge a due compagnie il primo comandante sarà un militare, e '1 secondo un
patriota; se non giunge, sarà solo un patriota. In ogni comune vi sarà una
cassa d'introito, o esito di que'paganienti de' se dentarj ec. I controbandi
fatti dalla guardia Naz. saran versati in tale cassa, meno il terzo che và a
coloro che han fatto l'arresto, e per ricompensar quelli che si son distinti.
Gli artiglieri di costa formeran parte fissa della guardia nazionale, come
dalla legge de' 20. piovoso.
Tra la guardia Nazionale dee essere eletta la
Gendarmeria, come colla seguente legge si è ordinata.
Organizzazione della
Giandarmeria
ne' Dipartimenti della
Repubblica.
I. Sarà in tutt' i
Dipartimenti della Repubblica organizzata prontamente la Giandarmeria, che sarà
addetta al mantenimento del buon ordine, alla protezione delle proprietà, e
della libertà del commercio interno.
II. Tra le Guardie
Nazionali saranno eletti da' Commissarj dei Dipartimenti, di concerto colle
rispettive Municipalità, i soggetti i più benemeriti, e coraggiosi. Questi
Eletti prendono il nome di Giandarmi.
III. Essi saranno
prontamente vestiti sul modello della Giandarmeria di Napoli, e pagati da sopra
gl'introiti del servizio esentato, siccome si è spiegato di sopra nell'articolo
5. della Contabilità della Guardia Nazionale in tutti i Dipartimenti della
Repubblica, e da altri fondi della Municipalità, se l'urgenza lo esiga.
IV. Ogni Giandarme
avrà otto ducati al mese, nove il Caporale, dieci il Sergente, e gli Uffiziali
godranno di quel soldo, che corrisponde alla loro graduazione, secondo le
Truppe di linea, coll'aggiunta delle gratificazioni a proporzione de'servizi.
V. Il numero
de'Giandiarmi per ogni Comune, si proporzionerà ai fondi della cassa per
pagargli, ed ai bisogni della popolazione pel mantenimento della tranquillità
esterna.
VI. Queste quote
de'Giandarmi di ogni Comune si uniranno nel Capo-luogo del Cantone; e riuniti o
tutt'insieme, o in picciole partite saranno in continuo movimento per l'accerto
della sicurezza pubblica. Essi faranno la polizia delle Campagne, poiché di
quella dell'interno n'e' specialmente incaricata la Guardia Nazionale; manterranno sicure le comunicazioni, e proteggeranno le proprietà, e le persone
contro i malintenzionati, e gli assassini.
VII. Ogni numero di
Giandarmi non minore di nove avrà un Caporale: non minore di dieciotto avrà un
Caporale, ed un Sergente; ed avrà un Caporale, un Sergente, ed un Uffiziale,
quando non sia meno di trenta, e così successivamente.
VIII. In queste
aggregazioni prenderà sempre il comando il Superiore più graduato tra essi, ed in
parità di grado, precederà il più anziano di età. I Giandarmi, e coloro che li
comandono dipendano da' Commessari del dipartimento.
IX. La paga del
Giandiarme, che muore in cambattimento, rimarrà fissa per sua moglie, e pe'
suoi figli, se n'abbia, e rimarrà in mancanza di costoro, ai genitori
suoi, purché facciano una famiglia con lui. La famiglia del Giandarme, che
muore, rimane sotto la protezione della Patria.
X. Ogni Individuo
della Guardia Nazionale in servizio può servire da sopranumerario tra' Giandarmi,
ed occuperà la piazza subito che vachi; godendo frattanto delle rimunerazioni
secondo i suoi servizj.
XI. Ogni Comandante
di Giandarmi, che si troverà in uno o più fatti, che contino la morte di 20.
assassini, avrà un grado di più col soldo corrispondente.
XII. Si avranno per
gli Uffiziali, che muojono in azione, le stesse considerazioni indicate per le
famiglie de' Giandarme. In conseguenza i loro soldi saranno applicati alle
mogli, e figli loro; ed in mancanza di questi, a' loro genitori, purché
convivessero con loro.
XIII. I Comuni, ed i
Cantoni, la cui situazione territoriale ne permetta il servizio, avranno
Giandarmi a cavallo, pel mantenimento del quale saranno considerate loro le
corrispondenti razioni. Il numero si rileverà dalle circostanze finanziere del
Comune; potendosi per la importanza di questo servizio, riscuotere da' Comuni
più ricchi quei soccorsi, che occorreranno sulla considerazione del beneficio
generale, che si diffonde per tutti.
XIV I Giandanni che
per trascuragine o viltà, o per adesione facessero soffrire de' guasti, o delle
perdite alla proprietà de' Comuni, o de' Cittadini; saranno tradotti innanzi a'
Giudici Militari, e condannati conformemente alle leggi.
XV. Il Governo
Provvisorio autorizza i Commessarj de'Dipartimenti a promettere, e far pagare
al momento cinquanta, cento, duecento ducati di ricompensa a quei Giandarmi,
che arresteranno, o uccideranno i capi degli assassini, tolti con decreto dal beneficio della legge.
Abamonti Pres. ‑
Salfi Segr Gen.
MACDONALD.
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