libertA'

eguaglianza

 

MONITORE    NAPOLITANO

 

PRIMODI’ I. FIORILE ANNO VII. DELLA LIBERTA’;

 

I.         DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA UNA, ED INDIVISIBILE

 

             (SABATO 20. APRILE 1799)

 

Num. 21

 

 

 

Si avvisano i nostri associati, che Sabato venturo finisce il trimestre della loro associazione, quei, che vorranno continuarla, son invitati a mandarla subito.

 

Fra le più belle operazioni della Rivoluzione, non vi ha dubbio, che utilissima e primaria è da contarsi la formazione della Guardia Nazionale. Il segreto della tirannia è di cingersi di satelliti armati sopra popolo disarmato, ed indifeso. La Guardia Nazionale armando tutti i Cittadini atti alle armi, gli rende tutti ugualmente custodi de' proprj dritti, e capaci di difenderli; ed in quel servizio, a cui tutti ugualmente gli chiama, in quegli esercizj, ed in quell'interna difesa, a cui tutti ugualmente gli associa, fa loro col fatto sentire l'uguaglianza de' reciproci dritti, e de' reciproci doveri. Ma se una parte di questa Guardia Nazionale ha un distintivo, o un vantaggio sull'altra, l'uguaglianza è distrutta: se presso di una parte di essa si riconcentra una forza maggiore, e preponderante sul resto, è distrutto il fine; e quella parte, che prepondera, anzi che guardare la LIBERTA’ di tutti, può divenire un mezzo alla tirannia di alcuni, o di un solo. Gira intanto e si trova affisso un proclama, ed il seguente invito a nome di una Commissione per la formazione di una Guardia nazionale a cavallo.

 

La Commissione della Cavalleria Nazionale al Governo Provvisorio

li 14. Germile

 

Leggi stabilite per la formazione di detto corpo dalla Commessione per l'organizzazione di esso.

Art. 1. La Cavalleria Nazionale sarà composta di una Legione, la quale sarà divisa in due Squadroni; questi in due Compagnie per cadauno, le medesime composte di 64. Uomini, esclusi gli bassi Uffiziali. Nella sudetta Guardia Nazionale a Cavallo vi sarà un capo di Legione, due Capi di Squadrone, quattro Capitani, quattro primi Tenenti, quattro secondi Tenenti, un Quartier Mastro, due Istruttori, due Ajutanti, due Porta Stendardi, e quattro Trombe.

 

Art. 2. Ogni Cittadino, che vuole ascriversi nel surriferito Corpo, dovrà fornirsi a proprie spese dell'intero uniforme, cavallo guarnito, ed armi, eccetto la Carabina, e le pistole, ed il mantenimento di detto cavallo si riceverà dal Governo.

 

Art. 3. Ogni individuo sarà nel dovere di mantenere il suo cavallo a Quartiere, volendosene servire, dovrà ottenere il permesso dal proprio Capitano.

 

Art. 4. Qualunque Cittadino, Uffiziale della Guardia Nazionale a piedi, che voglia passare nella Cavallaria dovrà rinunziare al suo posto, e servire da semplice volontario.

 

Pietro Mattia Grutther ‑ Antonio Tocco

Francesco Davalos ‑ Alfonso Grivelli

Gennaro Serra Generale in Secondo.

 

Una nostra Cittadina nell'atto stesso di render giustizia alle lodevoli intenzioni de' promotori, tutti giovani di noto spirito civico, ha mandato alla Commissione legislativa una petizione contraria al detto stabilimento; l'egregio giovane Gennaro Serra, uno della Commissione, le ha in conseguenza scritta una lettera, in cui svolge le ragioni, che possono renderlo utile nelle circostanze presenti, convenendo però della necessità di abolirlo in futuro. Noi in cosa di tanto interesse pel pubblico soggiungiamo qui la petizione, e la lettera.

 

ALLA COMMISSIONE LEGISLATIVA.

 

CITTADINO PRESIDENTE.

 

«Il diritto di petizione è nella Repubblica comune ad ogn'individuo. Il sacro fuoco della Libertà, atto per se stesso a rischiarar ogni mente, deve infiammarvi ogni cuore; ed all'amor, ed alla vigilanza di tutti è affidato l'augusto geloso deposito della Libertà pubblica.

 

«Girano per la Città il proclama, e le regole per una truppa nazionale a cavallo. Ogni Cittadino, che vuol ascriversi al surriferito Corpo dovrà a proprie spese fornirsi dell'intero uniforme, cavallo guarnito, ed armi. Questa novità non intesa in alcun'altra Repubblica, neppur nella stessa Repubblica madre, minaccia la Libertà pubblica; faccio la petizione, che la Commissione Legislativa si occupi immediatamente delle riflessioni, che a lei sottopongo su questo articolo.

«Che la Repubblica abbia in caso di necessità un facile mezzo di rafforzare la sua Cavalleria di linea; abbia per così dire nella Cavalleria Nazionale, una Cavalleria di riserba: è quanto si può affacciare in favore di questo stabilimento; ma noi dobbiamo arrestarci ad una considerazione di maggiore  importanza.

 

«Tutto il segreto della libertà pubblica, la vera teoria della ripetuta massima, sempre ripetuta, e non ancor perfettamente compresa dell'EQUILIBRIO DE' POTERI, consiste appunto, che non essendo possibile l'uguaglianza delle fortune, e la superiorità delle fortune traendosi seco quella de' lumi, alla forza civile, e morale, che presso il minor numero risulta da queste, stia dalla parte della pluralità del popolo opposta la forza fisica, che nasce dal numero maggiore. Se noi colla forza civile e morale della preponderanza de' mezzi e de' lumi, uniamo la forza fisica, e tutte e tre le riconcentriamo presso le stesse mani, la libertà pubblica è minacciata; ecco l'Aristocrazia, facilissima a restringersi sempre più ed a degenerare in forza di pochi, cioè in Oligarchia, pessima fra tutte le tirannie. Né l'Aristocrazia consiste nella forza ideale della Cartapecore, cui tolta l'opinione è tolta la forza, ma nella forza reale de' mezzi, e quando si dice Aristocrati, non si devon intendere solo i già nobili, ma i ricchi. La Truppa Nazionale è destinata al buon ordine dell'interno, alla interna difesa; poggia tutta su lei la custodia della pubblica Libertà. Un corpo però di Truppa Nazionale a cavallo, è nell'interno di una Città preponderante a fronte di Truppa Nazionale a piedi; una Truppa Nazionale a cavallo non può da altri comporsi, che da ricchi; dunque è un corpo Aristocratico, e corpo preponderante. Siam noi già in ispirito pubblico così stabilito, e consolidato da non temer questo corpo? Chi ha la maggiorità de' mezzi civili, non tende sempre di sua natura ad impadronirsi de' mezzi politici? Queste considerazioni generali non prendono maggior forza in una Città, dove l'illusione della nascita era così radicata, e non è ancor tutta svelta? lo non temo il Regalismo, che distrutto una volta è distrutto per secoli; tempo l'Aristocrazia, ch'è un male, che resta in mezzo alla Repubblica, e pullula da se stesso in ogni tempo. Qual'è il preservativo a questo male? Truppa Nazionale tutta omogenea a se stessa, e di cui niuna parte sia preponderante sull'altra, e che perciò appunto lascia la maggior forza presso il maggior numero, vale a dire presso la pluralità del popolo: dunque Truppa Nazionale tutta a piedi. Il mezzo da conciliar questo sistema d'intrinseca necessità per la libertà pubblica, col vantaggio indicato di sopra, di una forza di riserba a cavallo, dobbiam ripeterlo dalla educazione, e dagli usi. Che i giovanetti di così comoda fortuna, che il possono, abbiano cavallo o cavalli; se n'esercitino alle corse, a' giuochi, a' maneggi; v'invitino i giovani di minor fortuna, che non possono averli, se gli associati, seco loro si addestrino; si svezzino tutti dall'abuso di comparir per le strade su due, o quattro ruote. La pubblica opinione, la derisione de' coetanei dovrebbe riprovare coloro, che giovani vanno in Cocchio. A piedi per la Città; a piedi, o a cavallo per la campagna; ecco le vetture de' giovani veri Repubblicani. Così la gioventù si avvezza destra, svelta, robusta, atta alle marce, ed agli esercizj non men a cavallo, che a piedi. Replico infine; niun'altra Repubblica, neppur la Repubblica madre, ha una Truppa Nazionale a cavallo, perché l'avrem noi? Sarebbe sfuggito ad esse, se fosse di vera utilità pubblica? Se mal non mi ricordo, fu proposta in Brescia, ed era già tutta pronta a formarsi; il buon senso del popolo insorse ad impedirla: perché il nostro popolo non ha lo stesso buon senso, dobbiam noi non istruirlo, o trascurare gl'interessi del popolo? Non condanno io già gli autori della Truppa Nazionale a cavallo, (piante preziose della Repubblica), di cui sono note le intenzioni, ma che trasportati dall'ardenza dei loro zelo civico, non ne hanno ben ponderate le conseguenze. Ma se la libertà si fonda mercé l'ardenza, e 'l carattere particolare di taluni, si conserva mercé tali stabilimenti generali, che facciano astrazione da' particolari caratteri. Conchiudo; nella Repubblica Romana, la stessa Repubblica dava, non che il foraggio, il cavallo, a quella, che ben potrem dirla sua Cavalleria Nazionale; ma da quella Truppa Nazionale a cavallo surse un corpo, ed un Ordine distinto nello stato; surse l'Ordine de' Cavalieri.

 

«Atteso dunque; che la formazione di una Truppa Nazionale a cavallo tende a frapporre una distinzione odiosa fra' Cittadini facoltosi, e non facoltosi; tende a restringer i primi in un corpo, ed a dar a questo corpo una forza preponderante.

 

«Atteso che risveglierebbe fra lei, e la Truppa Nazionale a piedi una gara perniciosa, ed avvilittiva per la seconda.

«A nome della Libertà e della salvezza pubblica faccio la petizione di urgenza ‑ Che la Commissione Legislativa non solo vieti la Truppa Nazionale a Cavallo, che si sta in atto formando, ma stabilisca per punto costituzionale, che non possa formarsi giammai.

«Ed atteso che giova alla Repubblica, che la Gioventù si avvezzi vigorosa, robusta, atta ugualmente alle marce, ed agli esercizi della milizia a piedi, ed a cavallo; faccio la petizione.

«Che la Commissione Legislativa animi co' suoi proclami la Gioventù ad esercitarsi nei particolari maneggi a cavallo, e censuri quei Giovani, i quali, facendo ingiuria alla loro età, ed a quelle costumanze che devono esser in una Repubblica ben costituita, usano l'effeminatezza del cocchio.

“Iddio feliciti la Repubblica e Voi.

28 Germile anno VII Repubblicano I. della Repubblica Napolitana.

 

Eleonora Fonseca Pimentel.

 

Lettera di Gennaro Serra ad Eleonora Fonseca Pimentel.

 

Cittadina

 

«L'interesse che voi prendete per la nostra rivoluzione, o per dir meglio per la nostra felicità, vi dà il dritto di pretendere delle dilucidazioni sovra un progetto di cavalleria nazionale, che solo le circostanze del momento permetter possono in una perfetta democrazia. Bisogna, a mio credere, principiare dall'essere, pria che ci occupiamo dei ben essere. Ci rimangono ancora disgraziatamente di molti nemici ai quali non abbiam per opporre che una Guardia Nazionale appena formata. Questa, non dubito, salverà la nazione, ne abbiamo la garanzia nel di lei zelo e coraggio; ma raddoppiamo intanto i nostri mezzi di difesa, riuniamo la fanteria nazionale alla cavalleria, purché quest'ultima sia composta di patrioti decisi, e tolti d'infra la prima. Ricordiamoci in fine che per vegliare alla custodia di una sì vasta Capitale è assolutamente necessaria una cavalleria. Allorché dal Governo si sarà fatta organizzare una truppa di linea, potrà egli disporre bastarvi la sola guardia nazionale a piedi, compensando con gradi militari coloro che nella nostra cavalleria si saranno distinti. Voglia il cielo che il Popolo, buono in generale, ma in parte travviato, riconosca ben tosto i suoi dritti, ed allora a lui solo si confiderà la sua difesa, divenendo superflua ogni misura provvisoria. Lo scudo più valido di un popolo sovrano è l'amor della Patria. Proseguite, Cittadina, ad interessarvi per lei, e ad illuminare i suoi figli, e riunitevi con coloro che a voi somigliano in patriottismo per opporvi al sistema disorganizzatore che fra noi disgraziatamente comincia a progredire. Non si tolga una sola pietra dall'edifizio della nostra rigenerazione senza rimetterne un'altra; altrimenti il crollo sarà inevitabile.

«Gradite i sentimenti di stima da voi ispiratimi, e dovuti a coloro che come voi amano la loro patria.

 

                                                                                                                                     Gennaro Serra

 

Dando il peso, che meritano alle ragioni, che il Citt. Serra adduce pel bisogno delle circostanze attuali, e per accordar ad istraordinario male straordinario rimedio, ci sembra, che in questa sola maniera potrebbe aver luogo la petizione della commissione, cioè

Che attesa l'urgenza straordinaria del momento presente, sia permesso ad un numero determinato, e non motto grande d'individui della Guardia Nazionale di fare il servigio a cavallo, nelle condizioni espresse nell'invito; coll'obbligo però di dimettersi, e rientrare nella Guardia Nazionale a piedi, tostoché la Repubblica abbia una legione di cavalleria di linea: fermo sempre restando, e stabilito per punto costituzionale, che la Guardia Nazionale sia tutta a piedi.

In questa sola maniera ci sembrano combinati il vantaggio presente, e la sicurezza futura della libertà; in ogni altra, una stabile Guardia Nazionale a cavallo cova i semi di un corpo, ed ordine distinto, è incompatibile col sistema dell'Eguaglianza; e deve aver contrarj l'opinione e i voti di tutti i veri, e zelanti Cittadini. Ricordiamo ad essi, che nella formazione degli stati uniti dell'America, la gratitudine per coloro, che si erano distinti nella guerra fondatrice della Libertà, ispirò di dar loro una marca di onore, e distinguerli col titolo di Cincinnati, prendendo questo titolo dal famoso Console Romano, che dall'aratro passò alla sedia Curule. Pur malgrado che questo titolo col ricordare l'antico esempio, ricordasse la civica uguaglianza, e prendesse aspetto di ricompensa dovuta per istraordinaria circostanza; fu tal distintivo contradetto da' migliori spiriti di America, v'insorse contra fin dall'Europa il gran Mirabeau, gli avveduti Americani dopo averlo stabilito, distrussero il distintivo ed il titolo.

 

OPERAZIONI DEL GOVERNO

 

Napoli 27. Germile an. 7. della Libertà

(16. Aprile 1799. v. s.)

 

IL GOVERNO PROVVISORIO

 

Considerando, che non vi è Cittadino, che non siasi richiamato dalla tassa, e che rivedendo la tassa di ciascuno in particolare, rimarrebbe scoverta l'intera contribuzione de' due milioni, e mezzo, senza potersi sapere sopra di cui ripartirsi la quantità mancante;

Considerando che per procedere con un giusto metodo, fa uopo che si abbiano presenti le facoltà di ciascun Cittadino per farne la proporzionata divisione, è venuto a determinare quanto siegue:

 

1. La Commiissione de' tre Cittadini Mastellone, Santangelo, e Marchetti resti ferma, e si metta subito in attività.

2. Fra il termine di otto giorni dalla pubblicazione del presente proclama improrogabilmente, tutt'i possidenti abitanti in Napoli, i Luoghi pii, i Monti addetti alle opere di pietà, i Monisteri dell'uno, e dell'altro sesso, l'Estaurite, e tutte le case di opere pubbliche soggette al peso della decima, debbano portare nella Officina della Commissione alla Trinità Maggiore i riveli della rendita lorda, che posseggono, tanto nella Capitale, quanto negli altri luoghi dell'ex‑Regno, co' pesi respettivi, classificandoli rubrica per rubrica.

3. Pe' Negozianti, e per coloro i quali vivono di professione, o d'industria restino ferme le precedenti disposizioni.

4. Quei che fra il termine prescritto non porteranno tali bilanci, non avran dritto a richiami; e quelli, che occulteranno nelle loro rivele qualche parte della loro rendita, verificandosi il quantitativo occultato, l'intero capitale corrispondente alla rendita occultata sarà addetto alla Repubblica.

5. Elassi gli otto giorni la Commissione vedrà il quantitativo della rendita di tutt'i Cittadini, su de'quali si dovranno ripartire i due milioni, e mezzo, adottando quel metodo progressivo, che conduce il più giustamente all'incassamento di detta somma; dedotto dai due milioni, e mezzo quello che avranno pagato coloro, i quali vivono di professione, e d'industria.

6. Da tale operazione non resta impedita l'esazione della tassa formata dalla Commissione de'dodici.

7. Per coloro, i quali avessero già pagato in forza della tassa fatta dalla Commissione de'dodici somma maggiore di quella risultante dalla revisione, dalla Commissione de'tre, debba farsene relazione al Governo per bonificarne il dippiù.

 

                                                                                                                                                Albanese.

 

Napoli, il dì 29. Germile, Anno 7. Repubblicano.

 

Considerando l'urgenza di provvedere al bisogno, che l'Armata Francese ha di cavalli, tanto da cavalleria, quanto da trasporto; e di corrispondere con altrettanta sollecitudine alle premure del Generale in Capo, con quanta generosità il medesimo ha ridotta la requisizione de'suddetti animali al numero di quattromila, cioè alla metà di quella, ch'era già stata fissata dal Generale Championnet; è venuto a prendere i seguenti stabilimenti.

 

1. La requisizione sarà fatta tanto de' cavalli, quanto di muli, e mule nella classe delle persone più ricche.

2. Sono eccettuati quel cavalli, o muli, che sono addetti per lo bisogno de' trasporti de' viveri della Cittadinanza: come ancora quei cavalli, che servono al vivere giornaliero de' loro padroni; eccetto però, se si trovasse, che,fossero cavalli, o muli rapiti nell'ultima confusione nata nella disfatta dell'Armata Napoletana al tempo dell'entrata delle Truppe Francesi.

3. Sono incaricati per l'esecuzione del presente ordine i dodici Officiali di Cavalleria qui nominati, i quali si distribuiranno due per ciascun Cantone di questo comune; cioè

 

Nel Cantone di Sannazzaro.

Michele Sebastiani ‑ Antonio Marin.

Nel Cantone di Masaniello.

Egidio Torres ‑ Emmanuele Manzilla.

Nel Cantone di Monte Libero.

Lorenzo de Concilj ‑ Diodato Costa.

Nel Cantone l'Umanità.

Pietro Perrar ‑ Gaetano Turan.

Nel Cantone di Colle Giannone.

Ignazio Montanaro ‑ Gio. Battista Tartaglione.

Nel Cantone del Sebeto.

Diego La Vega ‑ Nicola Ferraci.

 

4. Le rispettive Municipalità destineranno un Capodiece, ed un Deputato da loro nominato ad assistere i suddetti Uffiziali nella requisizione; e destineranno eziandio de'Scribendi per registrare le filiazioni de'suddetti animali, il nome de'padroni, ed il numero, che ciascheduno ne ha contribuito, e quanti gliene sono rimasti.

 

ABBAMONTI Presidente.

CARCANI Segretario.

 

Si son eletti nuovi Ministri.

 

Dell'Interno invece del Ministro Conforti il Rapp. Vincenzio De Filippis.

Di Giustizia, e Polizia invece del Ministro Mastellone, l'Avv. Giorgio Pigliacelli.

 

Ed invece dei Ministro Arcambal che da più giorni avea data la sua dimissione; per Guerra, Marina, ed Affari Esteri il Rapp. Gabriele Manthonè.

Per farlo più esattamente nel seguente foglio darem conto delle operazioni della Commissione Legislativa.

Tutti i provvedimenti in circostanze consimili presi da altri Governi, e molto più Governi analoghi, possono servire di lume, e di utile istruzione. Nella scarsezza di numerario, che ci affligge, stimo opportuno riportare l'affitto della Zecca fatto in Roma per trarre profitto dal bronzo delle campane nella moneta di rame.

REP, ROMANA. Il  Citt. Sozzi e compagni ha offerto di prendere per tre anni in affitto le Zecche della Rep. Romana, sotto le clausole, e condizioni di coniare nel primo anno centomila scudi in oro, o in argento, nel secondo duecento mila, e nel terzo trecento mila. Di contare per ciascun anno almeno cinquecento mila scudi di moneta di rame colla lega di bronzo, o di metallo delle campane, pagando per quella di metallo delle campane colla lega di metà di rame il 12 per cento, per quella di bronzo colla lega del terzo di rame il 15 per cento. Di ricevere al prezzo corrente una quantità di metallo delle campane di due milioni, e cinquecento mila libbre, e poter estrarre dalla Repub. liberamente delle derrate per un valore di ventimila Rubbj di grano, affin di evitare l'uscita del numerario che sarà stato coniato. ‑ Il consolato ha accettata l'offerta, e con suo decreto gli ha accordato l'affitto delle zecche, e le condizioni che domandava.

Articolo comunicato. Si dice, che il noto già Padre Sanseverino oggi Cittadino e Guardia Nazionale sia ora impiegato nel geloso uffizio della posta.

Gl'inglesi tralasciando di fare degli inutili tentativi sulla spiaggia di Baja, e di Cuma, si son rivolti dalla parte di Salerno, ed han mandato a minacciare, benché inutilmente, quella Comune. Mantengono bensì bloccato il nostro porto.

 

Quei Re del mare, non sapendo rinunciare all'Impero delle Isole, ultimo rifugio degli Ex‑re, in segno di promiscuità di fortuna, e d'impero coll'ex‑re di Napoli, e vacillante re di Trinacria, hanno stabilito uno, già Governator di Caserta, rifugiato in Palermo, e di là condotto, Governatore ora nelle tre isolette, Ischia, Procida, e Capri le quali ad instar del l'Inghilterra, Scozia, ed Irlanda formano un altro bel triregno, secondo triregno di Giorgio III., per cui triregni sta la fortuna dei triregno di Angiolo Braschi.

 

Finora le loro triregnali sovranità han predato tre barche (corre il num. tre sempre con essi, omne trinum est malandrinum, dice il volgo) di formaggio di Sardegna, condimento solito de' maccaroni napoletani.

 

I napoletani condiscono i maccaroni col sale della Libertà, e fan le beffe alle loro marittimo‑triregnali sovranità.

Ma siccome queste sovranità sono potenti in terra, in mare, ed in inferno, ecco un Estratto del Monitore di Parigi, che ci spiega i segreti magici della loro potenza.

 

Estratto dal Monitore di Parigi del primo Germile num. 18 1.

 

La lettera seguente scritta dalla Germania il 18. Ventoso, prova la bravura, e la lealtà degl'Inglesi. Non bisogna stupirsi vedendogli combattere i loro nemici d'Europa colla peste, quando sappiamo, che mezzo più glorioso non seppero trovare per ridurre i loro nemici di America, che quello di farli attaccare dai cani arrabbiati.

«lo mi affretto di annunciarvi in seguito delle lettere che ho lette provenienti da Vienna, che Sidney in questo momento prepara in Constantinopoli un imbarco di appestati, i quali si propone di dirigere in Italia, e soprattutto in qualche parte dell'ex regno di Napoli, affin di disfarsi mercé le stragi della peste de' Francesi, e degl'Italiani attaccati al Governo Repubblicano. Non solo egli invia uomini infetti di questa malattia, ma ha preso di più l'orribile espediente di trasportare con essi alcuni effetti, che hanno servito a persone morte di peste, affin d'innestare questa spaventevole malattia nelle belle contrade d'Italia, e procurarsi l'atroce piacere di veder seguire la stessa strage nelle contrade finitime, alla Francia. Questo fatto non può essere a sufficienza divulgato. Bisogna, che i popoli del Mondo intero detestino questi mostri sotto forma umana, e che siano considerati per quello, che sono, e quello che meritano; cioè coll'orrore che ispirano i loro infami maneggi, li loro misfatti, e la loro sceleratezza».

 

Si era sparsa voce, che i francesi avessero avuto qualche svantaggio sull'adige, e che gli Austriaci lo avessero passato; la voce non fu tutta falsa; ecco però ciò, che colle ultime notizie si ha da Bologna. ‑ Con lettera scritta dal Gen. Meusnier al Comand. di Ferrara, i Tedeschi 16. Germile eran stati battuti su tutti i punti sull'Adige, lo avean ripassato, e perduto 5 m. prigionieri.

 

«Le Divisioni delli Generali Victor, e Hetry componenti un corpo di 16 m. uomini, hanno attaccato gli Austriaci con molto ardore dal luogo suddetto. Questi ultimi credendo, che il grosso dell'Armata Francese fosse ivi in azione, hanno radunato una forza di 30 m. uomini per abbattere l'inimico.

 

«La Battaglia è durata 15. ore, e si è combattuto con ostinazione da ambe le parti.

«Finalmente l'Armata  francese ha guadagnato il campo di Battaglia. La perdita degli Austriaci fra niorti, morti, feriti,  e prigionieri si valuta di 7 m. uomini, e della parte dei Francesi si vuole circa 2 m.

«Fra i Francesi feriti si conta moltissima Uffizialità e quasi tutti i Capi dei Corpi.

«Contemporaneamente a questo fatto di armi l'alci sinistra Francese ha passato l'Adige, ed ha preso in mezzo la sbaragliata truppa Austriaca, e dice la Lettera (mi si dice nel momento), che essa ha fatto 18 m. prigionieri.

«Quanto all'Armata di Massena si ha la notizia officiale, che siasi impadronita di Foldichlvel, e Breghenz nel Tirolo».

Infine si accerta che i Francesi son entrati in Verona con 12 m. prigionieri, 60. cannoni, e tutto il bagaglio tedesco. Estratto dal Relator bolognese.

Una lettera di Roma del Citt. Corona, porta, che colà si credeva che Firenze sarebbe un dipartimento della Rep. Rom. e quell'Amb. Franc. Bertolio diceva di star facendo i preparativi per celebrar degnamente la presa di Vienna a tutto maggio.

 

 

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