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MONITORE NAPOLITANO |
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QUARTODI’ 4. FIORILE ANNO VII. DELLA LiBERTA’; I.
DELLA REPUBBLICA
NAPOLETANA UNA, ED INDIVISIBILE (MARTEDì 23. APRILE 1799) Num. 22 |
Siccome
abbiamo ora la prima volta un Corpo legislativo in pubblica sessione, ed è
appunto in queste sessioni, che il Pubblico si pone al fatto di conoscere le
particolari opinioni di ciascun individuo, le materie e l'ordine di trattarle,
crediamo opportuno per soddisfare la curiosità de' nostri lettori, dar per ora
disteso ragguaglio di queste prime sessioni; per l'avvenire, ci basterà di
darne le risulte per non rendere la narrativa nojosa, salvoché se l'importanza
di qualche seduta particolare non richiedesse il contrario.
COMMISSIONE LEGISLATIVA
Presidenza di Pagano.
Mercordì si ordina la stampa de' processi verbali.
L'ordine del giorno richiama la discussione sul rendimento de' conti de' funzionari che hanno amministrato denaro pubblico, il Presidente osserva, che non essendosi ricevuta risposta al messaggio mandato ieri alla Commission esecutiva su tal oggetto, non si può proceder a quest'esame, e propone di passar ad altre mozioni.
Russo
dimanda la parola; parla dell'onorario de' funzionarj pubblici, finisce colla
seguente mozione. I. Che nel fissar gli onorarj agl'implegati, e funzionarj
pubblici si stabilisca un maximum, il
quale non ecceda ducati cinquanta in contanti. 2. Che si faccia un libro,
intitolato dell'Amor della Patria, nel
quale ogni funzionario, che abbia altronde come vivere, o stimi superfluo a'
suoi bisogni l'intiera indennità, scriva quella porzione, che vuol rilasciarne
alla Patria. 3. Un libro detto de' doveri
de'Cittadini, che contenga i nomi di coloro che per le loro circostanze
richieggono aumento di salario, la nota di questi sia pubblica, acciò non si
dia luogo all'avarizia, ed all'ingordigia; conchiude che si verrà così ad aver
funzionarj pubblici più onesti; a formar gli uomini più disinteressati. La
mozione è aggiornata al dimani. Si spedisce alla Commissione legislativa un
messaggio per aver tutte le leggi, e progetti di leggi, che son presso di lei,
e che restando presso lei sepolti non potrebbe la Commissione legislativa
profittar di tutti i lumi, che si son finora raccolti specialmente sull’affare
de’ Banchi. Dopo ciò la Commissione si chiude in Comitato segreto.
Giovedì. Russo fa la mozione d'ordine, che le sessioni comincino
alle 9 della mattina, finiscano alle due dopo mezzodì. Si approva. Si dà alla
legge per l'organizzazione della Guardia Nazionale la preferenza sulla mozione
di Russo del giorno precedente. Filangieri legge un progetto di legge su tal
organizzazione. Una deputazione di una società patriottica, amica delle leggi,
chiede di parlare; è ammessa; il Cittad. Rosario Licopoli prende la parola:
parla su vari disordini introdotti nella Guardia Nazionale. Il Presidente
risponde «Cittadini deputati: mentre il Governo riceve delle nuove pruove del
conosciuto Patriottismo della Guardia Nazionale, il cui zelo ed energia onorano
non solo la Repubblica Napoletana, ma l'Italia tutta; è altronde intimamente
penetrato da sentimento di dolore alla vista de' disordini, che l’Oratore ha
esposti. Ma egli è impossibile dar a tutti rimedio dentro breve tempo. Usciti
dalle catene di lunga schiavitù, non dobbiam credere, (sebbene i voti di tutt'i
buoni tali sarebbero) di giungere in un istante all'apice della perfezione. I
disordini però ci rattristano, ma non ci sgomentano. La Guardia Nazionale, la
quale ha così ben meritato dalla Repubblica Napoletana dev'esser persuasa, che
la Commissione Legislativa si darà tutta la premura per riparar i disordini.
Noi resteremo al nostro posto; Voi restate al vostro; la Repubblica sarà
salvata, o tutti periremo». Russo dimanda la menzione onorevole della
Deputazione nel processo verbale: la menzione onorevole vien ordinata. Un altro
Cittadino dimanda dalle Tribune il permesso al Presidente di parlar sullo
stess'oggetto; dopo qualche difficoltà gli viene accordato. Chiede, che si
faccia una legge colla quale si ordini, che gl'immorali siano esclusi dalla
Guardia Nazionale; finisce coll'insinuare, che venga ordinato agl'Istruttori di
far gli esercizj due volte la settimana.
Il
Presidente prima di aprir la discussione sugli articoli della legge di Filangeri,
invita i Rappresentanti a produrre qualche idea, sul progetto in generale.
Gambale chiede la parola: propone, che la Guardia Nazionale non oltrepassi per
ora i 12 m.: che passati 6. mesi, coloro, che han ben servito in essa siano
preferiti negl’impieghi, qualora ne riuniscano le altre qualità necessarie: che
i più coraggiosi siano contraddistinti con premi; che la condotta de'
contribuenti sia pur sottoposta ad esame; che i preti, ed i frati non siano nel
servigio attivo, ma solo contribuenti, ad eccezione di que' pochi, che
volessero volontariamente offerirsi. Propone, che la contribuzione non sia
uguale per tutti, ma divisa in tre classi I. di quelli, che non hanno beni di
fortuna, e vivono di travaglio giornaliero, e pagheranno un carlino il mese: 2.
de' possidenti, e ne pagheranno 6.; 3. de' possidenti, ed impiegati, e ne
pagheranno 12. Il Presid. l'invita a scriver il suo progetto; apre la
discussione su quello di Filangeri, ed invita il Segret. a leggere articolo per
articolo la legge del Governo Provvisorio degli 11. Germile per modificarne gli
art. che si stimeranno. Il Segr. legge.
L'Art.
1. La coscrizione militare resta
proclamata in tutti i Dipartimenti della Repubblica ed i Cittad. da 16. a 60.
anni inclusi sono tenuti al servigio militare, alcuni sull'esempio delle
altre Repubbliche volevano, che l'obbligo terminasse a' 50. anni. Il Presidente rileva, che molti uomini vi
sono forti, e robusti oltra i 50. anni, e porta l'esempio del Citt. Nicola Pacifico Capitano d'una compagnia
nell'età di 72. anni. L'articolo passa.
Si
legge l'art. 2. Gli stroppi, i ciechi, e
gl'indisposti per malattie croniche restano esclusi dal rollo della G.N. dopo
una discussione su la dilatazione abusiva, che può darsi all'espressione malattie croniche, e se gl'indisposti
per tali malattie debbano o no esser inchiusi ne' contribuenti, l'articolo
passa così. Gli stroppi, i ciechi, e
gl'indisposti per malattie croniche (da individuarsi dal Cittad. Cirillo, e da
esaminarsi da una commissione di medici patrioti esclusivamente) restano
esclusi dal ruolo della G.N.
Si
apre la discussione sull'art. 3. I preti,
i monaci, i frati di qualunque carattere ed osservanza debbono esser ascritti
alla G.N. Le opinioni si dividono; Scotti
considera, che come Cittad. debbano esser essi nella G.N. ma rileva, che
ciò urta i pregiudizj del Popolo minuto, che crederebbe attaccata la Religione,
e bisogn'adattarsi alla debolezza de' suoi raziocinj: conchiude. Noi vogliamo
attivare la G.N. nella special mira d'impedire le insurrezioni, ma se obbligheremo
i Ministri del culto ad un esercizio attivo, rendendo malcontento il Popolo,
opereremo un fine contrario. Si discute se debban esser contribuenti: Lart.
passa infine così. I preti, i
monaci, i frati di qualunque carattere, ed osservanza restano esclusi
dell'esercizio attivo della G.N. eccetto quelli, che volessero volontariamente
servire. Essi però son inclusi nella classe de'contribuenti.
L'art.
4. rest'approvato nel tenor seguente. Niun Cittad. potrà ottener impieghi
civili, militari, politici, se non si trov'ascritto alla G.N., salvo gli
eccettuati dalla legge.
Art.
5. Il registro della coscrizione si
aprirà in tutte le Comuni dal Commissario militare; e dall'officiale destinato
all'organizzazione del servigio, e si chiuderà dieci giorni dopo quello dell’invito,
che ne avrà fatto pubblicar il Commissario.
Si
apre la discussione sul progetto Filangeri.
Sulla proposizione di Raimondo
degennaro, l'indigente, ed il giornaliero non son obbligati a contribuire.
Si passa alla mozione di Gambale sopra
la varia classificazione di Contribuenti. Pignatelli
insta perché resti l'articolo della legge del passato G.P. che fissa per
tutti grana 35. il mese. Russo sostiene la varia classificazione; soggiunge ch'essendo la Guardia Nazionale
destinata alla Custodia interna, poiché i ricchi ne ricavano maggior vantaggio,
devono più contribuire. Questa proposizione incontra varie opposizioni, che
confondono la questione; Il Presidente la
fissa e dilucida. Egli spiega; o tal contribuzione s'intende per un esenzione
di servizio, e allora dovrà essere uguale per tutti; o s'intende una tassa, e
allora dovrà essere progressiva secondo le fortune di ciascuno. Il decreto
passa come tassa.
Si
propone la diversa tassa. Belforte
(Domenico de Gennaro) reclama, come nel Regno della libertà d'altro non si
senta parlare che di tasse, che della ricchezza è rimasto il nome, ma la
ricchezza è sparita. Il Presidente rileva,
che per ricchi s'intendono i più comodi a fronte degli altri; che il massimo
della contribuzione potrebbe fissarsi ad otto carlini, e nelle attuali
pubbliche circostanze a niuno mediocremente commodo può sembrar duro di
contribuire otto carlini al mese per le urgenze della Patria. Domenico de Gennaro risponde, che non
gli 8. o 12. carlini formano l'ostacolo, ma la difficoltà della classificazione; rileva le avarie
particolari, che sieguono in tali occasioni; le brighe, i reclami, le
parzialità, e la confusione, e malcontento, che produce il farla: Scotti lo appoggia. Sembra a molti, che la contribuzione di 35. grana
serbi giusta proporzione, e sia comoda per tutti. Scotti rileva che non essendo essi venuti preparati, la questione
d'imporre nuove tasse non è da decidersi leggermente, ed ha bisogno di più
matura disamina; molti favoriscono la proposizione. Russo oppone, che il decreto
per essa è passato; Il Presidente rileva, che fino a che la sessione non è
sciolta, può sempre ritrattarsi il decreto. S'insiste per la retrattazione
acciò i membri abbiano maggior tempo a riflettere; il decreto si ritratta. Marchetti per mozione d'ordine fa
riflettere, che nell'attual regolamento della Guardia Nazionale, incominciando
il servizio la mattina, l'Artista perde due giornate, propone che si entri in
servigio a 23. ore. La sessione è sciolta.
Venerdì. Si rilegge la legge perché tutti coloro, che amministrano, e
toccano danaro pubblico ne debbano render conto; e specialmente quelli, che
hanno amministrato, e toccato danaro pubblico dall'entrata delle armi Francesi
a questo punto; si approva, e s'incarica il Redattore di portarla per la sanzione
al Commissario organizzatore. Si ricomincia la discussione sulla Guardia
Nazionale; alcuni Cittadini fanno indecente romore, il Presidente intima silenzio; i cattivi Cittadini non cessano; il Presidente intima comitato segreto.
Sabato. E’ ammesso fra i membri della
Commission legislativa il Cittad. Forges. Pel presidente non intervenuto presiede il Rapp. Cirillo.
Si
discute l'articolo della Cavalleria Nazionale. Resta deciso, che sia
provvisoriamente ammessa, ma di un numero determinato da fissarsi, e per esser
disciolta, tostoché la Repubblica abbia una Cavalleria di linea. Il Presid.
Cirillo fa la mozione che si proibisca in tanta penuria di metalli, tanto alla
Guardia Nazionale a cavallo, che a quella a piedi di portare galloni, ricami, o
altro fregio d'oro, o d'argento. Gambale parla
a lungo della necessità di occuparsi de' Banchi. Russo fa la mozione, ch'essendosi fin dal provvisorio passato
discussa la legge dell'abolizione della feudalità, la quale non sa perché non
venne sanzionata; di questo debbano occuparsi, come cosa necessaria, e che
potrebbe contribuire a calmare l'insurgenze de' dipartimenti; Cirillo rileva,
ch'essendo tutte le Carte di tal materia rimaste presso la Commissione
esecutiva, si dee decretare un messaggio per richiedere e queste carte, e le
altre, che potrebbono essere opportune a' lavori della Commissione legislativa.
Uno de' membri fa riflettere, che non bisogna metter le mani in tante cose
diverse, perché altrimenti si cade nella confusione. Russo fa la mozione per due sedute al giorno, una la mattina, una
la sera. Scotti si oppone, atteso che ne soffrirebbe
la salute degl'individui, e le materie non sarebbero ben digerite. Russo insiste; motiva l'urgenza delle
presenti circostanze, e l'esempio della costituente
che soleva restare più giorni di seguito; aggiunge; se un sospiro ci resta,
pensiamo che anche questo è dovuto alla patria. Il Presidente opina, che le due sedute non si stabiliscano per punto
fisso, ma quante volte lo richiedan le circostanze, se ne dia l'avviso, e si
facciano. La sessione è sciolta.
Il
disordine avvenuto per coloro, che obbligarono il Presidente a chiuder la
seduta in Comitato segreto, fa sentir il bisogno di nominar Ispettori della
sala, e di aver un maggior numero di sentinelle onde la Commissione legislativa
possa esercitar esattamente la sua Polizia,
altrimenti pochi perturbatori, e malevoli de' quali non manca mai il
numero, potranno intorbidare le sedute della Commissione legislativa; o per
evitarlo si verrà allo sconcio grandissimo di restringere, e limitare il numero
degli ascoltanti; e quanto è più ristretto il numero de' Rappresentanti, e meno
pubbliche le sedute, tanto si deroga alla Libertà, e dignità del Popolo.
Sabato
il giorno si divulgò la notizia, che una squadra Galloispana, di 30. vele di
guerra, 20 da trasporto abbia ripreso Minorca,
e Porto-Maone, ed indi abbia
piegato verso le nostre coste di Calabria, o quelle di Sicilia. Che che sia,
gl'Inglesi conservano tuttavia la loro stazione in Procida. t da più tempo qui
l'Ammiraglio Renaudin, in vece di Pleville .
La
nota legge di portar i rami, e l'argento alla zecca non aveva finora ricevuto
esecuzione per impedimento della zecca; ora con pubblico affisso per parte
della zecca medesima si è annunciato, che possono i Cittadini portarvi i cennati
metalli in tre giorni della 7na martedì, giovedì, e sabato. Da 15 libre in
sopra saran pagati dopo 5 giorni; da 15 in sotto lo saranno pagati subito.
Le
Deputazione della salute ha pubblicamente annunciato esser giunto un legno
Levantino comandato da un Capitano francese partito 4 mesi indietro
d'Alessandria; ch'ella lo ha sottoposto a rigorosa quarantena; e rassicura il
Pubblico sulla sua vigilanza, e le precauzioni da lei prese per impedire
qualunque furtiva introduzione di contagio.
Si
doveva trasportar il campo Francese in Caserta, e si diceva, che fosse perciò
cominciato ad accomodarsi il gran palazzo di Caserta, poi si disse sospeso, ed
il campo doveva farsi tra Capua, e S. Agata de' Goti; facendone un'altro per la
cavalleria a Maddaloni .
Per
la dimissione del Cittadino Spanò è
ora Comandante della Guardia Nazionale il Cittadino Luigi Basetti. Dimani mattina egli, ed il Generale in Capo
passeranno in rivista la Guardia Nazionale .
Jeri
mattina un distaccamento condusse qui legati un gran numero d'insurgenti; alla
testa di essi compariva un monaco carmelitano.
Dobbiam
rendere giustizia alla nostra Commessione sù i Teatri; essa aveva proibita la tombola anche prima dell'apparizione del
nostro numero, in cui la condannavamo .
In
conseguenza dell'aggiornata mozione di Russo sù i soldi, tutti i membri
dell'una e l'altra Commissione, varj Commessi, ed altri impiegati han
rinunciato la metà de' rispettivi soldi in favore della Repubblica, e se n'è
affissa la nota. Imiteranno certamente l'esempio, anche i nuovi eletti; essi
sono Gio. Leonardo Palomba, Pietro Napoli
Signorelli, Giuseppe Galante, Michele Detommaso, Doria, Falcigno (già dell'altro
Provvisorio) Magliano, Salfi, il
quale ha data la sua rinuncia, attesa la sua salute, che non gli permette accettare per ora.
Ministro delle Finanze è Luigi Macedonio.
L'alta
Commissione militare non cessa di dimostrar il suo zelo per conservar il buon
ordine mercé il suo zelo, e la sua imparziale giustizia nel castigo de'
delinguenti.
A
dì 20 Germile passato giudicò unidici individui de' quali 10 ne ha condannati
alla morte convinti di aver in comitiva
armata in tempo di notte assalito l'Eramo de' PP Camaldolesi della Torre del
Greco, con minacce d'uccidere sotto pretesto di Giacobini, con sparo di pistola
tirato ad uno de' Padri, irriverenze, ed imprecazioni, ed irriverenze dentro la
Chiesa, e di aver buttato a terra per disprezzo l'immagine del SS. Crocefisso. Varj
altri ne ha condannati a' ferri per detenzione di armi. Altri rubricati di aver
procurata insurrezione della Terra di Forino,
e visto non essere stato il delitto in taluni che un effetto di
ubbriachezza; gli ha condannati solamente a' ferri, chi per 5, chi per 10 anni;
chi per 25, e chi finalmente in vita .
Estratto di lettera di Foggia 25. Germile.
-
I tiranni della Sicilia non solo ci fan la guerra con spargere de' falsi
proclami infamanti il nostro Governo, ma la fanno ancora più direttamente, e
con scelleratezza. Dalla deposizione di sei galeoti qui arrestati, si è saputo
che seimila, e quattrocento di questa brava
gente educata nelle Galee, sieno stati immessi nel nostro suolo.
L'indolenza, l'inesattezza delle Città, e luoghi marittimi han lasciato passar
costoro senza passaporto. Questi sei, sono sbarcati, non ha molti giorni fra
Baja, e Pozzuoli , han percorso un estensione di Paese di circa cento miglia
senza esser molestati, e finalmente la Municipalità di Castelluccio in queste
nostre vicinanze gli arresta. I disordini di questo nostro dipartimento non
sono piccioli; non vi è spirito pubblico; si disprezza l'attuale sistema, ed
alcune notizie allarmanti ci fanno stare nella massima inquietudine. Le
autorità costituite composte la maggior parte di scellerati, ed Aristocratici
tacciono, ed insultano la pubblica miseria.
Un
cittadino del dipartimento del Sele ci scrive di esser stato fatto Giudice di pace, e che volendo ben
servire la patria, e non sapendo le sue incombenze, gli procurassimo le
necessarie istruzioni dal Governo. Ma siccome non sappiamo che siansi ancora
pubblicate, invitiamo il Governo a presto pubblicarle .
Si
comincia ad aver qualche schiarimento su' fatti dell'Adige. Si dice, che mentre
il General Moreau Comandante del centro aveva valorosamente battuti, e respinti
gli Austriaci, questi respingendo a vicenda le due ale dell'Armata Francese, e
penetrando pel canale bianco, avean
girato e preso Moreau alle spalle; ma egli slanciandosi come un fulmine su loro
gli batté, e gli distrusse, dandogli la sanguinosa battaglia, che abbiamo
riferita nell'altro numero.
Ecco
le notizie, che abbiamo da Milano.
Milano 13. Germile. Non si è confermata la presa di Verona, si conferma
bensì, ch'essa è assediata dalle armi Repubblicane. Alcuni vogliono, che i
Cesarei abbiano un campo trincerato a Caldiero,
cioè sette miglia distante, all'Oriente; altri che siano tutti concentrati
in Verona; nulla si sa di certo.
Certissima,
e con lettera ufficiale diretta dal medesimo gen. Massena, a questo Commissario Hullin
è la notizia dell'intera disfatta del Gen. Laudon a Senflor tra
Bolzano, ed Inspruck nel Tirolo con circa 6000. prigionieri, tutta
l'artiglieria, bagagli, munizioni & c.
Lettere
della Svizzera portano eziandio l'intera sconfitta del Principe Carlo verso
Ulm, e Bregentz. Ne attendiamo la
conferma.
Si
è qui ordinato per arruolamento volontario un corpo franco di 900. uomini ne'
due dipartimenti del Serio, e del Mella, il quale sarà organizzato sul piede di
un battaglione di truppa di linea.
Merita
intanto, che si riferisca, per giusta sua lode, e per esempio di ogni contrada,
e di ogni comune d'Italia il generoso slancio di patriottismo di tutto in
generale il popolo di Bologna.
Bologna 10. Germile. Estratto dal
Relatore Bolognese. «Erasi sparsa per
Bologna la trista nuova del passaggio de' Tedeschi fatto sul Po alla volta di
Ferrara. Gli Aristocratici ne gioivano, e riguardavano i patrioti col più
deciso disprezzo. Il popolo fremea di sdegno all'udire il pericolo che gli
sovrastava. I patrioti sapendo, che la riva del Po era sprovveduta di
artiglieria, e che era guardata da' Piemontesi, entrarono anch'essi in timore,
e cominciarono a spargersi per le popolari adunanze, per esplorare il
sentimento comune. Vorrem noi starcene
neghittosi, e lasciarci imporre da una banda di Satelliti d'un tiranno? No, rispondeva
il popolo dovunque, vogliam difenderci. Andate dalle autorità, si sentiva quà e
là esclamare, ditele la universale risoluzione. Sei patrioti allora portano i
voti popolari all'Amministrazione centrale. Ma sul riflesso, che lo spedire
colà un popolo senza una lunga istruzione, e molto più senza capi è lo stesso,
che condurlo al macello, piacque piuttosto a' patrioti, ed alle autorità, che
il Vice comandante della Piazza scrivesse al Gen. Gaulthier che quanti uomini
volesse di Guardia Nazionale marcerebbero sotto la sua divisione, perché egli potesse
spedire a Bologna le brave truppe che lo hanno seguito in Toscana; la lettera
si scrisse, e si spedì una staffetta a Firenze.
«Sentita
la risoluzione della Centrale, ben 2 m. Cittadini corrono alle loro case per
prepararsi alla marcia. Ed, oh spettacolo consolante al cuore de' Repubblicani!
Appena il sanno i giovanetti delle scuole primarie, che s'istruiscono nel
Militare, accorrono dall'Ispettore delle medesime, e protestano di voler in
luogo de' suoi fratelli, che vanno in Toscana far il servizio della Guardia
Nazionale, e lo invitano a procurare, che anche nel giorno di Decade possano
esercitarsi nelle Militari evoluzioni. Di quali speranze può a ragione
lusingarsi la patria da un atto così generoso? Qual giorno può esservi di
questo il più consolante per l'umanità rigenerata?
«Arrivarono
poi le vere notizie da Ferrara. Esse sono; che i Tedeschi da qualche giorno si
faceano vedere all'altra riva del Po. Nel giorno 9. apportarono essi due pezzi
d'artiglieria contro una barca cannoniera Cisalpina, che con pochi colpi di
cannone calò a fondo. Raccoglievano dippiù quante barche loro riusciva di
trovare, e sembrava, che volessero tentare il passaggio in due punti, uno de'
quali era alla Zocca. Fattasi notte ad alcune pattuglie Piemontesi, che
guardavano la nostra Riva, parve di vedere ne' punti sudetti uno straordinario
movimento. Esse con un datum gambis velocissimo portaronsi a Ferrara; e o fosse
timore, o fosse per dar ragione alla loro fuga, fecero il rapporto, che il
passaggio de' Tedeschi s'effettuava, e che a quell'ora sarebbero passati in
circa 400. soldati.
«Il
fatto si è, che gli Austriaci non hanno occupati, che i paesi di là del Po; né
si son sognati di passarlo ancora. Ciò che si sa, sono le crudeltà inudite, che
commettono coloro in que' miserabili paesi da essi occupati. In alcune case di
contadini hanno uccisi i teneri pargoletti nelle braccia di alcune Madri, che
ricusarono prestarsi alle loro brutalità. In alcune stalle rustiche entrati,
hanno uccise le bestie unicamente per compiacersi della desolazione delle
piangenti famiglie. E quel scellerato dell'ex Cardinale Mattei va quà e là per
le chiese campestri a pregar nelle Messe, e nelle pubbliche orazioni per la
felicità delle armi della coalizione. Egli è stata la causa de' disordini, che
sono stati a Castel Guglielmo, e a Trecenta, avendo coll'arte infame
dell'impostura eccitato il popolo al l'insurrezione; per cui tutto è discordia,
e anarchia, e la vita di alcune autorità costituite, è stata sacrificata al
furor popolare.
«Ma
Ferrara è ormai in istato nuovamente d'una rispettabile difesa. Le truppe vi
sono accorse da tutti i paesi circonvicini. La riva del Po si guarnisce di
nuova artiglieria.
E’
passato per quì scortato da Guardie Francesi Ferdinando già Duca di Toscana ch'è ripartito alla volta di
Ferrara.
Al Papa è stato destinato il soggiorno di Parma, non avendo potuto trasportarsi In Besanzon a cagione de' suoi incommodi .
Notizie
di Caglieri annunciano, che Sardegna si ha ricevuto il suo Re.
Molti
fogli d'Italia fan viaggiare il nostro buon Arcivescovo, il quale sereno e
tranquillo passa i suoi giorni alla testa del suo gregge.
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