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eguaglianza |
MONITORE NAPOLITANO |
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DUODI’ 22. FIORILE ANNO VII.
DELLA LIBERTA; I. DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA
UNA, ED INDIVISIBILE (SABBATO 11. MAGGIO 1799) MAJESTAS POPULI Secondo trimestre. Num. 27 |
Non ha la legge sul debito de'
Banchi soddisfatta la pubblica aspettativa, né adempiuto al pubblico bisogno. Essa
altro non fa, che confermare specificandone l'ipoteca, la legge con cui il
passato Provvisorio aveva già posto sotto la garanzia della Nazione il debito
de' Banchi, ma niun mezzo somministra per accelerare l'estinzione delle
polizze, e diminuire l'enormità dell'agio, coll'accrescere la circolazione del
danaro.
Dopo le funeste sperienze
dell'amministrazione dell'Azienda Gesuitica, dell'amministrazione della Cassa Sacra, in fine di tutte le
amministrazioni; porre in amministrazione presso i Banchi un capitale di
ventisei milioni, sbigottisce la fantasia del Pubblico, il quale quanto
maggiore è l'asse, tanto maggiore ne prevede la dilapidazione, e tanto più
lenta prevede la vendita, quanto maggiore sarà l'interesse degli amministratori
di non farla presto, ne tutta compire.
Nella totale insufficienza dunque
della legge ad un sì grande pubblico oggetto, esponiamo le idee a noi suggerite
da un buon Cittadino; idee, che a noi sembrano tanto più utili, quanto che sono
più sbrigative; e che niuno può né a lui, né a noi apporre di palesare sì
tardi, perché discussa la legge in Comitato segreto, non si potea prevedere, se
essa avrebbe o no soddisfatto all'intento.
La sola difficoltà è quella di
fissare il termine menzionato. Se i Dipartimenti fossero tutti tranquilli, lo
non lo fisserei maggiore di sei mesi; ma siccome è giusto di riserbare a'
Cittadini tutti della Repubblica l'acquisto de' beni assegnati a' Banchi, così
non si può accelerare un termine che darebbe ora un vantaggio a' Cittadini del
Dipartimento del Vesuvio sopra quelli degli altri, ed il termine di sei mesi è
da fissarsi dal momento, che tutto ci promette imminente, della stabilita calma
della Repubblica. Ben inteso, che qualunque sia la premura di vendere, ed il
disagio presente, dobbiamo sempre così regolare le vendite da non formare né
accrescere grandi ammassi di proprietà, male superiore ad ogni male.
Per una riflessione d'incidenza
noteremo, che nella posizione della legge attuale, cioè nell'amministrazione
presso i Banchi degli immensi fondi aggiudicati, si deve con un calcolo
prudenziale valutar altresì come un capitale assegnato all'estinzione del
debito, l'annua rendita di questi fondi. Giacché se, mercé le vendite, questa
rendita verrà d'anno in anno a diminuirsi, egli è certo pure, che la lentezza
stessa delle vendite, la farà per la massima parte restare presso de' Banchi.
E noteremo eziandio, che in tutti i
Dipartimenti vi sono in varie Città de' fondi, per loro istituzione addetti in
ciascuna a varj Monti pubblici: che
di questi fondi si deve prender conto, e cura, e richiamarli al loro oggetto;
non mica per accrescerne la dote a' Banchi di Napoli, ma perché essi medesimi
cogli altri fondi, che la Nazione dovrà aggiungervi, servano di dote a'
rispettivi Banchi, che dovranno stabilirsi ne' Dipartimenti; ben inteso con
altro ordine, e forma degli attuali di Napoli; piano, e progetto che ideato fin
dal 1790. incontrò allora l'approvazione del famoso Schtmidt, e del nostro Giuseppe
Palmieri, di ch. mem., e ci riserbiamo sottoporre al Governo ed al
Pubblico, quando le circostanze saranno tali da ammetterne lo stabilimento.
Altro invito di un zelante
Cittadino è di palesare, che avendo egli girato pe' Quartieri del Molo‑piccolo,
del Mercato, del Pennino, del Borgo di Lurito,
della Nunziata &c. per andar
leggendo al Popolo le due leggi abolitive del dazio delle farine, e della
feudalità ha trovato da per tutto quella gente così ignara de' proclami, degli
ordini, e delle operazioni del Governo, come se da noi fosse distante le
millanta miglia; niun proclama, muri ordine di quelli che mostrano la sollecitudine
patema del Governo pel Popolo era affisso in que' Quartieri; trovò bensì da per
tutto, e soli, gli affissi per la tassa. Cosicché la cosa odiosa si affigge, e
non le favorevoli. Invita quindi per mezzo di questo foglio il Governo a
rimediare un tanto disordine, e prenderne stretto conto dalle rispettive
Municipalità.
Doveva partire colla sua Divisione,
ma per incomodo di salute sopraggiunto, non parte in oggi il General Federici.
Non si è verificato, che qui
rimanesse Comandante di questa piazza, e Forti il General Rusca, egli è partito
fin da Mercordì. Per la partenza di Poitou
era rimasto Comandante di questa piazza l'anzidetto Federici; ora per la destinata partenza di questo ha avuto un tale
impiego il nostro Calabrese Amato. In
vece del General Rusca comanda la piazza e i Forti il Generale Gerardon. Tutta
l'Armata si è mossa Giovedì da Caserta, seco trasportando in ultimo oltre 500.
vacche. t pur anche partito il Commissario organizzatore Abrial, comunicando prima di partire la totale plenipotenza delle
sue facoltà alle due Commissioni del nostro Governo Provvisorio. Quindi sono
stati eletti della Commissione Legislativa per membri della medesima Francesco Daniele, e 'l già membro
dell'altro Provvisorio Vincenzo Bruno.
Rappresentanti dell'una, e
dell'altra Commissione, Patrioti, Nazione Napoletana, Voi siete ora rimasti in
balia di voi stessi, ed avete quella felicità di circostanza, che ha in vano
desiderata ogni altra rigenerata Nazione: questo è il momento di dar saggio di
voi; unitevi di mente, di forze, di volontà; stabilitevi tosto la vostra
Costituzione, che deve comprendere solo la distribuzione de' poteri, i principj
della Democrazia, e non l'amministrazione, e quindi può e dev'esser sollecita e
breve. Ha il diritto di esser solo a volere, chi solo ha il peso di sostenersi:
profittate di questo labile momento: tali sarete per sempre, quali ora vi
mostrerete. Da questo momento dipende il mostrarvi all'augusta Nazione
Francese, all'Europa, come meritevoli, o no, di esser un Popolo libero, e di
annunciarvi o degni del rispetto, e della fiducia di tutta l'Italia, o del suo
perpetuo disprezzo.
A dì 29. Aprile v. st. Anno primo della Repubblica
Napoletana.
Il Cittadino Cardinale Arcivescovo di
Napoli considerando i disordini, e i mali gravissimi, che seco portano le
sedizioni e i tumulti contra la sicurezza e tranquillità dello Stato, riserva
specialmente a se in questa Città e Diocesi di Napoli il caso seguente:
I Cospiratori, i Tumultuosi, e
tutti coloro, che sollecitano una cospirazione contro la Repubblica: Tutti
coloro, che col consiglio, coll'opra, o colle armi promuono la sedizione ed il
tumulto, ed ajutano i sediziosi: coloro che non denunciano i sediziosi, e tutte
le sediziose trame: coloro, che anche privatamente insegnano, che la Democrazia
sia alla Religione contraria, incorrono nel caso riserbato. I Confessori poi in
qualunque dignità costituiti, che non obbligano tali penitenti alla dinuncia, o
che dalla dinuncia istessa gli sgravino, siano sospesi
GAETANO Vescovo di Comana Vic. Gen.
Napoli 15. Fiorile, anno 7. della
Libertà.
E’ uscito un picciol libro, il cui
titolo, Teresa Filosofa, opera quanto
inetta, ed insulsa, altrettanto piena della più sfrontata e stomacosa oscenità,
e tutta intesa a corrompere la purità della Morale, ed a spegnere nel cuore
dell'uomo semplice i sentimenti del pudore e della decenza; sentimenti tanto
richiesti e cari ad una Repubblica. Il Governo in conseguenza altamente detesta
un tal libro, ha punito coll'arresto il Traduttore di esso, ed ha proccurato di
farne sorprendere tutte le copie, e di già gli è riuscito di averne moltissime:
ma siccome può stare, che ve ne sieno delle altre ancora, che siensi involate
alle sue ricerche; così invita il Pubblico a volere con tutto lo zelo vegliare,
perché sieno tutte estinte, ovunque si trovino; ovvero a portarle al Ministro
dell'Interno, per essere all'istante condannate alle fiamme.
DE FILIPPIS Ministro nell'isterno.
Napoli, 20. Fiorile anno 7. della
Libertà.
MANTHONE' Ministro della Guerra,
Marina, ed Affari Esteri.
Al Cittadin Giuseppe Schipani Capo di Legione.
Il vostro rapporto, e le ferite
gloriose della maggior parte degli Uffiziali, e Patrioti che avete l'onore di
comandare, mostrano la condotta militare della vostra Legione, ed i servigi che
può promettersene la Patria nelle fasi della sua rivoluzione. lo non son
rimasto insensibile a questa testimonianza; ed ho ottenuto dalla Commissione
Esecutiva l'ordine di mostrar loro la sua riconoscenza. Prevenite in
conseguenza gli Uffiziali e Patrioti feriti nel numero di quattordici, secondo
la nota seguente, che dalla Commissione Esecutiva sono stati a voi liberati
docati mille quattrocento contanti, per distribuire cento per ciascheduno di
essi; potendo voi mandare dal Commissario della Tesoreria Nazionale Antonio
Piatti a prendere la detta somma, essendosene passato l'ordine all'Intendenza.
Uffiziali e Patrioti feriti,
a'quali si libera la somma di ducati cento
in contanti per ciascheduno.
Ignazio Ritucci Capitano della
Legione Campana, Saverio Dupuy Tenente di detta Legione, Desiderio Molinier,
Gregorio Buscè, Pietro Desroches Capitano della Legione Bruzia, Giannotti
Sergente della Legione Bruzia, Castiglia Comandante dell'Artiglieria, destinata
per la spedizione di Calabria, Antonio Ritucci Patriota, Ignazio Accinni,
Raffaele Scutiero, Giuseppe Gallucci, Bruno Russo, Francesco Tuecci Paolo
Antonio Crea.
Promozione degli Uffiziali e
Patrioti che si sono distinti
nella spedizione delle Calabrie.
LEGIONE
CAMPANA.
Angelo Pescetti Capitano de'
Granatieri, si promuove a Capo di Battaglione, Ignazio Ritucci Capitano si
promuove a Capo di Battaglione, Saverio Dupuy secondo Tenente si promuove a
primo Tenente, Gregorio Buscè primo Tenente si promuove a Capitano, Raimondo
Hemian secondo Tenente si promuove a primo Tenente, Gottengutter Sergente si
promuove a secondo Tenente.
LEGIONE BRUZIA.
Pietro Desroches Capitano si
promuove a Capo di Battaglione, Marco Celentano secondo Tenente si promuove a primo
Tenente.
PATRIOTI PROMOSSI.
A primi Tenenti.
Luigi Pironte, Antonio Ritucci,
Luigi Barba, Luigi Caputo, Felice Longobucco, Carmelo Oliva, Giuseppe De
Petris, Cesare Scinti, Ignazio Accinni, Antonio Montepaone, Carlo Sansone,
Nicola di Francia, Raffaele Scutiero, Giuseppe Gallucci, Bruno Rus so, Rai
mondo Mantica.
A secondi Tenenti.
Francesco Tuecci, Paolo Antonio
Crea, Filippo Scutieri, Vincenzo Pisa, Nicola Diversi, Cono Ligorio, Nicola Alcouzer,
Adamo de Donato, Carlo Emmanuel, Pietro Giannone, Saverio Depuì, Francesco
Maone.
Spiace che in questi riscontri
d'intrepidezza, vi rimanga una viltà da punire; ma è consolante che tra
sessantaquattro distinti pei valore, e per la condotta, un solo se ne vegga
smentito. Voi casserete dunque dal servizio militare il secondo Tenente
Gabriele Correas; giacché un uomo di questa specie, non siede bene tra i bravi
della vostra Legione. Eseguite, e riscontratemi, Salute, e fratellanza ‑
MANTHONE'
Per l'urgenza di porre in vigore la
disciplina militare; urgenza anche più dimostrata dal delitto, che produsse la
morte dell'eroico Garofano, la Commissione Esecutiva ha prescritto, che i
delitti militari siano giudicati, e puniti provvisoriamente, secondo la legge
emanata nel dì 13. Brumale anno 5. della Repubblica Francese una, ed
indivisibile.
In conseguenza di questa
determinazione, ed in vigore dell’articolo primo della legge indicata, il
Ministro della Guerra, Marina, ed Affari Esteri, ha in data de' 17. nominato
per Consiglio di Guerra il Capo di Legione Giuseppe Schipani che farà da
Presidente, e per membri il Cittadino Michele Carascosa Capo di Squadrone, i
Cittadini Gio: Battista de Roche, e Luigi la Grenelais Capitani nel Corpo di
Marina; i Cittadini S. Andrés il maggiore, e Michele Espin Tenenti, e Giacomo
Stucci Ajutante d'Artiglieria.
Tutte le Autorità costituite
militari sono invitate a riconoscerli in questo carattere, ed a rimettere a sì
fatto Consiglio tutti gl'Individui, che la legge espressata commette alla di
lui giurisdizione.
Napoli il dì 13. Fiorile anno 7.
della libertà (2. Maggio 1799. v. s.).
Ministro di Finanze ‑ Alla
Commissione delle Casse di pubblica Amministrazione.
Cittadini. Il Ministro di Finanze
viene a farvi sapere di essersi fissato, che i soldi degli Ufficiali delle
Dogane, e degli Arrendamenti, purché non eccedino i ducati cento, debbano
pagarsi in danaro effettivo; perché
in danaro effettivo esse debbono esigersi; e per quel, che tirano il soldo sopra i cento ducati, che si
paghi loro metà in contante, e metà in carte. Per gli Ufficiali de' Banchi si
rimette allo stabilimento fatto per
essi coll'ultimo invito, e per quello poi, che riguarda gli Ufficiali della Calce, come il Ministro ha
fissato che si paghi il dazio di essa metà
in carte, e metà in contante, così VUOLE (vuole
il Re, diceano i Ministri antichi) che siano anche pagati i di loro soldi.
Siete quindi invitati a tenere
presenti queste determinazioni per VOSTRA NORMA, E REGOLAMENTO ‑Salute,
ed Amicizia ‑ MACEDONIO Ministro.
COMMISSIONE LEGISLATIVA
ESTRATTO DE' PROCESSI VERBALI,
PRESIDENZA DI PAGANO,
9. e 10. Fiorile. Continua in Comitato segreto la discussione delle leggi su'Banchi.
11. Fiorile. Il Presidente dichiara, che la sessione è aperta. Indi
dice per questo giorno, che trovasi dalla C.L. accordata la parola a'
Martiniani e che perciò conviene ammettere il loro Avvocato, ed ascoltarlo. Fa
però avvertire, che ne' Corpi Legislativi delle altre Nazioni ben di rado si
accorda la parola a' Cittadini. Cita l'esempio de' Consigli delle Repubbliche
Francese, e Cisalpina, e ne deduce, che dee perciò d'oggi innanzi difficilmente
accordarsi, affinché la C.L. non si distragga dalle sue gravi occupazioni, e
dalle vedute generati, che debbon formare l'oggetto delle sue meditazioni, e
discussioni.
Tutti appoggiano il discorso del
Presidente. L'Avvocato de' Martiniani è introdotto. Il Presidente gli ricorda,
che ne' Corpi Legislativi a quei privati, cui si accorda la parola è permesso
soltanto esporre la lor petizione Quindi lo invita ad usare la maggior brevità.
l'avvocato legge una Memoria stampata, in cui facendo l'apologia de' Certosini,
e cercando di mostrare, che i fondi in mano della Nazione non darebbero quel
frutto, che han dato fin oggi, e vendendosi non se ne trarrebbe il capitale lor
corrispondente domanda, che sia lor permessa la continuazione dell'esercizio
della lor Regola Eremitica, e dell'amministrazione de' fondi, che posseggono
senza trarne altro, che il mantenimento loro, e di quelle opere di pietà esercitate
finora da essi. In somma essi vorrebber continuare a vivere, come han fatto
sotto l'estinto governo, pagando alla Repubblica la stessa annua somma
tassatagli già dal tiranno.
Il Presidente gli risponde, che
lasci la sua Memoria, perché là Commissione la prenderà in considerazione, e ne
farà la discussione in Corpo Legislativo.
L'Avvocato si ritira. Il Presidente
parla così: «Quantunque, Cittadini, l'ordine del giorno richiamar dovesse la
Commissione a tutt'altro oggetto, permettetemi ch'io vi proponga a discutere
una mozione di legge, che a me sembra interessantissima ec.
«Mi ha mosso a ciò la sentenza
della Commissione Militare, che ha condannato alla pena straordinaria de'
l'erri coloro, che jer l'altro furono arrestati colle coccarde rosse al
cappello, perché si è creduto, che le prove acquistate non fossero state
sufficienti a poter devenire alla pena ordinaria. Io son persuaso, che la
Commissione ha agito secondo la propria coscienza. Veggo altresì, che la
coscienza de' Giudici non può né dee esser violentata da noi. Ma non posso non
esser scandalezzato in vedere, che cogl'insorgenti, quasi dissi, alle porte di
questa Centrale, un uomo trovato colla coccarda del tiranno non debba esser
considerato, come insurgente egli stesso, né venga punito perciò coll'ultima
pena della morte. E che altro vuol dire la coccarda rossa, se non il segno
manifesto di una congiura, ch'è per iscoppiare al momento, e il segnale di
ricognizione tra i controrivoluzionari. E' noto a voi, miei cari Colleghi, da
qual fonte nasca l'abuso delle pene straordinarie, che per difetto di pruova
s'infliggono. Appunto a distruggere dalla sua sorgente un tale abuso io vi
richiamo sta mattina.
«Non v'ha chi non sappia, che la
diversa imputabilità delle azioni umane dee necessariamente far esistere una
diversa gradazione di pene proporzionate alle qualità più o meno gravi, che
concorrono ne' delitti. Ogni codice di leggi delle Nazioni antiche, e moderne
costituite in modo da conservar la libertà civile, contiene appunto siffatta
diversità di pene. I Romani sopra tutto non conobbero altra legislazione fin
sotto gl'Imperatori. Caduta indi l'Europa nell'ignoranza, e nella barbarie
cominciò ad introdursi una nuova polizia. La tortura introdotta in que' secoli
di caligine, e di schiavitù, che forma la base della nostra legislazione
criminale, ha fatto sì, che i Giudici, i quali sono tuttavia inquisitori del
fatto, e decidono poi dell'adattamento di esso alla legge, si contentassero per
lo più di cercar degli indizj bastanti a poter infliggere la tortura. Poiché
quando con essa avessero estorta dall'accusato la confession del delitto:
venivano alla condanna regolare: ed ove ciò non ottenessero devenivano poi ad
una pena straordinaria maggiore, o minore: secondoché concorressero indizj più
o meno urgenti contra dell'accusato. La coltura a poco a poco prendendo piede
in Europa, ha fatto abbominar a' Giudici la tortura. Essi d'allora han
sostenuto il loro arbitrio nel dar le pene straordinarie per lo difetto della
piena pruova convittiva, e perché non volendo usar la tortura han continuato a
commutarla in pene maggiori, o minori a proporzione di un calcolo d'indizj
introdotto nella nostra Giurisprudenza.
«Questo male è cresciuto anche più,
dacché essendo tuttavia l'istessa a di processo, ed essendosi abbandonata
interamente la formazione di esso in man degli scrivani criminali; costoro o
mal sapendo, o non volendo per corruzione prender le vere tracce de' delitti,
né acquistarne la piena prova, han dato maggiormente luogo a' Giudicanti di
arbitrar le pene secondo il calcolo degl'indizj. Oltrecché, ognun vede, che un
uomo anche di retta intenzione possa di leggieri ingannarsi in siffatto
calcolo, giacché non in tutti gli uomini, per la diversa lor maniera di vedere,
fanno lo stesso peso le prove nascenti da indizi.
«La schiavitù finalmente, in cui tanto tempo abbiam
miseramente gemuto, ha nodrito quello spirito di corruzione, e di debolezza ne'
Giudici, che ha fatto crescere a dismisura il male additato. Ecco tutte le
ragioni, miei cari colleghi, le quali mi hanno indotto a far la seguente
mozione.
1. «Si abolisca la tortura, come
quella che fa orrore, e scorno alla ragione, e che si è abbominata anche sotto
i Governi Monarchici.
2. «Si abolisca l'arbitrio de' Giudici
d'infligger pene straordinarie per difetto di prove, e sull'arbitrario calcolo
degl'indizj.
3. «Il Giudice non debba da oggi
innanzi, né possa far altro, che assolvere, e condannare alla pena ordinaria.
4. «Le pene straordinarie restino
per la sola diversa classe de' delitti, o per le qualità scusanti, o minoranti,
che concorrono a favor dell'accusato ne' delitti, che meriterebbero altronde la
pena prescritta dalla legge.
5. «Fino a che dal nuovo Codice
penale non sian meglio classificati i delitti, bisogna lasciarli giudicare per questa parte colle leggi, che
tuttora sono in vigore fra noi.
«Tantoppiù mi spingo a sostenere la
mia mozione, quantoché oggi veggo le pene straordinarie di detenzione inutili, ed anche dannose; inutili perché il popolo vuole essere scosso cogli
esemplari castighi, visibili ed imponenti: dannose,
perché la mancanza delle Isole fa rigurgitare nella nostra Centrale un
numero trabocchevole di detenuti, che possono a ragione far temere di loro.
«Dalla prima mozione passo a farne
anche una seconda per le ragioni esposte sul principio del mio discorso.
«Chiunque si trovi senza la coccarda tricolore debba esser punito con quella
pena, che si crederà più conveniente. Chiunque si trovi colla coccarda del
Tiranno, o di altra Potenza nimica, o con coccarda non Repubblicana, debba
essere fra 24 ore giudicato, e fucilato come manifestamente
controrivoluzionario».
Resta conchiuso che si apra la
discussione sulle prime di queste mozioni, e si aggiorni a domani la decisione
della prima, e della seconda.
Magliano ottiene la parola. Domanda se possa giugnersi a fissare per ciascun
delitto la prova specifica corrispondente? Se la prova non sia talora
sufficiente che mai si farà? Bisognerà mandar libero un uomo, che può burlare
la società. Converrebbe dunque
fissare esattamente qual prova sia necessaria a ciascun delitto, e qual pena
gli debba corrispondere.
Il Presidente risponde non esser
questo il tempo di fissar siffatti limiti, richiama alla memoria, che i Romani
non conoscevano altre forme, che il Liquet,
o Non liquet. Il non liquet equivalente
al nostro liberetur in orma lascia
aperta al Giudice la strada di continuar l'inquisizione, e di richiamar
l'accusato per la sopravvenienza di nuove prove. I Romani, soggiunge, mandavano
talvolta ad municipia coloro, che
potessero mettere in sospetto l'animo del Giudice, di rendersi nocivi alla
pubblica sicurezza, rilasciandosi in piena lor libertà. E perché in un Governo
Provvisorio, e nelle attuali nostre circostanze non potremo adottar noi
l'esilio per quelli, che non potendo meritar la pena ordinaria non potessero né
anche rimettersi in libertà senza pericolo del buon ordine pubblico? I delitti
occulti sono ben rari. Per la massima parte l'ignoranza, o la corruzione non ne
fa acquistar la vera prova. La spirito pubblico, che si dee migliorar di giorno
in giorno, e le nuove formole che fra poco si dovran mettere in pratica per la
formazion del processo, escluderanno al certo la cabala, la debolezza, la
corruzione, e ridurranno gli Scrivani al loro vero uffizio di Scrittore.
Dopo
varie discussioni resta aggiornata al dimani la continuazione, e l'appello
nominale su la mozione. La commissione si chiude in Comitato segreto.
13. Fiorile. Il Presidente invita i suoi Colleghi a nominare un altro Commissario della
Tesoreria Nazionale sollecitamente pria di passar all'ordine del giorno.
Colangelo domanda di farsi il
Comitato segreto. La maggioranza appoggia. Si chiude il Comitato segreto.
A pieni voti si nomina Carlo
Forquet. Ma prevedendosi il caso di non voler egli forse accettare, si nominano
tre supplementari, tra' quali la C.E. scelga chi gli aggrada.
Giuseppe Mattia Ferrari, Giuseppe
Panzini nipote di Leonardo, e Cesare Musacchia.
Si riapre la sessione pubblica.
Il Segretario legge la redazione
della legge sull'abolizione della tortura, e sull'arbitramento degli indizj a
tortura in pene straordinarie.
All'articolo 7. ove si legge: Se nel termine prescritto dalla legge non si
acquisti nuova prova contro l'incolpato dopo il biennio, deve essere esiliato
dal Dipartimento, in cui è accusato di aver commesso il delitto, e dal
territorio della Repubblica a tempo e per sempre, secondo la quantità degli
indizi, che ricorrono contro di lui, e secondo richiede la pubblica sicurezza.
Si quistiona molto sull'esilio.
Messo all'appello nominale si
ammette all'unanimità l'articolo redatto nella seguente guisa.
Se nel termine prescritto dalla
Legge non si acquisti nuova prova contro l'incolpato dopo il biennio deve
essere assoluto, o pure esiliato dal Dipartimento in cui è accusato di aver
commesso il delitto, o dal territorio della Repubblica. (qual relazione fra l'esser assoluto, o l'esser esiliato, ch'è l'ultima
pena, che i Popoli liberi davano a' Cittadini. Quando nell'Assemblea
Costituente si questionò sull'estensione del liberetur in forma il famoso Giureconsulto e Filosofo Thouret
fece riflettere, esser ingiusto, che un uomo libero restasse per sola
sospizione lungamente sottoposto ad una procedura, ed il tempo conceduto ad
ulterior informo fu fissato a non più di tre mesi).
Il Segretario passa a leggere la
Legge per le coccarde.
Si quistiona in che parte si abbia
da portare, e si stabilisce, a maggioranze di doversi portare in parte
visibile.
Magliano vuole che si spieghi di
doversi dare la pena progressiva per chi si trova senza coccarda, purché non
costi altronde il dolo.
Il Presidente avverte, che con
questa Legge si tratta di punir soltanto la trasgressione, giacché quando vi
sia indizio, o prova di complicità, il complotto, o controrivoluzione, il
Giudice lo condanna a quella pena, che meriterà tal delitto.
Il Presidente fa mozione, che si
discuta ancora qual pena meriti chi tolga altrui la coccarda, o altro segno
Repubblicano con violenza, o chi in caso di falso, o di vero allarme si strappi
la propria.
Coletti chiede per la prima la pena
di morte. Tutti lo appoggiano, e resta conchiuso a voti uniformi.
Per la seconda si quistiona, e
messa a' suffragj si stabilisce un anno di ferri.
li Presidente sull'invito fattone dalla
Commissione Esecutiva alla Commissione Legislativa fa mozione, che si discuta
qual pena merita chi si trova coi bavero nazionale sovraposto amovibile
all'abito. Alla maggioranza si conchiude la morte, avendosi riguardo, che chi
opera così, mostra certamente il dolo, e la premeditazione, e di esser pronto
sempre ad apparire tutt'altro di quel ch'esternamente si appalesa.
La commessione particolare di
Filangieri, e Gambale presenta il travaglio, di cui fu incaricata, cioè un
progetto di legge sul taglio de' boschi. Il Segretario lo legge, e se ne
aggiorna la discussione a' posdimane. Intanto si dà a Galante per farci delle
osservazioni.
Si chiude in Comitato segreto.
Ne' giorni seguenti la Commission
ha discusso il Codice militare Francese, facendovi alcune modificazioni.
Domenica 16. sulla rimostranza dell'amministrazione del Dipartimento per varj
Monaci, che desiderando prestar servigio nella Guardia Nazionale desideravano
assegnamento, od equipaggio dalle rispettive
Case religiose, La Commissione accorda, che possano ripetere ducati 15. (bensì
non da' Francescani) ed un tarì nei giorni di guardia, siccome lo hanno le
altre Guardie Nazionali.
Ne' giorni susseguenti si è parlato
dell'abolizione della Camera della Summaria; attesa quella de' Feudi, e l'essersi
stabilita la Commissione delle casse di Contabilità. Si è discussa e decretata
l'abolizione del dazio sulla farina. Jer
l'altro una deputazione di Luciani andò
a richieder l'abolizione della gabella sul
pesce.
Napoli 20. Fiorile, anno 7.
Repubblicano.
La Commissione Legislativa
considerando, che la saviezza di un Governo Repubblicano non deve tollerare
l'esistenza di qualunque dazio, il quale attacca immediatamente, e più da
vicino la sussistenza del Popolo, e gravita su i generi di prima, ed assoluta
necessità:
Considerando, che quello imposto
sulle farine è per conseguenza il più odioso, ed abusivo, specialmente per la
classe dei non possidenti, e de' bisognosi:
Considerando, che il popolo di
questa Comune di Napoli oppresso dalla passata tirannia si aspetta dal felice
cambiamento della libertà ricuperata una pruova della sua più comoda esistenza,
per la quale il Governo di continuo se ne occupa, ordina ciò che siegue:
l. Resta da ora innanzi abolito in
questa Comune di Napoli, e ne' Casali della medesima, compresi nella così detta
Sbarra delle Farine, qualunque dazio
trovasi finora imposto, tanto sul i grani, e granoni, denominati volgarmente
grani d'India, quanto sulle farine, fiori di farine, e paste lavorate, che vi
s'immettono.
2. Rimane per ora nel suo essere il
dazio, che trovasi imposto sull'orzo, e sull'avena, che s'introducono in questa
stessa Comune, e che finora è stato unito alla gabella delle farine.
consegnatari, ed interessati di
questo abolito Arrendamento dal momento della pubblicazione della presente
legge saranno indenniz-zati per ora sul prodotto della decima generale, la
quale subito chesarà abolita, verrà sostituito altro fondo per la dovuta loro
indennizzazione.
4. Il fruttato delle partite de'
nominati consegnatarj, che dovrà pagarsi
a lor beneficio dal giorno della pubblicazione della presente legge, sarà il
risultato de' frutti ripartiti a' consegnatari stessi nel corso di un decennio a questa parte.
5. Coloro, che hanno percepito
soldi, ed assegnamenti finora sul detto Arrendamento, continueranno per ora a
conseguirli egualmentesu i fondi stessi, o sopra gli altri, che saran
destinati, fino a che nonsaranno impiegati altrove.
6. Tutti coloro, che hanno
introdotto grani, granoni, fior di farine,o paste lavorate, o farine in questa
Centrale fino alla pubblicazione di questa legge, senza che abbiano ancora
pagato il dazio all'Arrendamento, restano assoluti del tutto dal pagamento
medesimo.
7. Simile abolizione dello stesso
dazio avrà luogo in tutti quegli altri paesi della Repubblica, dove si vive a
gabella, subitoché il Governo avrà riordinato il sistema generale delle
pubbliche Finanze, indisgravio de' poveri, e degl'indigenti.
La
Commissione Esecutiva resta incaricata della pronta promul-gazione a suon di
tromba, e della fedele esecuzione di questa legge
‑ PAGANO Presidente ‑
DE TOMMASO Segretario.
La
Commissione Esecutiva ordina, che la presente legge sia pubblicata, eseguita, e
munita del suggello della Repubblica. Napoli 20.
Fiorile anno 7. Repubblicano ‑
Luogo del suggello – ERCOLE D'AGNESE Presidente ‑ CARCANI (FERD.) Seg.
Gen.
Il
General Macdonald prima di partire
aveva ricevuto lettera coll'avviso dell'arrivo del General Augereau colla sua vanguardia in Torino.
Lettere particolari quì pervenute portano concordemente una nuova vittoria di Moreau nelle vicinanze di Ferrara. Ve
n'è alcuna, che porta altra simil vittoria di Massena nel Tirolo, dove si vuole abbia preso alle spalle, e
disperso una forte divisione dell'Armata Tedesca.
In fine vi sono notizie, che un
Corpo Tedesco penetrando in Piacenza, e commettendovi delle insolenze, accorsi
i naturali, ed i Francesi, che vi erano a rispingerli, ne sia seguita la
democratizzazione di quella Città, ed in seguito di quella di Parma: non si
dice però che sia avvenuto del Duca.
Il Principe della Pace è fatto
Grand'Ammiraglio in Ispagna20. li Generale Souvarow si vuole giunto con due
mila uomini alle frontiere d'Italia.
Estratto di lettera di Puglia.
Qui cresce l'insurrezione; giacché in
Ascoli, senza saper perché, è succeduta una carneficina de' migliori soggetti,
e si sente dilatato il tumulto in varj Paesi convicini. Siamo in una perfetta,
anarchia, mentre abbiamo qui più di cento persone di varie Comuni portate in
queste Carceri come capi tumultuarj, senza aver Giudici, che possano esaminare
e giudicare de' medesimi.
E.F.P.
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