libertA'
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eguaglianza
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MONITORE
NAPOLITANO
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SEXTIDI’ 6. PRATILE ANNO VII
DELLA LIBERTA’;
I. DELLA REPUBBLICA NAPOLETANA
UNA, ED INDIVISIBILE
(SABBATO 25. MAGGIO 1799)
MAJESTAS POPULI
Secondo trimestre. Num. 31
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Continuazione della narrativa della Festa Nazionale.
Se lo Spettacolo era stato fino a
quel punto giulivo, e grandioso, divenne tutto ad un tratto tenero, ed augusto.
Trentadue insurgenti presi ne' varj
fatti d'armi erano stati condotti, e si teneano circondati dalla Guardia
Nazionale. Avea non poco sdegnato cotesta vista gli amanti dell'umanità, i
quali se trovano necessario il castigo al delitto, trovano non meno necessario,
che un uomo non insulti giammai a' mali del suo simile col farne spettacolo di
gioia a se stesso, mentre la sola dolcezza de' costumi ristringe il nesso
sociale, e previene i delitti; né Libertà può sorgere dove non sia Umanità,
perché l'Umanità è la base dell'Uguaglianza, siccome questa lo è della
Giustizia, e della Libertà. Cresceva quest'indignazione a misura che
quegl'infelici andavano replicando anch'essi i sacri nomi di Libertà, e di
Repubblica, e prendendo parte alla gioja Nazionale. I buoni Cittadini per
gustarla essi stessi intera, volgevano l'occhio da tale sconvenevole
spettacolo.
Tutto ad un tratto si mossero
coloro; incerto era lo spettatore se per tornare al loro carcere; quando a piè
della gradinata del basamento furono visti ricevere l'amplesso, e il bacio
fraterno dalle Guardie Nazionali.
Il Generale di essa Guardia
Francesco Bassette,
che noi altrove
malamente chiamammo Luigi, confondendolo col fratello, pieno di generosi ed
umani sentimenti, e desiderando render compiuta la gioja di quel giorno, avea
impetrato, ed ottenuto, che malgrado, che quegl'insurgenti fossero stati fatti
prigionieri da prima, pur fosse disteso anche a loro, e fossero ammessi
all'indulto proclamato dalla Repubblica.
Ignari gli spettatori, ignari essi
medesimi della lor sorte, e temendo d'esser condotti a piè dell'albero per
tutt'altro motivo, n'ebbero e gli uni, e gli altri l'improvviso annunzio in
quell'abbraccio
fraterno, e la sorpresa fu uguale negli uni, e negli altri. Quegli infelici
tratti in un istante dal timor della morte alla sicurezza della liberazione, si
affollano, salgono ansiosamente, abbracciano, baciano l'albero; si abbracciano,
e baciano a vicenda, e fra loro, e colle Guardie Nazionali; danzano, gridano,
stracciano, e calpestano le bandiere, tornano a gara a replicare baci, ed
amplessi; un vecchio di veneranda canizie richiamava a se gli sguardi colla
vivacità de' suoi movimenti, siccome prima più aveva richiamata la generale
commiserazione. I Giovani del Conservatorio di Musica intuonano allora un inno
patriottico, poesia del noto Cittadino e Poeta Luigi Rossi, e composizione del
Maestro Cimarosa; doveva recitarsi una pubblica allocuzione al Popolo, ma non
vi diè luogo il generale trasporto: la pubblica gioja divenne in quel punto più
ch'ebrietà, divenne sacro orgasmo, e furore. Il Popolo si avventò su quel lembi
di bandiere, per romperli no, ma per dilaniarli. Era già verso la sera, la
truppa si ritirava, e non era ancora l'avidità del Popolo sazia di lacerare
que' lembi, anche i più minuti, e di replicare con entusiasmo sempre maggiore
gli Evviva alla Libertà, ed alla Repubblica, morte a' tiranni. L'ara apparve
l'ara de' supplici, il basamento l'altare degl'infelici, il canto dell'inno
meschiato al sacro grido di LiBERTA, di REPUBBLICA, di MORTE A' TIRANNI, ci
rammentò gli antichi cantici di battaglia, e di vittoria della libera Grecia;
ci trovammo Greca Città, ed imitatori della Greca dolcezza.
Imita, o generosa Gioventù
Napoletana, il Greco valore. Nelle funzioni di Guardia Nazionale, tu non così
adempi ad un dovere, come eserciti un proprio diritto: ti armi alla difesa di
te stessa, della proprietà, e della libertà tua. In Popolo libero tutti i
Cittadini hanno diritti uguali; perciò la Patria gli fa tutti Guardia
Nazionale, e gli arma, e gli obbliga tutti ugualmente alla difesa de' loro
diritti reciproci. Chiunque ricusa prestar il servigio di Guardia Nazionale,
ricusa esser Cittadino, cioè ricusa aver parte nella Sovranità del suo paese;
chi dunque sarà capace di fare sì gran rifiuto, che non sia o un mentecatto, o
un traditore, e vile servo d'altrui?
Ma sappi, o gioventù generosa, che
tua Patria non è Napoli sola, Patria di ogni Cittadino è tutto lo stato della
Repubblica. E l'obbligo di mantener l'ordine interno, di assicurar le persone,
e le proprietà, ti lega ugualmente ed a vicenda in ogni luogo, e ad ogni
Cittadino de' Dipartimenti. Se vuoi mostrarti degna de' liberi tuoi progenitori,
rammenta, che ogni Greco si credeva obbligato, e pronto accorreva alla difesa
della Libertà, non solo della sua terra natia, ma di tutta la Grecia, e che a
difender la libertà della Grecia gli Ateniesi lasciarono case, e sostanze in
preda alle fiamme di Serse, credendo tutto salvare, se la libertà salvavano. Sù
dunque armati, coscriviti, percorri da valorosa tutte le non quiete contrade
della Repubblica; appena una porzione di quella, che tu esser puoi, distrusse
gl'innumerevoli eserciti Persiani; è tua vergogna, che tu esista in Napoli, ed
esistano ancora insurgenti nello Stato. Va, pugna, e vinci, ed allora
riconduttrice de' be' giorni dell'Attica, offrirai all'Italia le ferie, ed i
Giuochi Italiani, rinnoverai le tessere ospitali, ed amichevoli, ed unita a'
tuoi Concittadini gitterai le fondamenta della GRANDE ITALICA UNIONE, e
mostrandoti potente braccio d'Italia, farai dire di te, e de' tuoi Concittadini
quello, che il gran Padre della storia disse degli Ateniesi.
«Le forze degli Ateniesi andavano
sempre crescendo. Si potrebbe provare in mille guise, che l'uguaglianza fra i
Cittadini è il governo più vantaggioso. Quest'esempio solo il dimostra. Finché
gli Ateniesi rimasero sotto la potenza de' loro tiranni, essi non si distinsero
mai in guerra più de' foro vicini; ma tosto che scossero il giogo, acquistarono
su quelli grandissima superiorità. Ciò prova, che nel tempo, ch'essi erano
tenuti in ischiavitù, si diportavano vilmente a bella posta, perché faticavano
per un padrone; ma ricuperata la libertà ciascuno s'affrettò con ardore a
faticare per se stesso».
Finita la funzione la Commissione
Legislativa tenne una tavola di 24. coperte. Pranzarono ad essa i due Generali
Federici, e Bassetti, i
due Ministri
Defilippis,
e
Manthonè,
il Membro della Commissione Legislativa
Gambale,
e varj altri Cittadini della
Guardia Nazionale, e della Segreteria della stessa Commissione.
Nella mattina stessa il Comandante
della Legione Sannitica Cittadino
BeIpulsi
aveva ugualmente ricevuta dalla Commissione Esecutiva la sua bandiera. Egli
pronunciò nel riceverla breve, e succoso discorso: Noi soggiungiamo il
proclama, ch'egli in seguito diresse alla suddetta Legione nell'atto di
accingersi alla marcia.
"Soldati ‑ La Patria vi
ha scelti per la sua difesa, ella vi ha armati di bajonette. Come vi renderete
degni di tanto dono, e della sua confidenza? impiegandole contra i nemici di
essa. Siate vigilanti nelle vostre guardie, ma impetuosi nella pugna, mentre la
morte s'arresta innanzi al coraggioso, all'agile, al risoluto. Sanniti! non
degenerate dagli avi vostri, essi sostennero settanta anni di gloriosa guerra
per non divenir schiavi dell'Impero Romano.
E voi uomini creduli, che vi
trovate fuggitivi tra i boschi, rientrati nelle vostre case, se non volete
attirar sopra d'esse la guerra, ed i suoi orrori. Un'armata di uomini liberi
non teme un piccol numero di nemici dippiù, ma vi sono alcune vittime, che la
generosità, la pietà del nostro Governo Repubblicano richiede che sieno
risparmiate ‑ BELPULSI".
SOCIETA PATRIOTTICA.
Nel dì 22. Fiorile nella gran Sala
della Società popolare intervennero due Cittadini del Mercato, che sotto alla
tirannia eran chiamati
Lazzaroni.
Questi
furono accettati con applausi generali.
Montarono la Tribuna, e da là con
il linguaggio non dell'arte, ma della natura dissero: «Noi venghiamo in nome di
tutt'i Cittadini del Mercato a manifestare il nostro attaccamento alla
Repubblica. Noi siam contenti dello stato presente, e siam pronti a difendere
con la vita l'acquistata libertà». E chiusero questi brevi, ma profondi
democratici sentimenti con gridar
Viva la
Repubblica, Viva la Libertà, e Viva S. Gennaro. A
queste voci echeggiò
replicate volte la Sala
Viva la
Repubblica, Viva la Libertà, e Viva S. Gennaro:
Ed a pluralità di voti si
decise, che in contrasegno del piacere, con cui la Società questi avea ricevuto
due fratelli, il Presidente sulla Tribuna gli avesse dato in nome di tutt'i
Socj l'abbraccio
fraterno. Quest'atto fu
accompagnato da varj
Evviva
l'Eguaglianza, e la Libertà.
Quindi scesi dalla Tribuna presero un posto
nella Sala, e, passatosi al disame di varie utili mozioni, si chiuse la seduta
con farsegli una fraterna sovvenzione, ed invitargli ad intervenire ad altre
unioni, con la facoltà di condurvi chiunque altro loro fosse a grado.
Non è andato a vuoto l'invito. Varj
altri fratelli del Mercato son venuti nella sessione del 25; uno ha esposto
dalla Tribuna, che numero ancora maggiore di compagni avrebbe condotto, se
mentre essi erano già pronti a venire, uno tra loro non ne li avesse dissiuasi.
Quindi dato in compenso a lui l'abbraccio fraterno, fu fatta, ed approvata la
mozione, che il reo di tal fallo fosse per opera della Polizia ristretto in
casa di uno degl'Individui della Società per più giorni, ed ivi alimentato a
spese della medesima per renderlo istruito ne' suoi civici doveri; dopo di che
si mettesse in libertà.
Una tal decisione della nostra
società patriottica meriterebbe bene la penna di un Tucidide, e di un Plutarco
per renderla immortale.
Altro vi fu de' medesimi Cittadini
del Mercato, il quale dalla Tribuna espose abbisognar di soccorso per due sue
nubili sorelle: la Società determinò tosto una Commissione al Ministro
dell'Interno, acciò fossero poste in un Ritiro.
Il Cittadino Luigi Serio fece in
linguaggio napoletano un Elogio alla gente del Mercato, ed invitò tutti i
Cittadini a non usar più il vocabolo di Santa Fede, o di Lazzarone.
La seduta de' 26. si aprì colla
lettura di due Inni Patriottici. Uno di Luigi Rossi diretto alla Legione
Calabra; e l'altro del Cittadino Piccinni in lingua napoletana, diretta al
Popolo. Entrambi nel vario loro genere riscossero gli applausi generali, e si
stabilì che la Società dovesse fare menzione onorevole di ambi gli Autori, e
che dal Presidente se gli dasse l'abbraccio fraterno in nome di tutti i Socj.
Le Commissioni resero conto alla
Società delle incombenze addossatele nella seduta antecedente, si lessero dalla
Tribuna le disposizioni del Ministro dell'Interno, consistenti in un invito al
Ritiro del Carminello, per ricevere le due Cittadine del Mercato Maria, e
Serafina Bianchi, sorelle del Cittadino Gennaro Bianchi e la Polizia esegui
quanto si era proposto per colui che avea gli altri frastornato ad intervenire
nella
Società.
Articolo somministrato.
La base su cui s'inalza l'edifizio della Repubblica è la
morale, e si può dire, che quelli soli sono i veri Repubblicani, e Patrioti, i
quali riuniscono a un tenero amore per i loro fratelli una esatta morale. Un
equivoco pericoloso è nato coi nascere della Repubblica. De' Frati discoli, che
il Governo tirannico ha formati, e sostenuti, appena intesa la parola
Libertà,
sotto i felici auspicj della
Repubblica hanno creduto, che non solo fosse permesso loro di rompere i ferri,
che essi stessi indiscretamente si eran creati, ciò che era vero; ma che
potessero anche sopraffare i loro superiori, e dilapidare a proprio commodo il
patrimonio dei loro Conventi, che è una proprietà Nazionale. Sotto lo specioso
pretesto di aggregarsi alla Guardia Civica domandano quotidianamente questi
uomini screditati assegnamenti, ed equipaggi. Bisogna, che essi sappian, che la
Repubblica ha bisogno di braccia piene di coraggio vero, che non può nascere
che dalla persuasione intima della giustizia della sua causa, e che sia un
risultato
della morale sostenuta, e della pubblica confidenza. Il Ministro dell'Interno
che è l'organo del Governo sotto la data del 22. Fiorile ha dato un invito al
Provinciale de' Cappuccini, che fa un onore immortale a lui, e al Governo
medesimo, e che mostra per i solitarj Cristiani così particolare affezione
‑
Libertà
‑ Eguaglianza ‑
Repubblica Napoletana ‑ Governo Provvisorio ‑ Napoli il dì
22.
Fiorite anno 7. della Libertà, vecchio stile
11. Maggio 1799. ‑ Il Ministro dell'Interno al Provinciale dei Cappuccini
di S. Efremo Nuovo ‑ Nel concedersi al Laico Fra Vincenzo da Giugliano
una somma corrispondente all'equipaggio di Guardia Nazionale da pagargliesi
dall'Ordine stesso, cui apparteneva, non s'intese mai dal Governo, che tal
somma eccedesse i limiti della giustizia. A qual effetto essendosi trovata
eccessiva la somma di ducati 300., e superiore alle vostre forze si è fatto
invito all'Amministratore Dipartimentale, che non più vi molesti su questo
assunto; giacché se ne incaricherà a dirittura il Governo. Lo passo alla vostra
intelligenza per vostra quiete, e de' vostri Confratelli, pei quali ha il
Governo una particolare affezione. E vi soggiungo, che lo stesso non è mai per
annuire alle domande, qualora le conosce tendenti alla scostumatezza, ed a
fomentare
i vizj. Salute e Fratellanza ‑ De Filippis.
Le ultime espressioni
l'anno vedere quanto la Repubblica è lontana di permettere, che un Monaco, che
è stato l'opprobrio della sua Comunità sotto il Tiranno, divenga sotto il Regno
della Virtù l'oppressore sfrenato dei suoi Confratelli, che reclamano dentro i
loro Chiostri, e nell'esercizio delle virtù sociali, ed evangeliche, la beata
Libertà proclamata in una Patria comune
COMMISSIONE LEGISLATIVA
Napoli, a dì 12. Fiorile, anno 7.
LA COMMISSIONE LEGISLATIVA
Considerando, che nelle urgenze
della Repubblica fanno di bisogna energiche leggi, e che non si deve, per
serbare le troppo scrupolose forme, esporre la salvezza della Patria, e la
pubblica libertà:
Considerando, che le leggi
promulgate dal Governo Provvisorio sono riuscite quasi inutili, o per la non
sufficiente loro opportunità ai tempi della Repubblica, o per la moltiplicità
delle occupazioni di coloro, che vennero incaricati della esecuzione di quelle
leggi:
Considerando, che l'ostinazione
degli scellerati nemici della Patria, e dei perfidi agenti della tirannia
diviene sempre maggiore nell'ingannare, e sedurre un Popolo naturalmente buono,
ma soverchiamente credulo, e per tanti anni abituato all'errore del più attivo
dispotismo:
Finoché non si mutino le
circostanze, e sia stabilito il Governo Costituzionale, decreta.
1. La Legge emanata a' 2. Ventoso,
anno 7. Repubblicano per la sola Commissione Militare rimane nel suo pieno
vigore, se non per quanto le vien derogato dalla presente.
2. L'anzidetta Commissione Militare
stabilita in Napoli rimane composta di sette Membri, ed esercita la sua
giurisdizione in tutto il territorio della Repubblica, finoché non sieno
istallate le altre Commissioni Militari negli altri Dipartimenti: allora
eserciterà la sua giurisdizione in tutto il Dipartimento del Vesuvio.
3. La Commissione Militare non avrà
altra forma di processo, se non l'estemporanea militare, per vedere la verità
del fatto, e persuadere la propria coscienza.
4. Fra cinque giorni dopo l'accusa
la causa nella Commission Militare dev'essere terminata, e la sentenza eseguita
per cose, che accadono nel Dipartimento del Vesuvio.
5. Vi saranno nella Commission
Militare oltre ai sette Membri ordinarj tre supplementarj, i quali assistano a
tutte le sessioni, e non vi votano, quando la Commissione è nel suo numero
compiuto di sette. Quanto manca uno, o più degli ordinarj, entra a votare uno,
o più de' supplementarj tirato a sorte.
6. La Commissione Militare non può
votare, se non è nel numero di sette.
7. Per la sentenza di morte debbono
concorrere cinque voti: per ogni altra sentenza basta la maggioranza de' voti.
8. Dopo la denunzia ricevuta dei
processi verbali trasmessi dal Tribunale di Polizia, la Commission Militare
farà trasportare immediatamente innanzi a se i testimonj li sente coi
giuramento, e li confronta col reo, dal quale ode immediatamente la discolpa, e
nel caso, che l'incolpato produce allora per allora i testimonj per sua difesa,
la Commissione li sente, e fa notare il loro detto in un processo verbale: ma
se l'incolpato non li produce con se immediatamente, e propone de' capi, o sia
articoli di difesa; se la Commissione è persuasa della loro sussistenza,
accorda ad esso incolpato per ore la facoltà di produrre i testimonj, che la
stessa Commissione farà condurre avanti a se. Qualora la discolpa prodotta sia
insussistente, immediatamente, senz'altra dilazione, procede alla sentenza.
9. Si concede all'incolpato,
nell'atto della sua interrogazione, confrontazione di testimonj, e discolpa, di
aver presente un Avvocato, che allora per allora fa la sua difesa nella forma
indicata nell'articolo ottavo.
10. Ne' giudizj della Commission
Militare l'inetta formalità della convalida a tortura per li socj del delitto
resta interamente abolita.
11. Siccome non si tratta di nuova
comminazione di pena, ma solo di stabilire nuova forma di procedimento per le
urgenze della pubblica salvezza, i metodi prescritti in questa legge rispetto
alla procedura giudiziaria, ed alla pruova dovranno praticarsi non solo pe'
delitti, che potranno da oggi innanzi accadere, ma benanche pei delitti non
ancora giudicati.
12. Saranno stabilite colla massima
speditezza le Commissioni Militari in ogni Dipartimento, e verranno organizzate
per lo numero de' Membri, e per la forma come la Commissione militare di questa
Centrale: la procedura di cotesta servirà di norma per la procedura di quelle.
Ma le Commissioni Militari degli altri Dipartimenti dovranno spedire le cause
in quindici giorni, qualora la Commissione intera, previo decreto di urgenza,
non riconoscesse a maggioranza di voti la necessità di prorogar questo termine,
che intanto non debba essere più lungo di un mese.
13. La Commissione Esecutiva a
misura che le Commissioni Militari saranno installate negli altri Dipartimenti,
ne darà avviso alla Commission Militare di questa Centrale, affinché possa
desistere dalle sue funzioni ne' Dipartimenti.
14. La
Commission Militare spedita in Campobasso procede colla norma stessa, e colle
facoltà medesime accordate dalla Legge.
15. Nella Commission Militare
residente a Campobasso si destina un Commissario del Governo, come si trova in
questa di Napoli: esso veglierà per la esecuzione della legge, e farà benanche
le veci di pubblico accusatore. Rapporta le pruove, riassume le ragioni pro e
contra, e le sommette alla giudicatura della Commissione.
16. La Commissione Esecutiva è
incaricata dalla promulgazione di questa Legge per tutti i Dipartimenti della
Repubblica, e della pronta sua esecuzione. ‑ PAGANO Presidente. ‑
DE TOMMASO Segretario.
La Commissione Esecutiva ordina, che la presente Legge
sia pubblicata, eseguita, e munita del Suggello della Repubblica. Napoli, 12.
Fiorile, anno della Libertà. ‑ ERCOLE D'AGNESE Presidente. ‑
CARCANI (FERD.) Seg. Gen.
Napoli, 12. Fiorile, anno 7. della
Libertà.
COMMISSIONE LEGISLATIVA.
Considerando, che nella
rigenerazione di un Popolo convenga sopratutto riformare il Codice Criminale,
da cui deriva la sicurezza pubblica, e la libertà individuale.
Considerando, che bisogna a poco a
poco svellere gli antichi abusi, e preparare il nuovo sistema della criminale
legislazione.
Considerando, che il barbaro metodo
della tortura detestato dalla ragione, abborrito dal sentimento debbasi abolire
immediatamente, che si è proclamata la libertà.
Considerando finalmente, che le
pene straordinarie introdotte presso di Noi
dall'arbitramento
degli indizj
sono una conseguenza del fallace metodo della tortura, e che
abolendosi il principio restano aboliti gli effetti, che ne derivano; Ordina, e
stabilisce:
1. In tutto il Territorio della
Repubblica Napoletana è abolita ogni specie di tortura, sia per scovrire la
verità, sia per convalidare la confessione de' rei, sia per sapere i complici.
2. Restano anche aboliti tutti
quegli orridi luoghi di detenzione detti già criminali, sieno oscuri, sieno
umidi, sieno in qualunque modo lesivi della salute dell'Uomo, dovendosi
solamente adoperare quelle segrete lucide, nelle quali il detenuto non possa
aver comunicazione né di dentro, né di fuori con qualsivoglia persona, se non
vi sia l'espresso permesso del Magistrato.
3. Le pene straordinarie, che si
davano per lo addietro per difetto di pruova, arbitrandosi gl'indizj, e
commutandosi la tortura nell'equivalente pena, restano abolite.
4. Il Giudice, concorrendo la
pruova o testimoniale, o indiziaria, o nascente da confessione del reo, la
quale persuada l'animo suo, e sia conforme al criterio legale, deve condannare
il Reo alla pena ordinaria; o sia alla pena stabilita dalla legge, quando si
trovi siffatta. Non concorrendo la pruova sufficiente deve liberarlo.
5. Se gl'indizj contra l'accusato
non fanno alcun peso sull'animo del Giudice, egli dev'esser liberato come
innocente.
6. Se l'accusato non è convinto
dalle pruove, ma indiziato soltanto, esso sarà
liberato informa,
e rilasciato colle convenevoli cauzioni.
7. Durante il biennio può essere
richiamato di nuovo in giudizio, acquistandosi contra di lui nuova pruova.
8. Se nel termine prescritto dalla
legge
non si acquisti nuova pruova contra l'incolpato, dopo il biennio dev'essere
o assoluto dal giudizio, o pure esiliato o dal Dipartirnento, in cui è accusato
di aver commesso il delitto, o dal territorio della Repubblica a tempo, o per
sempre, secondo la qualità degi'indizj, che concorrono contra di lui, e secondo
richiede la pubblica sicurezza.
9. li Giudice può dopo il Decreto
della liberazione in forma, senz'aspettare il biennio, esiliare l'incolpato, se
la pubblica sicurezza lo richieda.
10. Le pene straordinarie, che
s'infliggono per le qualità minoranti, restano in vigore, e sono permesse fino
alla formazione del nuovo Codice penale, in cui verranno classificati, e
graduati con precisione i delitti, e le pene.
11. La presente legge non deroga
alla legge emanata il dì 12. Fiorile intorno alla Commissione Militare, in cui
per le circostanze de' tempi si rimette alla coscienza del Giudice
l'estimazione della pruova, senza richiedersi il criterio legale.
12. La Commissione esecutiva resta
incaricata per la promulgazione, ed esecuzione della presente legge. ‑
PAGANO Presid. ‑ DE ToMMASO Seg.
La Commissione Esecutiva ordina,
che la presente legge sia pubblicata, eseguita, e munita del sigillo della
Repubblica. Napoli, 12. Fiorile, anno 7 della libertà. ‑ ERCOLE D'AGNESE
Presid. ‑ CARCANI (FERD.) Seg. Gen.
Sono già partiti per incaricati
della nostra Repubblica, alla Repubblica Ligure il Citt.
Giuseppe Serra,
alla Romana il Citt.
Andrea Coppola.
Mercordì la Commissione di
Contabilità stabilita per la legge de' 30. Germile (da noi riportata al numero
23.) ha con suo proclama de' 28. Fiorile dato parte di esser entrata in
funzione, ed ha invitato tutte le persone, o prima, o dopo la proclamazione
della Repubblica, incaricate dell'esazione, o deposito delle rendite pubbliche,
o che abbiano a qualunque funzionario, ovvero altro incarico consegnato danaro
qualunque, o carta bancale appartenente a pubblica rendita. E tutti
gl'individui incaricati ne' differenti luoghi di questa centrale per l'esazione
della contribuzione militare de' due milioni e mezzo, non meno che coloro i
quali hanno pagata tutta o parte della loro quota, a portarle i corrispondenti
bilanci, e riscontri dentro il termine di quindici giorni da decorrere da
domani, portando ciascuno una copia degli originali, sottoscritta da chi ha
eseguito il pagamento espresso nel documento che si esibisce, acciò tale copia
resti presso la Contabilità. Coloro che non adempiranno nel termine prescritto
saranno soggetti alla perdita delle somme pagate, e costretti a pagarle di
nuovo. E siccome coloro, che hanno essi medesimi amministrato denaro pubblico
dopo l'entrata de' Francesi, avrebbero dovuto in virtù della citata legge, aver
già presentati i loro conti, così prescrivea per essi il termine di otto giorni
dalla pubblicazione del proclama in
ciascun luogo del territorio della Repubblica.
Ma la Commissione
Legislativa nell'approvare il proclama, ha voluto qualche modificazione in
quest'ultimo articolo.
Giovedì fu eseguita con l'ordinaria
pompa la processione del Corpo di Cristo, coll'intervento della Commissione
Esecutiva, del Generale Gerardon, de' Ministri, della Municipalità, e di tutte
le autorità costituite; con tavola pubblica poi così a' medesimi, come
indiscriminatamente a gran numero di Cittadini, e Cittadine anche del minuto
Popolo. Daremo di tutto il ragguaglio nel foglio venturo.
Venerdì si accostò alle nostre
batterle di Castel dell'Uovo una barca Inglese parlamentaria sotto il pretesto
del cambio de' prigionieri. Ricusava però restituire i Cittadini Municipalisti
presi proditoriamente in varj luoghi, affacciando, che ciascuno di essi,
siccome in Impiego pubblico, dovea nel cambio valutarsi per più di dieci
prigionieri, e noi non avevamo tal numero de' loro, che bastasse a un tal
cambio: fu risposto che il cambio si sarebbe ammesso nella sola condizione di
tutti i nostri con tutti i loro. Scoprirono allora que' scellerati la loro
perfidia, e il vero oggetto della loro venuta, domandando a qualcuno, se jeri
v'era stata rivoluzione in questa Comune, allora gli fu replicato, che Napoli
]ungi dal prestarsi alle ree loro trame, e seduzioni era stata, ed era per
conservarsi sempre quieta e potevan essi ben desistere dalle loro inique
macchine, e piraterie, ed astenersi da simili preditorie visite. E se avessero
malmenati i nostri prigionieri, si sarebbe usata rappresaglia.
Per disposizione del Ministro della
guerra si è stabilita una Commissione Ecclesiastico‑Militare per la
nomina de' Cappellani della truppa composta di dotti, e Patriotici
Ecclesiastici. Essi sono il Cittad.
Vincenzo
Troisi (membro eziandio della Commissione Ecclesiastica, e novellamente
naminato Correttore, ed Ordinario dello Spedale degl'Incurabili, prima nomina
Ecclesiastica della Repubblica). Il
Cittadino
Gaetano Carcani Direttore della Stamperia nazionale, e il
Cittadino
Gennaro Starace.
Oggi hanno tenuta la
prima loro Sessione: è Presidente il C.
Troisi,
Segretario il C.
Starace.
Il Ministro della Guerra ha fatto
il seguente rapporto alla Commissione Esecutiva.
Un pugno di poltroni si è separato
dalla colonna di Matera. Le mensogne più criminose si sono vomitate per
nascondere la loro viltà. Avellino è stato evacuato senza l'apparizione d'un
solo insorgente a dieci miglia di circondario. L'Autorità Costituita, i
Comandanti della Guardia Nazionale, e della Gendarmeria, tutti son fuggiti per
esaltazione di quelle frenetiche fantasie. Lo credereste Cittadini
Rappresentanti? Si son precipitati a buttar l'all’arme in questo Comune ed
intercedere soccorsi, quando non ignoravano in Sarno una forza; a
Materdomini 800.
uomini ben'armati, ben
disposti, e ben diretti, che sarebbero volati al diloro soccorso. Lo
credereste? Questa mattina istessa all'ore dieci è transitato Colangelo
fratello del Rappresentante per Avellino, e tutto tutto intieramente vi
rimaneva tranquillo. Se gl'Insorgenti n , avessero profittato siccome avrebbero
potuto, se la Colonna mobile del Capo di Brigata Spanò non li minacciasse sul
fianco, a chi si dovrebbe la perdita dell'importante posto d'Avellino'? Alle
Autorità d'Avellino Militari, e Politiche: All'accoglienza, che si presta a
questi sciagurati da uomini che gli somigliano, e che si sbandano
vituperosamente in clamori, ed in strepiti di femminucce. lo avevo disposto
l'arresto di tutti costoro. La vostra giustizia s'è contentata d'imporgli di
ritornare nel momento in Avellino. Desidero, che la Commissione Legislativa
pronuncj una legge, che fulmini qualunque Autorità Costituita si riduce ad
abbandonare il suo posto senza la più evidente ragione di sicurezza. Matera mi
ragguaglia d'officio non aver avuti nella scoverta di Contrada, e Sorino che
quattro soli individui feriti, Salute, e Rispetto.
Estratto da'fogli di Genova.
Si dice, che le squadre combinate
di
Brest,
e del
Ferrol,
che compongono una flotta forte di ventotto vascelli di
linea, sono entrate nella rada di Cadice. Pare, che la squadra di
Jervis
composta di soli 18. vascelli di
linea, siasi allontanata all'avvicinarsi della squadra
GalloIspana,
non sentendosi abbastanza forte per misurarsi con
quella. Questi 28. vascelli riuniti ad una egual numero, che trovansi in Cadice
sotto gli ordini dell'Ammiraglio
Massaredo,
formeranno una delle più formidabili flotte, che siansi vedute da molto
tempo in quà.
Il primo atto di clemenza, con cui
l'Imperatore riconosce i suoi fedeli sudditi i Milanesi, si è di regalarli di
30. milioni di Fiorini in carta, ch'essi sono obbligati a prendere in iscambio
delle loro derrate, e del poco numerario, che ancor loro rimane. Questo
orribile sistema di vessazione non può non produrre un generale malcontento
anche in coloro, che hanno affrettato co' loro voti e colle loro manovre
l'arrivo degli Austriaci ‑ Molte famiglie nobili non si tosto intesero
che i Tedeschi erano entrati in Milano, che fecero ripigliare ai loro domestici
le livree, e portare in trionfo tutti gli attributi dell'Aristocrazia. ‑
La notizia dei crudeli trattamenti, con cui si punisce nei Patrioti il delitto
d'essere stati zelatori della libertà, vien confermata. Assicurasi che molti
sono stati strangolati attaccandoli alle guide dei cavalli, dai quali si
facevano strascinare ‑ L'indisciplina d'una soldatesca barbara non è il
solo flagello, che tocca in oggi a soffrire ai Milanesi. Essa commette di più
ogni sorta di delitto, e spoglia persino i passanti nelle piazze e nelle strade
‑ Dicesi che il Gen. Sowarow comanda in capo l'armata Austro‑Russa.
Si può quindi facilmente prevedere, che la buona intelligenza non regnerà
lungamente tra lui e i generali Austriaci. Costoro, tra quali si sono molti
distinti per le loro azioni, soffriranno malgrado di ubbidire ad un Gen.
straniero, che non è conosciuto se non se pel massacro degli abitanti di Praga.
Si rinnova oggi il rumore d'un
cangiamento nel Governo Francese. Dicesi che sieno stati arrestati i due
Direttori
Revvbel,
e
Merlin
come protettori del sistema di
ruberia e di oppressione, che ha sollevato i Popoli della Svizzera e della
Italia contro i Francesi, e che ha facilitato alle armi Austriache l'invasione
delle nuove Repubbliche, e preparati i rovesci delle Armate Francesi. Si crede
che il Direttore
Barras
sia egli alla
testa del partito, che vuole un sistema di politica più conforme ai principj,
ed all'onor Nazionale. Si aggiunge di più ch'egli abbia esibito delle
corrispondenze e molte carte per provare che da molto tempo si è opposto al
nuovo sistema di brigandaggio. Si aspetta con impazienza la conferma di queste
notizie, benché sieno spacciate da molti Ufficiali Francesi.
Dicesi pure che il Governo Ligure
abbia ricevuto notizie, essere al Porto‑Maurizio giunti 6 m. uomini di
Truppa Francese.
N.B. Questa mane si era sparso
qualche allarme per aver veduti tornare alcuni individui dell'armata del
General Matera, atteso un tradimento de' Beneventani; poche ore dopo è giunta
la relazione officiale del medesimo Generale di esser egli entrato in
Benevento, essendosi la Città arresa dopo il primo colpo di obice. Martedì
partirà forte rinforzo, si dice comandato dallo stesso Ministro
Manthonè.
Il Gen.
Federici
era partito fin da
Lunedì
ed è tornato questa mattina da
Ariano.
Dobbiamo da più tempo una commemorazione onorevole di un nuovo foglio
napoletano, opera del Cittadino Giacom Antonio Gualzetti
.
Egli al foglio delle notizie accompagna un altro, in cui prende a
svolgere in vernacolo i principj della Società, i diritti, i doveri dell'uomo,
e del Cittadino, tutti i principj infine, e le massime fonda mentali della
democrazia. Accoppia con maniera semplice la sacra, e profana erudizione, e
cominciando da Adamo scorre pe' tempi patriarcali, e giunge allo Stabilimento
de'Rè di Giuda, raccogliendo dal sacro Testo tutti i passi opportuni a mostrare
il Regno una oppressione, e metterlo nel suo giusto punto di veduta, cioè in
tutta la sua odiosità. Fin qui l'Autore conduceva il lettore nel foglio a noi
pervenuto. Crediamo che l'opera sia stata continuata, e collo stesso felicità.
E. F P
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