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Vincenzo Cuoco SAGGIO
STORICO SULLA RIVOLUZIONE
DI NAPOLI |
II
STATO DELL'EUROPA DOPO IL 1793
Ma,
prima di trattar della nostra rivoluzione, convien risalire un poco piú alto e
trattenersi un momento sugli avvenimenti che la precedettero; veder qual era lo
stato della nazione, quali cagioni la involsero nella guerra, quali mali
soffriva, quali beni sperava: cosí il lettore sará in istato di meglio
conoscere le sue cause e giudicar piú sanamente de' suoi effetti.
La
Francia, fin dal 1789, avea fatta la piú gran rivoluzione di cui ci parli la
storia. Non vi era esempio di rivoluzione, che, volendo tutto riformare, avea
tutto distrutto. Le altre aveano combattuto e vinto un pregiudizio con un altro
pregiudizio, un'opinione con un'altra opinione, un costume con un altro
costume: questa avea nel tempo istesso attaccato e rovesciato l'altare, il
trono, i diritti e le proprietá delle famiglie, e finanche i nomi che nove
secoli avean resi rispettabili agli occhi de' popoli.
La
rivoluzione francese, sebbene prevista da alcuni pochi saggi, ai quali il volgo
non suole prestar fede, scoppiò improvvisa e sbalordí tutta l'Europa. Tutti gli
altri sovrani, parte per parentela che li univa a Luigi decimosesto, parte per
proprio interesse, temettero un esempio che potea divenir contagioso.
Si
credette facile impresa estinguere un incendio nascente. Si sperò molto sui
torbidi interni che agitavano la Francia, non tornando in mente ad alcuno che
all'avvicinar dell'inimico esterno l'orgoglio nazionale avrebbe riuniti tutt'i
partiti divisi. Si sperò molto nella decadenza delle arti e del commercio,
nella mancanza assoluta di tutto, in cui era caduta la Francia; si sperò a buon
conto vincerla per miseria e per fame, senza ricordarsi che il periglio rende
gli entusiasti guerrieri, e la fame rende i guerrieri eroi. Una guerra esterna,
mossa con eguale ingiustizia ed imprudenza, assodò una rivoluzione, che, senza
di essa, sarebbe degenerata in guerra civile.
L'Inghilterra
meditava conquiste immense e vantaggi infiniti nel suo commercio sulla ruina di
una nazione che sola allora era la sua rivale. La corte di Londra, piú che ogni
altra corte di Europa, temer dovea il contagio delle nuove opinioni, che si
potean dire quasi nate nel seno dell'Inghilterra; e, per renderle odiose al
popolo inglese, mezzo migliore non ritrovò che risvegliare l'antica rivalitá
nazionale, onde farle odiare, se non come irragionevoli, almen come francesi.
Pitt vedeva che gli abitanti della Gran Brettagna, e specialmente gl'irlandesi
e scozzesi, eran disposti a fare altrettanto: la rivoluzione sarebbe scoppiata
in Inghilterra, se gl'inglesi quasi non avessero sdegnato d'imitare i francesi(2).
L'Inghilterra,
sebbene non fosse stata la prima a dichiarar la guerra, fu però la prima a
soffiare il fuoco della discordia. L'Austria seguí l'invito della sua antica e
naturale alleata. Le corti di Europa non conoscevano le repubbliche. Dalla
perdita inevitabile della Francia speravano un guadagno sicuro. La Prussia
l'avea giá ottenuto nel congresso di Pilnitz colla divisione della Polonia.
L'Inghilterra e la Prussia mossero lo statolder, il quale volea distrarre con
una guerra esterna gli animi non troppo tranquilli de' batavi, resi da poco
suoi sudditi, ed amava veder distrutti coloro che potevan essere un giorno non
deboli protettori de' medesimi.
La
Prussia e l'Austria strascinarono i piccoli principi dell'impero, i quali, piú
che dalla perdita di pochi, incerti, inutili dritti, che la rivoluzione di
Francia avea lor tolti in Alsazia ed in Lorena, erano mossi dall'oro
degl'inglesi, ai quali da lungo tempo erano avvezzi a vendere il sangue de'
propri sudditi. Il re di Sardegna seguí le vie di sua antica politica, ed
avvezzo ad ingrandirsi tra le dissensioni della Francia e dell'Austria, alle
quali vendeva alternativamente i suoi soccorsi, tenne sulle prime il partito
della lega, che gli parve il piú forte. Finalmente anche la Spagna seguí
l'impulso generale; e la guerra fu risoluta.
Si
aprí la campagna con grandissime vittorie degli alleati; ma ben presto furono
seguite dai piú terribili rovesci. I francesi seppero distaccar la Prussia
dalla lega; la quale, ottenuta la sua porzione di Polonia, comprese che, tra
due potenze di prim'ordine che si laceravano e distruggevano a vicenda, suo
meglio era quello di rimaner neutrale.
La
corte di Spagna s'ingelosí ben presto dell'Inghilterra, che sola voleva ritrar
profitto dalla guerra comune. La condotta degl'inglesi in Tolone fece scoppiare
il malumore che da lungo tempo covava nel suo seno, e Carlo quarto non volle
piú impiegar le sue forze ad accrescere una nazione che egli dovea temere piú
della francese. Mentre i suoi eserciti erano battuti per terra, le sue flotte
rimanevano inoperose per mare; mentre i francesi guadagnavano in Europa, egli
avrebbe potuto aver un compenso in America e dar fine cosí alla guerra con una
vicendevole restituzione, senza quelle perdite che fu costretto a soffrire per
ottenere la pace. Il desiderio de' francesi era appunto quello che molti lor dichiarassero
la guerra e niuno la facesse con tutte le sue forze; cosí ogni nuovo nemico
dava ai francesi una nuova vittoria, e quella lega, che dovea abbassarli,
serviva ad ingrandirli.
La
guerra era ormai divenuta, come nell'antica Roma, indispensabile alla Francia,
tra perché teneva luogo di tutte le arti e di tutto il commercio, che prima
formavano la sussistenza del popolo, tra perché un governo quasi sempre fazioso
la considerava come un mezzo di occupare e distrarre gli animi troppo attivi
degli abitanti ed allontanare i torbidi che soglion fermentar nella pace.
Quindi si sviluppò quel sistema di democratizzazione universale, di cui i
politici si servivan per interesse, a cui i filosofi applaudivano per soverchia
buona fede; sistema che alla forza delle armi riunisce quella dell'opinione,
che suol produrre, e talora ha prodotti, quegl'imperi che tanto somigliano ad
una monarchia universale.
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(2) Tutto ciò era stato previsto da Burke. Egli solo tra gl'inglesi avea predetto che la guerra dovea per necessitá riuscir funesta, che l'interesse dell'Inghilterra era quello di far cessare la rivoluzione colla mediazione, ecc. ecc. ecc.