|
Vincenzo Cuoco SAGGIO
STORICO SULLA RIVOLUZIONE
DI NAPOLI |
XX
PROGETTO
DI GOVERNO PROVVISORIO
Nello
stato in cui era la nazione napolitana, la scelta delle persone che formar
doveano il governo provvisorio era piú importante che non si pensa. Noi
riferiremo a questo proposito ciò che taluno propose a Championnet ed a coloro
che consigliavano Championnet.
“Il
primo passo in una rivoluzione passiva è quello di guadagnar l'opinione del
popolo; il secondo è quello d'interessare nella rivoluzione il maggior numero
delle persone che sia possibile. Queste due operazioni, sebbene in apparenza
diverse, non sono però in realtá che una sola; poiché quello istesso che
interessa nella rivoluzione il maggior numero delle persone vi fa guadagnare
l'opinione del popolo, il quale, non potendo giudicar mai di una rivoluzione e
di un governo per princípi e per teorie, non potendo ne' primi giorni
giudicarne dagli effetti, deve per necessitá giudicarne dalle persone, ed
approvare quel governo che vede commesso a persone che egli è avvezzo a
rispettare.
“Tra
gl'impiegati del re di Napoli molti ve ne sono, i quali non hanno giammai fatta
la guerra alla rivoluzione; amici della patria perché amanti del bene, ed
attaccati al governo del re sol perché quel governo dava loro un mezzo onesto
di sussistenza. Molti di costoro meritano di esser impiegati per i loro talenti
e possono guadagnare alla rivoluzione l'opinione di molte classi del popolo.
“Il
fòro ne somministra moltissimi; e la classe del fòro, una volta guadagnata,
strascina seco il quinto della popolazione. Moltissimi ne somministra la classe
degli ecclesiastici, e vi è da sperare altrettanto di bene: il resto si avrebbe
dalla nobiltá (uso per l'ultima volta questa parola per indicare un ceto che
piú non deve esistere, ma che ha esistito finora) e dalla classe de'
negozianti. I nobili si crederanno meno offesi, quando si vedranno non del
tutto obbliati; ed i negozianti, finora disprezzati da' nobili, saranno superbi
di un onore che li eguaglia ai loro rivali, e può la nazione sperar da loro
aiuti grandissimi ne' suoi bisogni. In Napoli questa è la classe amica del
popolo, poiché da questa classe dipende e vive quanto in Napoli vi sono
pescatori, marinai, facchini e di altri tali, che formano quella numerosa e
sempre mobile parte del popolo che chiamansi 'lazzaroni'. Utili anche sarebbero
molti ricchi proprietari delle province, i quali possono colá ciò che possono i
negozianti in Napoli, e potranno dare al governo quei lumi che non ha e che non
può avere altrimenti sulle medesime.
“Per
effetto della nostra mal diretta educazione pubblica, la cognizione delle
nostre cose si trova riunita al potere ed alla ricchezza: coloro che hanno per
loro porzione il sapere, per lo piú, tutto sanno fuorché ciò che saper si dee.
Allevati colla lettura de' libri inglesi e francesi, sapranno le manifatture di
Birmingham e di Manchester, e non quelle del nostro Arpino; vi parleranno
dell'agricoltura della Provenza, e non sapranno quella della Puglia; non vi è
tra loro chi non sappia come si elegga un re di Polonia o un imperatore dei
romani, e pochi sapranno come si eleggono gli amministratori di una nostra
municipalitá; tutti vi diranno il grado di longitudine e di latitudine
d'Othaiti: se domandate il grado di Napoli, nessuno saprá dirlo. Un tempo i
nostri si occuparono di tali cose, ed ebbimo scrittori di questi oggetti prima
che le altre nazioni di Europa ancora vi pensassero. Oggi ciascuno sdegna di
occuparsene, vago di una gloria straniera, quasi che si potesse meritare
maggior stima dagli altri popoli ripetendo loro male ciò che essi sanno bene,
che dicendo loro ciò che ancora non sanno. Queste cognizioni intanto sono
necessarie, e, per averle, o convien ricorrere ai libri senza ordine e senza
gusto scritti due secoli fa, o convien dipendere da coloro i quali, per avere
maneggiati gli affari del Regno e viste diverse nostre regioni, conoscono e gli
uomini e lo stato degli uomini. Per difetto della nostra educazione, la scienza
che noi abbiamo è inutile, e siam costretti a mendicare le utili dagli altri.
“Ma,
affinché le cognizioni delle cose patrie non siano scompagnate dai lumi della
filosofia universale di Europa, ed affinché coloro de' quali abbiam bisogno per
opinione non diventino i nostri padroni per necessitá, affinché gli antichi
interessi (se pure costoro avessero interesse per l'antico governo) non
opprimano i nuovi, a costoro si unirá un doppio numero di savi e virtuosi
patrioti: cosí avremo il vantaggio del patriotismo nelle decisioni, ed il
patriotismo avrá il vantaggio delle cognizioni patrie nell'esame e
dell'opinione pubblica nell'esecuzione.
“Invece
di fare l'assemblea, che chiamar si potrebbe 'costituente', di venticinque
persone, far si potrebbe di ottanta, e combinare in tal modo insieme tutti
questi vantaggi. Un'assemblea provvisoria di ottanta non è troppo grande per
una nazione che dee averne una costituzionale piú che doppia: all'incontro una
di venticinque può sembrare troppo piccola, specialmente non essendosi ancora
pubblicata la costituzione. Il popolo potrá credere che si voglia prender
giuoco di lui e che si pensi ad escluderlo da tutto. Un generale estero, che
venisse egli solo a darci la legge, si tollererebbe come un re conquistatore, e
l'oppressione, in cui ciascuno vedrebbe gli altri tutti, gli renderebbe
tollerabile la propria; ma, subito che chiamate a parte della sovranitá la
nazione, conviene che usiate piú riguardi: o conviene dar a tutti o a nessuno;
i consigli di mezzo non tolgono l'oppressione e vi aggiungono l'invidia”.
Si passava ad indicare, in tutte le classi, de' veri patrioti, i quali, senza esser ascritti a verun club, amavano la patria ed avrebbero saputo renderla felice... Ma i nomi di costoro sarebbe ora colpevole imprudenza rivelare.
|
|
|
|
|
|
||
|
|||
|
|
||
|
|
||
|