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Vincenzo Cuoco SAGGIO
STORICO SULLA RIVOLUZIONE
DI NAPOLI |
XXV
RELIGIONE
Oggi
le idee de' popoli di Europa sono giunte a tale stato, che non è possibile
quasi una rivoluzione politica senza che strascini seco un'altra rivoluzione
religiosa, doveché prima la rivoluzione religiosa era quella che per lo piú
produceva la politica. Da ciò forse nasce che le rivoluzioni moderne abbiano
meno durata delle antiche?(36).
In
Francia la parte della rivoluzione religiosa dovette esser violenta, perché
violento era lo stato della nazione a questo riguardo. Si riunivano in Francia
tutti gli estremi. Essa avea innalzata in Europa l'autoritá papale; essa era
stata la prima a scuoterne il giogo, ma scuotendolo non l'avea rotto come si
era fatto in Inghilterra, ma le antiche idee erano rimaste per materia di
eterne dispute su degli oggetti che conviene solamente credere. Il clero era
continuamente alle prese con Roma; i parlamenti lo erano col clero; la corte
ondeggiava tra il clero, i parlamenti e Roma. La nazione non si potea arrestare
ai primi passi, una volta dati: l'incredulitá venne dietro all'esame; ma, nata
in mezzo ai partiti, risvegliar dovette la gelosia dei potenti, e si vide in
Francia la massima tolleranza ne' filosofi e la massima intolleranza nel
governo e nella nazione. Poche nazioni di Europa possono, in questo pregio di barbara
intolleranza, contendere coi colti ed umani francesi.
La
nazione napolitana trovavasi in uno stato meno violento. La religione era un
affare individuale; e, siccome esso non interessava né il governo né la
nazione, cosí le ingiurie fatte agli dèi si lasciavano agli dèi istessi. Il
popolo napolitano amava la sua religione, ma la religione del popolo non era
che una festa, e, purché la festa se gli fosse lasciata, non si curava di
altro. In Napoli non vi era da temere nessuno de' mali che l'abuso della
religione ha persuasi a tanti popoli della terra.
Il
fondo della religione è uno, ma veste nelle varie regioni forme diverse a
seconda della diversa indole dei popoli. Essa rassomiglia molto alla favella di
ciascuno di essi. In Francia, per esempio, al pari della lingua, è piú
didascalica che in Italia; in Italia è piú poetica, cioè piú liturgica, che in
Francia. In Francia la religione interessa piú lo spirito che il cuore ed i
sensi; in Napoli, piú i sensi ed il cuore che lo spirito.
Qual
altra nazione di Europa si può vantare di non aver mai prodotta una setta di
eresia e di essersi sempre ribellata ogni volta che le si è parlato di
Sant'officio e d'Inquisizione? La nazione che ha eretto un tribunale nazionale
indipendente dal re contro questa barbara istituzione, che tutte le altre
nazioni di Europa hanno almen per qualche tempo riconosciuta e tollerata, deve
essere la piú umana di tutte.
In
Napoli era facile far delle riforme sulle ricchezze del clero tanto secolare
quanto regolare. Una gran parte della nazione era in lite col medesimo per
ispogliarlo delle sue rendite, né il rispetto per la religione e per i suoi
ministri l'arrestava. Perché dunque, quando queste riforme si vollero tentare
dalla repubblica, furono odiate? Perché i nostri repubblicani, seguendo sempre
idee troppo esagerate, voleano far due passi nel tempo in cui ne doveano far
uno: l'altro avrebbe dovuto venir da sé, e sarebbe venuto. Ma essi, mentre
voleano spogliare i preti, volean distruggere gli dèi; si uní l'interesse dei
primi e dei secondi, e si rese piú forte la causa dei primi. Ritorniamo sempre
allo stesso principio: si volea fare piú di quello che il popolo volea, e
conveniva retrocedere; si potea giugnere alla mèta, ma se ne ignorava la
strada.
Conforti
credeva che una religione non si possa riformare se non per mezzo di un'altra
religione. La religione cristiana ridotta a poco a poco alla semplicitá del
Vangelo; riformate nel clero le soverchie ricchezze di pochi e la quasi
indecente miseria di molti; diminuito il numero dei vescovati e dei benefici
oziosi; tolte quelle cause che oggi separan troppo gli ecclesiastici dal
governo e li rendono quasi indipendenti, sempre indifferenti e spesso anche
nemici, ecc. ecc.: è la religione che meglio di ogni altra si adatta ad una
forma di governo moderato e liberale(37). Nessun'altra
religione tra le conosciute fomenta tanto lo spirito di libertá. La pagana avea
per suo dogma fondamentale la forza: produceva degli schiavi indocili e dei
padroni tirannici. La religion cristiana ha per base la giustizia universale:
impone dei doveri ai popoli egualmente che ai re, e rende quelli piú docili,
questi meno oppressori. La religione cristiana è stata la prima che abbia detto
agli uomini che Iddio non approva la schiavitú: per effetto della religione
cristiana, abbiamo nell'Europa moderna una specie di libertá diversa
dall'antica; ed è probabile che i primi cristiani, nella loro origine, altro
non fossero che persone le quali volevano, in tempi corrottissimi, ridurre la
piú superstiziosa idolatria alla semplicitá della pura ed eterna ragione, ed il
piú orribile dispotismo che mai abbia oppresso la cervice del genere umano
(tale era quello di Roma) alle norme della giustizia.
Ma
gli uomini (diceva Conforti) corrono sempre agli estremi. La filosofia, dopo
aver predicata la tolleranza, è diventata intollerante(38), senza ricordarsi che, se
non è degno della religione il forzar la religione, non è degno neanche della
filosofia. Non è ancora dimostrato che un popolo possa rimaner senza religione:
se voi non gliela date, se ne formerá una da se stesso. Ma, quando voi gliela
date, allora formate una religione analoga al governo, ed ambedue concorreranno
al bene della nazione: se il popolo se la forma da sé, allora la religione sará
indifferente al governo e talora nemica. Cosí tutti gli abusi della religione
cristiana sono nati da quegli stessi mezzi che si voglion prendere oggi per
ripararli.
Conforti
credeva che la Francia istessa si sarebbe un giorno ricreduta de' suoi
princípi, e che, quando si credeva di aver distrutti i preti, altro non avea
fatto che accrescerne il desiderio, e che avrebbe dovuto renderli di nuovo,
contentandosi il governo di potersi restringere a quelle riforme alle quali si
sarebbe dovuto arrestare.
Ma
gli altri erano lontani dall'avere le idee di Conforti, né seppero mai
determinarsi a prendere su tale oggetto un espediente generale(39). Ondeggiando tra lo stato
della nazione e gli esempi della rivoluzion di Francia, abbandonarono
quest'oggetto importante alla condotta degli agenti subalterni; e questo fu il
peggior partito a cui si potessero appigliare. Un atto di forza avrebbe fatto
odiare e temere il governo: questa indolenza lo fece odiare e disprezzare nel
tempo istesso.
Il
popolo si stancò tra le tante opinioni contrarie degli agenti del governo, e
provò tanto maggior odio contro i repubblicani quanto che vedeva le loro
operazioni essere effetti della sola loro volontá individuale. L'odio contro
gl'individui che governano, odio che poco può in un governo antico, è
pericolosissimo in un governo nuovo; perché, siccome il governo nuovo è tale
quale lo formano gl'individui che lo compongono, il popolo contro gl'individui
niun soccorso aspetta da un governo che conosce, e l'odio contro di quelli
diventa odio contro di questo.
È
un carattere indelebile dell'uomo quello di sostener con piú calore le opinioni
proprie che le altrui, piú le opinioni che crede nuove e particolari che le
antiche e comuni. Io credo, e fermamente credo, che, se le operazioni che
taluni agenti si permisero contro i preti fossero state ordinate dal governo,
il loro zelo sarebbe stato minore. La legge nulla determinava: il suo silenzio
proteggeva le persone ed i beni degli ecclesiastici; quindi quei pochi agenti
del governo, che voleano dare sfogo alle loro idee proprie, si doveano
restringere agl'insulti. Or gl'insulti ricadono piú direttamente contro gli
dèi, e le operazioni contro gli uomini. La condotta di molti repubblicani era
tanto piú pericolosa quanto che si restringeva alle sole parole: mentre si
minacciavano i preti, si lasciavano; ed essi ripetevano al popolo che gli
agenti del governo l'aveano piú colla religione che coi religiosi, perché,
mentre si lasciavano i beni, si attaccavano le opinioni. Si avrebbe dovuto far
precisamente il contrario, ed allora tutto sarebbe stato nell'ordine.
Il governo si avvide, ma tardi, dell'errore: volle emendarsi e fece peggio. Il popolo comprese che il governo operava piú per timore che per interna persuasione; e, quando ciò si è compreso, tutto è perduto.
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(36) Rousseau, domandato dall'autore de' Studi della natura perché mai, con tanto amore per l'umanitá e tanto disgusto per gli uomini, non avea imitato Penn e non si era ritirato con pochi saggi a fondare una colonia in America, rispose: - Qual differenza! Si credeva nel secolo di Penn, e non si crede piú nel mio! -
(37) Queste idee erano giá popolari in Napoli. La disputa sulla chinea avea istruiti tutti sulla legittimitá di un concilio nazionale. Si era veduto un gran prelato declamare contro l'abuso delle indulgenze e del celibato, e ciò senza scandalo.
(38) Lo stesso cammino tenne il cristianesimo, che in origine non fu che filosofia. Cominciò dal predicar la tolleranza: essa non era venuta per i soli figli di Abramo, ma per tutte le genti; ma in seguito, divenuta dominante, neanche i figli di Abramo furono da lei risparmiati.
(39) Rendiamo giustizia ai migliori tra' nostri. Essi intendevano l'importanza delle opinioni religiose in un popolo.