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Vincenzo Cuoco SAGGIO
STORICO SULLA RIVOLUZIONE
DI NAPOLI |
XXXVII
PROCIDA
- SPEDIZIONE DI CUMA - MARINA
Il
primo progetto dei congiurati era quello che gl'inglesi dovessero occupar
Ischia e Procida, come difatti l'occuparono, onde aver maggior comoditá di
mantenere una corrispondenza in Napoli e di prestare a tempo opportuno la mano
alle altre operazioni. Questo inconveniente fu previsto; ma il governo non avea
forze sufficienti per custodir Procida: i francesi non compresero il pericolo
di perderla.
Gl'inglesi,
padroni di Procida, tentarono uno sbarco nel littorale opposto di Cuma e
Miseno. Un distaccamento di pochi nostri, che occupò il littorale, lo impedí; e
la corte di Sicilia dovette piú di una volta fremere per le disfatte dei suoi
superbi alleati.
Forse
sarebbe riuscito anche di discacciarli dall'isola. Ma la nostra marina era
stata distrutta dagli ultimi ordini del re; e nei primi giorni della nostra
repubblica le spese sempre esorbitanti, che seco porta un nuovo ordine di cose,
avean tolto ogni modo di poter far costruire anche una sola barca cannoniera. I
pochi e miseri avanzi della marina antica furono per indolenza di
amministrazione militare dissipati; e si vide vendere pubblicamente il legno,
le corde e finanche i chiodi dell'arsenale.
Caracciolo,
ritornato dalla Sicilia(45) e restituito
alla patria, ci rese le nostre speranze. Caracciolo valeva una flotta. Con
pochi, mal atti e mal serviti barconi, Caracciolo osò affrontar gl'inglesi:
l'officialitá di marina, tutta la marineria era degna di secondar Caracciolo.
Si attacca, si dura in un combattimento ineguale per molte ore; la vittoria si
era dichiarata finalmente per noi, che pure eravamo i piú deboli: ma il vento
viene a strapparcela dalle mani nel punto della decisione; e Caracciolo è
costretto a ritirarsi, lasciando gl'inglesi malconci, e si potrebbe dire anche vinti,
se l'unico scopo della vittoria non fosse stato quello di guadagnar Procida. Un
altro momento, e Procida forse sarebbe stata occupata. Quante grandi battaglie,
che sugl'immensi campi del mare han deciso della sorte degl'imperi, non si
possono paragonare a questa picciola azione per l'intelligenza e pel coraggio
de' combattenti!
Il vento, che impedí la riconquista di Procida, fu un vero male per noi, perché tratanto i pericoli della patria si accrebbero. Le disgrazie diluviavano: dopo due o tre giorni, si ebbero altri mali a riparare piú urgenti di Procida; e la nostra non divisibile marina fu costretta a difendere il cratere della capitale.
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