Introduzione.
Verso la fine del XVIII
secolo accadde in Napoli un fatto eccezionale: la proclamazione della Repubblica,
basata su principi di giustizia e di fratellanza. Quell'ideale repubblicano,
che non era nato all'improvviso, fu soffocato col sangue dei patrioti. Si
trattò di una delle più belle ed interessanti pagine della storia Italiana,
purtroppo poco nota, ma non per questo meno importante e significativa. Gli
avvenimenti e le considerazioni che verranno riportati e discussi partono
dalla nascita e diffusione in Europa ed in Italia delle nuove idee della Ragione
e dell'Illuminismo e si concludono con il martirio dei condannati a morte.
Il taglio è di estrema essenzialità, rimandando ai testi e pubblicazioni sull'argomento
quanti desiderano più ampli approfondimenti. Una sezione apposita verrà dedicata
alla raccolta dei contributi esterni; un'altra sezione riporterà, spero, le
schede con la biografia dei personaggi che incontreremo nella nostra narrazione
ed un'altra sezione le opere pubblicate sull'argomento: testi storici, romanzi,
opere cinematografiche e televisive.
Uno strano gioco dei tempi fa coincidere la nascita di questo sito con le
prossime celebrazioni del bicentenario. Trattasi di un puro caso perché queste
pagine continueranno a esserci e a crescere anche dopo. Speriamo che l'interesse
sia sempre forte e che la memoria rimanga sempre viva.
I frettolosi e "i moderni manager", che non possono perdersi
in particolari, troveranno di seguito una sintesi dei principali avvenimenti,
nella speranza di suscitare il loro interesse e la loro passione per questa
storia napoletana così dolorosa, ma anche così ricca di gloria.
Sintesi
degli avvenimenti.
Il 14
luglio del 1789 con la presa della Bastiglia inizia la Rivoluzione francese.
La paura che il pericolo rivoluzionario possa diffondersi anche nel regno di
Napoli assale Ferdinando IV, la consorte Maria Carolina, sorella di Maria
Antonietta (quella delle brioches), e la Corte tutta e provocando il
passaggio da una politica di cauto riformismo ad una politica di forte
repressione e conservatorismo. L'incarico di primo ministro viene dato
all'inglese John Acton che gode delle grazie particolari della Regina e per
scongiurare la diffusione delle idee rivoluzionarie si decide di allontanare
tutti i cittadini francesi; viene istituita una speciale Giunta di Stato per
inquisire i sospettati e viene incoraggiata e premiata la delazione.
La Regina Maria Carolina d'Asburgo.
Il 22
settembre del 1792 la Convenzione nazionale francese proclama la Repubblica. Un
mese dopo il cittadino Armando Luigi Mackau, chiede con una lettera, il
riconoscimento ufficiale della neo repubblica ed il suo accreditamento presso
la corte napoletana. Maria Carolina e Acton sono categorici: nessun
riconoscimento. Nasce un vero incidente diplomatico e Parigi invia parte della
flotta. Quindici navi, comandati dal cittadino La Touche-Treville, giungono a
Napoli il 15 dicembre per chiedere ragioni del mancato riconoscimento. La corte
ha paura, tentenna, e alla fine cede anche perché Acton è convinto che Napoli
sia piena di repubblicani pronti a sollevarsi. In realtà la spedizione francese
non ottiene solo il riconoscimento della repubblica e del suo ambasciatore, ma
consente a La Touche di stabilire i primi rapporti con i patrioti napoletani.
Angelica
Kauffmann, Ritratto della Famiglia Reale di Napoli. La figura al centro,
seduta, è Maria Carolina. Alla sua sinistra, in piedi, Ferdinando
IV. Il
21 gennaio del 1793, a Parigi, viene ghigliottinato Luigi XVI e a Napoli ci
sono i primi arresti, quattro gatti quasi tutti rilasciati poi per
mancanza di colpevolezza. "Quando si seppe a Napoli, nella seconda metà
di ottobre (1793), della decapitazione della regina di Francia, l'equilibro
emotivo di Maria Carolina ebbe un definitivo tracollo" (A. Coletti: La
regina di Napoli); e su un'immagine della sorella con lo sposo segna: "Giuro
di vendicarmi fino alla tomba". Si acuisce la reazione. Nel mentre
la società patriottica costituita da poco da Carlo Lauberg si spacca in due:
una fautrice di una monarchia costituzionale (LOMO = Libertà o morte) ed
un'altra fautrice di una Repubblica democratica (ROMO = Repubblica o morte).
La "Dichiarazione dei diritti degli uomini e dei cittadini"
proclamata in Francia, infiamma i cuori di alcuni napoletani e qualcuno sogna
la rivoluzione. |
Finiscono
in galera in 53, imputati di delitto contro la Religione, la Monarchia e lo
Stato ." Si volle del sangue, e se ne ebbe" scriverà il Cuoco, ed
infatti ci saranno tre condanne a morte, 48 tra condannati e esiliati e 2
assoluzioni. Crolla
così ogni possibilità di dialogo tra riformatori e monarchia. A Napoli ora
regna la paura. Basta una spiata, una delazione anche infondata, dettata da
vecchi rancori personali o addirittura dal convincimento di farsi una patente
di fedeltà al Re, per mandare un innocente in catene. Si considera reato
leggere o possedere giornali, libri e pubblicazioni provenienti dalla
Francia, così come è reato indossare indumenti che possano ispirarsi alla
Repubblica Francese. Si infittiscono gli arresti, si riempiono le galere
colpendo la parte più colta e preparata della Nazione Napoletana ed anche
parte della nobiltà vicina alla corte. Nel
febbraio del 1796 viene arrestato Mario Pagano. Sul fronte militare, il regno
di Napoli, che aveva aderito alla coalizione antifrancese, nonostante un
esercito di 30.000 uomini e il suo valoroso comportamento, riporta pesanti
insuccessi; il 5 giugno del 1796 viene sottoscritto a Brescia, tra il
generale Napoleone ed il rappresentante Napoletano, un armistizio ratificato
poi con il trattato di pace di Parigi. Liberatosi dei Napoletani, Napoleone
ha buon gioco contro gli austriaci dilagando in Italia e favorendo la nascita
di repubbliche ispirate alla costituzione della Repubblica francese. Il 6
luglio 1797 viene proclamata la Repubblica Ligure il giorno dopo la
Repubblica Cisalpina e il 15 febbraio del 1798 la Repubblica Romana. |
L'
Ammiraglio Horatio Nelson |
Ferdinando
nonostante la pace di Parigi si accorda, secondo lui segretamente, il 19
maggio 1798 con l'Austria. Inoltre, spronato dalla moglie Carolina e dalla
moglie dell'ambasciatore inglese, Emma Hamilton, una ex massaggiatrice
londinese, concede appoggio alla flotta inglese nel porto di Siracusa.
Quest'aiuto consente all'ammiraglio Horatio Nelson, capo della flotta inglese,
di sconfiggere la flotta francese nella famosa e decisiva battaglia di Abukir
del 1° agosto del 1798. Alle proteste francesi si risponderà campando
obblighi di assistenza imposti dal diritto marittimo e per dimostrare
distensione verso i francesi il secondo processo ai giacobini napoletani si
conclude con molte scarcerazioni. Il 5
ottobre 1798 si perquisisce la casa di Eleonora Pimentel De Fonseca, vengono
rinvenute copie dell'Encyclopédie di Denis Diderot; per questo reato la
Pimentel viene arrestata e tradotta nel carcere della Vicaria. |
Il 9
ottobre 1798 giunge dall'Austria un prode condottiero, il generale
Karl von Mack, e si decide per la guerra alla Francia e, il 23 dello stesso
mese, l'esercito borbonico, forte di 70.000 uomini, invade la Repubblica
Romana, il 29 Ferdinando IV entra in Roma. Ma una decisiva ed immediata
controffensiva francese costringe Mack ad ordinare la ritirata. Ferdinando
fugge vergognosamente, cambiandosi, pare, gli abiti con quelli del duca
D'Ascoli. Ritorna a Napoli e, temendo di fare la fine di suo cognato Luigi,
decide di abbandonare tutto e tutti. Il 21 dicembre scappa a Palermo imbarcandosi
sul Vanguard di Nelson con tutta la famiglia e John Acton. Non dimentica,
nonostante la fretta, tutto il danaro dei banchi ed i tesori d'arte fatti
preparare dall' Acton e dall'ambasciatore inglese Sir Hamilton e affida al
principe Francesco Pignatelli Strongoli l'incarico di rappresentarlo. |
Seguono
30 giorni di assoluta anarchia. Gli Eletti rivendicano il loro diritto a
rappresentare il Re, Pignatelli ordina la distruzione di tutta la flotta e
mentre si litiga tra le varie soluzioni (nuova dinastia, Repubblica
aristocratica...), il Pignatelli il 12 gennaio del 1799 conclude, a
Sparanise, una pesante resa col generale francese Championnet. L'accordo, che doveva
rimanere segreto viene presto svelato, probabilmente ad arte, ed il popolo
insorge ed diventa incontrollabile; assale le fortezze, s'impadronisce delle
armi e libera tutti i detenuti; Tra cui la De Fonseca. Pignatelli fugge a
Palermo, ma Acton lo imprigiona con l' accusa di tradimento: lui non può
scappare, mica è il Re !! Tra il 15 e 22 gennaio Napoli rimane in balia
della violenza, vengono assalite, saccheggiate e distrutte case e granai; la
folla, guidata da due capipolo improvvisati, Michele Marino detto o' pazz
e Pebbe Paggio, compie atti di scelleratezza e di atroce barbarismo. |
Entrata dei Francesi in NAPOLI
Al di là delle reali
motivazioni che muove la gente a riversarsi per le strade e che certamente
approfondiremo in seguito, i napoletani oppongono una strenua ed eroica
resistenza all'entrata delle truppe francesi in Napoli. I repubblicani non
restono però con le mani in mano, nella notte tra il 19 e 20 gennaio si
introducono nella fortezza di Sant'Elmo, il 21 gennaio dichiarano decaduto il
Re e proclamano la Repubblica Napoletana innalzando la bandiera gialla rossa
e turchina. Il 23 Championnet dopo aspri combattimenti entra in città,
riconosce la repubblica napoletana indipendente e decreta per un governo
provvisorio appoggiato dalle truppe francesi. Ottenuta l’ approvazione dello
Championnet (23-24 gennaio), viene creato un governo provvisorio di venti
membri, poi portato a venticinque , tra cui Carlo Lauberg (che ne è il primo
presidente), I. Ciaia (divenuto presidente a fine di febbraio), M. Delfico,
M. Pagano. Il governo si articola in sei Comitati (Centrale, Militare,
Legislazione, Polizia Generale, Finanza , Amministrazione Interna), i
Comitati formano l’Assemblea legislativa ed esercitano il potere esecutivo in
attesa dell’organizzazione definitiva del governo. Il 2 febbraio si pubblica
il primo numero del Monitore Napoletano, giornale ufficiale del governo
provvisorio. Lo dirige Eleonora Pimentel Fonseca, una marchesa di origini
portoghese molto nota negli ambienti letterati europei e per il passato
vicina all'ambiente di corte. Grazie alla libertà di stampa con il Monitore
vedono la luce molti altri fogli, ma la loro fortuna non sarà grande anche a
causa del diffuso analfabetismo; circa il 90 % in città, in provincia quasi
la totalità. Gli
inizi della Repubblica sono difficili, perché sottoposta in pratica alla
dittatura del comandante delle truppe francesi, anche se lo Championnet mantiene
un atteggiamento benevole nei confronti del governo provvisorio (fa
allontanare il commissario del direttorio Faipoult, troppo severo). Il primo
governo provvisorio vara una sola legge importante, quella che per
l'abolizione dei fedecommessi e le primegeniture ( 29 gennaio 1799), mentre
non può andare per il momento in porto la legge per l’abolizione della
feudalità. Il 14 aprile un nuovo commissario francese, A. J. Abrial (
arrivato il 28 marzo in sostituzione del Faipoult), opera una riforma del governo
della repubblica partenopea che approva il 25 aprile la legge di eversione
della feudalità, sulla base di criteri relativamente radicali, che non potrà
però avere neppure un principio di attuazione in conseguenza della piega
presa dagli avvenimenti. Non si riesce invece ad approvare il progetto di
costituzione preparato dalla precedente commissione legislativa (dovuto
soprattutto a M. Pagano). Mentre a Napoli si sviluppa questa vivace attività
di governo, nelle province - dove pure la Repubblica era stata accolta
favorevolmente dal ceto medio - la situazione va precipitando. Il
cardinale Fabrizio Ruffo, sbarcato con l’assenso regio il 7 febbraio in
Calabria con pochi compagni, facendo leva sull’odio delle masse contadine nei
confronti dei proprietari, identificati sommariamente nei giacobini, riesce a
impadronirsi rapidamente della regione avanzando poi in Basilicata e nelle
Puglie. |
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Successivamente,
nell’aprile, le notizie delle sconfitte subite dalle truppe francesi in Lombardia
nella guerra contro gli Austriaci costringono i Francesi a sgomberare le
Puglie e poco dopo tutto il regno. I repubblicani debbono allora difendersi
da soli contro le preponderanti forze del cardinale Ruffo avanzati su Napoli,
che è investita il 13 giugno. Dopo una disperata resistenza al ponte della
Maddalena e poi nei castelli della città, i patrioti scampati alle stragi
operate dalle bande sanfediste e dai "lazzaroni" insorti ottengono
una onorevole capitolazione (19-23 giugno), offerta dal Ruffo ma non
accettata da H. Nelson (che aveva appoggiato con forze navali inglesi i
Borboni) e dichiarata poi decaduta l’8 luglio dal re appena giunto a Napoli.
Ha così inizio l’esecuzione dei patrioti napoletani, giudicati dalle giunte
di Stato nominate da Ferdinando IV; più di cento repubblicani sono impiccati
o decapitati, e tra questi i più bei nomi dell’ intellettualità napoletana (
Francesco Mario Pagano, Eleonera Pimentel Fonseca, Ignazio Ciaia, Domenico
Cirillo, Vincenzio Russo, che aveva avuto un ruolo anche nella Repubblica
Romana) e l’ammiraglio Francesco Carracciolo contro cui Horatio Nelson nutre
un particolare astio. |
Il Cardinale Fabrizio
Ruffo |
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