TRANI |
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Era il primo febbraio del
1799 quando giunse a Trani la notizia della proclamazione della Repubblica
Napoletana. Alcuni cittadini di idee liberali e favorevoli alla repubblica, guidati
da Raffaele de Felice, Francesco Pace, Cataldo Lo Manto e Giuseppe Forges
Davanzati, si insiediarono nel palazzo comunale dichiarando decaduti il
Sindaco e gli Eletti della Città. La mattina del 3 febbraio
vennero distribuite coccarde tricolori a tutti i cittadini e la porta di Bisceglie ed il Castello svevo vennero
completamente ricoperti di bandiere. |
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Cattedrale di Trani |
In cattedrale, per
ringraziamento, venne eseguito un solenne Te Deum. L’indomani
il De Felice insieme a Vincenzo Gaeta, Giuseppe Poppalettere padre Luigi
Acquaviva e i frati benedettini Benedetto Trampi e Erasmo Santacroce,
piantarono in Piazza S.Francesco l’Albero della Libertà. Al
Governo Provvisorio di Napoli si mandò un messaggio di adesione al nuovo
corso politico: "Al dono prezioso della Libertà, che viene a farci l'invitta
Repubblica francese, non potevano essere insensibili le nostre anime, che
sanno concepire, ma non definirne l'inestimabil valore. Appena ne cominciammo
a sentire l'aura benefica, che ci preparammo i mezzi di mostrarcene
degni". Il testo
completo del messaggio e la
compiaciuta risposta del Governo Provvisorio furono interamente pubblicati
nel Monitore
Napoletano del 9 febbraio. |
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Il 5 febbraio l’albero e le bandiere furono abbattuti da altri cittadini che,
capeggiati dai fratelli Gennaro e Domenico Filisio e Marcantonio De Angelis,
si opposero ai repubblicani
proclamando la loro fedeltà al Re e occupando molti punti strategici della
città, tra cui il porto. Seguirono giorni di terrore. Tutti i cittadini di
fede repubblicana, o sospettati di esserlo, furono arrestati, mentre Gennaro
Filisio provvedeva, insieme ad altri compari, a saccheggiare le loro case. In
previsione dell’ arrivo delle truppe repubblicane, furono mandati nmandarono
richieste di aiuto alla flotta russa
in Corfù; Dall’ammiraglio russo Usciakoff e dal generale Micheroux,
che ivi si era recato per conto di Ferdinand IV a chiedere rinforzi, giunse
un invito
alla resistenza assicurando oramai imminente il loro arrivo. |
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Il generale francese Brussier fu inviato da Napoli a capo dell’Armata di
Puglia per riconquistare le città ribelli e,
dopo la riconquista di Andria e Barletta, invitò per ben otto volte la
città ad arrendersi. Le richieste furono celate alla popolazione dai più
facinorosi che nei giorni successivi, dal 25 al 29 marzo, assalirono
le prigioni del castello e massacrarono 35 liberali ivi detenuti. Il 30 marzo
le truppe guidate dal Brussier giunsero presso le mura di Trani e l’indomani
il generale rinnovò l’invito alla resa. |
Il Castello di Trani |
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In risposta ricevette delle cannonate, mentre i
maggiori sostenitori del re fuggivano via mare. Da Barletta giunsero delle
navi francesi che circondarono la città anche dal lato del mare. La mattina
del 1° aprile i francesi assalirono
Trani. La città fu incendiata e quasi del tutto distrutta. Il fumo si levò
così in alto che lo si poteva vedere dalle città limitrofe di Barletta e
Bisceglie. Molte case vennero
saccheggiate e molta abitanti perirono innocentemente. Secondo alcune stime
riportate dai “liber moritorum” si ritiene che perirono
complessivamente, tra repubblicani ed oppositori circa 500 persone. |
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Il giorno successivo, il 2 aprile, il generale Brussier con un suo proclama
concesse il perdono a tutti gli abitanti ad
esclusione dei responsabili dei
massacri fatti nel Castello e nelle carceri della città. Il comandante della
piazza Dubuisson invitò la popolazione a spegnere gli incendi, a rimuovere i
corpi dei caduti e a provvedere ai i viveri per tutti i cittadini; dispose
anche per l’elezione dei deputati, Il 3
aprile nella sala del Castello furono eletti sette deputati che ricostituirono
la Guardia Civica e a D. Gabriele Carcani fu affidato l'incarico del
mantenimento dell'ordine pubblico, che conservò anche dopo la partenza dei
Francesi. Fu anche ripiantato l’albero della Libertà.
I francesi, richiamati a Nord dal generale MacDonald,
lasciarono presto la città e quando, il 16 maggio giunse la squadra navale
russa comandata dall'ammiraglio Micheroux, l’albero della libertà fu abbattuto
ed incendiato. La vicinanza delle truppe del Cardinale Ruffo contribuì a
spegnere del tutto ogni proposito repubblicano in una città oramai duramente
provata.