LIBERTA'                                                                                           EGUAGLIANZA

IL VERO  REPUBBLICANO

Num. I

Repubblica Francese dal Quartier Generale di Napoli li 25 Germile.

Il Commessario del Governo Francese al Popolo Napoletano.

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Cittadini, è stato per me doloroso all'estremo, arrivando in queste contrade, il non aver ritrovato fra di voi quella felicità, di cui il Direttorio Esecutivo Francese voleva colmarvi. Le funeste insurrezioni, che si sono moltiplicate nei differenti luoghi dello Stato Napoletano, avrebbero potuto far sì, che i Francesi non ravvisassero più il Popolo Napoletano per quel Popolo tanto amico della libertà, se le cause di queste turbolenze non fossero da tutti conosciute. Accusar dobbiamo di tal'insurrezioni l'oro di Carolina, e gl'intrighi de' suoi vili, e perfidi Agenti. Accusar dobbiamo delle disgrazie, che vi opprimono, l'avidità del vostro ultimo Tiranno, il quale nella sua fuga spogliando tutt'i vostri erarj, e togliendovi tutto il numerario, vi ha immersi in una penuria momentanea, che il regno della libertà farà ben presto cessare. Accusar ne dobbiamo in fine i mali inseparabili della guerra: e se questi mali sono stati ancora aggravati da qualche vessazione particolare, non dovete imputare alla Nazione intera i torti di qualche individuo: e siate sicuri, che il Direttorio Esecutivo, altrettanto giusto quanto egli è magnanimo, disapprova tutto ciò che si allontana dalla lealtà Francese. Dubiterete voi delle sue intenzioni benefi­che, quando saprete, ch'Egli di già ordina una diminuzione della contribuzione imposta dal Generale Championnet? Marciamo dunque con passo ardito e fermo verso il Governo della Libertà, verso questa Republica, ove il Popolo Napoletano, se ardentemente lo brama, troverà la fine dei suoi disastri, e la sorgente delle sue felicità. Appunto perché io vi serva di scorta, o Napoletani, il Direttorio Esecutivo mi ha mandato fra voi. Forse un zelo troppo attivo nei primi momenti dopo la caduta del Trono aveva fatto precipitare le misure, e non aveva permesso di calcolare con tutta la prudenza e maturità necessaria il Governo Provvisorio. Dalla riunione dei poteri nelle stesse mani, son rare la confusione, la lentezza, e l'inazione. Bisogna dunque provvisoriamente rimediare a questo abuso. Bisogna, che una classe scelta di Cittadini si occupi esclusivamente della parte esecutiva, mentre un'altra discuterà i punti legislativi. Allora il Governo speditamente e senza ostacoli marcerà verso la pubblica felicità: allora, come il direttorio fortemente lo desidera, si troveranno dei mezzi di ristabilire la circolazione commerciale, di rianimare il credito publico, di provvedere alle spese necessarie delle Armate, senza che il Popolo ne risenta degli aggravj.

Frattanto il Commessario Organizzatore, seguendo le regole costan­ti della giustizia e della ragione, e la fortunata esperienza della Francia, getterà con mano ferma e sicura le basi inconcussibili su le quali si eleverà la vostra libertà. Le istituzioni Amministrative, Municipali, e Giudiziarie saranno successivamente organizzate. Elleno lo saranno sul modello della Republica Francese, per quanto le circostanze locali lo possono permettere.

L'amore della Libertà, e della Patria, la virtù, ed i talenti detteranno questa scelta.

Tutte le classi dei Cittadini vi saran chiamate, il Ministro del culto, se professa, e pratica i principj del Vangelo, l'ex nobile, se ha rinunciato sinceramente ai suoi privilegi, l'Artigiano, se ha le cognizioni ed i talenti necessarj; giacché oggi è il regno dell'Eguaglianza, e della Virtù.

I Republicani, le società Patriottiche, tutt'i buoni Cittadini sono invitati a far conoscere al Commessario Organizzatore i soggetti, che ne son degni. Republicani, amici sinceri della Patria, venite ad assisterlo, ad illuminarlo, a secondarlo.

Osservate qual Potenza maestosa vi sostiene, e vi protegge! Gli Austriaci discacciati dal paese dei Grigioni; il Reno, e l'Adige arditamente varcati; i Toscani resi già liberi; i Francesi in Verona, o innanzi alle sue porte; l'Imperatore di già minacciato nel seno stesso della sua Capitale; gli Stendardi tricolori inalberati per l'Italia intera; mentre il perfido alleato del vostro ultimo Re, ridotto a mostrarsi da lungi, senza ardire di accostarsi alle vostre sponde, non ha altre armi da opporvi, che la falsa promessa, e l'impotente minaccia di una truppa di Turchi, e di Russi, che non potrebbero qui trovar altro che la morte. 

Republicani, persuadetevi, com'è ben vero, che Parigi, e Napoli hanno gli stessi nemici a combattere, gli stessi interessi ad abbracciare, e che non vi sarà più pel Popolo Napoletano alcun bene, che non sarà possibile, alcun male, che non sarà riparabile = ABRIAL.

 Repubblica Francese = Decreto = Il Commessario del Governo Francese.

 

Atteso gl'incovenienti gravi, e gli abusi, che risultano dalla presente organizzazione provvisoria stabilita dal Generale Championnet, specialmente dalla riunione nelle stesse mani del potere legislativo, ed esecutivo. Considerando che fino a che siam giunti ad un Governo diffinitivo, e costituzionale, ve ne bisogna uno concentrato, forte, ed attivo, che possa da una parte comprimere energicamente i malevoli, ed i Realisti; dall'altra protegere con successo i buoni Cittadini, ed i Repubblicani, e ristorare la fortun publica. Che una Commessione Esecutiva composta di un piccol numero di membri scelti sembra solo convenevole a proccupare questo felice risultamento. Che una Commessione Legislativa composta egualmente di Cittadini istrutti, e dotti può con efficacia ajutare il Commessario del Governo Francese, rischiarandolo sopra le località, gli usi, ed i veri interessi del Popolo Napoletano, ed accelerare per li suoi lumi la grande opera dell'organizzazione definitiva; ordina ciocchè siegue:

 

ART. I. Il Governo Provvisorio stabilito dal Generale Championnet li sei Piovoso passato cesserà dalle sue funzioni subito chè la presente decisione sarà pubblicata.

ART. II Le altre autorità continueranno provvisoriamente le loro     funzioni, fino a che sia loro altrimenti ordinato.

ART. III. Sino a quando il Governo diffinitivo, e Costituzionale sia stabilito, vi saranno due Commessioni, una Legislativa, e l'altra Esecutiva

 

ART. IV. La Commessione Legislativa sarà composta di venticinque Membri, cioè = Mario Pagano = Flavio Pirelli = Gabriele Manthonè = Capecelatro Arc. di Taranto = Raimondo di Gennaro = Michele Filangieri = Antonio Nolli = Decio Coletti = Vincenzo de Filippis = Marcello Scotti = Giuseppe Marchetti = Camillo Colangelo = Domenico Cirillo = Briganti = Belforte = Giuseppe Pignatelli = Giovanni Gambale.

 

ART. V. La Commessione Esecutiva sarà composta di cinque Membri, cioè = Giuseppe Abamonte = Ignazio Ciaja = Ercole d'Agnese = Giuseppe Albanesi = Melchiorre Delfico.

 

ART. VI. Gli Atti della Commessione Legislativa non avranno esecuzione che dopo essere stati approvati dal Commessario Francese.

 

ART. VII. L'una, e l'altra Commessione sarà stabilita ciascheduna nel luogo delle sue Sessioni immediatamente dopo la pubblicazioni presente decisione.

ART. VIII. La presente decisione sarà impressa nelle due lingue affissa, proclamata solennemente nella Città di Napoli, e nei Dipartimenti = Firmato ABRIAL.

 

La Commessione della Cavalleria Nazionale li 14 Germile anno 7 della Repubblica

Leggi stabilite per la formazione di detto corpo dalla Commessione per l'organizzazione di esso.

Art. I. La Cavalleria Nazionale sarà composta di una Legione, la quale sarà divisa in due Squadroni; questi in due Compagnie per cadauno, le medesime composte di 64 Uomini, esclusi li Bassi Uffiziali. Nella sudetta Guardia Nazionale a Cavallo vi sarà un capo di Legione, due Capi di Squadrone, quattro Capitani, quattro Primi Tenenti, quattro Secondi Tenenti, un Quartier Mastro, due Istruttori, due Ajutanti, due Porta Stendardi, e quattro Trombe.

 

Art II. Ogni Cittadino, che vuole ascriversi nel surriferito Corpo, dovrà fornirsi a proprie spese dell'intero uniforme, cavallo guarnito, ed armi, eccetto la carabina, e le pistole, ed il mantenimento di detto cavallo si riceverà dal Governo.

Art. III. Ogni Individuo sarà nel dovere di mantenere il suo cavallo a Quartiere, volendosene servire, dovrà ottenere il permesso dal proprio Capitano.

Art. IV. Qualunque Cittadino, Uffiziale della Guardia Nazionale a piedi, che voglia passare nella Cavalleria, dovrà rinunziare al suo posto, e servire da semplice volontario.

La Commessione per l'Organizzazione della Guardia Nazionale a cavallo.

Per facilitare l'ascrizione degl'individui nella Cavalleria Nazionale, si è stabilito dalla Commessione di detto Corpo, che ogn'individuo possa tenere il suo Cavallo a casa: beninteso che ad ogni chiamata debba portarlo al Quartiere, che dal Governo si destinerà; invitandosi tutti gli ascritti di riunirsi sabato 1 Fiorile (20. Aprile v. s.) la mattina ad ore nove di Francia nel Quartier Generale di S. Tommaso d'Aquino, per passar rivista dalla Commessione. Napoli 28. Germile Anno 7. Repubblicano.

Il Comitato di Legislazione ha dichiarato, che avendosi la Nazione addossato il debitp originato dalle rapine del passato Tiranno, non possono le Carte Cambiali mettersi in discredito, che perciò non può il creditore ricusarle dal debitore sul  pretresto di generali espressioni solite ad usarsi ne contratti, ma che vi debba essere specificato il patto di essere pagati in moneta sonante per poter domandare l'estinsione del debito in contante.

E' invitato pertanto codesto Tribunale di eseguirla in tutt'i casi corrispondenti. Napoli il dì 20 Germile anno 7 della Libertà.

Fra il termine di otto giorni dalla pubblicazione del presente proclama improrogabilmente tutti possidenti abitanti in Napoli, i Luoghi pii, i Monti addetti alle opere di pietà, i Monisteri, dell'uno, e dell'altro sesso, l'Estaurite, e tutte le cale di opere pubbliche soggette al peso della decima, debbano portare nella Officina della Commessione alla Trinità Maggiore i riveli della rendita lorda, che, posseggono tanto nella Capitale', quanto negli altri luoghi dell'ex‑Regno, co' pesi respettivi, classificandoli rubrica per rubrica. (3) Pe' Negozianti, e per coloro, i quali vivono di professione, o d'industria restino ferme le precedenti disposizioni. (4) Quei, che fra il termine prescritto non porteranno tali bilanci, non avran diritto a richiami, e quelli, che occulteranno nelle loro rivele qualche parte della loro rendita, verificandosi il quantitativo occultato, l'intero capitale corrispondente alla rendita occultata sarà addetto alla Repubblica. (5) Elassi gli otto giorni la Commessione vedrà il quantitativo della rendita di tutt'i Cittadini, su de' quali si dovranno ripartire i due milioni e mezzo, adottando quel metodo progressivo, che conduce il più giustamente all'incassamento di detta somma, dedotto dai due milioni, e mezzo, che avranno pagato coloro, i quali vivono di professione, e d'industria. (6) Da tale operazione non resta impedita l'esazione della tassa formata dalla Commessione de'dodici. (7) Per coloro, i quali avessero già pagato in forza della tassa fatta dalla Commessione de' dodici somma maggiore di quella risultante dalla revisione, dalla Commessione dei tre debba farsene relazione al Governo, per bonificarne il dippiù. (Si desidera, che le leggi sieno chiare, e non soggette ad alcun dubbio, o interpretazione: il Pubblico non ha scompreso bene se sotto nome di possidenti s'intenda qualunque possidente di proprietà, di usufrutto, di vitalizio ecc. anche non tassato).

Con ordine de' 29 Germile si sono posti in requisizione 4000 cavalli, muli, e mule de' più ricchi, ed indistintamente, se sono dell'armata sbandata del Ex‑Re La propria difesa, la giustizia, e la forma del Governo Democratico, che richiede l'eguaglianza de' beni, debbono rendere accetta tal determinazione. Gl'Inglesi si sono impadroniti di tutte le nostre Isole qui vicine, Procida, Ischia, Capri, Ponza, ecc. facendo da Vicerè il Batillo de Curtis; ma non han potuto impedire la costruzione di un Fortino vicino Baja, e l'arresto di 42 di essi, e di galeotti, che Carolina pel suo amore al caro Popolo ci regalava. Dalle vicinanze di Salerno furono respinti, volendo far acqua, e tirarono varie cannonate alla strada, che da Salerno conduce a Vietri, ma essendosi in Salerno formata una batteria, è cessata l'ostilità.

Si è avuta certa notizia di essere stati licenziati dal D. E. di Francia i nostri due Ambasciadori; e si dice, essersi conosciuti per Aristocratici. Quel, che è certo si è, che si potea mandar per Ambasciadore, non per Segretario, come si mandò, il ben noto, profondo letterato, specialmente nella Politica, l'Abate Panzini. Tanto è difficile spogliarci de'pregiudizi!

Mercoledì mattina 17 del corrente Aprile dalla nostra Commessione Legislativa si prescrisse, che sarebbe stampato il processo verbale di ogni mozione, o sia tutto ciò che da ciascun Rappresentante si dice. Il Segretario e Rappresentante Russo e la mozione di diminuirsi i soldi di tutti gl'impiegati, e che si dessero a tenore de' bisogni, non delle cariche, e che il massimo fosse di ducati cinquanta.        Gli     astanti cittadini alnumero di circa 2000 applaudirono a tale giusta mozione, ma si aggiornò per Giovedì; e Giovedì fu differita senza determinazione di tempo: gli astanti mormorarono, com'ancora mormorarono quando non si vollero i Rappresentanti uniformare al sentimento del Rappresentante Scotti di eleggersi i Giudici per la visione de' conti de' dimessi Rappresentanti, sul motivo di doversi prima discutere la legge della Guardia Civica. Pagano, Filangieri, Pignatelli, Cirillo, de Gennaro, Coletti, Marchetti, Scotti, Colangelo, e Russo restituiscono la metà del soldo, e molti delle officine il terzo.  Si comincia a dir male di alcuno de' nuovi Rappresentanti, apponendosi loro di non saper troppo di Legislazione: ne sutor ultra crepidam. Ma ci dobbiam lagnare di noi, che non diciamo la verità a' Ministri Francesi. Si è cominciato ad incamminarsi per la libertà, si sono cacciati i Tiranni si sono tolti i Rappresentanti, che aveano perduta la pubblica confidenza, se ne toglieranno altri, si tranquillizzerà la Repubblica, si faranno l'elezioni dal Popolo così si otterrà il minimo male possibile, come ora si ottiene minor male di quello si avea sotto il Dispotismo, ove la cabala, il raggiro, lo spionaggio, il meretricio, il denaro portava alle cariche perpetue, ove si arrestavano, e si condannavano gl'innocenti Cittadini: ripetiamo sempre: minima de malis, vitia donec homines. Una gran Flotta a nostro favore è già nel Mediterraneo.

PARIGI 12. Marzo 1799. Nel presentarsi al D. E. dal Generale Polacco Kniasewictz le bandiere prese alle Truppe Napolitane, il Presidente disse: Il Direttorio Esecutivo riceve col sentimento della più viva gioia i numerosi trofei del valore Repubblicano, questi pegni gloriosi dell'invincibile coraggio dell'Armata di Napoli. « Lo scettro di Ferdinando è spezzato: infedele alla fede giurata, miserabile gioco di un ministro insolente, e di una Corte corrotta, Monarca schiavo del Tiranno del Tamigi; da lungo tempo Ferdinando scavava l'abisso sotto i suoi passi. Innumerabili amici della libertà, chiamavano da gran tempo la folgore vendicatrice su quella testa colpevole. Niente eguagliava l'audacia di quel cieco despota, se non che la magnanima pazienza della Repubblica Francese; ma finalmente violatore imprudente de'più santi trattati, egli si arma tutto a un tratto, ed attacca da brigante gli alleati della Gran Nazione. Un lampo di successi raddoppia la sua temerità: egli penetra in Roma evacuata, e di già si crede il padrone de' destini del Mondo: ma la vergogna segue dappresso la perfidia, e la slealtà. Appena alcuni giorni son passati, che Roma è resa alla libertà, il Piemonte spezza le sue catene, Napoli è sottomessa, l'Italia si trova liberata dagli orribili Tiranni, che l'opprimevano: talché la nuova de' vili attentati della coalizione contra il diritto delle genti, era appena giunta a' confini dell'Europa, che di già i troni de' perfidi aggressori erano rovesciati».

  «Ma questo è poco: che le nazioni ascoltino, e che la loro giustizia decida. Detronizzato, fuggitivo senza diadema, senza patria, il vile Ferdinando ha trovata l'arte di disonorarsi infino nella sua disgrazia. Co' massacri, co' delitti inauditi nell'istoria de' popoli civilizzati; coll'assassinio degl'infelici prigionieri, stranieri anche al suo disastro, e coperti d'onorevoli ferite, faccia noto all'Italia, che egli respira ancora. Possa almeno l'esempio della sua caduta, vendicando l'umanità oltraggiata, istruire ancora tutti i nemici della gran Nazione. La pace, ecco il voto del Direttorio, la felicità de' popoli, la tranquillità della terra, la proprietà di tutti: ecco ciò che egli medita, e ciò che desidera. Quale speranza inebria dunque i nemici della Francia! Conteranno forse su' successi di alcuni agenti, a' quali hanno ordinato di fomentare fra noi delle interne discordie? Ma che la tromba guerriera suoni, e tutti i Francesi riuniti. ne e di volontà vi risponderanno, dando il segnale della loro distruzione. Non sanno dunque che la sorte di un popolo libero è quella di vincere? Vogliono forse esterminare fino all'ultimo de' loro sudditi e non regnare che su de' morti? Ma invano si faranno un ramparo degli ammassati cadaveri, delle infelici vittime de' loro furori. Il Genio della libertaà saprà colpirli ne' loro orribili trinceramenti. La sorte di Ferdinando gli attende».

«Ritornate, Cittadino, a' vincitori di Capua, e di Napoli. Rivedete que bravi Pollacchi, che hanno preferito l'esilio alla schiavitù. La Repubblica gli ha adottati, e la Francia è la loro patria. Rivedete le file di quegli eroi repubblicani compagni e testimoni de' vostri trionfi, andate a partecipare con essi  tutti la stima della Patria, e le felicitazioni del Direttorio. Dite alle Legioni Romane, e Cisalpine, che l'energia del loro coraggio ha dimostrato, che erano degni della libertà. Ritornate all'Armata di Napoli e ditele, che se l'Istoria non offre niente di comparabile a'suoi trionfi, ella dee ancora coronarsi degli onorati allori, che il soldato riceve dalla disciplina. Oggetto dell'ammirazione de' guerrieri di tutti i secoli, che ella ne sia ancora il modello colla severità della sua condotta, e che aggiunga all'onore d'essere invincibile, l'onore non meno durevole de' costumi Repubblicani.»

Ivi 17 Marzo 1799. Il D. E. ha dato ordine dell'arresto di Championnet per aver impedita l'azione del potere confidato al Commessario civile         presso l'armata di Napoli. (Si è voluto arrestato in Milano).

MANTOVA 20 Marzo 1799. Continuamente qui arrivano truppe. Giordano dopo aver preso Friburgo a' 3, e tutta la Brisgovia, ha occupati i monti del Kniebis, preso Freudenstadt, Nagol, e la Valle di Kintzing, si è inoltrato fino a Zubingerv, e posto il suo Quartier generale a Hornberg dirigendosi verso il Danubio.

(E' venuta qui notizia di aver ivi Giordano con 80000 soldati data gran battaglia colla morte di alcuni Generali Francesi di divisione, di molti Uffiziali, e di circa 10.000 soldati, ma colla intera sconfitta dell'armata nemica, composta di 120.000 uomini, di cui 35.000 sono solamente scampati; ed avendo finta una ritirata per attirare i 24.000 Moscoviti, questi non si sieno mossi. Parimenti è venuta notizia di avere i Francesi nell'Adige distrutta interamente un'altra grand'armata Imperiale, di cui daremo in appresso il dettaglio).

LONDRA 27 Febbraro 1799. Con nuova officiale si è saputo, che gl'immensi magazzini del Capo di Buona Speranza sono stati consumati dal fuoco.

 

COSTANTINOPOLI li 25 Gennaro 1799. Tra questa Corte e la Russia si è conchiusa alleanza difensiva.

Dal Quartier Generale di Roverbella 10 Germinal an. 7. Repub. Il Generale Scherer Comandante in capo dell'Armate d'Italia al Generale di Divisione Gualtier = Nello stesso momento, in cui occupavate Firenze, ho data battaglia a' nimici: gli ho uccisi, presi, o feriti otto o dieci mila uomini, presi de' cannoni, e delle bandiere: ma tutto questo non è che un preludio. Si dovrà fra pochi giorni incominciare per esterminarli.

LUCERNA 20 Marzo 1799. Il General Massena prosiegue le sue imprese, avendo nelle vallate dell'Anghedina fatti 3600 prigionieri, tra' quali 52 Ufficiali e 'l Generale Laudon fuggito, e s'inseguisce. Ne'Grigioni gli Austriaci han perduto 10.000 soldati, i magazzini de' viveri, e le munizioni di guerra; e 36 cannoni.

TORINO 20 Marzo 1799. Qui tutto cammina bene, e velocemente nel sentiero della libertà, specialmente coll'aiuto de' Chiesastici.

(E fra noi molti preti soprattutto hanno soffiato il fuoco della insurrezione! E fra quelli alcuni Vescovi si sono distinti, ed a segno, che hanno eletto un mostro per Papa, vivendo il S. Padre.  E' vero, che vi sono stati degli Scismi nella Chiesa di Dio; ma non quando dopo gran tempo, che il Papa vivente si è da tutti creduto legittimamente eletto si è altri fatto eleggere Pontefice).

Ivi 29 Marzo. Si sono posti in vendita tutt'i beni dichiarati nazionali da' precedenti editti del Governo, e quelli specialmente, sopra i quali furono ipotecati i biglietti di credito verso le Finanze. Si sono da qui spediti diversi cannoni, e munizioni per Oneglia con 900 uomini di osservazione, e molta truppa ancora nelle vicinanze, perché sien pronti a qualunque sbarco, che venisse minacciato.

(Ecco i salutari provvedimenti di quel Governo, che certamente produrranno effetti diametralmente opposti a' nostri malanni).

MODENA 29 Marzo 1799. I Francesi sono entrati in Verona. Gli Austriaci si sostengono ne' Castelli investiti da' primi.

(Altre notizie più recenti e verisimili portano, che Verona solamente è bloccata, e che a Legnago una colonna Francese è stata rispinta).

BOLOGNA 26 Marzo 1799. E' seguita un'azione tra il General Jourdan, e i Tedeschi colla perdita di questi, avendo lasciati 7000 uomini prigionieri, e molti morti sul campo. Esso Generale si avvanza a gran giornate verso il Danubio. A Milano sono giunte molte centinaja di prigionieri.

BOLOGNA 29 Marzo. Sentesi, che Verona, e Legnago co' forti sono de' Francesi. E' giunto l'ex‑Granduca di Toscana in casa Caprara.

 

ROMA 26 Marzo 1799. Le truppe sono tornate quasi tutte da CivitaVecchia con rami d'alloro al cappello in segno di vittoria. I ribelli del Castello della Tolfa sono stati egualmente puniti colla morte, col saccheggio, e coll'incendio.

GENOVA 23 Marzo 1799. Il D. E. con decreto de' 17 a norma della legge de' 4, e 18 Ottobre è passato a sopprimere molti Conventi della Liguria, restringendo gl'individui delle diverse corporazioni religiose. Di 122 Conventi non se ne conservano, che soli 36. Gl'individui de'Conventi soppressi passeranno ne' Conventi più prossimi dello steso Instituto, che si conservano.

(Ecco una legge da copiarsi, se i pregiudizi, e gl'interessi non s'opponessero).

FIRENZE a 28 Marzo 1799. Le Truppe Francesi si sono portate ad occupare le due nostre fortezze di Belvedere, e da Basso; guarnirono le porte della Città, il Corpo di Guardia al Palazzo Vecchio, e formarono due accampamenti sulle piazze di Santa Croce, e di Santa Maria Novella. Al Palazzo del Granduca vi fu spedito un distaccamento, facendo la guardia promiscuamente coi nostri soldati: e tutto si è eseguito in mezzo dell'af­follato Popolo, che mostrava nel volto la gioja, per aver ricuperata la libertà. In tanto tutto si preparava per la partenza del Granduca, che verso l'alba del dì 27 partì colla famiglia, scortato da un distaccamento di Truppe Francesi; e accompagnato da tre de`primari suoi Ministri, e da diversi domestici: sei erano le mute, e dieci i carriagi. Ieri con trasporto di gioia si ersero due alberi della libertà sulle anzidette due piazze, e de' due cittadini condannati alla schiavitù per preteso delitto di alto tradimento (per la più eroica azione, che uom possa fare) Micheli, e Dattel­lis, quei fu liberato, e l'altro si è mandato a liberare; siccome è stato liberato quell'artigliere, che due anni sono pose presso il Corpo di Guardia del Palazzo Vecchio un ramo d'albero, col motto: «Sei piccolo ma presto crescerai»; ed era stato condannato alle galere. La scorsa notte il S. Padre è partito per Parma. Il Commessario Francese Reinhard ha ordinato, che tutti gl'impiegati al Governo, e i tributi restino fino a nuov'ordine.

(O vergogna del suolo Napolitano: incolpati di minor delitto in tempo della distrutta tirannia sono stati condannati a morte! E si sostengono da tre mesi quei Ministri, che con arti infami estorsero le loro confessioni, e poi gli condannarono! Ha ben conosciuto il savio Abrial la lentezza, e la confusione del nostro passato Governo Provvisorio, e si spera colla divisione de' poteri, e colla scelta di migliori soggetti, che non si dia più piacere agl'infami Realisti, di cui tanto abbonda quella Città soprattutto, ed all'infame Carolina, il vedere i disordini, e le ingiustizie del governo, che se in principio avesse voluto prevenire le insurrezioni colla diminuzione de' tributi, e col mandar benché piccolissima forza alle Capitali dell'Ex‑Provincie, e far camminare le poste, molto meno sarebbero state le insurrezioni, che ci hanno tolto i migliori Cittadini. L'albore della libertà si alzò in quasi tutta la Repubblica, i satelliti del Tiranno, I Malvinni in Matera, i Donnaperna in Tursi, i Troili (Giuseppanton.) in Montalbano, i Marulli in Lecce ecc. il mal governo lo hanno fatto recidere. Dubiteremo noi più, che gli uomini sono quelli, che il governo vuole, che sieno? O cara ombra del docile e virtuoso Nicola Festa di Trani, che facesti piantar l'albore della libertà, o amata ombra di F. Camillo Fiorentino di Montalbano, che da Acquaviva assalita dagl'insorgenti andavi a cercar soccorso alla Truppa Francese, possiate perdonare la vostra morte a chi colpa fra noi, e pregare Iddio pel loro pentimento, ed eccitare la sua giustizia contra la perfida, scellerata, empia, iniqua Megera, e contro il crudele ambizioso Ministro, che fa spandere fiumi di sangue in tutta Europa! Si trovò fra i Romani chi volle uccider Porsenna, tra i Francesi nel Dispotismo chi uccise Errico III, e tra'1 fanatismo chi tolse di vita anche un'Errico IV, e non si troverà in tutta la Terra, invasata dell'amor della libertà, chi toglie la vita ad un Pitt)!

Ivi 29 detto. Leopoldo Micheli subito dopo la liberazione della carcere fu spedito dal Generale Francese Gaultier a Milano al Generale in capo Scherer, e questa mattina ha recata la notizia che l'Armata Francese aveva cominciato a bombardar Verona.

Nel Teatro degl'intrepidi si rappresenta la morte di Semiramide: l'Impressario ha esposte sul Teatro le insegne Repubblicane.

(Tra noi si rappresenta il gioco de' cavalli, e delle bagattelle. Licurgo, dice Rousseau nelle Considerazioni sul Governo di Polonia, mostrò agli Spartani degradati, come noi, dalla schiavitù, e da' vizi, sempre la Patria nelle sue leggi, ne' suoi giuochi, nella sua casa, ne' suoi amori, ne' suoi festini. Egli non gli lasciò un'istante di riposo per essere a lui solo, e da questo continuo costringimento nacque in loro quell'ardente amore per la Patria, e che ne fece degli esseri al di sopra dell'umanità. Plutarco nella vita di Licurgo dice, che fece come il Medico, il quale opera rimedi forti, non leggieri, per guarire chi è gravemente infermo, dividendo egualmente fra tutti i territori. E fra noi si dubita ancora di abolire i diritti reali de' Baroni! Si oppone, che Sparta era piccola; ma come la estensione del territorio impedisce la disuguaglianza delle fortune nelle Democrazie! Sembra il contrario, perché si accresce la disuguaglianza, e la corruzione, che il ricco fa del povero, ed il lusso.)

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