CORRIERE DI NAPOLI E SICILIA |
(N. I.)
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[Introduzione]
Discesa dalla vetta dell'Alpi la Libertà trionfante vien ad inalberare
i suoi stendardi sulle rive della Calabria; e va con un passo solo a sormontar
lo Stretto di Messina. Voi sorgerete dalle vostre rovine, Siracusa, Leonzio,
Agrigento. Figlie troppo infelici degli Elleni, voi ristabilirete il bel culto
della Morale sotto il più bel Cielo del Mondo. La semplicità maestosa
delle Feste della Grecia vostra originaria, e patria tanto gloriosa comparirà
nel suo primitivo splendore.
Aldunque duemil'anni d'avvilimento, di delitti, di sanguinosa barbarie cedon
ora la piazza alle belle arti, ed alle cognizioni della libertà rigeneratrice.
Secondate, sì secondate con coraggio la grande intrapresa de' vostri
Liberatori: la gioia, l'abbondanza, la felicità ne saranno il prezzo.
Sì, malgrado gli ultimi attentati del Despotismo spirante, malgrado le
velenose imposture del fanatismo, malgrado le combinazioni odiose dell'Aristocrazia.
voi stessi Capirete del frutto de' vostri sforzi, e la vostra posterità
benedirà i sacrifizj, che voi avrete fatti per essa.
Sotto la tirannia soffrire, tacere, e morire fu appunto il vostro funesto destino.
L'arte di governare consisteva allora nel sottrarre agli sguardi del popolo
le cospiratrici manovre de'scelerati, che l'opprimevano. In un Governo libero,
che ha per iscopo l'istruzione, e la felicità di tutti, ciascun Cittadino
ha il dritto di conoscere l'opinione, e le operazione degli uomini, che lo rappresentano:
in esso le autorità nazionali sono obbligate a dar conto, e sono responsabili
delle loro azioni verso de' popoli; in esso ogni Scrittore veridico ha un bisogno
d'incoraggiarli al bene, quando lo fanno, e di richiamarveli con fermezza, quando
se ne dipartono.
Noi dunque pubblicheremo gli atti del nuovo Governo Napoletano, quelli delle
Autorità Amministrative, e quelli del Generale in Capo dell'Armata della
Repubblica Francese; affinché tutti siano informati dei progressi della
regenerazione politica; sappiano sopra quali basi la Costituzione, e le Leggi
di questa novella Repubblica saranno stabilite; e possano infine conoscere in
qual maniera i funzionarj, e gli agenti incaricati dell'esecuzione, debbano
conformarsi a ciocchè loro già è stato, o sarà in
seguito prescritto.
Noi cominceremo dall'esporre succintamente quanto è avvenuto fino al
giorno corrente.
Sommario degli avvenimenti, che hanno preceduto, accompagnato, e seguito
l'entrata delle Truppe della Repubblica Francese in Napoli.
Già
prima di quest'epoca cotanto desiderata, i Patriotti Napoletani presi dall'ardente
amore della libertà, simili al Volcano, ch'è loro vicino, avean
fatto a varie riprese delle vive eruzioni di coraggio contro il Despotismo,
che opprimeva la patria: ma tutte erano riuscite infruttuose; né aveano
avuto altro effetto, che di seppellire sotto le rovine de' rovesci politici
i più forti sostegni della libertà. Tra questi, quelli che erano
stati sottratti alla morte, si eran veduti profondare dentro infette, e tenebrose
prigioni; o se fossero stati assai fortunati, perché la loro santa congiura
fosse restata impenetrabile a i sguardi inquieti de' satelliti della tirannia,
i sentimenti energici del Patriottismo, il desiderio cotanto legittimo della
vendetta, pubblica, sembravano nella loro anima ravvolti come in una notte eterna.
Altri erano andati a cercar un asilo presso i generosi Francesi, e nelle novelle
Repubbliche dell'Italia. Un grande numero sconosciuto avea preso il partito
di servire nelle truppe stesse del tiranno col disegno di sollevarle un giorno.
Ma, un'occasione favorevole venne a liberar dal terrore, ond'eran sorpresi,
quelli, che rimasti erano nella Città.
L'ex-Principe Francesco Pignatelli, uno de' Generali del tiranno, giustamente
abominato per le sue dilapidazioni in Calabria, uomo, che non respirava altro
che delitti, nominato per Viceré dalla Corte, quando ella se ne fuggì
precipitosamente in Palermo, aveva conchiuso un armistizio col Generale dell'Armata
Francese, prima della presa di Capua. Promettea il Pignatelli fra lo spazio
di dieci giorni dieci milioni, che non avea egli né la volontà,
né il mezzo di pagare, né aveva trattato un tale accomodamento
ad altro oggetto, che per guadagnar del tempo e per armar in quest'intervallo
i Lazzaroni gente ignorante, credula, e sempre ingannata da i nobili Artistocrati,
da i Preti fanatici, e da una Corte perversa, e sanguinaria.
Pignatelli ebbe cura di mettere alla testa de' Lazzaroni tutti i spioni, e i
birri dell'inquisizione Reale. Questi fecero in primo luogo levare tutti i lanternoni,
che illuminavano la Città durante la notte, e i cavalletti, che li sostenevano,
indi comandarono alla loro milizia lazzaronica di fare scomparire i nomi di
tutte le strade, ed i numeri di tutte le case; affinché, dicean essi,
se l'Armata Francese facesse provar alla Città i funesti effetti del
suo risentimento, anche i patriotti ne divenissero del pari l'oggetto, e la
vittima. Si era dato a credere a' Lazzaroni, i quali compongono un'orda di più
di 60000 persone, che i Patriotti per esser più sicuramente risparmiati
avean fatto pervenire all'Armata Francese i loro nomi, ed i numeri rispettivi
delle loro case. In conseguenza si dispersero essi per tutti i Quartieri di
Napoli, e l'ordine della cancellatura fu eseguito in un batter d'occhio con
tale precisione, che non vi resta in verun luogo vestigio alcuno né di
nome, né d'indirizzo.
A 3. Piovoso gli assassini Reali, che diriggevano questa truppa sbandata, ordinarono
il massacro de' Patriotti, e 'l saccheggio delle loro abitazioni. Molti palazzi
divennero la preda delle fiamme, perché i loro proprietarj erano repubblicani;
cosa assai rara fra i possessori di palazzi.
Filomarino Duca della Torre filosofo Repubblicano, uno de' più grandi
meccanici de' giorni nostri, ed il suo fratello poeta distinto, e patriotta
istruito, furono le prime vittime, che spirarono sotto la rabbia de' Lazzaroni.
Il loro palazzo, che racchiudeva interessanti collezioni d'antichità,
ed oggetti preziosi d'arti, di scienze, e di storia naturale, altro non presenta
ora, che mucchi di ceneri e di rottami. I due sventurati Filomarino furono fucilati
sotto gli occhi della loro famiglia, indi trascinati tra gli urli de' loro assassini
sulla piazza del Molo piccolo, luogo ordinario d'appuntamento de' Lazzaroni.
Non contenti di averli trucidati, corrono essi a cercar S. Gennaro nella sua
nicchia, lo trasportano sulla piazza con una pompa fanatica, ed in presenza
del loro Celeste Protettore mettono fuoco a questi cadaveri. Il giorno appresso
bruciarono nella medesima maniera innanzi S. Gennaro un coraggioso patriotta,
che avevano sorpreso nell'atto d'inchiodare uno de' loro cannoni. Così
offerivan essi con furore tutte queste vittime al santo oggetto del loro culto;
come altre volte il barbaro Africano, il Celta feroce, il Messicano brutale
immolavan degli uomini allo spaventevole Teutates, al terribile Witziliputzli,
a Marte sterminatore. Ma S. Gennaro amico de' Francesi, e della Libertà
è stato insensibile a' loro voti omicidi.
Lo stesso giorno le Truppe Francesi essendosi inoltrate sopra Napoli, sperimentata
avevano una forte resistenza dalla parte de' Lazzaroni: ed appunto in seguito
di quest'attacco si abbandonarono costoro a tutti gli orrori, che abbiamo descritti.
Durante la scena di questa strage i Patiotti Napoletani corrono all'armi, s'impadroniscono
delle fortezze della Città, la difesa delle quali era stata da Pignatelli
affidata a' Lazzaroni; i ferri de' Repubblicani imprigionati vengono infranti;
essi respirano alfine un'aria pura dopo più anni di persecuzione; essi
ti salutano, o grande giorno di libertà! e corrono co i loro virtuosi
concittadini a preparar il trionfo della Repubblica: ed una Deputazione patriottica
viene spedita verso il Generale dell'Armata Francese per annunziargli, che i
Repubblicani son padroni delle fortezze, ed invitarlo ad entrar nella Città.
A 4 Piovoso l'Armata avvanzandosi verso Napoli ricevé una viva scarica
di fucili nelle piazze. Fu necessario attaccar un combattimento sanguinoso co
i Lazzaroni, che aveano ripigliate le armi all'avviso dell'avvicinamento dell'Armata
Francese. Furono essi bentosto dispersi, e posti in fuga intieramente dall'eroico
valore de' guerrieri repubblicani, ajutati da i Patriotti di Napoli, i quali
prendendo i Lazzaroni pel fianco, tirarono sopra di questi dalle case, che circondano
le strade di Foria, ed il Largo delle Pigne, dove era impegnato il combattimento.
I Patriotti, ch'erano dentro il forte S. Eramo dopo vane scariche d'artiglieria
contro i Lazzaroni, ferono una sortita, nella quale tolsero loro quattro pezzi
di cannoni. Gli Alunni in medicina, ed in chirurgia dello spedale degl'Incurabili
si distinsero in questa giornata tirando a mitraglia su i Lazzaroni con due
pezzi, che si avevano procurati secretamente.
Dopo un tale trionfo, in cui molti Repubblicani pagarono con una morte ben gloriosa
la conquista della Libertà, l'Armata Francese occupò i subborghi
di Napoli; e le fortezze della piazza le furono consegnate da i Patriotti Napoletani.
Fu il giorno 5 Piovoso, giorno per sempre memorando ne' nostri annali, che l'Armata
della Repubblica Francese entrò vittoriosa in Napoli tra gli applausi
universali degli Amici della Libertà.
Questa città presa d'assalto, la quale aveva accolto a colpi di moschetti
tutti Parlamentari Repubblicani, inviati dal General in capo per risparmiarle
le disastrose conseguenze della guerra, alle quali erasi imprudentemente esposta
è stata trattata con quella umanità e dolcezza fraterna, che caratterizza
il militare Francese, ma di cui si è troppo spesso abusato.
Il General in Capo Championnet fe subito in nome della Repubblica Francese proclamare
la sovranità del Popolo, e la Repubblica, per la quale i virtuosi Cittadini
da più tempo sospiravano.
I Cittadini corsero in folla ad inalberare la tricolore coccarda: i colori Nazionali
Napoletani sono: blò, giallo, e rosso.
Il Vesuvio, che da quattr'anni non vomitava più fiamme, n'eruttò
in gran copia questa sera stessa, e continuò le sue eruzioni il dì
6, 7 ed 8 come se prendesse parte alla rivoluzione, che operavasi sul fecondo
suolo di Napoli. Parea, che voless'egli dipingere sotto gli occhi degli abitanti
i colori, di cui si dovessero ornare. Il fumo vicino alla fiamma era azzurro,
il fuoco volcanico rosso, e 'l riverbero giallo.
Il giorno appresso, 6. Piovoso, l'antica Municipalità di Napoli sulla
proposizione, che gliene fu fatta dal Cittadino Jullien Commissario di guerra
francese, stabilì alcune commissioni speciali destinate ad occuparsi
dei bisogni dell'armata.
Lo stesso giorno 6. Piovoso, il General in Capo istituì un nuovo Governo
Provvisorio, ed una nuova Municipalità provvisoria per la Città
di Napoli.
I Membri del Governo Provvisorio sono: Raimondo di Gennaro, Niccola Fasulo,
Ignazio Ciaja, Carlo Laubert, Melchiorre Delfico, Moliterno, Domenico Bisceglia,
Mario Pagano, Giuseppe Abbamonti, Domenico Cirillo, Forges Davanzati, Vincenzo
Porta, Raffaele Doria, Gabriele Manthonè, Giovanni Riario, Cesare Paribelli,
Giuseppe Albanesi, Pascale Baffi, Francesco Pepe, e Prosdocimo Rotondi.
Avviso
Questo Giornale, che si avrà cura di scrivere correttamente, sarà
colla stessa diligenza tradotto. Si spera, che possa esser di qualche vantaggio
a' Lettori, che sanno una sola delle due lingue, che desiderano apprendere l'altra.
Il Bullettino delle leggi, e dei decreti del Generale in capo dell'Armata Francese
relativi al Governo Provisorio della Repub. Nap., e degli atti del Governo Provisorio
concernenti l'amministrazione generale della Repub., darà successivamente
secondo l'ordine de' Numeri tutte le Note Ufiziali, che possono interessare
le Autorità Amministrative, ed i Cittadini.
S'associa al Bullettino delle leggi della Rep. Nap., che vedrà la luce
ogni 1, 4, e 7 giorno di ciascuna Decade, contando dal I Ventoso, al Burò
del Corriere di Napoli, e di Sicilia. Il prezzo dell'associazione sarà
ducati 3 per ogni trimestre; ducati 5 per mesi sei; e ducati 7 per un anno,
franco di porto. Esso sarà minore di un terzo per gli associati al Giornale.
Regesti
Notizie
dall'interno
Il Governo Provvisorio ha nominato Jullien Segretario Generale ed emana (il
27 Gennaio) un decreto che abolisce ogni arresto arbitrario: «Napoletani,
rallegratevi; Voi avevate già de' Capi per rendervi schiavi; oggidì
non ne avete più che per difendervi. »
- Per ordine di Championnet le casse, i magazzini e le proprietà nazionali
sono poste sotto suggello «per impedire qualunque ruberia. »
- Il 25 Gennaio il G.P. tiene la sua prima seduta a Palazzo Acton, dove, poi,
prese dimora il Gen. Championnet.
Celebrazione della festa del 21 Gennaio, anniversario della decapitazione di
Luigi XVI.
La festa, essenzialmente militare, fu spostata al 27 Gennaio a causa dei combattimenti
per la conquista di Napoli.
Supplemento al n. 1 (s.d.)
Regesti
1) Norme pel funzionamento del G.P. dettate da Championnet il 28 Gennaio.
2) Notizie varie. Palermo: pare che i Reali si dispongono a partire per Trieste
- I debiti della Nazione, ha stabilito l'Assemblea dei rappresentanti il 29
Gennaio, sono garantiti dallo stato.
- Il 29 Gennaio l'albero della libertà è piantato dinanzi a Palazzo
reale e, nello stesso giorno il G.P. ha ricevuto la Deputazione di Nocera e
dell'isola di Ischia.