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CORRIERE DI NAPOLI E SICILIA

 

(N. I.)


NAPOLI 29 PIOVOSO ANNO 7 DELLA LIBERTA'

[Introduzione]


Discesa dalla vetta dell'Alpi la Libertà trionfante vien ad inalberare i suoi stendardi sulle rive della Calabria; e va con un passo solo a sormontar lo Stretto di Messina. Voi sorgerete dalle vostre rovine, Siracusa, Leonzio, Agrigento. Figlie troppo infelici degli Elleni, voi ristabilirete il bel culto della Morale sotto il più bel Cielo del Mondo. La semplicità maestosa delle Feste della Grecia vostra originaria, e patria tanto gloriosa comparirà nel suo primitivo splendore.
Aldunque duemil'anni d'avvilimento, di delitti, di sanguinosa barbarie cedon ora la piazza alle belle arti, ed alle cognizioni della libertà rigeneratrice. Secondate, sì secondate con coraggio la grande intrapresa de' vostri Liberatori: la gioia, l'abbondanza, la felicità ne saranno il prezzo. Sì, malgrado gli ultimi attentati del Despotismo spirante, malgrado le velenose imposture del fanatismo, malgrado le combinazioni odiose dell'Aristocrazia. voi stessi Capirete del frutto de' vostri sforzi, e la vostra posterità benedirà i sacrifizj, che voi avrete fatti per essa.
Sotto la tirannia soffrire, tacere, e morire fu appunto il vostro funesto destino. L'arte di governare consisteva allora nel sottrarre agli sguardi del popolo le cospiratrici manovre de'scelerati, che l'opprimevano. In un Governo libero, che ha per iscopo l'istruzione, e la felicità di tutti, ciascun Cittadino ha il dritto di conoscere l'opinione, e le operazione degli uomini, che lo rappresentano: in esso le autorità nazionali sono obbligate a dar conto, e sono responsabili delle loro azioni verso de' popoli; in esso ogni Scrittore veridico ha un bisogno d'incoraggiarli al bene, quando lo fanno, e di richiamarveli con fermezza, quando se ne dipartono.
Noi dunque pubblicheremo gli atti del nuovo Governo Napoletano, quelli delle Autorità Amministrative, e quelli del Generale in Capo dell'Armata della Repubblica Francese; affinché tutti siano informati dei progressi della regenerazione politica; sappiano sopra quali basi la Costituzione, e le Leggi di questa novella Repubblica saranno stabilite; e possano infine conoscere in qual maniera i funzionarj, e gli agenti incaricati dell'esecuzione, debbano conformarsi a ciocchè loro già è stato, o sarà in seguito prescritto.
Noi cominceremo dall'esporre succintamente quanto è avvenuto fino al giorno corrente.


Sommario degli avvenimenti, che hanno preceduto, accompagnato, e seguito l'entrata delle Truppe della Repubblica Francese in Napoli.

Già prima di quest'epoca cotanto desiderata, i Patriotti Napoletani presi dall'ardente amore della libertà, simili al Volcano, ch'è loro vicino, avean fatto a varie riprese delle vive eruzioni di coraggio contro il Despotismo, che opprimeva la patria: ma tutte erano riuscite infruttuose; né aveano avuto altro effetto, che di seppellire sotto le rovine de' rovesci politici i più forti sostegni della libertà. Tra questi, quelli che erano stati sottratti alla morte, si eran veduti profondare dentro infette, e tenebrose prigioni; o se fossero stati assai fortunati, perché la loro santa congiura fosse restata impenetrabile a i sguardi inquieti de' satelliti della tirannia, i sentimenti energici del Patriottismo, il desiderio cotanto legittimo della vendetta, pubblica, sembravano nella loro anima ravvolti come in una notte eterna. Altri erano andati a cercar un asilo presso i generosi Francesi, e nelle novelle Repubbliche dell'Italia. Un grande numero sconosciuto avea preso il partito di servire nelle truppe stesse del tiranno col disegno di sollevarle un giorno. Ma, un'occasione favorevole venne a liberar dal terrore, ond'eran sorpresi, quelli, che rimasti erano nella Città.
L'ex-Principe Francesco Pignatelli, uno de' Generali del tiranno, giustamente abominato per le sue dilapidazioni in Calabria, uomo, che non respirava altro che delitti, nominato per Viceré dalla Corte, quando ella se ne fuggì precipitosamente in Palermo, aveva conchiuso un armistizio col Generale dell'Armata Francese, prima della presa di Capua. Promettea il Pignatelli fra lo spazio di dieci giorni dieci milioni, che non avea egli né la volontà, né il mezzo di pagare, né aveva trattato un tale accomodamento ad altro oggetto, che per guadagnar del tempo e per armar in quest'intervallo i Lazzaroni gente ignorante, credula, e sempre ingannata da i nobili Artistocrati, da i Preti fanatici, e da una Corte perversa, e sanguinaria.
Pignatelli ebbe cura di mettere alla testa de' Lazzaroni tutti i spioni, e i birri dell'inquisizione Reale. Questi fecero in primo luogo levare tutti i lanternoni, che illuminavano la Città durante la notte, e i cavalletti, che li sostenevano, indi comandarono alla loro milizia lazzaronica di fare scomparire i nomi di tutte le strade, ed i numeri di tutte le case; affinché, dicean essi, se l'Armata Francese facesse provar alla Città i funesti effetti del suo risentimento, anche i patriotti ne divenissero del pari l'oggetto, e la vittima. Si era dato a credere a' Lazzaroni, i quali compongono un'orda di più di 60000 persone, che i Patriotti per esser più sicuramente risparmiati avean fatto pervenire all'Armata Francese i loro nomi, ed i numeri rispettivi delle loro case. In conseguenza si dispersero essi per tutti i Quartieri di Napoli, e l'ordine della cancellatura fu eseguito in un batter d'occhio con tale precisione, che non vi resta in verun luogo vestigio alcuno né di nome, né d'indirizzo.
A 3. Piovoso gli assassini Reali, che diriggevano questa truppa sbandata, ordinarono il massacro de' Patriotti, e 'l saccheggio delle loro abitazioni. Molti palazzi divennero la preda delle fiamme, perché i loro proprietarj erano repubblicani; cosa assai rara fra i possessori di palazzi.
Filomarino Duca della Torre filosofo Repubblicano, uno de' più grandi meccanici de' giorni nostri, ed il suo fratello poeta distinto, e patriotta istruito, furono le prime vittime, che spirarono sotto la rabbia de' Lazzaroni. Il loro palazzo, che racchiudeva interessanti collezioni d'antichità, ed oggetti preziosi d'arti, di scienze, e di storia naturale, altro non presenta ora, che mucchi di ceneri e di rottami. I due sventurati Filomarino furono fucilati sotto gli occhi della loro famiglia, indi trascinati tra gli urli de' loro assassini sulla piazza del Molo piccolo, luogo ordinario d'appuntamento de' Lazzaroni. Non contenti di averli trucidati, corrono essi a cercar S. Gennaro nella sua nicchia, lo trasportano sulla piazza con una pompa fanatica, ed in presenza del loro Celeste Protettore mettono fuoco a questi cadaveri. Il giorno appresso bruciarono nella medesima maniera innanzi S. Gennaro un coraggioso patriotta, che avevano sorpreso nell'atto d'inchiodare uno de' loro cannoni. Così offerivan essi con furore tutte queste vittime al santo oggetto del loro culto; come altre volte il barbaro Africano, il Celta feroce, il Messicano brutale immolavan degli uomini allo spaventevole Teutates, al terribile Witziliputzli, a Marte sterminatore. Ma S. Gennaro amico de' Francesi, e della Libertà è stato insensibile a' loro voti omicidi.
Lo stesso giorno le Truppe Francesi essendosi inoltrate sopra Napoli, sperimentata avevano una forte resistenza dalla parte de' Lazzaroni: ed appunto in seguito di quest'attacco si abbandonarono costoro a tutti gli orrori, che abbiamo descritti.
Durante la scena di questa strage i Patiotti Napoletani corrono all'armi, s'impadroniscono delle fortezze della Città, la difesa delle quali era stata da Pignatelli affidata a' Lazzaroni; i ferri de' Repubblicani imprigionati vengono infranti; essi respirano alfine un'aria pura dopo più anni di persecuzione; essi ti salutano, o grande giorno di libertà! e corrono co i loro virtuosi concittadini a preparar il trionfo della Repubblica: ed una Deputazione patriottica viene spedita verso il Generale dell'Armata Francese per annunziargli, che i Repubblicani son padroni delle fortezze, ed invitarlo ad entrar nella Città.
A 4 Piovoso l'Armata avvanzandosi verso Napoli ricevé una viva scarica di fucili nelle piazze. Fu necessario attaccar un combattimento sanguinoso co i Lazzaroni, che aveano ripigliate le armi all'avviso dell'avvicinamento dell'Armata Francese. Furono essi bentosto dispersi, e posti in fuga intieramente dall'eroico valore de' guerrieri repubblicani, ajutati da i Patriotti di Napoli, i quali prendendo i Lazzaroni pel fianco, tirarono sopra di questi dalle case, che circondano le strade di Foria, ed il Largo delle Pigne, dove era impegnato il combattimento.
I Patriotti, ch'erano dentro il forte S. Eramo dopo vane scariche d'artiglieria contro i Lazzaroni, ferono una sortita, nella quale tolsero loro quattro pezzi di cannoni. Gli Alunni in medicina, ed in chirurgia dello spedale degl'Incurabili si distinsero in questa giornata tirando a mitraglia su i Lazzaroni con due pezzi, che si avevano procurati secretamente.
Dopo un tale trionfo, in cui molti Repubblicani pagarono con una morte ben gloriosa la conquista della Libertà, l'Armata Francese occupò i subborghi di Napoli; e le fortezze della piazza le furono consegnate da i Patriotti Napoletani.
Fu il giorno 5 Piovoso, giorno per sempre memorando ne' nostri annali, che l'Armata della Repubblica Francese entrò vittoriosa in Napoli tra gli applausi universali degli Amici della Libertà.
Questa città presa d'assalto, la quale aveva accolto a colpi di moschetti tutti Parlamentari Repubblicani, inviati dal General in capo per risparmiarle le disastrose conseguenze della guerra, alle quali erasi imprudentemente esposta è stata trattata con quella umanità e dolcezza fraterna, che caratterizza il militare Francese, ma di cui si è troppo spesso abusato.
Il General in Capo Championnet fe subito in nome della Repubblica Francese proclamare la sovranità del Popolo, e la Repubblica, per la quale i virtuosi Cittadini da più tempo sospiravano.
I Cittadini corsero in folla ad inalberare la tricolore coccarda: i colori Nazionali Napoletani sono: blò, giallo, e rosso.
Il Vesuvio, che da quattr'anni non vomitava più fiamme, n'eruttò in gran copia questa sera stessa, e continuò le sue eruzioni il dì 6, 7 ed 8 come se prendesse parte alla rivoluzione, che operavasi sul fecondo suolo di Napoli. Parea, che voless'egli dipingere sotto gli occhi degli abitanti i colori, di cui si dovessero ornare. Il fumo vicino alla fiamma era azzurro, il fuoco volcanico rosso, e 'l riverbero giallo.
Il giorno appresso, 6. Piovoso, l'antica Municipalità di Napoli sulla proposizione, che gliene fu fatta dal Cittadino Jullien Commissario di guerra francese, stabilì alcune commissioni speciali destinate ad occuparsi dei bisogni dell'armata.
Lo stesso giorno 6. Piovoso, il General in Capo istituì un nuovo Governo Provvisorio, ed una nuova Municipalità provvisoria per la Città di Napoli.
I Membri del Governo Provvisorio sono: Raimondo di Gennaro, Niccola Fasulo, Ignazio Ciaja, Carlo Laubert, Melchiorre Delfico, Moliterno, Domenico Bisceglia, Mario Pagano, Giuseppe Abbamonti, Domenico Cirillo, Forges Davanzati, Vincenzo Porta, Raffaele Doria, Gabriele Manthonè, Giovanni Riario, Cesare Paribelli, Giuseppe Albanesi, Pascale Baffi, Francesco Pepe, e Prosdocimo Rotondi.


Avviso


Questo Giornale, che si avrà cura di scrivere correttamente, sarà colla stessa diligenza tradotto. Si spera, che possa esser di qualche vantaggio a' Lettori, che sanno una sola delle due lingue, che desiderano apprendere l'altra.
Il Bullettino delle leggi, e dei decreti del Generale in capo dell'Armata Francese relativi al Governo Provisorio della Repub. Nap., e degli atti del Governo Provisorio concernenti l'amministrazione generale della Repub., darà successivamente secondo l'ordine de' Numeri tutte le Note Ufiziali, che possono interessare le Autorità Amministrative, ed i Cittadini.
S'associa al Bullettino delle leggi della Rep. Nap., che vedrà la luce ogni 1, 4, e 7 giorno di ciascuna Decade, contando dal I Ventoso, al Burò del Corriere di Napoli, e di Sicilia. Il prezzo dell'associazione sarà ducati 3 per ogni trimestre; ducati 5 per mesi sei; e ducati 7 per un anno, franco di porto. Esso sarà minore di un terzo per gli associati al Giornale.


Regesti
Notizie dall'interno


Il Governo Provvisorio ha nominato Jullien Segretario Generale ed emana (il 27 Gennaio) un decreto che abolisce ogni arresto arbitrario: «Napoletani, rallegratevi; Voi avevate già de' Capi per rendervi schiavi; oggidì non ne avete più che per difendervi. »
- Per ordine di Championnet le casse, i magazzini e le proprietà nazionali sono poste sotto suggello «per impedire qualunque ruberia. »
- Il 25 Gennaio il G.P. tiene la sua prima seduta a Palazzo Acton, dove, poi, prese dimora il Gen. Championnet.
Celebrazione della festa del 21 Gennaio, anniversario della decapitazione di Luigi XVI.
La festa, essenzialmente militare, fu spostata al 27 Gennaio a causa dei combattimenti per la conquista di Napoli.


Supplemento al n. 1 (s.d.)
Regesti


1) Norme pel funzionamento del G.P. dettate da Championnet il 28 Gennaio.
2) Notizie varie. Palermo: pare che i Reali si dispongono a partire per Trieste
- I debiti della Nazione, ha stabilito l'Assemblea dei rappresentanti il 29 Gennaio, sono garantiti dallo stato.
- Il 29 Gennaio l'albero della libertà è piantato dinanzi a Palazzo reale e, nello stesso giorno il G.P. ha ricevuto la Deputazione di Nocera e dell'isola di Ischia.

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