GIORNALE ESTEMPORANEO |
NAPOLI I. FIORILE ANNO 7. |
)( N. IV.)( |
Il
Cittadino Laubert è partito da Napoli portando seco tra mobili e stabili
la somma di duecento e più mila ducati secondo alcuni, e di quattro milioni
secondo altri, senza contare un servizio di tavola di oro massiccio, un altro
di porcellana, ed un'immensa quantità di Gioie.
Già le gazzette italiane sono prevenute della strabbocchevole fortuna
del fuggitivo, e si ripete dappertutto ciò che dice la voce pubblica
di Napoli. Ma come ha potuto acquistar tanto denaro, se non ha mai amministrato
un soldo, e se la repubblica, eccetto poche carte che sono registrate nei banchi,
non ha mai avuto un soldo essa stessa? Ecco il prodigio, ed il lettore deve
esserne istruito per saperne profittare al bisogno. Il C. Laubert è stato
incaricato di attivare la tassa. Sedebat pro tribunali in una stanza ove si
facevano i pagamenti, e le grida degli infelici che ha sollevato, non l'impedivano
di sentire il rumor dell'argento, non dell'oro perché non lo ha inteso
mai, che si contava, e ricontava nella camera istessa. Le sue orecchie, peggiori
di quelle di Mida, hanno attratto il suono, e ne hanno riempito la sua testa,
cosicchè in realtà si trova in effettivo nella sua testa, ma in
suono, la somma di qualche centinaio di migliaia di ducati. Quindi nel suo arresto
si aveva ragione di supporli duecento e più mila ducati addosso, giacchè
questi esistevano realmente nel suo cervello, insegnandoci Cartesio che le cellule
delle idee restano per qualche tempo, finchè non vengano da altre idee
obliterate. O voi che volete denari in suono, ed alla Cartesiana, scrivete al
Cittadino Laubert, che ve li invierà per vostra consolazione in abaco
o in figura, giacchè il suono non si può disgraziatamente inviare.
Il General Rusca, son già tre anni, sfilando colla sua divisione per
entrare in Italia, scommise in Savona, che fra pochi mesi le armi repubblicane
sarebbero entrare in Roma. Gli ostacoli immensi che si dovevano superare, il
picciol numero dei nostri che intraprendeva questa gloriosa spedizione, faceva
riguardare a taluni come impossibili le predizioni del Generale; ma quattro
armate tedesche guidate dai più famosi duci furon distrutte, le truppe
piemontesi battute. Tortona, Alessandria, e Cuneo al nome di Bonaparte apriron
le porte, e la superba Mantova fu incatenata al carro trionfante del vincitore.
Aperta appena questa nuova campagna, il Cittadino Ambasciatore Bertolio ha voluto
scommettere in Roma, che fra pochi mesi s'installerà a Vienna un Governo
provisorio: a nessuno più è sembrata ardita questa proposizione,
e l'Ambasciatore non ha trovato un uomo solo che abbia voluto accettar la scommessa.
Intanto il General Massena si avvanza ogni giorno colla sua armata, e batte
il nemico; esso si è impadronito della Città di Costanza, e per
mezzo del lago ha aperta la sua comunicazione col Gen. Jourdan, il quale ha
occupato Mersbourg sull'altra riva. Il Principe Carlo si voleva ficcare al suo
solito tra le due armate; ma siccome ha lasciate a Vienna le sue scialuppe,
così non ha potuto tentare per la seconda volta questa manovra. I Svizzeri
formano un'armata ausiliaria di trenta mila uomini, ed il General Bernadotte
comanda un corpo di osservazione sul basso Reno. Il General Scherer conserva
sempre le sue posizioni sufl'Adige, e presto si stabilirà un campo alle
vicinanze di Napoli. Tutta questa linea è custodita da trecentomila combattenti.
Ecco lo stato e la posizione attuale della armate republicane, senza però
comprendere in esso le truppe dell'interno, e l'armata che comanda in Olanda
il Gen. Brune.
Tutti sanno che i Francesi sono padroni di Brindisi, che il nuovo Governo Provvisorio
è stato istallato, che le nostre batterie si avvanzano dalla parte di
Fumo, e che gl'Inglesi fanno tutti i loro sforzi per distruggerle &c.&c..
Sicchè è inutile di ridire al lettore ciò che sa.
Le lettere di Toscana ci assicurano che tutto è tranquillo; il popolo
è molto contento delle elezioni repubblicane, ed incomincia ad uscire
da quel tranquillo letargo in cui lo aveva immerso la politica del gabinetto
Austriaco.
Sentiamo da Milano e da Roma, che in seguito di un vigoroso combattimento, le
truppe repubblicane si sono impadronite di Portolegnago sull'Adige. Questa sola
operazione obbligherebbe tutt'i Tedeschi ad abbandonare la loro linea.
Siccome la nostra Repubblica, non è stata ancora solennemente proclamata,
cioè riconosciuta con un trattato solenne, così i nostri Ambasciatori
non han potuto avere in Parigi che una privata udienza. Si dice che sono stati
bene accolti, e che abbiano domandato il loro passaporto, per render conto al
governo provvisorio della loro spedizione. La loro missione ha dovuto contribuir
moltissimo alla diminuzione dell'onerosa imposizione dei sessanta milioni di
lire.
Alcuni individui, non so da qual fallace principio indotti, avrebbero desiderato
che gli effetti del Conte Esterasi venissero confiscati a vantaggio della Repubblica
Francese; ma il suo avvocato Cittadino Domenico Catalano, facendo riflettere
che sarebbe contrario al diritto delle genti ed alla lealtà francese
il confiscare gli effetti di un Ambasciadore, che nel momento della conquista
risiedeva presso d'una corte amica della sua, ha ottenuto dalla giustizia dell'Agenza,
che venga tolto il sequestro, e che gli effetti si restituiscano a chi spetta.
L'Angelo esterminatore gira ogni notte per Napoli prendendo la forma di una
delle quattro bestie dell'Apocalisse; non si sa però dai curiosi se sia
piuttosto quella di bue, o quella di asino. Si direbbe che siamo ritornati ai
tempi di Nabucodonosor, giacché gli uomini si veggono assolutamente trasformati
in qadrupedi per effetto di una cieca e brutale ostinazione. Cosa si pretende
fare dalla malnata canaglia collo scrivere diverse lettere in vario colore sulle
porte di certi cittadini? Si pretende forse rinnovare i giorni felici della
santa fede? Poveri sciocchi! se osate solamente di metter la testa fuori del
guscio, voi avete già esistito. Il repubblicano sensibile non teme in
tutti i vostri sconsigliati intrighi il male della sua patria, ma compiange
solamente la vostra sciagura.
Dal Cittadino Albarello mi è stato presentato un rapporto contenente
l'istallazione del nuovo Governo provvisorio di Benevento. Io mi fo un piacere
di farlo noto al pubblico, affinchè vegga quali progressi va facendo
fra di noi giornalmente il nuovo sistema repubblicano.
Istallazione del Governo di Benevento
Nel
dì 12 del corrente Germile, prese possesso di questa Città ed
ex-Ducato di Benevento, a nome della Republica Francese, il Cittadino Carlo
Popp, Commissario Organizzatore. Egli s'impadronì dei cuori dei Beneventani
colla sua affabilità, a cui unisce una sollecita ed imparziale giustizia,
e vigilanza.
In seguito si è sollennizato nel giorno di Domenica, 18 Germile l'atto
del detto possesso. La Municipalità si è riunita alle ore quindici
d'Italia nel Palazzo Nazionale, donde in abito di funzione si è portata
nel Palazzo di residenza del Commissario, in unione dei deputati di tutte le
comuni esistenti nel territorio Beneventano.
Allo sparo del cannone sono tutti usciti dal Palazzo in compagnia del Commissario,
del Comandante della Truppa Francese, del Comandante della Piazza, e Comandante
della Guardia Nazionale, Uffizialità, e Popolo numeroso.
In mezzo alla Truppa in armi, preceduti dall'armonico suono della Banda Guerriera
sono giunti alla Chiesa Cattedrale, e ricevuti alla Porta da due Canonici, sono
passati per mezzo a raddopiate file di Truppa di linea, che occupavano la gran
Nave, e della Guardia Nazionale, che occupava le Navi laterali, sino a luogo
per loro apparecchiato, dove hanno assistito alla gran Messa e Te Deum cantati
da un Canonico in Ponteficale coll'assistenza dell'Arcivescovo.
All'uscire della Chiesa si è ritrovata la Cavalleria Nazionale, ed in
seguito ha sfilato la Truppa di linea e nazionale, disponendosi in fila nella
gran Piazza dove è piantato l'Albero sacro della Libertà.
Quivi essendo montato a cavallo il Cittadino Comissario, una cogli Uffiziali
militari dello stato maggiore, ha fatta una energica, ed elegante allocuzione
al Popolo, alla Municipalità, e finalmente all'invitta Truppa Francese.
Terminata quest'allocuzione cogli applausi di tutto il numeroso Popolo spettatore,
che non si stancava di replicare Viva la libertà, Viva la gran Nazion
Francese con replicati colpi di cannone si è chiusa la funzione. E tutti
in compagnia dell'Arcivescovo si son portati nel Palazzo del Governo, ove il
Commissario per facoltà concedutagli dal Generale in Capo ha fatti rilasciare
molti Carcerati per motivo della rivolta del giorno 20 Gennaro. Indi nella di
lui galleria ornata di festoni e di emblemi diversi si è dato un allegrissimo,
e superbo pranzo di ottanta, e più coperte. Durante questo si sono fatte
delle acclamazioni, e brindisi anche dal detto Arcivescovo a lode della magnanima
Nazione, della Libertà, e del bravo Commissario. Finalmente con ricca
universale, e brillante illuminazione si è chiusa la giornata, e quello,
che più è da notarsi si è, che in questa serata d'illuminazione
si è veduto per la prima volta girare il popolo in compagnia delle proprie
donne con quella tranquillità, che loro è stata assicurata dalla
buona, e rigorosa disciplina della brava Truppa Francese accantonata in Benevento.
Progetto
di macchina
Il
Cittadino Silvestro Mililotti mi ha presentato un progetto, il quale potrebbe
moltissimo attivare le costruzioni dei bastimenti da guerra con grande economia
della Repubblica. Questo Cittadino ha immaginato la costruzione di una macchina
la quale sega nello spazio di un giorno quella quantità di legname che
tre bracciali possono appena eseguire nel decorso di giorni quattro. Moltiplicandosi
il numero delle seghe, e supponendosi che se ne stabiliscano cinquanta, l'autore
si compromette di ottenere in un giorno cento fili di tavola ad uso di vascello
da linea, mentre un sol filo venendo a stento terminato in due giorni da tre
bracciali si richiederebbero due giorni, e cento cinquanta uomini in continua
attività per conseguire lo stesso intento.
La macchina ha bisogno di venti soli bracciali, e pochi giumenti. Or poichè
ogni filo inserviente ai vascelli da linea si paga docati quattro napoletani,
egli è chiaro che senza macchina cento fila costerebbero docati quattrocento,
mentre facendosi uso della macchina si spenderebbe poco più del settimo;
ed ecco come per mezzo suo si economizza moltissimo il tempo ed il travaglio.
L'autore dichiara che si richieggono docati cento per costruirne il modello.
Se il governo prenderà in considerazione questo suo travaglio, accordandole
quella protezione che dal passato regime si negava al talento, esso presenterà
delle altre macchine egualmente importanti, procurando, per quanto può
di rendersi utile alla Repubblica.
Storia
naturale de' Pesci del C. Lacèpède
Questo
dotto naturalista fu incaricato da Buffon di terminare il suo vasto travaglio,
dando la storia dei quadrupedi ovipari, de' serpenti, e dei pesci. Le due prime
parti di questo travaglio hanno già veduta la luce da parecchi anni;
mancava la storia de' pesci, e già il C. Lacèpède ne ha
presentato al pubblico il primo volume, che noi annunciamo.
I caratteri che distinguono il pesce dagli altri animali si riducono dall'autore
a due, il color rosso del sangue e le branchie, il primo li separa dagli insetti,
dai vermi, e da tutti gli animali in generale conosciuti sotto H nome di animali
a sangue bianco; il secondo li distingue dai rettili, dai quadrupedi ovipari,
e vivipari, dagli uccelli, e soprattutto dai cetacei che sono stati spesso confusi
coi quadrupedi vivipariPassa in seguito l'autore a far l'enumerazione, e la
descrizione delle parti esterne. Ma la descrizione e l'uso delle parti interne,
alle quali deve l'animale la sua sensibilità, e la vita hanno occupato
maggiormente la sua attenzione. Quanto alla respirazione esso dimostra, che
gli animali a branchie, come quelli che sono forniti di polmoni, assorbiscono
una quantità di ossigeno, il quale si trova finanche nelle vaste profondità
del mare. Questo gaz combinandosi col sangue de' polmoni, lo rende colorato,
e le dà inoltre quel grado di temperatura che le conviene. Il nostro
naturalista si occupa oggi ad indagare se l'ossigene necessario alla respirazione
dei pesci trovasi disseminato nell'acqua, o se provvenga dalla decomposizione
di questo fluido ottenuta per mezzo dei principj costitutivi del sangue dei
pesci.
Gli organi interni del movimento differiscono poco da quelli degli altri animali
a sangue rosso. La loro irritabilità è proporzionata alla maggiore
o minor quantità della materia glutinosa di cui sono imbevute le fibre;
ma alla modificazione di questa sostanza, ed all'oglio sparso in tutte le parti
del corpo dei pesci si deve attribuire un fenomeno degno di attenzione. I cadaveri
dei pesci non solo possono spargere una luce bianca, quando sono in vita e possono
assorbire nel decorso del giorno una certa quantità di luce solare, per
quindi diffonderla durante la notte, ma possono altresì ricavare da questa
materia oleosa che s'insinua in tutte le loro parti, una certa luce particolare,
che combinata colle cause che rendono fosforescente la superficie del mare,
accresce moltissimo il magnifico spettacolo di questo elemento.
La struttura dei muscoli è seguita dall'analisi del sistema nerveo, e
dalla descrizione degli organi del sentimento. Il più attivo di tutti
èl'odorato, la di cui sede è estesissima, doppia, e situata tra
gli occhi, e l'estremità del muso. Questo senso li guida a ricercare
a distanze grandissime la preda di cui abbisognano, e serve loro di occhi allorchè
le acque sono torbide, o allorchè essi si aggirano nelle immense profondità
del mare. Gli occhi dei pesci non differiscono molto da quelli degli uomini,
dei quadrupedi, e dei rettili, ma non si scorge in questi animali relativamente
all'organo dell'udito, nè apertura esterna, nè orecchio esteriore,
nè canale auditorio esterno, nè membrana del timpano &c. Queste
parti non solo mancano a' pesci, ma altresì alle salamandre acquatiche,
ad un gran numero di serpenti ed altri animali che vivono nell'acqua; ciò
non ostante han ricevuto un istrumento auditorio composto di più parti,
dì cui si occupa molto il nostro naturalista.
Il loro gusto non può essere molto delicato avendo quasi tutti la loro
lingua immobile, e 'l palato ricoperto di denti. Finalmente il tatto risiede
in essi in un modo singolare, al disotto del loro ventre, e soprattutto all'estremità
del loro muso. L'odorato adunque è il primo dei loro sensi, sieguono
quindi la vista, l'udito, il tatto, e il gusto.
Ma in qual maniera si riproducono i pesci? appena la primavera arriva, che un
organo particolare si sviluppa e s'ingrandisce nel maschio. Quest'organo vien
conosciuto sotto il nome di latte; esso è diviso in due lobi, ed è
composto di cellule le quali mettono capo in un canale per cui passa la materia
lattiginosa contenuta in queste cellule: questa costituisce il líquor
fecondante, e si riproduce periodicamente.
Verso la metà, o verso la fine della primavera le ovaie delle femmine
incominciano a riempirsi di uovi, i quali crescono a misura che gli organi del
maschio si gonfiano. Il numero di uovi che un pesce contiene è si grande,
che in alcuni si è avuto la pazienza di contarne fino a nove milioni.
Giunti alla loro maturità, esercitano un'azione sì viva, che la
femina è obbligata a sbarazzarsene. Se i sforzi interni non bastano a
determinarne l'uscita, la femina stropiccia il suo ventre contro i bassi fondi,
la sabbia ed i diversi corpi duri che può incontrare; i maschi ricorrono
altresì ad un mezzo consimile per fare scorrere il loro liquor fecondante.
Ecco la ragione per cui in questa stagione i pesci si avvicinano alla spiaggia,
e rimontano di finanche i gran fiumi. Il Governo dovrebbe adunque proibire rigorosamente
la pesca in tempo di primavera, perchè distruggendo i germi sì
toglie ai cittadini un vantaggio grandissimo che si potrebbe ricavarne in altra
stagione.
I maschi attratti dall'odore di questi uovi, corrono verso di essi; un vivo
sentimento sembra animarli, ma questo sentimento non è diretto verso
le femine già assenti, ma verso gli uovi che essi devono fecondare. Voi
li vedete allora passare e ripassare al disopra di questi corpi organici, finchè
stimolati dall'odor che tramandano lasciano scappar via il succo attivo che
reca il movimento e la vita a questi esseri ancora inanimati.
Tale è la storia della fecondazione degli uovi nella maggior parte de'
pesci; ma in alcuni; come nelle raje, giungono al loro intiero sviluppo nel
ventre della madre, ed il loro feto vede la luce intieramente formato.
In alcun altri gli uovi, appena sviluppati, escono dal corpo della madre, ma
restano aderenti o sotto il ventre, o sotto la coda. In questi sembra aver luogo
una specie di congiungimento per ottenere la vivificazione degli uovi sia nell'interno,
sia sulla faccia inferiore del corpo delle femine.
Passa in seguito l'autore ad occuparsi dei movimenti di cui i pesci sono capaci;
essi si riducono a tre, cioè ascendente e discendente, orizzontale, e
composto da questi due secondo qualunque direzione. Quanto al primo, il pesce
sale riempiendo di un certo gaz la vescica natatoria, e scende allorchè
comprimendo la vescica, il gaz passa nello stomaco per mezzo del condotto pneumatico,
e quindi scappa via per la bocca, o per l'ano. Io esaminando una volta le qualità
di questo gaz, l'ho trovato della natura dell'azoto. L'autore ci somministra
delle importanti considerazioni sulle decomposizioni operate per mezzo delle
forze animali.
Tutti sanno come si opera il movimento orizzontale ed è facile il concepire
come da questi due movimenti un terzo moto qualunque obbliquo possa ottenétrsi.
La velocità dei loro movimenti è talvolta molto rapida; essi giungono
a percorrere otto metri in un secondo. In seguito l'autore si occupa delle armi
offensive e difensive dei pesci, della forza elettrica di alcuni di essi, e
principalmente della torpedine, e di altri oggetti non meno interessanti. Questo
libro si trova vendibile a Parigi presso Plassan stampator?librajo, strada del
cimiterio, André?des?arcs n. 10.
Aneddoti
Beniamino
Franklin essendo ancora in Parigi, incontra un suo amico disgraziato che le
chiede in prestito dieci luigi. Il filosofo di Filadelfia consegnandole il denaro
le dice amico quando voi sarete meno povero, restituirete questo denaro a qualcheduno
che sarà nelle circostanze in cui voi vi trovate. Quest'uomo ha migliorato
condizioni, ed ha oggi rimessi i dieci luigi di Franklin tra le mani di un'altro
disgraziato.
Lo stesso filosofo considerando l'imperfezione attuale della specie umana, e
gittando uno sguardo sull'avvenire, chiudetemi, diceva ad un amico, in un una
botte ripiena di spirito di vino, lasciando scritto che dopo cento anni io ne
venga estratto; allora avrò ilpiacere di trovarmi in compagnia di uomini
virtuosi e liberi.
Il libro l'esprit, e l'altro la pucelle furono condannati alle fiamme nello
stesso tempo. I buoni Svizzeri li proscrissero, ed un magistrato dì Berna
incaricato di farne le più esatte ricerche rispose al Senato: Signori,
io ho sconvolto tutto il mio cantone, e vi dò parola d'onore che non
trovato nè pulcella, nè spirito.
"Quando io aveva sette anni, dice Franklin, mi trovai un giorno di domenica
con molti soldi in scarzella, frutto de' miei piccioli risparmj. Fiero del mio
peculio, esco da casa, mi dirigo ad un botteghino, ove si vendevano dei giuocarelli
per i fanciulli: questo mi piace, questo non mi piace; finalmente mi decisi
per un fischietto.
"Ritorno a casa contento della mia spesa, e fischiando continuamente, inquietavo
tutta la famiglia. I miei fratelli, le mie sorelle sapendo quanto mi costava
il mio divertimento, mi dissero che io lo aveva pagato quattro volte più
del dovere; si burlarono di me, ed il dispiacere cagionatomi dalla riflessione
fu maggiore del piacere che mi aveva recato il fischietto. Questa piccola mortificazione
mi fu molto utile in tutto il corso della mia vita; ogni qualvolta era tentato
di comprar qualche cosa inutile, io diceva a me stesso: non pagar troppo caro
il fischietto, ed io risparmiava il mio denaro.
"Fatto grande, ed entrato nel mondo, osservai le azioni degli uomini, ed
ho creduto incontrarne moltissimi, sì moltissimi che pagavano troppo
caro il fischietto.
"Quando ho veduto taluni sagrificare la loro dignità di uomo, ed
i comodi della loro vita per seguire il falso onore della corte, in verità,
io diceva, costoro pagano troppo caro il fischietto.
"Quando ho veduto un ambizioso intrigar scioccamente per conseguire un
indebito popolar favore, e sagrificare i suoi interessi per correr dietro alla
sua follia; costui, io diceva, paga troppo caro il suo fiscietto.
"lo ho incontrato un avaro che rinunciava ai piaceri della vita, ed alla
stima de' suoi concittadini per raccogliere un denaro inutile: pover'uomo, io
diceva, esso paga assai caro il suo fischietto.
"Se io vedeva una dolce ed amabile fanciulla maritata ad un uomo di un
carattere duro, e brutale: ahimè, io diceva, quanto paga caro il suo
fischietto!".