GIORNALE ESTEMPORANEO |
NAPOLI 29. FIORILE ANNO 7. |
)( N. VIII.)( |
La legge
relativa ai Banchi di Napoli riportata nel precedente foglio non ha soddisfatta
la pubblica aspettativa, nè ha adempiuto al pubblico bisogno, per quanto
ne dice il Monitore Napoletano del dì 22. Fiorile: ma è da avvertirsi,
che la legge fu approvata dal Commissario Francese Abrial nel giorno 18 Fiorile,
onde non deve far meraviglia, se in quattro giorni non abbia essa fatto tutti
quei beni, che ne desiderava il Monitore Napoletano. Il peggio per altro è,
che il Monitore dispera, che essa possa giovare, perchè niun mezzo somministra
per accelerare l'estinzione delle polizze, e diminuire l'enormità dell'aggio
(che nel Monitore si dice agio) coll'accrescere la circolazione del danaro.
Noi crediamo di dover consolare il Pubblico su questo proposito, perchè
non troviamo nella legge ragione di tale disperazione. La legge è semplice,
e piena di prudenza; nè altro poteva pretendersi da una Commissione Legislativa
che dovrebbe essere composta di venticinque Individui, e da un Commissario Organizzatore,
venuto da poche settimane in Napoli senza esservi stato altra volta. Uomini
di tal fatta non possono non essere pieni di prudenza. Alcuni di essi non potevano
essere bene informati del sistema dei Banchi di Napoli, e perciò della
qualità delle Carte Bancali di Napoli, e dei loro rapporti con la economia
di tutto lo Stato Napoletano, e perciò la prudenza ha loro suggerito
di non occuparsi di altro, che di stabilire che il debito dei Banchi è
debito Nazionale, e, per assicurarne la soddisfazione, al Patrimonio dei Banchi
aggiungere tanti altri Beni, quanti bisognavano per cautelare questo debito
Nazionale. In un Paese non corrotto, in uno Stato ove non fosse protetto il
Monopolio, presso una Nazione che sapesse obbedire alle leggi subito che le
vedesse affisse alle mura; ogni Cittadino avrebbe dovuto persuadersi, che per
tale legge ogni fede di credito doveva avere valore equivalente a tanta moneta
effettiva, quanta era la somma scritta in tale carta, ed avrebbe dovuto ognuno
riconoscere per usura illecita la pretensione di chi volesse in cambio di tale
fede di credito dare una somma minore di quella, la quale sta scritta nella
fede di credito. Se i Legislatori non hanno ottenuto subito il bramato vantaggio
dalla Legge, non si potrà darne la colpa ad essi, ma alla corruttela
della Nazione, o di alcune classi di essa. Sono scorse poche settimane dappoichè
fu ordinato, che i venditori a minuto somministrassero gratis ai Banchi qualche
somma di contante settimanalmente, acciò potesse dai Banchi ridursi in
contante qualche porzione dì fedi di credito: ma non ha giovato un tale
stabilimento, perchè, per l'antico sistema di corruzione, molti venditori
a minuto non hanno eseguito un tale ordine, e non vi è stato alcuno che
si sia occupato d'invigilare sulla osservanza del medesimo, e quel poco di contante
che è stato portato ai Banchi da alcuni innocenti Cittadini, è
stato impiegato in uso molto diverso da quello, che si era ordinato dalla Legge.
Così anche per sollievo della Nazione si era ordinato, che le Gabelle
si esigessero in contanti, per poi passare tali somme di denaro effettivo ai
Banchi per sollievo del Pubblico. Si è poi veduto, che si è trascurato
di esigere regolarmente le gabelle, come risulta dalla ultima legge sulla abolizione
del dazio della farina ec. in Napoli, e suoi Casali; ma ciò non ostante
si è fissato, che i soldi degli Uffiziali della Dogana, e degli arrendamenti,
purchè non eccedano i ducati cento, debbano pagarsi in denaro effettivo,
perchè in denaro effettivo esse debbono esigersi, ed è certo,
che molti officiali, quanto sono negligenti nello esigere in contanti per la
Nazione, altrettanto sono attenti in esigere i soldi in contanti, con farne
pagare l'aggio alla Nazione quando occorra. Così, mentre la legge replicate
volte ha determinato, che le fedi di credito debbano conservare il loro valore,
al tempo istesso la Nazione per mezzo dei suoi Ministri di Economia ha perduto
due terzi delle sue rendite per ridurle in contante effettivo per supplire ai
suoi bisogni. Potevano tutto ciò prevedere i Legislatori? Ma il Monitore
soggiunse, che, dopo le funeste sperienze dell'Amministrazione dell'Azienda
Gesuitica, dell'amministrazione della Cassa Sacra, in fine di tutte le amministrazioni,
porre in amministrazione presso i Banchi un Capitale di ventisei milioni sbigottisce
la fantasia del Pubblico, il quale, quanto maggiore è l'asse, tanto maggiore
ne prevede la dilapidazione, e tanto più lenta prevede la vendita, quanto
maggiore sarà l'interesse degli amministratori di non farla presto, nè
tutta compire. E Pubblico risorgerà dallo sbigottimento cagionato in
esso dal Monitore, se distinguerà le due diverse epoche dell'Azienda
Gesuitica, giacchè è notissimo, che quando questa Azienda fu amministrata
da una Giunta, poca cura vi fu di quel Patrimonio per la necessaria conseguenza
delle Giuntè e Commissioni, le quali non potendo fare cosa alcuna senza
il concorso di pù persone, debbono essere lentissime nelle loro operazioni:
ma, dopo che fu diretta da un solo Intendente, si ridusse prestissimo ad un'amministrazione
semplicissima, perchè l'Intendente vende presto, e con vantaggio dell'Azienda
i di lei fondi, finchè non ne fu frastornato da altra Giunta, cioè
dal passato Consiglio di Finanze. Ora siccome la legge dei Banchi destina un
Commissario del Governo per invigilare alla pronta, ed esatta esecuzione della
legge medesima, il buon esito di essa tutto dovrà dipendere dalla buona
scelta di tale Commissario. Finalmente il Monitore si fa lecito di proporre
la deroga della legge, mentre propone che sulle fedi di credito si ordini un
perdita del venticinque per cento, nonostante che la legge ne avesse assicurato
l'intero valore. E come potrà stabilirsi la Repubblica, se le leggi appena
sanzionate, e pubblicate, sono impunemente disprezzate, e contradette da' Gazzettieri?
La seguente
lettera del Generale in Capo Macdonald dilegua nella Nazione Napoletana ogni
timore per lo attuale allontanamento della maggior parte dell'Armata Francese.
Macdonald Generale in Capo dell'Armata di Napoli al Signor Troubrice.
Ho ricevuta, Signore, la lettera, che mi avete fatto l'onore di scrivermi in data de' sei Maggio (v. s.).
A seconda
de' vostri desideri dò gli ordinj, perchè gl'Inglesi fatti prigionieri
a Salerno sieno condotti al vostro bordo. Quanto a' Napoletani presi a Castellamare,
non posso, Signore, considerarli come Inglesi, giacchè essi son mantenuti,
e pagati dal Governo Siciliano (in guerra colla Repubblica Francese), e '1 cambio
non può aver luogo, che co' Francesi, i quali sono in potere di questo
Governo. Vi rinnovo dunque la domanda di farmi restituire il Cittadino Ribaud
Vice Console di Francia in Messina; allora non solamente io vi farò rimettere
tutt'i prigionieri di Castellamare, ma ancora tutte le persone, che potrete
ricercare da Napoli. Aggiungo intanto a queste disposizioni una condizione,
quella cioè di rimand arne i militari, i membri delle autorità
constituite, ed i Patriotti della Repubblica Napoletana, arrestati illegittimamente,
o per tradimento, dai ribelli del paese.
Quando porrete fine, o Signore, agli orrori di una guerra civile, che voi suscitate?
Voi cagionate la morte a più migliaia d'innocenti sedotti, o traviati,
e la ruina, la devastazione, e l'incendio delle loro proprietà.
I militari soli, Signore, sono l'oggetto della guerra, essi ne debbono sopportare
tutt'i mali; ed io reclamo con confidenza la vostra lealtà, per risparmiare
a' pacifici Cittadini le sventure, che molti di essi han già provate.
Vi dichiaro, Signore, che l'Armata Francese è risoluta a mantenersi nella
sua conquista, ed a sostenere la Libertà, che essa ha generosamente data
ad un Popolo, che n'è degno. Questa dichiarazione vi basterà senza
dubbio, per farvi rinunciare ad un genere di guerra, che vi tira addosso le
maledizioni di tutti gli amici dell'umanità.
Sono con perfetta considerazione.
Il Generale in Capo MACDONALD
Quanto siano grandi le premure dell'attuale Governo per la felicità della Nazione Napoletana apparisce dal proclama ultimamente pubblicato, che ci facciamo un dovere d'inserire.
Bravi Cittadini. Siam liberi. La Repubblica è già stabilita sulla
base la più solida; Essa è il prodotto del coraggio, delle virtù,
e dell'amor della Patria, ch'è stato sempre scolpito ne' nostri cuori;
e che i passati tiranni ciecamente non han fatto che accender sempre colla loro
opera per farci senz'avvedersene, perfezionar la grande impresa. Sì,
noi coraggiosamente abbiam fugata la tirannia dalle nostre amene contrade; conviene
pur ora distruggerne anche i semi. Uniamoci. La Nazione intiera non presenti
che una sola volontà, ed una massa imponente di forze. Facciam tremare
gli avanzi della tirannia per quest'altro poco di tempo, che rimane alla loro
totale distruzione. Il Governo è autorizzato dal Generale in Capo dell'Armata
di Napoli, e dal Commmissario Organizzatore Abrial dì usar tutti i mezzi,
che devono condurci alla nostra grandezza. Non si perda dunque un istante; mostriamoci
degni di noi stessi, e della libertà acquistata. Tutto spiri coraggio,
ed armamento. La Nazione tutta si mostri come un solo esercito di uomini liberi,
pronti a sostener colla forza terrestre, e marittima, a qualunque costo, la
nostra indipendenza.
Le leggi Repubblicane vi assicurano la giustizia, promuovono la fioridezza della
Nazione; e ci rendono rispettabili alle Nazioni amiche, e terribili contro le
inimiche.
La natura del nostro suolo, i talenti de'suoi abitanti, il noto patriottismo,
il coraggio, col quale abbiam abbattuto i nostri tiranni, i quali coalizzati
coi loro perfidi alleati, e forti de' tesori, a noi involati, e di un sistema
di corruzione adottato, ci facean gemere sotto il più fiero despotismo
da noi distrutto, ci han renduti l'ammirazione di tutta l'Europa, la quale attende
di vederci eguagliare il valore de' padri nostri, e divenire uno de' più
saldi sostegni della gran causa della Libertà universale.
E voi, Cittadini traviati, voi, che appartenete ad un Popolo sì buono,
che in altro tempo tante ripruove avete dato della vostra docilità, di
obbedienza alle Leggi, e di indignazione contra l'oppressione, rientrate in
voi stessi, abborite ormai gli orrori, che l'inganno, e la frode vi han fatto
commettere, e ritornate nel seno della Patria, e fra le braccia de' vostri fratelli.
Il Governo dì concerto col Generale in capo, e col Commissario Organizzatore
Abrial vi accorda l'indulto. Affrettatevi di ritornar nel buon ordine, e nel
seno delle vostre famiglie. Rivolgete alla difesa della Patria, e della Repubblica
le armi, che finora avete adoprate contra i vostri fratelli stessi, che meritavano
il vostro amore, per lo bene, che vi procuravano, e che gl'inganni de' satelliti
della tirannia non vi han fatto conoscere. La Patria benefica, in vece di punirvi,
vi richiama a se, vi offre il perdono, e vuol rendervi felici. Riunitevi ai
vostri buoni concittadini, e promovete a vicenda con essi la comune felicità.
ERCOLE
D'AGNESE Presidente
CARCANI (FERD.) Segret. Gen.
Il Cittadino Manthonè Ministro della Guerra, Marina, ed Affari esteri, con somma attività concorre a promuovere il vigore della nascente Repubblica Napoletana: Ecco di esso un Proclama.
La rivoluzione è compita. Malgrado le scosse interne, che le procura
la rabbia de' tiranni, e la perfidia de' loro satelliti, la Repubblica siede,
e siderà eterna sulle ruine de' suoi nemici. No: la vertigine attuale
delle Popolazioni non può essere durevole: son sufficienti due mesi di
Libertà al Governo per isquarciare quel velo insidioso, che nasconde
loro la vera causa che si combatte. Il Popolo conoscerà tra poco, che
il sangue, che versiamo, si versa per lui solo, e per restituirgli gl'imprescrittibili
suoi dritti: che i Patriotti aborriti, massacrati, incendiati, son quegl'istessi,
a' quali in breve alzeranno de' mausolei, versando pianti di riconoscenza su
la polvere de' loro cadaveri. Giovani Militari, quasi tutti miei amici, si agevoli,
e solleciti questo prezioso disinganno. Destinati pe'vostri lumi ad essere le
guide della rivoluzione, come il coraggio ve ne fa i difensori, resterete voi
passivi a' saccheggi, agli assassini, agl'incendi, che suscita l'oro de' scellerati
tra la calca de' semplici?... Scuotetevi ... marciate... correte a buttarvi
tra il Popolo... istruitelo, fraternizzateci ... lacerategli quel talismano
fatale, che li trasporta a pugnalar forsennati que' petti che respirano solo
pel suo bene, e per la sua felicità. Non è la spada che deve rivolgersi
a traviati... la verità, la virtù, la ragione, l'utilità
è l'arme sola da impiegare con essi. Mostrate loro i nostri principj;
e mostrateli più con la condotta, che col linguaggio; ed allora vedrete
dissipare la perfidia, e l'orrore come la polvere; ed i vostri nomi si ripeteranno,
saran benedetti, ed incisi sui fasti della Democrazia... Amici... Noi non siamo
stranieri: educati 'nsieme ci conosciamo, e ci prezziamo a vicenda. lo... io
solo vi ho procurato quest'incarico per dare una smentita solenne a tutt'i malevoli
dello stato militare. Io son quegli che vi espongo ad una pruova luminosa di
Patriottismo, e di energia, e che vi destino alla grandezza di questa missione.
Marciate dunque da veri Repubblicani per fraternizzare co' Popoli, non per comprimerli.
Il campo è vasto; ed è ben degno da esercitare il vostro cuore,
ed i vostri talenti. Il disagio, la mancanza de' mezzi non vi ributtino un momento;
giacchè questi ostacoli stessi renderanno più luminoso il vostro
trionfo, e ben più cari i vostri sacrificj alla Patria, ed a tutta la
specie umana. Le vostre famiglie rimangano nella garanzia del Governo, date
un registro de' loro bisogni; e vi giuro al cospetto della Nazione, che in me
rinverranno sempre il padre, il fratello, e l'amico. Viva la Repubblica.
MANTHONE'
Persuaso
in oltre il soprallodato Cittadino Ministro, che i premj, e le pene giustamente
distribuiti sono i mezzi i più efficaci per assicurare l'energia della
Nazione, ha già incominciato a valersi di tali mezzi alla occasione della
spedizione fatta contro gl'insurgenti di Basilicata, facendo dare ducati cento
di gratificazione a ciascuno dei feriti, e promovendo gli Offiziali e Patriotti,
che si sono distinti in tale spedizione, e cassando dal servizio militare il
secondo Tenente Gabrielle Correas, che aveva agito con viltà in tale
affare.
Il Cardinale Arcivescovo di Napoli concorre pure con ogni efficacia allo stabilimento
della Repubblica, ed ha riservato a se in questa Città, e Diocesi di
Napoli il caso dei cospiratori contro la Repubblica o con fatti, o con tacito
assenso.
Il Cittadino de Filippis Ministro dell'Interno, persuaso, che la Repubblica
non può stabilirsi senza la morale, ha proibito con il più gran
rigore, un osceno libro intitolato " Teresa Filosofa" ed ha punito
coll'arresto il traduttore di esso.
Il Cittadino Macedonio, Ministro delle Finanze riscuote gli applausi del pubblico
per la sua assiduità in assistere agli affari, per la sua affabilità
con tutti, e per la sua prontezza in profittare delle proposizioni utili al
Pubblico, che vengono ad essergli fatte, della quale è un saggio il seguente
invito da esso diretto sotto 'l dì 25 S. Fiorile al Cittadino Domenico
di Gennaro Intendente dei beni Allodiali, e di educazione = Cittadino Collega
= Uniformemente a quanto avete proposto relativamente al modo con cui credete,
che si potessero soddisfare dall'Azienda di Educazione, e da quella degli Allodiali,
Farnesiani, e Medicei l'elemosine, ed altri pesi al disotto della somma di ducati
dieci, senza gravare le dette Aziende dell'Aggio per la compra del contante,
è rimasto risoluto, che rimanendo sempre ferma la determinazione di non
notarsi polizze della somma di ducati dieci in sotto, a tutti coloro, che farsi
dovranno pagamenti mensuali al di sotto di ducati dieci, si paghino a chi due,
a chi tre, a chi quattro mesate, secondo che sarà necessario relativamente
alla somma mensuale per potersi notare le polizze sorpa i ducati dieci, e così,
senza alterarsi il sistema preso dal Governo, i particolari non avranno di che
dolersi, che anzi goderanno un'anticipazione de' loro assegnamenti, e niun danno
soffriranno le nominate Aziende per l'esorbitante perdita dell'aggio, potendo
rimaner ferma la risoluzione di pagarsi in contanti nel modo che vi si partecipò
con la data di jeri per quelle sole somme che al di sotto di ducati dieci si
dovessero pagare per una sola volta. Salute, e fratellanza = Macedonio Ministro.
Conviene persuadersi, che, se la Nazione ammette nelle sue esazioni le fedi
di credito per il valore in esse scritto, ha tutto il diritto di obbligare ciascuno
dei suoi individui a riceverle pure per lo stesso valore in ciò che ciascuno
esige dalla Nazione: e non si potrà arrivare a togliere l'aggio della
moneta sulle fedi di credito, se non castigando chi fa tale scandaloso traffico.
Il Cittadino Pigliacelli Ministro di Giustizia, e Polizia generale si occupa
con molta attività di tutto ciò che può concorrere a ridurre
a dovere gl'Insurgenti, essendo venuto in cognizione che la negligenza del preceduto
Ministro ha dato ad essi il maggior fornite. Prevenendo i delitti si fa alla
Nazione maggior bene, che castigandoli, e non s'incorre il pericolo di confodere
i rei con gl'innocenti.
Piacenza 18 Aprile v. s. Lunedì scorso giunse quì il Pontefice
Pio VI; il giorno dopo ripartì passando il Po, ma giunto a Guardamiglio
vicino a Fombio, distante da quattro miglia, ebbe ordine dai Francesi di retrocedere;
difatti verso le ore 11 della mattina transitò nuovamente per questa
Città, tornando al Collegio di S. Lazzaro: jer mattina poi partì
per Castel S. Giovanni, lontano di quà 12 miglia: ed oggi si è
saputo, che ha proseguito il viaggìo, e che in questa sera sarà
a Voghera.
Corre voce, che la Spagna abbia dichiarata la guerra al Portogallo, e che diversi
bastimenti Portoghesi sieno già stati arrestati nel Porto di Barcellona.
Sentesi che il grande armamento degl'Inglesi composto di 85 vele, fra le quali
tre navi di linea, e diverse fregate, sia giunto nell'acque di Lisbona: vi è
chi suppone che gl'Inglesi possano con un colpo di mano impadronirsi della Capitale
del loro debole Alleato, e mettere il Portogallo sotto il dominio del Gabinetto
Britannico.
Altra de' 3 0 Aprile v. s. Alcune lettere portano, che il membro escito dal
Direttorio di Parigi possa essere il Cittadino Reveilliere Lepeaux.
Le notizie di Milano ci danno, che quel Direttorio e Corpo Legislativo erasi
trasferito a Voghera, stante l'invasione fatta in quella Comune da' Tedeschi.
Un corriere giunto in seguito da Voghera ha dato l'avviso, che il Direttorio
e Consigli si portavano a Tortona.
In questo momento giunge la certa nuova, che l'Armata Tedesca non volendo perder
tempo a tener bloccato il Castello di Milano, risolvè di subito attaccarlo
per assalto; ma la brava guarnigione Francese fece una vigorosa sortita, e ricevè
così intrepidamente il nemico, che fu battuto con perdita di molta gente,
ed il Castello è rimasto libero da ogni ulteriore aggressione. Si sa
ancora che il General Moreau, dopo aver preso il comando in capite provvisoriamente
in Italia, si è postato con un numeroso corpo d'Armata al Tesino per
impedire gli ulteriori progressi degli Austriaci, e per dar battaglia nel caso
che andassero ad attaccarlo. In questa vantaggiosa situazione egli è
in grado di tenere aperta la corrispondenza per la parte superiore col General
Massena, per l'inferiore colla strada Modanese, e Pistojese, e sentesi, che
in qualche parte possa formarsi per difesa un campo di 25 mila uomini - Intanto
si attende a momenti il Generale Augereau, ed è verissimo, che da Torino
sono in marcia per la Cisalpina 25 mila uomini di nuove truppe venute dalla
Francia, da dove ne arrivano giornalmente anche dalla parte di Nizza, e dalla
Savoia.
GENOVA - Nella Gazzetta Nazionale della Liguria si legge il seguente Articolo.
Un Genio bizzarro della Francia, Mercier, dopo aver coi più energici scritti richiamato l'attenzione delle Autorità Costituite sugli oggetti più interessanti della Repubblica, vedendo ch'erano tuttavia trascuratì, ha intrapreso di rappresentarli al pubblico in un aspetto odioso, ma vero, sotto figure, e statue simbolíche, tratte dalla favola, e dalla storia, e questo mezzo ingegnoso ha contribuito non poco a risvegliare, ed a scuotere ne' suoi concittadini l'amor proprio, e lo zelo del pubblico bene - Liguri! accorrete, ed ammirate; e se alcuni tratti possono sgraziatamente applicarsi anche a voi, anzichè offendervene, emulate la grande Nazione, e fate gli sforzi di cui siete capaci per meritarvi altre Statue, ed altri emblemi.
Statue simboliche, che tuttavia si conservano a dispetto della Filosofia e della Rivoluzione.
Una Statua di Mida = Rappresenta la pubblica Istruzione.
Altra di una Frine = I pubblici costumi.
Quel Gigante moribondo, che tiene un piede in mare, e l'altro in terra = Il Commercio.
Quella nuvola che si muove nella direzione di tutti i venti = E' il Popolo abbandonato all'errore, e all'Ipocrisia.
Mercurio, Dio dei ladri = E' il dio del giorno.
Quell'Eolo, che soffia la tempesta = E' la superstizione, e il fanatismo.
La Botte delle Danaidi = Rappresenta la Cassa Nazionale.
Quell'orribile testa di Medusa = E' il timore dell'avvenire.
Quella Pittura del Caos, e quello scheletro = Sono le nostre Finanze.
Quei settecento artisti nella Torre di Babele = Rappresentano le Municipaltà.
Quel Tifi al timone di un Vascello in borrasca = Il Ministro delle Finanze.
Quel gruppo di ghiri intorno a un gran tronco di Quercia che rovina = Gli avvocati, e i fedecommessi.
Quelle Arpie sulla mensa di Enea = I Dilapidatori.
Un raggio debole di luce, che si estingue sull'orizzonte = La Pace.
Livorno 6 Maggio v.s. Dal dì 29 Aprile a tutto il dì 5 Maggio sono entrati in questo Porto cinquantuno legni mercantili con diverse mercanzie, ed uno vuoto. In questo giorno si sono notati i seguenti prezzi con le piazze estere.
Vienna
51 1/2 I.s.d. |
Ven. 116 I.s.d. |
Roma 135
1/2 in eff. |
Lond. 52 |
Napoli
150 in eff. |
Amst. 115 |
Paler.
13 18 |
Amb. 95 |
Mess.
13 18 |
Aug. 205 I.s.d. |
Gen. 12
7 |
Lisb. 734 |
Milano
137 1/2 |
Cad. 220 I.s.d. |
Firenze
124 1/2 |
Mad. 220 l.s.d. |
Lione
107 1/2 in eff. |
Bol. 98 1/2.s.d. |
Torino
240 |
Ane. 140. in eff. |
Mars.
110 in eff. |
Gin. 109 |
Parigi
109 1/2 in eff. |
Novi 187 |
Pietroburgo 240 |
Nel dì 2 partirono
di qui il Gen. Miollis, il Comandante Pinot, e il Commissario Laumon, e dicesi
per Lucca a fine di dare nuovi ordini e disposizioni relative a questa Piazza.
Intanto le nostre fortezze continuano a porsi in istato della più valida
difesa: si lavora a formare delle palizzate, a far nuovi carri da cannone, e
munire i Forti in abbondanza di viveri, e munizioni.
Spinta dal contrario vento la lancia della Fregata Inglese la Minerva fu costretta
a dar fondo alla spiaggia detta il Gomba: vedutosi ciò dal Porto, furono
immediatamente spediti quattro lancioni armati con bandiera francese; i quali
giunti colà obbligarono il legno Inglese ad arrendersi: a bordo del medesimo
erano 4 Marinari, ed un Uffiziale che sono stati trasferiti al Lazzaretto. In
quest'oggi la suddetta Nave la Minerva si è avanzata verso i Forti del
Molo, di dove le sono stati tirati alcun colpi, ma senza poterla danneggiare:
la Nave, essendosi posta alla cappa, ha costretto un Corsaro Francese a ritirarsi,
in seguito la Fregata ha dato fondo fuori del tiro. Non si è verificato
quanto su tal proposito si è scritto nel numero precedente.
Questa Municipalità ha con suo Proclama reso noto "Che avendo preso
in considerazione il pregiudizio che i mendicanti, e accattoni forestieri portano
a quelli che hanno la loro Patria in questo Paese, poichè gli privano
di quelle elemosine, cui questi soli avrebbero diritto, delibera quanto appresso
- Tutti i mendicanti, e Accattoni non nati in Livorno, e suo circondario, saranno
tenuti ad allontanarsi nel termine di tre giorni dopo la pubblicazione del presente
atto, sotto pena di essere arrestati, e rigorosamente puniti. I mendicanti dell'uno,
e del'altro sesso, nati in questo territorio, dovranno presentarsi al Cittadino
Commissario principale d'ordine, e di pace Cesare Anichini, e dare al medesimo
le necessarie prove della loro nascita, e continua permanenza in Livorno - Il
suddetto Commissario di ordine e di pace, dopo aver verificato quanto questi
gli avranno esposto, consegnerà a ciascheduno di loro, che sia nella
impossibilità di guadagnarsi con qualche mestiere la sussistenza, una
medaglia di legno nella quale sarà scritto UMANITA, e una carta di sicurezza
da esso firmata, e dal Presidente pro tempore della Municipalità. Con
questi due recapiti potranno i suddetti Accattoni chiedere l'elemosina senza
soffrire alcuna molestia. Sono considerati incapaci a guadagnarsi il pane quelli
che hanno delle fisiche imperfezioni, o che sono aggravati da cronica malattia,
o che sono di una decrepita età. - Coloro, che saranno trovati a questuare
senza i due citati recapiti saranno puniti con la carcere, e quindi esiliati
ancorchè sieno nati in Livorno, o suo circondario Resta incaricato il
Commissario d'ordine, e di pace d'invigilare su tutti gli abusi che potrebbero
per altro su questo particolare introdursi.
Il Proprietario del Forno normale fu condannato nel di 29. Aprile a distribuire
gratuitamente mille pani a' Poveri, in pena di aver rincarato nelli scorsi giorni,
senza giusti motivi, il pan venale un quattrino la libbra; ed inoltre, essendo
egli assente, fu carcerato il di lui Ministro.
Nel dì 26 Aprile si posero alla vela dopo aver preso le necessarie provvìsioni,
due Corvette Russe dirigendosi a Tolone per sbarcarvi i prigionieri Francesi
di Corfù che tenevano al loro bordo.
Sono alle viste due Navi da guerra compresa una Fregata che bordeggia fino a
tiro di cannone: si dicono Inglesi.
Napoli 27 Fiorile. Si sparge in questo momento la notizia, che, comparsa all'altura
una fregata Inglese, ha fatto alcuni segnali, dopo i quali sono partiti tutti
i Legni da Guerra Inglesi che erano in questi mari. Per la via di terra siamo
informati, che i Francesi sono in Brescia; che hanno disfatto un corpo considerabile
di Russi con farne molti prigionieri; e che le truppe Tedesche e Russe hanno
talmente saccheggiato i Milanesi, che tutte quelle popolazioni si sono unite
per iscacciarle.
Colle lettere di Marsiglia de' 18 del cadente, si è inteso che quel Magistrato
di Sanità ha posto in contumacia di 15 giorni d'osservazione i bastimenti
provenienti dalla Corsica, e ciò per essere stato ammesso in Calvi senza
le consuete cautele un legno procedente da Tunisi. Ciò ha determinato
il nostro Dipartimento a mettere in contumacia le provenienze della Corsica,
e Capraja.